Al-Gazali - Non c'è prova di cause diverse da Dio


Immagine Al-Gazali
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Nel trattato "L'Incoerenza degli Incoerenti" di al-Ghazali, scritto tra la fine del 1094 e l'inizio del 1095, viene messa in discussione la fiducia dei filosofi nella ragione come fonte suprema di verità. Secondo al-Ghazali, l'unica verità autentica è quella rivelata da Dio attraverso il Corano. I risultati raggiunti dai filosofi, al contrario, si discostano dalla verità divina in molteplici punti, mettendo in dubbio la potenza assoluta di Dio.

In particolare, al-Ghazali critica la teoria della causalità, fondamentale nell'indagine filosofica sulla realtà. Egli sostiene che non esiste una connessione necessaria tra ciò che comunemente consideriamo causa ed effetto, poiché nessuna entità naturale possiede il potere di influenzare un'altra. Secondo al-Ghazali, è sempre e solo Dio, o eventualmente gli angeli come intermediari, a intervenire direttamente per determinare gli eventi che osserviamo. Pertanto, Dio ha la capacità di modificare l'ordine delle cose in qualsiasi momento, agendo con provvidenza e giustizia secondo un disegno impenetrabile agli occhi dell'uomo.


Lettura


Secondo noi [teologi], la connessione tra ciò che per abitudine [...] è creduto una causa e ciò che è creduto un effetto, non è necessaria. Di due cose, l'una non è l'altra e l'altra non è l'una. L'affermazione dell'una non implica l'affermazione dell'altra, né la negazione o la necessità dell'esistenza o della non-esistenza dell'una implica la negazione o la necessità dell'esistenza o della non-esistenza dell'altra.

Per esempio, l'eliminazione della sete [non implica in sé] il bere, né la sazietà il mangiare, né il bruciare il contatto col fuoco; la luce [non implica] il sorgere del sole, né la decapitazione la morte, né la guarigione l'assunzione di una medicina, né l'evacuazione l'assunzione di una purga; e così per tutte le connessioni empiriche che esistono nella medicina, nell'astronomia, in tutte le scienze e le arti.

La connessione con ciò che precede è stabilita dall'intervento di Dio – sia lode a Lui! – che crea l'ordine successivo [...]; non è in sé necessaria e indisgiungibile: al contrario, è oggetto dell'onnipotenza [divina] che può creare nell'oggetto [del suo intervento] la sazietà senza aver mangiato, la morte senza la decapitazione, la persistenza in vita nonostante la decapitazione, e così via riguardo a tutte le connessioni [causali]. Ma i filosofi negano che ciò sia possibile, e pretendono anzi che sia assurdo.

Indagare tutte [le innumerevoli connessioni causali] sarebbe troppo lungo; ne sceglieremo pertanto come esempio una sola, cioè il bruciare del cotone a contatto col fuoco. Noi consideriamo come possibile che il contatto tra i due abbia luogo senza che si verifichi la bruciatura, e che il cotone possa incenerirsi senza entrare in contatto col fuoco, sebbene i filosofi neghino questa possibilità. La nostra discussione si articolerà in tre punti.

Il primo è che i nostri avversari pretendono che l'agente del bruciare sia esclusivamente il fuoco, il quale è un agente naturale e non volontario, per cui non può astenersi dal fare ciò che è caratteristico della sua natura quando è posto in contatto con un sostrato ricettivo. Ma è proprio questo che noi neghiamo, affermando anzi che l'agente che provoca la bruciatura, creando il nero [della cenere] nel cotone e sconnettendone le parti così che [il cotone] bruci e si trasformi in cenere, è Dio Altissimo, il quale agisce o grazie all'intermediazione degli angeli o senza alcun intermediario.

Il fuoco, invero, è un corpo inerte, privo di azione: qual è la prova che sia un agente? [I filosofi] non avanzano altra prova oltre all'osservazione empirica che il bruciare accade quando vi è un contatto col fuoco: ma l'osservazione dimostra solo che [un fenomeno] si produce accanto all'altro, non per mezzo dell'altro –, e invero non vi è altra causa che Lui! [...] È altrettanto noto che il padre non diventa agente dell'embrione deponendo lo sperma nell'utero, né agente della vita [dell'embrione], del suo possedere vista e udito o altre qualità. Sebbene le medesime [qualità] si trovino nel [padre], nessuno dirà che esistano per mezzo del [padre]. Anzi, la loro esistenza è prodotta dal Primo, o senza intermediari o attraverso la mediazione di angeli che s'incaricano di questi compiti contingenti. Anche se questa prospettiva è condivisa da quei filosofi che affermano recisamente l'[esistenza] di un Dio creatore, è precisamente con loro che stiamo disputando. È chiaro, dunque, che esistere accanto a una cosa non vuol dire esistere per mezzo di quella cosa. [...]

Da dove traggono i nostri avversari la persuasione che i principi dell'esistenza sono cause [...] e ragioni [...] determinanti da cui procedono i contingenti secondo la connessione che c'è fra di essi, se non da una permanenza [di contatto] che mai si vanifica e dal fatto che [i principi] non sono corpi mobili che si sottraggono [alla percezione sensoriale]? Se si vanificassero o sparissero, percepiremmo la disgiunzione e capiremmo che esiste una causa che trascende le nostre percezioni. Non c'è modo di superare questo ostacolo ragionando come fanno [i filosofi].


Guida alla lettura


1) Elenca i casi proposti da al-Gazali come esempi di circostanze in cui un effetto non è prodotto da ciò che abitualmente si ritiene sia la sua causa.

Ecco l'elenco dei casi proposti da al-Gazali come esempi di circostanze in cui un effetto non è prodotto da ciò che abitualmente si ritiene sia la sua causa:

L'eliminazione della sete non implica necessariamente il bere.
La sazietà non implica necessariamente il mangiare.
Il contatto col fuoco non implica necessariamente la bruciatura del cotone.
Il sorgere del sole non è necessariamente implicato dalla presenza della luce.
La morte non è necessariamente causata dalla decapitazione.
La guarigione non è necessariamente causata dall'assunzione di una medicina.
L'evacuazione non è necessariamente causata dall'assunzione di una purga.

Questi sono gli esempi forniti da al-Gazali per dimostrare la sua argomentazione contro la teoria della causalità proposta dai filosofi. Fammi sapere se hai bisogno di ulteriori chiarimenti o informazioni.

2) Secondo al-Gazali perché il cotone annerisce quando viene a contatto con il fuoco?

Secondo al-Gazali, il cotone annerisce quando viene a contatto con il fuoco non a causa di un'azione intrinseca del fuoco stesso, ma perché Dio Altissimo agisce direttamente o attraverso gli angeli intermediari. È Dio che provoca la bruciatura del cotone, creando il nero della cenere e sconnettendo le sue parti in modo che il cotone bruci e si trasformi in cenere. Il fuoco, secondo al-Gazali, è considerato un corpo inerte, privo di azione e quindi non può essere considerato l'agente della bruciatura.


Guida alla Comprensione


1) In che senso, per al-Gazali, né la morte suppone la decapitazione, né la decapitazione implica la morte?
Al-Gazali intende sottolineare che secondo la sua prospettiva teologica, non esiste una connessione necessaria tra la morte e la decapitazione, né viceversa. Questo significa che la morte di una persona non è necessariamente causata dalla decapitazione, e viceversa, la decapitazione non implica necessariamente la morte. In altre parole, al-Gazali nega che ci sia una relazione causale diretta e necessaria tra questi due eventi. La sua argomentazione si basa sull'idea che solo Dio è l'agente vero e proprio di tutti gli eventi e che le connessioni apparentemente causali tra eventi naturali non sono altro che l'effetto dell'intervento divino, che può agire in modi apparentemente non correlati secondo la sua volontà.

2) Spiega che cosa intende dire al-Gazali quando sostiene che un fenomeno naturale «si produce accanto all'altro, non per mezzo dell'altro».
Quando al-Ghazali afferma che un fenomeno naturale "si produce accanto all'altro, non per mezzo dell'altro", sta sostanzialmente criticando l'idea che un evento causi direttamente un altro evento. Invece, sostiene che la connessione tra due eventi non implica necessariamente una relazione di causa-effetto diretta.

Per esemplificare, se consideriamo il fenomeno del bruciare del cotone a contatto col fuoco, al-Ghazali sostiene che non è il fuoco stesso ad agire come agente causale della bruciatura. Invece, sostiene che l'evento del bruciare del cotone e l'evento del contatto con il fuoco sono semplicemente correlati, ma non è il fuoco stesso ad agire come causa diretta della bruciatura.

In altre parole, al-Ghazali suggerisce che la connessione tra questi eventi potrebbe essere dovuta all'intervento divino, piuttosto che a una connessione causale naturale. Questa visione implica che ogni evento è direttamente causato da Dio o da un'azione divina, anziché da una serie di cause naturali concatenanti.

3) In che senso, secondo al-Gazali, i filosofi non sanno trascendere l'esperienza sensibile?
Secondo al-Gazali, i filosofi non sanno trascendere l'esperienza sensibile nel senso che basano le loro concezioni e le loro prove principalmente sull'osservazione empirica e sulla percezione sensoriale. Non riescono a considerare al di là di ciò che è evidente ai sensi e non sono in grado di accettare l'idea di un'entità trascendente o di un principio divino che va oltre la percezione umana. Per al-Gazali, questo limite nell'approccio filosofico impedisce loro di comprendere pienamente l'origine e la natura ultima della realtà.

4) Spiega quale immagine del rapporto tra Dio, il mondo e l'uomo emerge da questa lettura.
Dalla lettura emerge un'immagine del rapporto tra Dio, il mondo e l'uomo che riflette una visione teologica profondamente influenzata dalla fede islamica. Secondo al-Gazali, Dio è l'agente primario e sovrano nel mondo, responsabile di tutte le azioni e degli eventi, compresi quelli che comunemente attribuiremmo a cause naturali. Il mondo e gli eventi che vi accadono non sono governati esclusivamente da leggi naturali o da forze impersonali ma sono direttamente dipendenti dalla volontà e dall'azione di Dio.

In questa prospettiva, il mondo e tutto ciò che contiene sono considerati manifestazioni della volontà divina, e Dio è visto come l'agente diretto di ogni fenomeno, anche se spesso possiamo percepire queste azioni come connessioni causali tra eventi naturali. L'uomo, quindi, è sottoposto alla volontà divina in ogni aspetto della sua vita e delle sue esperienze, e la comprensione del mondo e della realtà deve essere filtrata attraverso questa prospettiva teologica.

Questa visione del rapporto tra Dio, il mondo e l'uomo enfatizza la trascendenza e l'onnipotenza di Dio, la dipendenza del mondo dalla Sua volontà e la necessità per l'uomo di riconoscere e accettare questa realtà nella sua comprensione del mondo e della sua vita.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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