Nicolas Malebranche - La sapienza di Dio e le leggi del mondo


Immagine Nicolas Malebranche
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Secondo la prospettiva di Malebranche, Dio, dopo aver considerato tutte le possibilità, ha deciso di creare le leggi che riteneva migliori per la sua gloria. Questa idea è chiaramente esposta nel suo Trattato della natura e della grazia, pubblicato nel 1680 e successivamente rivisto fino al 1712. Malebranche, basandosi sulla perfezione divina, sviluppa la sua teoria delle leggi naturali riguardanti la natura e la grazia. Da un lato, Dio ha istituito le leggi del movimento, impedendosi di intervenire tranne occasionalmente, attraverso i miracoli, per cambiare ciò che gli uomini considerano negativo. Dall'altro lato, pur desiderando la salvezza di tutti gli uomini, Dio, amando supremamente la sua saggezza e seguendola inviolabilmente, non può modificare le leggi generali della grazia per impedire il peccato o per distribuire la grazia secondo merito. In questa visione, il mondo si presenta come un'espressione perfetta della gloria di Dio, la cui principale caratteristica è la saggezza, non la potenza o la bontà. Anche se disordine e male sono reali dal punto di vista umano, dal punto di vista divino sono irrilevanti.


Lettura


Dio poteva indubbiamente creare un Mondo più perfetto di quello in cui viviamo. Ad esempio, poteva far sì che la pioggia, che serve a rendere la terra feconda, cadesse più regolarmente sulle terre coltivate che nel mare, dove non è altrettanto necessaria. Ma per creare questo Mondo più perfetto avrebbe dovuto modificare la semplicità delle sue vie moltiplicando le leggi della trasmissione dei movimenti, grazie alle quali il nostro Mondo sussiste; e, allora, non ci sarebbe più stata tra l'azione di Dio e la sua Opera quella proporzione necessaria a determinare un Essere infinitamente sapiente ad agire, o, almeno, tra l'azione di Dio e questo mondo così perfetto, non ci sarebbe stata la stessa proporzione che esiste tra le leggi della Natura e il Mondo in cui abitiamo. In effetti il nostro Mondo, per quanto imperfetto lo si immagini, è fondato su delle leggi del movimento così semplici e naturali da essere perfettamente degno dell'infinita sapienza del suo Autore. [...]

La causa generale è diversa da quelle particolari così come la Sapienza infinita lo è dalle intelligenze create. Avendo previsto tutte le conseguenze delle leggi naturali, prima ancora di averle istituite, Dio non le avrebbe decretate se avesse pensato di doverle poi modificare. Le leggi della Natura sono costanti, immutabili, generali per tutti i tempi e tutti i luoghi. Due corpi di eguale grandezza e velocità urtandosi si respingeranno allo stesso modo che in passato. Se la pioggia cade su alcune terre e il sole ne brucia altre, se un tempo favorevole alle messi è seguito da una grandinata che le devasta, se un bambino viene al mondo con una testa deforme e inutile, che si eleva al di sopra del suo petto e lo rende infelice, non dipende assolutamente da atti particolari del volere di Dio ma dalle leggi della trasmissione dei movimenti che egli ha istituito, di cui questi effetti sono esiti necessari: leggi del resto così semplici e al tempo stesso così feconde che servono a produrre quanto vediamo di bello nel Mondo e perfino a porre rimedio in poco tempo alla mortalità e alla sterilità più generale. [...]

Essendo obbligato ad agire sempre in una maniera degna di sé, per vie semplici, generali, costanti e uniformi, in una parola, conformi all'idea che abbiamo di una causa generale la cui sapienza non ha limiti, Dio ha dovuto istituire alcune leggi nell'ordine della Grazia così come ho dimostrato che ha fatto in quello della Natura. Ora queste leggi, a causa della loro semplicità, hanno necessariamente delle conseguenze incresciose per noi ma queste conseguenze non meritano che Dio le cambi con altre più complesse. Di fatto queste leggi hanno una maggiore proporzione di sapienza e fecondità con l'Opera che producono di tutte quelle che potrebbe istituire per lo stesso fine – visto che agisce sempre nella maniera più saggia e perfetta.

È vero che Dio potrebbe rimediare a queste conseguenze spiacevoli con un numero infinito di atti particolari di volontà ma la sua sapienza, che egli ama più della sua Opera, l'ordine immutabile e necessario, che è la regola delle sue volontà, non lo permette. L'effetto che deriverebbe da ciascuna di queste volontà non varrebbe l'azione necessaria a produrlo. E di conseguenza non si deve contestare il fatto che Dio non turba l'ordine e la semplicità di queste leggi con dei miracoli che sarebbero molto utili per i nostri bisogni ma decisamente opposti alla sapienza di Dio, che non è permesso tentare.

Così come non si ha il diritto di lamentarsi del fatto che la pioggia cade nel mare dove è inutile e non su terre seminate dove è necessaria – perché le leggi della trasmissione del movimento sono le più semplici e feconde e perfettamente degne della sapienza del loro Autore e secondo queste leggi non è possibile che la pioggia cada piuttosto sulle terre che sui mari – allo stesso modo non bisogna lamentarsi dell'apparente irregolarità con cui la Grazia è data agli uomini. La causa di questa apparente irregolarità è la regolarità con cui Dio agisce, la semplicità delle leggi che osserva, la sapienza e l'uniformità della sua condotta.

In base alle leggi della Grazia, che Dio ha istituito in favore degli Eletti e per la costruzione della sua Chiesa, è necessario che questa pioggia celeste si diffonda a volte su dei cuori induriti come su delle anime preparate. Se dunque la Grazia cade inutilmente non è perché Dio agisca senza scopo. Ancor meno perché Dio agisca con l'intenzione di rendere gli uomini più colpevoli per l'abuso dei suoi favori. È solo che la semplicità delle leggi generali non permette che questa Grazia, inefficace in un cuore corrotto, cada in un altro cuore in cui sarebbe efficace. Dal momento che questa Grazia non è data da un atto particolare di volontà [divina] ma in conseguenza dell'immutabilità dell'ordine generale della Grazia, basta che quest'ordine produca un'Opera proporzionata alla semplicità delle sue leggi perché sia degna della sapienza del suo Autore. Del resto l'Ordine della Grazia sarebbe meno perfetto, meno ammirabile e degno di amore se fosse più complesso.


Guida alla lettura


1) In che cosa consiste il criterio della semplicità, che presiede, secondo Malebranche, all'ordine naturale creato da Dio nel mondo?
Secondo Malebranche, il criterio della semplicità che presiede all'ordine naturale creato da Dio nel mondo consiste nel fatto che Dio ha istituito leggi del movimento così semplici e naturali da essere perfettamente degne dell'infinita sapienza del suo Autore. Queste leggi determinano il funzionamento del mondo in maniera costante, uniforme e immutabile, senza necessità di interventi particolari da parte di Dio se non occasionalmente, tramite i miracoli. Questo criterio implica che, pur essendo il mondo imperfetto agli occhi degli uomini, è perfetto secondo l'infinita sapienza di Dio, che agisce sempre nella maniera più saggia e perfetta.

2) Analizza l'esempio della pioggia e spiega in che senso si adatta a illustrare la necessità con cui avvengono i fenomeni fisici.
Malebranche utilizza l'esempio della pioggia per illustrare la necessità con cui avvengono i fenomeni fisici, come parte del suo ragionamento sulla teoria delle leggi naturali e della grazia.

L'autore spiega che la pioggia cade regolarmente sia sulle terre coltivate che nel mare, non perché Dio agisca in modo casuale o arbitrario, perché segue le leggi della trasmissione dei movimenti che egli ha istituito. Queste leggi sono descritte come "così semplici e al tempo stesso così feconde" che permettono di produrre bellezza nel mondo e di rimediare rapidamente alla mortalità e alla sterilità.

Questo esempio illustra la concezione di Malebranche secondo cui gli eventi naturali non sono il risultato di azioni particolari della volontà di Dio, seguono le leggi naturali da lui stabilite. La regolarità e la uniformità con cui avvengono questi fenomeni sono un riflesso dell'infinita sapienza di Dio e della sua decisione di agire attraverso vie semplici, generali e costanti.

Pertanto, Malebranche suggerisce che la pioggia cade dove cade non perché Dio scelga di farlo in un modo o nell'altro, perché è parte dell'ordine naturale delle cose, governato dalle leggi che egli ha creato. Questo esempio aiuta a illustrare la concezione di Malebranche sulla necessità e la regolarità degli eventi fisici all'interno del suo sistema filosofico.

3) Spiega come lo stesso esempio viene usato, metaforicamente, per parlare della distribuzione della grazia divina.
L'autore utilizza l'esempio della pioggia che cade in luoghi diversi per illustrare la distribuzione della grazia divina. Proprio come la pioggia cade su terre coltivate e anche su terre non coltivate o nel mare, così la grazia divina si diffonde a volte su cuori preparati e altre volte su cuori induriti.

L'autore spiega che la grazia divina, come la pioggia, cade in modo apparentemente irregolare, in realtà segue leggi divine immutabili e generali. Anche se può sembrare che la grazia sia distribuita in modo casuale o inefficace in certi casi, ciò è dovuto alla semplicità delle leggi divine e alla loro uniformità di applicazione. La distribuzione della grazia non dipende da atti particolari di volontà divina, ma segue l'ordine generale stabilito da Dio.

In sintesi, l'autore usa l'esempio della pioggia per spiegare che, così come la natura segue leggi immutabili nella sua distribuzione di pioggia, così anche la grazia divina segue leggi divine nella sua distribuzione tra gli uomini.


Guida alla Comprensione


1) Spiega perché, secondo Malebranche, Dio non potrebbe derogare dalle leggi naturali che ha istituito, per assecondare i desideri degli uomini.
Secondo Malebranche, Dio non potrebbe derogare dalle leggi naturali che ha istituito per assecondare i desideri degli uomini principalmente per due motivi.

Primo, la semplicità e l'uniformità delle leggi naturali sono considerate un'espressione della saggezza divina. Dio, essendo infinitamente saggio, agisce in modo perfetto e non complica le leggi della natura per soddisfare desideri umani specifici. Le leggi naturali, una volta istituite, sono costanti, immutabili e generali per tutti i tempi e luoghi. Alterarle per assecondare desideri umani significherebbe introdurre complicazioni e modifiche che contraddicono la perfezione e la sapienza divine.

Secondo, l'azione divina è guidata dalla massima saggezza e perfezione. Anche se Dio potrebbe intervenire specificamente per soddisfare i desideri umani, la sua sapienza e amore per l'ordine immutabile impediscono tali interventi. Modificare le leggi naturali per assecondare i desideri umani comporterebbe un'azione meno saggia e perfetta da parte di Dio, che non è accettabile secondo il punto di vista di Malebranche.

In breve, Malebranche sostiene che Dio non può derogare dalle leggi naturali per assecondare i desideri umani perché ciò sarebbe contrario alla sua saggezza infinita e all'ordine perfetto che ha stabilito nella creazione.

2) Spiega perché Dio non potrebbe derogare neppure alle leggi della grazia per poter salvare tutti gli uomini.
Secondo Malebranche, Dio non potrebbe derogare alle leggi della grazia per poter salvare tutti gli uomini perché queste leggi, essendo istituite con la massima semplicità e uniformità, sono espressione della sua sapienza infinita. Anche se potrebbe intervenire con un numero infinito di atti particolari di volontà per rimediare alle conseguenze spiacevoli delle leggi della grazia, la sua sapienza e il suo amore per l'ordine immutabile e necessario glielo impediscono. Intervenire in questo modo, anche se sarebbe utile per i bisogni umani, sarebbe contrario alla sapienza divina e alla perfezione delle sue leggi. In sostanza, Dio segue inviolabilmente le leggi che ha istituito, e queste leggi, nonostante possano sembrare incresciose per gli uomini, sono le più degne della sua sapienza e producono l'opera più perfetta possibile. Pertanto, non è nell'ambito della sapienza divina disturbare l'ordine e la semplicità delle leggi della grazia, anche se ciò comporta che la grazia possa sembrare cadere inutilmente su alcuni cuori.

3) Quale immagine ne risulta di Dio, in quanto creatore e ordinatore del mondo fisico e morale?
Secondo Malebranche, l'immagine di Dio come creatore e ordinatore del mondo fisico e morale è quella di un essere di infinita sapienza. Dio, dopo aver contemplato tutte le possibilità, si è determinato a creare le leggi che ha ritenuto essere la migliore espressione della sua sapienza, per la propria gloria. Questo concetto emerge chiaramente nel testo sopra citato, dove si afferma che Dio ha istituito leggi naturali e leggi della grazia che sono costanti, immutabili e generali per tutti i tempi e luoghi. Anche se il mondo può apparire imperfetto agli occhi degli uomini, esso è fondato su leggi così semplici e naturali da essere degne dell'infinita sapienza di Dio. Inoltre, Malebranche sostiene che Dio agisce sempre in una maniera degna di sé, attraverso vie semplici, generali, costanti e uniformi, conformi all'idea di una causa generale la cui sapienza non ha limiti.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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