Michel de Montaigne - La varietà dei costumi tra i popoli


Immagine Michel de Montaigne
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Nel trentunesimo capitolo del primo libro dei Saggi, Montaigne si sofferma sull'analisi dei cosiddetti "cannibali", esplorando le distorsioni e i pregiudizi che l'Europa aveva sviluppato nei confronti dei popoli brasiliani. Contrariamente ai resoconti negativi diffusi da alcuni missionari e viaggiatori, Montaigne contesta l'idea di considerare i brasiliani come "barbari". Egli sostiene che essi vivano in uno stato naturale di innocenza, i cui costumi non possono essere giudicati secondo gli standard corrotti e ipocriti della civiltà europea. Montaigne propone così un nuovo approccio, invitando a guardare ai costumi e alle istituzioni dei popoli lontani con uno sguardo comprensivo anziché giudicante.


Lettura


Ora mi sembra, per tornare al mio discorso, che in quel popolo non vi sia nulla di barbaro e di selvaggio, a quanto me ne hanno riferito, se non che ognuno chiama barbarie quello che non è nei suoi usi; sembra infatti che noi non abbiamo altro punto di riferimento per la verità e la ragione che l'esempio e l'idea delle opinioni e degli usi del paese in cui siamo. Ivi è sempre la perfetta religione, il perfetto governo, l'uso perfetto e compiuto di ogni cosa.

Essi sono selvaggi allo stesso modo che noi chiamiamo selvatici i frutti che la natura ha prodotto da sé nel suo naturale sviluppo: laddove, in verità, sono quelli che col nostro artificio abbiamo alterati e distorti dall'ordine generale che dovremmo piuttosto chiamare selvatici. In quelli sono vive e vigorose le vere e più utili e naturali virtù e proprietà, che invece noi abbiamo imbastardite in questi, soltanto per adattarle al piacere del nostro gusto corrotto. [...]

Tutti i nostri sforzi non possono arrivare nemmeno a riprodurre il nido del più piccolo uccellino, la sua tessitura, la sua bellezza e l'utilità del suo uso, e nemmeno la tela del miserabile ragno. Tutte le cose, dice Platone, sono prodotte dalla natura, o dal caso, o dall'arte; le più grandi e le più belle, dall'una o dall'altra delle due prime cause; le più piccole e imperfette, dall'ultima.

Quei popoli dunque mi sembrano barbari in quanto sono stati in scarsa misura modellati dallo spirito umano, e sono ancora molto vicini alla loro semplicità originaria. Li governano sempre le leggi naturali, non ancora troppo imbastardite dalle nostre; ma con tale purezza, che talvolta mi dispiace che non se ne sia avuta nozione prima, quando c'erano uomini che avrebbero saputo giudicarne meglio di noi.

Mi dispiace che Licurgo e Platone non ne abbiano avuto conoscenza; perché mi sembra che quello che noi vediamo per esperienza in quei popoli oltrepassi non solo tutte le descrizioni con cui la poesia ha abbellito l'età dell'oro, e tutte le sue immagini atte a raffigurare una felice condizione umana, ma anche la concezione e il desiderio medesimo della filosofia. Essi non poterono immaginare una ingenuità tanto pura e semplice quale noi vediamo per esperienza; né poterono credere che la nostra società potesse mantenersi con così pochi artifici e legami umani.

È un popolo, direi a Platone, nel quale non esiste nessuna sorta di traffici: nessuna conoscenza delle lettere; nessuna scienza dei numeri; nessun nome di magistrato, né di gerarchia politica; nessuna usanza di servitù di ricchezza o di povertà; nessun contratto; nessuna successione; nessuna spartizione; nessuna occupazione se non dilettevole; nessun rispetto della parentela oltre a quello ordinario; nessun vestito; nessuna agricoltura; nessun metallo; nessun uso di vino o di grano.

Le parole stesse che significano menzogna, tradimento, dissimulazione, avarizia, invidia, diffamazione, perdono, non si sono mai udite. Quanto lontana da questa perfezione egli troverebbe la repubblica che ha immaginato: «Uomini or ora usciti dalle mani degli dèi». «Queste sono le prime leggi che ha dato la natura». [...]

Essi fanno guerra contro i popoli che sono al di là delle loro montagne, più addentro nella terraferma, e vanno in guerra tutti nudi, senza altre armi che archi o spade di legno, appuntite da un capo, come le punte dei nostri spiedi. Straordinaria è la loro tenacia nei combattimenti, che non finiscono altro che con strage e spargimento di sangue; poiché fughe e panico non sanno che siano.

Ognuno riporta come proprio trofeo la testa del nemico che ha ucciso, e l'appende all'ingresso della propria casa. Per molto tempo trattano bene i loro prigionieri, e con tutte le comodità che possono immaginare, poi quello che ne è il capo riunisce in una grande assemblea i suoi conoscenti; attacca una corda a un braccio del prigioniero e lo tiene per un capo di essa, lontano di qualche passo per paura di esserne colpito, e dà da tenere alla stessa maniera l'altro braccio al suo più caro amico; e tutti e due, alla presenza di tutta l'assemblea, l'ammazzano a colpi di spada. Fatto ciò, lo arrostiscono e lo mangiano tutti insieme, e ne mandano dei pezzi ai loro amici assenti. [...]

Non mi rammarico che noi rileviamo il barbarico orrore che c'è in tale modo di fare, ma piuttosto del fatto che, pur giudicando le loro colpe, siamo tanto ciechi riguardo alle nostre. Penso che ci sia più barbarie nel mangiare un uomo vivo che nel mangiarlo morto, nel lacerare con supplizi e martiri un corpo ancora sensibile, farlo arrostire a poco a poco, farlo mordere e dilaniare dai cani e dai porci (come abbiamo non solo letto, ma visto recentemente, non fra antichi nemici, ma fra vicini e concittadini e, quel che è peggio, sotto il pretesto della pietà religiosa), che nell'arrostirlo e mangiarlo dopo che è morto. [...]

Possiamo dunque ben chiamarli barbari, se li giudichiamo secondo le regole della ragione, ma non confrontandoli con noi stessi, che li superiamo in ogni sorta di barbarie. La loro guerra è assolutamente nobile e generosa, e ha tutte le giustificazioni e tutta la bellezza che può avere questa malattia dell'umanità; tra loro essa non ha altro fondamento che la sola passione per il valore. Non lottano per la conquista di nuove terre, perché godono ancora di quell'ubertà naturale che li provvede senza lavoro e senza fatica di tutte le cose necessarie, con tale abbondanza che non hanno alcun interesse ad allargare i loro confini. E sono ancora nella felice situazione di desiderare solo quel tanto che le loro necessità naturali richiedono; tutto quello che va al di là è superfluo per loro.


Guida alla lettura


1) Fai una mappa del testo, sintetizzando i punti del ragionamento.
Ecco una mappa sintetica del testo:

Introduzione del saggio dedicato ai "cannibali" di Montaigne.
Contesto storico: pregiudizi europei sui brasiliani derivanti da resoconti negativi di missionari e viaggiatori.
Critica di Montaigne ai criteri di valutazione europei e all'uso del concetto di "barbarie".
Proposta di Montaigne di guardare ai costumi e alle istituzioni dei popoli lontani con comprensione anziché giudizio.
Descrizione della semplicità e purezza della società brasiliana, priva di molte convenzioni e istituzioni europee.
Critica alla visione eurocentrica e all'ignoranza delle barbarie presenti nella società europea.
Analisi della guerra brasiliana, considerata nobile e generosa, motivata dalla passione per il valore.
Spiegazione del disinteresse dei brasiliani per la conquista di nuove terre, grazie all'abbondanza naturale che soddisfa i loro bisogni senza sforzo.
Questa mappa evidenzia i principali punti del ragionamento di Montaigne nel saggio sui "cannibali", mostrando la sua critica ai pregiudizi europei e il suo apprezzamento per la semplicità e la nobiltà della società brasiliana.

2) Elenca gli aspetti positivi dei brasiliani derivanti dalla loro vicinanza alla natura.
Secondo il testo, alcuni aspetti positivi dei brasiliani derivano dalla loro vicinanza alla natura:

Abbondanza naturale: Essi godono di un ambiente naturale così ricco e fertile che fornisce loro tutto ciò di cui hanno bisogno senza la necessità di lavorare intensamente o faticare.
Semplicità e soddisfazione: Vivono in una felice situazione in cui desiderano solo ciò che è necessario per soddisfare le loro necessità naturali, senza essere spinti da ambizioni o desideri superflui. Questo porta a una vita semplice e soddisfacente.
Armonia con l'ambiente: La loro vita è in armonia con l'ambiente naturale circostante, senza il desiderio di alterarlo o modificarlo e senza la necessità di espandere i loro confini territoriali.
Assenza di conflitti per le risorse: Poiché la natura provvede loro con abbondanza, non sperimentano conflitti o tensioni per le risorse, come accade spesso nelle società più avanzate dove le risorse sono limitate e la competizione è intensa.

In sintesi, la vicinanza dei brasiliani alla natura porta a una vita semplice, armoniosa e soddisfacente, caratterizzata dall'abbondanza naturale e dalla mancanza di desideri superflui.

3) Rintraccia i termini del confronto tra brasiliani ed europei sul modo di intendere e di fare la guerra.
Nel testo, Montaigne confronta il modo in cui i brasiliani e gli europei intendono e conducono la guerra.
Da un lato, Montaigne descrive la guerra dei brasiliani come nobile e generosa, motivata solo dalla passione per il valore. I brasiliani combattono senza altri motivi politici o economici e non cercano di conquistare nuove terre poiché vivono in un ambiente naturale così ricco da soddisfare tutte le loro necessità senza sforzo. La loro guerra è descritta come una manifestazione di coraggio e valore, senza fini ulteriori oltre alla dimostrazione di forza e abilità.
Dall'altro lato, Montaigne critica le guerre europee, che spesso sono motivate da interessi politici, economici o religiosi. Descrive gli europei come più inclini alla violenza e alla crudeltà, come evidenziato dalle pratiche di tortura e dal cannibalismo rituale che descrive. Questo contrasta con la nobiltà e la generosità della guerra dei brasiliani, che, nonostante possa sembrare brutale, è priva di motivazioni egoistiche.

In sintesi, il confronto tra brasiliani ed europei sul modo di intendere e di fare la guerra evidenzia la visione più nobile e pura della guerra da parte dei brasiliani, contrapposta alla brutalità e alla crudeltà spesso presenti nelle guerre condotte dagli europei.


Guida alla Comprensione


1) Perché il concetto di barbarie, secondo Montaigne, è relativo? Come giunge a ribaltarne il valore, a svantaggio degli europei, verso la fine del brano?
Secondo Montaigne, il concetto di barbarie è relativo perché dipende dalle prospettive culturali e dagli standard di valutazione di una determinata società. Nel testo sopra citato, Montaigne critica l'uso del termine "barbarie" per descrivere i popoli indigeni del Brasile, sostenendo che tale concetto è arbitrario e basato su un punto di vista eurocentrico. Egli argomenta che i brasiliani vivono in uno stato di natura innocente e semplice, senza le corruzioni e le ipocrisie presenti nella civiltà europea. Montaigne ritiene che i brasiliani siano "selvaggi" solo nel senso che sono meno influenzati e modellati dall'artificio umano rispetto agli europei, ma questa semplicità non li rende inferiori o barbari.

Verso la fine del brano, Montaigne ribalta il valore del concetto di barbarie a svantaggio degli europei, sottolineando che sebbene possiamo chiamare i brasiliani barbari secondo i nostri standard di ragione, non possiamo ignorare le barbarie presenti nella nostra stessa società. Egli critica aspetti come la tortura, l'ingiustizia sociale e la guerra motivata da interessi politici ed economici che caratterizzano la società europea. Montaigne suggerisce che la guerra dei brasiliani, sebbene possa sembrare brutale, è motivata dalla passione per il valore e può essere considerata nobile e generosa, mentre le guerre europee sono spesso motivate da motivazioni egoistiche e materialistiche. In questo modo, Montaigne ribalta il concetto di barbarie, mettendo in discussione la superiorità morale della civiltà europea rispetto alle altre culture.

2) Spiega in che modo Montaigne utilizza il confronto tra natura e artificio per valorizzare i brasiliani rispetto agli europei.
Montaigne utilizza il confronto tra natura e artificio per valorizzare i brasiliani rispetto agli europei evidenziando la purezza e l'innocenza della loro vita sociale e dei loro costumi. Nel testo, Montaigne critica l'idea che solo ciò che è conforme agli usi e ai costumi europei possa essere considerato razionale e giusto. Egli suggerisce che gli europei hanno corrotto e distorto la natura umana con i loro artifici culturali e sociali, mentre i brasiliani vivono in armonia con la natura e le sue leggi.

Montaigne mostra come i brasiliani, privi di molte delle istituzioni e convenzioni sociali europee, abbiano uno stile di vita più semplice e genuino. Essi vivono in uno stato di "natura del tutto innocente", senza l'artificio e la corruzione della civiltà europea. Questo li rende, secondo Montaigne, più vicini alla purezza originaria dell'umanità, governati dalle leggi naturali anziché da quelle distorte dagli artifici umani.

Il confronto tra i frutti della natura e quelli dell'artificio evidenzia la superiorità della natura rispetto agli artifici umani. Montaigne afferma che i frutti naturali sono più autentici e preziosi rispetto a quelli alterati dall'artificio umano. Questo concetto è applicato anche ai costumi dei brasiliani, i quali mantengono le "vere e più utili e naturali virtù e proprietà" non corrotte dalla civiltà europea.

In sintesi, Montaigne utilizza il confronto tra natura e artificio per sottolineare la superiorità morale e sociale dei brasiliani rispetto agli europei, mettendo in discussione i pregiudizi europei e invitando a riconsiderare i valori fondamentali della vita sociale e umana.

3) Il riferimento all'antica età dell'oro, da un lato, e quello alle trasformazioni prodotte dalla storia, dall'altro, vengono usati nello stesso senso, a vantaggio dei brasiliani. Spiega l'effetto del confronto.
Nel testo, Montaigne fa riferimento sia all'antica età dell'oro sia alle trasformazioni prodotte dalla storia, utilizzando entrambi i concetti a vantaggio dei brasiliani e per mettere in discussione i pregiudizi europei.

Il riferimento all'antica età dell'oro suggerisce che la società dei brasiliani rappresenti un ritorno a uno stato di purezza e felicità simile a quello di un'epoca mitica e idealizzata. Questo confronto evoca l'immagine di una società semplice, armoniosa e priva delle complicazioni e delle corruzioni della civiltà europea.

D'altro canto, il riferimento alle trasformazioni prodotte dalla storia evidenzia il confronto con la società europea e le sue evoluzioni nel corso del tempo. Montaigne suggerisce che mentre l'Europa è diventata sempre più complessa e corrotta nel corso della storia, i brasiliani sono rimasti più vicini allo stato di natura e di purezza originaria.

L'effetto di questo confronto è quello di mettere in discussione i pregiudizi europei nei confronti dei brasiliani, sottolineando la superiorità percepita della loro società semplice e non contaminata dalle complessità e dalle ingiustizie della civiltà europea. Montaigne invita a riconsiderare i valori e le concezioni europee sulla civiltà e la barbarie, suggerendo che ciò che viene considerato barbaro o selvaggio potrebbe in realtà essere più autentico e nobile delle pratiche corrotte e ingiuste presenti nella società europea.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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