Marsilio Ficino - L'anima vola verso l'universo e verso Dio


Immagine Marsilio Ficino
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Nella sua opera "Teologia platonica" del 1482, Marsilio Ficino offre una visione sintetica del suo pensiero in relazione alla tradizione filosofica del platonismo. Egli attribuisce all'anima umana un ruolo centrale all'interno del cosmo creato da Dio. Secondo Ficino, è solo attraverso l'anima che si può comprendere consapevolmente il legame che unisce i diversi livelli dell'essere: dalla materialità del corpo e delle forme fisiche, fino all'intelligenza angelica e a Dio. L'anima agisce come unificatrice, in grado di muoversi dinamicamente tra la molteplicità del mondo fisico e la stabilità della comprensione intellettuale, fino a raggiungere l'unità dell'essere in Dio.

Ficino descrive come l'intelletto, con il suo slancio verso le cose, si accompagni allo slancio della volontà, desiderando avvicinarsi ad esse. Attraverso entrambe le sue facoltà, l'anima si avvicina a ogni aspetto dell'universo e, unendosi progressivamente alle cose, si avvicina sempre di più a Dio.


Lettura


Per ora ci basta osservare che tendendo l'intelletto a cogliere intellettivamente tutte le cose, e dato che nell'atto dell'intelligenza riveste nell'intimo suo le forme degli oggetti presi in considerazione, ne consegue che l'intelletto tende a trasformarsi nel tutto, onde tenta di trasformarsi in Dio, nel quale sono tutte le cose, nel compiere appunto il tentativo di trasformarsi in ogni cosa. E tanto basti circa l'intelletto.

Lo stesso desiderio stimola la nostra volontà in quanto essa sempre mira a fruire di ogni bene. Ma, appunto nell'atto in cui fruisce delle singole cose, essa si unisce ad esse.

Tuttavia c'è una differenza tra l'intelletto e la volontà: sia l'uno che l'altro si trasformano in ogni cosa, e l'intelletto in tutte le cose vere, la volontà in tutte le cose buone; ma l'intelletto si unisce alle cose trasferendole in sé stesso, laddove la volontà opera una tale unione trasferendo sé stessa sul piano delle cose.

Sorge spontanea la domanda su come ciò possa avvenire. Il nostro intelletto è chiaro che intende le cose più a modo suo che obbedendo alla natura di ciò che costituisce l'oggetto del suo atto intellettivo. Esso infatti le forme dei corpi che sono particolari, immerse nella materia, divise, confuse, impure e mobili, le intende in modo universale, assoluto, semplice, distinto, puro e stabile, mentre coglie Dio e gli angeli, che sono stabili e semplici solo attraverso per lo più un processo discorsivo cui sono caratteristiche la molteplicità e la mobilità. Così il nostro intelletto coglie secondo una sua propria modalità quelle cose che stanno tanto al di sotto di lui quanto al di sopra, per cui noi diciamo che esso trasferisce ogni cosa nella sua propria natura. E questo chiaramente conferma quanto sostiene Platone quando afferma che la mente intende tramite forme innate poiché intende secondo la modalità della sua propria natura.

La volontà, invece, in primo luogo non permane in se stessa, come fa l'intelletto, ma stimola l'anima e il corpo ad operare in modo da avvicinarsi agli oggetti del suo desiderio; in secondo luogo non tende agli oggetti secondo il modo proprio in cui essi sono nell'anima, ma piuttosto secondo il modo in cui essi sono in se stessi. All'intelletto, per esempio, che si appresta a conoscere l'oro, è sufficiente la specie universale ed incorporea dell'oro stesso, specie che, invece, non basta alla volontà. Infatti, per quanto concerne la vita umana, la volontà desidera quel particolare e corporeo oro qual è in se stesso.

Dobbiamo dunque concludere che l'anima nostra, tramite l'intelletto e la volontà, come tramite le allegoriche ali gemelle di cui parla Platone, vola verso Dio per il fatto che, per mezzo di esse, vola verso ogni cosa. Per mezzo della prima fa aderire a se stessa ogni cosa, per mezzo della seconda aderisce ad ogni cosa. Pertanto l'anima desidera, tenta, comincia a trasformarsi in Dio, ed ogni giorno avanza sempre più lungo la via di questa trasformazione. Ma ogni moto che, diretto verso una determinata meta, dapprima inizia, poi continua, a poco a poco aumenta e progressivamente si avvicina sempre più al godimento del suo fine. Senza dubbio verrà tempo in cui raggiungerà la sua perfezione, in quanto procede in virtù di quella stessa facoltà per la quale ebbe inizio, si avvicina sempre più al godimento del suo fine in forza di quella stessa facoltà per la quale procedeva, ed infine raggiunge pienamente il suo fine tramite quella medesima facoltà per cui ha progredito. Perciò il nostro animo potrà un giorno divenire ogni cosa e, per conseguenza, trasformarsi in un Dio.


Guida alla lettura


1) Distingui e definisci le operazioni che Ficino attribuisce all'intelletto (verso le cose e Dio).
Le operazioni che Marsilio Ficino attribuisce all'intelletto, sia verso le cose che verso Dio, possono essere distinte come segue:

Verso le cose:

L'intelletto tende a cogliere intellettivamente tutte le cose.
Nel processo dell'intellettualizzazione, le forme degli oggetti presi in considerazione si riflettono nell'intelletto stesso.
L'intelletto cerca di trasformarsi nel tutto, tentando di assimilare sé stesso a Dio, in cui risiedono tutte le cose.
Riesce a cogliere le cose universali e incorporee, come la specie universale dell'oro, che sono sufficienti per la sua comprensione.

Verso Dio:

L'intelletto, mediante la sua opera, tende a trasferirsi in Dio, il cui essere abbraccia tutte le cose.
Coglie Dio e gli angeli attraverso un processo discorsivo che comprende la molteplicità e la mobilità.
L'intelletto, secondo la sua propria modalità, comprende sia le cose inferiori a esso che quelle superiori, trasferendo ogni cosa nella sua natura.

In sintesi, l'intelletto si impegna nell'intellettualizzazione universale delle cose e nel tentativo di avvicinarsi a Dio, comprendendo sia le realtà materiali che quelle spirituali attraverso la sua capacità di comprensione e assimilazione.

2) Spiega la differenza tra desiderio e volontà.
La differenza tra desiderio e volontà, come descritto nel testo, riguarda principalmente due aspetti:

Permanenza e orientamento: Mentre l'intelletto tende a cogliere le cose in modo universale e incorporeo, la volontà non permane in se stessa, ma invece stimola l'anima e il corpo ad agire per avvicinarsi agli oggetti del suo desiderio. In altre parole, l'intelletto ha un approccio più astratto e universale, mentre la volontà è orientata verso il particolare e il corporeo, desiderando gli oggetti per come sono in sé stessi.
Modalità di attuazione: L'intelletto si trasforma nelle cose che comprende, portandole dentro di sé e unendosi ad esse attraverso il processo cognitivo, mentre la volontà si unisce agli oggetti desiderati portando sé stessa sul piano delle cose, cercando di fruirne o di ottenere il loro possesso.

In breve, mentre l'intelletto mira a comprendere le cose in modo universale e incorporeo, la volontà è orientata verso l'ottenimento e la fruizione degli oggetti desiderati, operando nel mondo corporeo e particolare.

3) Caratterizza il movimento tra anima e cose, secondo l'intelletto e secondo la volontà.
Secondo il testo fornito, il movimento tra anima e cose differisce a seconda dell'intelletto e della volontà:

Movimento dell'intelletto: L'intelletto, tendendo a cogliere intellettivamente tutte le cose, opera una sorta di trasformazione di sé stesso. Esso tende a comprendere le forme universali e incorporee degli oggetti che sono le essenze delle cose, piuttosto che le loro manifestazioni particolari e corporee. L'intelletto cerca di unirsi alle cose trasferendole dentro di sé e tende a trasformarsi in Dio, il cui essere comprende tutte le cose. In questo modo, l'intelletto opera una sorta di unione con le cose tramite la comprensione intellettuale.
Movimento della volontà: La volontà, invece, non permane in sé stessa, ma stimola l'anima e il corpo a operare per avvicinarsi agli oggetti del suo desiderio. Essa non tende agli oggetti secondo il modo in cui essi sono nella mente, ma piuttosto secondo il modo in cui essi sono in se stessi. La volontà desidera particolarmente gli oggetti specifici e corporei nella loro realtà individuale. Attraverso la volontà, l'anima si unisce alle cose desiderate.

In sintesi, mentre l'intelletto cerca di comprendere e unirsi alle essenze universali delle cose, la volontà mira alle manifestazioni particolari e corporee degli oggetti. Entrambe le facoltà dell'anima, quindi, sono coinvolte nel processo di unione con le cose, ma con modalità diverse: l'intelletto tende a trasferire le cose dentro di sé, mentre la volontà si unisce alle cose nella loro realtà esterna.


Guida alla Comprensione


1) In che cosa consiste il ruolo di mediazione dell'anima umana tra le cose e Dio?
Il ruolo di mediazione dell'anima umana tra le cose e Dio consiste nel suo potere di unificare e collegare i diversi gradi dell'essere presenti nell'universo. Secondo il testo, l'anima ha la capacità di esprimere consapevolmente il legame che unisce la corporeità della materia e la qualità delle forme fisiche da un lato, e l'intelligenza angelica e Dio dall'altro. Questo ruolo unificatore è possibile grazie al dinamismo dell'anima, che le consente di scendere nella molteplicità del mondo fisico e risalire verso la stabilità della comprensione intellettuale, fino all'unità dell'essere in Dio. Inoltre, l'anima si avvicina a ogni aspetto dell'universo attraverso la sua unione con le cose, progredendo gradualmente verso l'unione con Dio.

2) Quale trasformazione produce l'intelletto sulle cose comprendendole?
L'intelletto, comprendendo le cose, tende a trasformarle portandole nella sua sfera di comprensione. Questo significa che, mentre le forme dei corpi particolari sono comprese nell'intelletto in modo universale, assoluto, semplice, distinto, puro e stabile, le cose più elevate come Dio e gli angeli, che sono stabili e semplici, vengono comprese attraverso un processo discorsivo che riflette la loro natura più elevata. In sostanza, l'intelletto tende a trasferire ogni cosa nella sua propria natura, portandole verso un livello di comprensione più elevato.

3) Quale significato attribuisce la volontà alle cose desiderandole?
La volontà attribuisce alle cose un significato particolare, desiderandole non solo per la loro forma universale o ideale, anche per la loro particolarità e corporeità intrinseca. Mentre l'intelletto può essere soddisfatto dalla conoscenza della forma universale delle cose, la volontà cerca la realizzazione e il possesso delle cose stesse nella loro individualità e concretezza. In altre parole, la volontà desidera le cose nella loro manifestazione tangibile e specifica, come sono in sé stesse, anziché limitarsi alla loro essenza astratta.

4) Quale effetto ottiene l'anima per se stessa usando le due ali gemelle?
L'anima ottiene due effetti distinti utilizzando le due "ali gemelle", cioè l'intelletto e la volontà:

Tramite l'intelletto, l'anima aderisce a se stessa e a tutte le cose, poiché l'intelletto tende a cogliere intellettivamente tutte le cose, trasferendole nella propria natura. Questo processo permette all'anima di avvicinarsi a Dio, in quanto tramite l'intelletto essa comprende l'essenza universale e incorporea degli oggetti.
Attraverso la volontà, l'anima aderisce ad ogni cosa, desiderandola e tendendo ad avvicinarsi agli oggetti del suo desiderio. La volontà non tende agli oggetti secondo il modo in cui essi sono nell'anima, bensì secondo il modo in cui essi sono in se stessi. In questo modo, l'anima si avvicina sempre più alla trasformazione in Dio, avanzando lungo il percorso di questa trasformazione ogni giorno.

In sintesi, utilizzando entrambe le sue facoltà, l'anima si unisce a tutte le cose e progressivamente si avvicina a Dio.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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