Erasmo da Rotterdam - La guerra piace a chi non la conosce


Immagine Erasmo da Rotterdam
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Gli Adagia di Erasmo, composti tra il 1500 e il 1536, costituiscono una collezione di proverbi e massime selezionati dall'ampia letteratura greca, latina e cristiana. Erasmo li ha accuratamente commentati, non solo dal punto di vista filologico, ma soprattutto in relazione all'etica contemporanea. Questa forma di presentazione gli consente di esplorare una vasta gamma di temi senza essere vincolato da una struttura rigida, permettendo così un confronto approfondito con la saggezza tradizionale e lasciando spazio per nuove riflessioni. Nel brano citato, Erasmo analizza il proverbio "la guerra piace a chi non la conosce", mettendo in luce il cambiamento che la guerra induce nella natura umana: da essere bisognoso di cure e affetto, l'uomo si trasforma in una creatura insensibile e violenta.


Lettura


Ci sono bestie alla cui incolumità Dio ha provveduto donando loro la velocità, come nel caso delle colombe; bestie a cui ha invece affidato l'arma del veleno. Quasi tutti questi animali, inoltre, hanno ricevuto un aspetto tremendo e ferino, occhi spaventosi, voci stridule; e poi Dio ha suscitato in essi un naturale odio reciproco. Solo l'uomo è stato messo al mondo nudo, debole, indifeso, dotato di tenere membra e di pelle sottile. Nel suo corpo nulla sembra essere stato pensato per la battaglia o per la violenza. Per non dire che gli altri animali, quasi appena nati, sono in grado di provvedere alla propria sopravvivenza: solo l'uomo è stato concepito in modo da dipendere a lungo dal sostegno dei genitori.

Quando nasce, non sa parlare, non sa camminare e non sa procurarsi il cibo: sa solo chiedere aiuto con i vagiti, sicché se ne deduce che è il solo animale nato esclusivamente per l'amicizia, che si fonda e si rinsalda a partire dai servigi reciproci. La natura ha voluto che l'uomo non le fosse debitore della vita: ha preferito che egli dovesse la vita alla benevolenza, affinché comprendesse di essere stato concepito per provare gratitudine e per sentirsi legato agli altri uomini.

Dunque gli ha dato un aspetto non tremendo e orribile, come alle altre bestie, ma mite e placido, che dimostra a prima vista l'inclinazione all'amore e all'amicizia. Gli ha dato uno sguardo rassicurante, che è specchio della sua anima. Gli ha dato braccia per abbracciare e labbra per baciare, affinché con il bacio gli uomini, per così dire, si congiungessero gli uni agli altri anche con l'animo. L'uomo soltanto può ridere, segno di vivacità, e può piangere, segno di clemenza e di misericordia. E ha avuto in dono una voce diversa da quella degli animali, non minacciosa e feroce, ma amichevole e pacata. Non contenta di ciò, infine, la natura ha attribuito all'uomo la parola e la ragione, che più di ogni altra cosa ha il potere di suscitare e accrescere la benevolenza e di evitare che gli uomini usino la violenza.

La natura ha instillato nell'animo umano l'odio per la solitudine e il desiderio di socializzare: ha piantato nel suo cuore i semi dell'amicizia. Ha fatto in modo che egli preferisse sempre ciò che è anche benefico. Cosa infatti fa più piacere di un amico? Ma, al tempo stesso, cosa è più necessario? Al punto che, se pure fosse possibile trascorrere la vita con agio senza avere contatti con nessuno, tuttavia nulla risulterebbe dolce se non lo si potesse condividere con un amico, a meno che non ci si svestisse dei panni di uomo e non si indossassero quelli della belva feroce. La natura ha anche fatto sì che l'uomo si dedicasse alle arti liberali e amasse la conoscenza: quest'ultima, così, come distoglie l'animo umano dagli istinti animali, allo stesso modo lo porta decisamente a stringere rapporti con gli altri. Infatti nessuna parentela o consanguineità stringe gli animi umani con vincoli di amicizia tanto stretti, quanto la comunanza di oneste inclinazioni.

La natura ha, d'altra parte, distribuito con mirabile varietà tra gli uomini le inclinazioni dell'animo e i pregi del corpo, sicché ciascuno trova nell'altro qualcosa di eccellente da amare o da ammirare oppure qualcosa da imitare e coltivare per il proprio personale utile. E poi ha acceso una piccola scintilla della mente divina in quella umana, in modo che, anche quando non si ha un tornaconto evidente, piace di per sé fare il bene a tutti: ed è appunto una peculiarità di Dio quella di provvedere a tutti con la propria azione.

Come altrimenti potremmo spiegare quel piacere, tutt'altro che ignobile, che proviamo nell'animo quando comprendiamo che qualcuno ha avuto un beneficio da noi? E un uomo è caro ad un altro uomo proprio quando è legato a lui da un qualche grande beneficio. Dio, dunque, ha messo l'uomo sulla faccia della Terra come immagine di sé: affinché l'uomo, quasi fosse un nume terreno, provvedesse al bene di tutti. Persino le bestie se ne rendono conto, se è vero che osserviamo, quando incombe un grande pericolo, cercare rifugio negli uomini non solo gli animali domestici, ma anche i leopardi, i leoni e le fiere ancora più crudeli. L'uomo dovrebbe essere l'ultimo asilo per tutti, una sorta di comune e santissimo altare, un'ancora di salvezza sacra per qualunque essere vivente.

Abbiamo fin qui descritto l'immagine dell'uomo. Ora contrapponiamola, se non sembra fuori luogo, all'immagine della guerra. Fa' conto, dunque, di avere davanti agli occhi coorti di barbari spaventose già per l'aspetto e il suono delle voci, schieramenti di soldati armati da ogni parte, un irripetibile rumore e fragore di spade, il fremito terrificante di una massa immensa di persone, sguardi minacciosi, rauchi suoni di corno, lo squillo pauroso delle trombe, il tuono dei cannoni (non meno pericolosi delle aste, ma più crudeli), un folle clamore, un concorso furioso di gente, una strage spietata, la vista di uomini che uccidono e poi vengono uccisi, mucchi di cadaveri, i campi inondati di sangue, l'acqua dei fiumi arrossata.

Capita talvolta che il fratello uccida il fratello, che il congiunto ammazzi il congiunto, che l'amico tolga la vita all'amico; mentre la follia collettiva ormai baccheggia, ciascuno affonda la spada nelle viscere di chi non lo ha offeso neppure a parole. Questo spettacolo tragico è talmente malvagio, che il cuore umano si rifiuta persino di ricordarlo. Per non dire di altre cose che, a fronte di ciò di cui abbiamo appena parlato, appaiono persino di poco conto: le messi ovunque devastate, le città rase al suolo, i villaggi dati alle fiamme, il bestiame saccheggiato, le giovani donne violentate, i vecchi fatti prigionieri, i luoghi sacri violati, ogni parte del mondo stravolta dalle ruberie, dal brigantaggio e dalla violenza.

E per non dire delle conseguenze che si producono anche dopo le guerre vittoriose e giuste: il popolo ridotto alla fame, gli aristocratici gravati di spese, tanti uomini anziani privati dei figli e, oltre alla perdita di questi ultimi, costretti a morire nell'infelicità, come se il nemico avesse portato con sé, insieme con la vita, anche la percezione del male; e, ancora, tante vecchie: spogliate di ogni bene e destinate a morire più crudelmente che se fossero state abbattute con la spada, tante vedove, tanti figli rimasti orfani, tante case in lutto, tanti ricchi ridotti in miseria. E perché dilungarsi sulle conseguenze nei costumi della gente, dal momento che tutti sanno che ogni sciagura della vita umana deriva dalla guerra? Spietatezza, disprezzo per le leggi, animi pronti a osare qualunque crimine!

Dalla fonte della guerra scaturisce un'immensa caterva di ladri, rapinatori, sacrileghi, assassini. E, ciò che è ancor peggio, questa esiziale pestilenza non è in grado di restare entro i propri confini, bensì abbandona presto l'angolo del mondo in cui è venuta alla luce e non invade solo, come un contagio, le regioni confinanti, bensì trascina nel vortice comune e nella tempesta anche quelle lontane, a causa della milizia mercenaria o con il pretesto di un rapporto di parentela o di un'alleanza. E così dalla guerra nasce la guerra: da quella finta si genera la guerra vera, da un piccolo conflitto se ne produce uno immenso. [...]

Sarebbe meglio se l'uomo mangiasse l'uomo per fame e se bevesse il sangue dei suoi simili! Eppure talvolta si è arrivati persino a questo estremo, e unicamente per odio: e invece solo la più disperata necessità avrebbe potuto rendere tale gesto perdonabile. Ma oggi la guerra si combatte ben più crudelmente, con dardi intinti nel veleno e con macchine infernali: dell'uomo non resta più alcuna traccia.


Guida alla lettura


1) Quali sono le cause e gli effetti della dipendenza dell'uomo dai suoi simili?
Le cause della dipendenza dell'uomo dai suoi simili possono essere molteplici. Innanzi tutto, la natura stessa dell'uomo, come descritto nel testo, lo porta a desiderare la compagnia e l'amicizia degli altri. La necessità di socializzare è insita nella sua natura sociale e lo spinge a cercare il contatto con i suoi simili per soddisfare bisogni emotivi, cognitivi e pratici. Questo desiderio di connessione può essere alimentato anche dall'istinto di sopravvivenza, poiché la cooperazione e il sostegno reciproco possono aumentare le possibilità di sopravvivenza e successo.

Gli effetti di questa dipendenza includono il senso di appartenenza e di identità che deriva dalle relazioni interpersonali. L'uomo si sente parte di una comunità più ampia e trae sostegno emotivo e psicologico dalle relazioni con gli altri. Inoltre, le relazioni sociali possono influenzare il benessere mentale e fisico dell'individuo, fornendo supporto emotivo durante i momenti difficili e promuovendo comportamenti sani attraverso l'influenza sociale positiva.

Tuttavia, la dipendenza eccessiva dagli altri può anche avere effetti negativi, come la perdita dell'indipendenza e dell'autonomia personale. L'eccessiva dipendenza dalle relazioni può portare a una perdita di identità individuale e a una mancanza di capacità di prendere decisioni autonome. Inoltre, le relazioni interpersonali possono diventare fonte di stress e conflitto se non gestite in modo sano, portando a problemi di salute mentale e disturbi relazionali.

2) Quali caratteristiche nel suo modo di essere fanno pensare a una disposizione naturale all'amicizia?
Nel testo, si evidenziano diverse caratteristiche nell'essere umano che suggeriscono una disposizione naturale all'amicizia:

Desiderio di socializzare: La natura umana è descritta come incline alla socializzazione, con un forte desiderio di connettersi con gli altri e di evitare la solitudine.
Amore per ciò che è benefico: L'essere umano tende a preferire ciò che porta beneficio, e niente sembra più dolce della compagnia di un amico.
Inclinazione verso l'amicizia e l'amore reciproco: La natura umana è descritta come incline a stringere legami di amicizia e ad amare gli altri in modo reciproco, basandosi su oneste inclinazioni.
Capacità di fare del bene agli altri: Anche senza un tornaconto evidente, l'essere umano si sente portato a fare del bene agli altri, dimostrando una disposizione intrinseca verso l'amicizia e la cooperazione.

Queste caratteristiche suggeriscono una disposizione innata dell'essere umano verso l'amicizia e la socializzazione, fornendo una base naturale per la costruzione di legami di amicizia e cooperazione reciproca.

3) Trai dal testo gli elementi per dire che la guerra evidenzia nell'uomo caratteristiche opposte a quelle naturali.
Nel testo, si evidenzia chiaramente che la guerra induce nell'uomo comportamenti e caratteristiche opposte a quelle naturali. Ecco alcuni elementi che lo dimostrano:

Descrizione della natura umana: Inizialmente, si delineano le caratteristiche naturali dell'uomo, quali la tendenza all'amicizia, all'amore e alla compassione. Si sottolinea come l'uomo sia stato creato con un aspetto mite e pacifico, con la capacità di ridere e piangere, e con una voce amichevole e pacata. Queste qualità lo distinguono dagli animali e riflettono la sua inclinazione innata alla socializzazione e alla benevolenza.
Contrasto con l'immagine della guerra: Successivamente, si contrappone l'immagine della natura umana alla descrizione della guerra. Si dipinge un quadro terribile e brutale della guerra, con descrizioni di violenza, distruzione, morte e sofferenza. Si evidenzia come la guerra porti gli uomini a comportarsi in modo contrario alla loro natura, trasformandoli in creature crudeli e spietate, capaci di commettere atti atroci e disumani.
Conseguenze negative della guerra: Viene evidenziato come la guerra produca conseguenze nefaste sulla società umana, come la fame, la miseria, la perdita di vite umane e la distruzione delle famiglie. Si mette in luce come la guerra abbia effetti devastanti non solo durante il conflitto, ma anche dopo, influenzando negativamente la vita delle persone e causando disordini e disastri su vasta scala.

In sintesi, il testo evidenzia come la guerra porti all'emergere di comportamenti e atteggiamenti negativi nell'uomo, contrastanti con le sue caratteristiche naturali di amore, amicizia e compassione.


Guida alla Comprensione


1) Perché Erasmo dà tanta importanza alla dipendenza infantile dell'uomo?
Erasmo attribuisce grande importanza alla dipendenza infantile dell'uomo perché vuole evidenziare la natura vulnerabile e bisognosa di cura dell'essere umano fin dalla nascita. Questo enfatizza il contrasto tra la natura umana e quella degli animali, che nascono già provvisti di capacità per sopravvivere autonomamente. Erasmo sottolinea che l'uomo, diversamente dagli animali, nasce privo di difese e deve dipendere dai genitori per molto tempo, imparando gradualmente a camminare, parlare e procurarsi il cibo. Questa dipendenza iniziale, secondo Erasmo, è significativa perché sottolinea l'importanza dell'amicizia e dei legami sociali nell'esperienza umana, poiché l'uomo ha bisogno degli altri per sopravvivere e prosperare.

2) Spiega in che modo Erasmo costruisce un'immagine socievole e razionale dell'uomo, fino ad attribuirgli un compito divino di tutela sul mondo.
Erasmo costruisce un'immagine socievole e razionale dell'uomo attraverso diversi punti nel testo:

Natura umana benevola: Erasmo descrive l'uomo come un essere naturalmente incline all'amicizia e alla cooperazione. Egli afferma che la natura umana è caratterizzata dal desiderio di socializzare e dall'instillare nell'animo umano i semi dell'amicizia.
Ragione e conoscenza: Erasmo sottolinea l'importanza della conoscenza e della razionalità nell'orientare l'uomo verso comportamenti benefici e socialmente costruttivi. L'amore per la conoscenza non solo distoglie l'animo umano dagli istinti animali, ma lo porta anche a stabilire relazioni significative con gli altri.
Generosità e benevolenza: Erasmo evidenzia la tendenza dell'uomo a fare il bene agli altri anche senza un tornaconto evidente. Questa generosità e benevolenza sono descritte come una caratteristica divina che gli uomini condividono con Dio.
Ruolo di tutela sul mondo: Erasmo attribuisce all'uomo il compito divino di essere un "nume terreno", ovvero di provvedere al bene di tutti gli esseri viventi. L'uomo dovrebbe essere un rifugio per tutti, una fonte di salvezza sacra per ogni essere vivente.

Attraverso queste argomentazioni, Erasmo dipinge un ritratto dell'uomo come un essere razionale, benevolo e sociale, il cui compito è quello di promuovere l'amicizia, la conoscenza e il bene comune nell'ambiente circostante.

3) Quali sono a tuo parere gli elementi determinanti per dire che la guerra distrugge le disposizioni morali dell'uomo? Rifletti sulla percezione del male.
Secondo il testo fornito, ci sono diversi elementi che contribuiscono a dimostrare come la guerra possa distruggere le disposizioni morali dell'uomo:

Perdita della percezione del male: La guerra porta a una sorta di insensibilità nei confronti del male. L'autore suggerisce che durante la guerra, le persone possono perdere la capacità di percepire il male in modo chiaro e distinto. Questo è evidenziato dall'osservazione che, durante la guerra, le persone possono commettere crimini orribili senza esitazione.
Disprezzo per le leggi: Durante la guerra, le leggi e le norme morali spesso vengono ignorate o disattese. Le persone coinvolte nella guerra possono trascurare i principi etici e legali che normalmente guidano il loro comportamento.
Animi pronti a osare qualunque crimine: La guerra porta ad un clima in cui le persone sono disposte a commettere crimini atroci senza esitazione. Questo suggerisce che la guerra può indebolire o sopprimere i sensi di moralità e di giustizia delle persone coinvolte.
Origine di una caterva di ladri, rapinatori, sacrileghi, assassini: La guerra genera un ambiente in cui prosperano comportamenti immorali come il furto, la rapina, la blasfemia e l'omicidio. Questo dimostra come la guerra possa incoraggiare comportamenti che vanno contro i principi morali fondamentali.

In sintesi, il testo suggerisce che la guerra può distruggere le disposizioni morali dell'uomo attraverso la perdita della percezione del male, il disprezzo per le leggi, la disposizione ad osare crimini e la proliferazione di comportamenti immorali.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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