Parafrasi, Analisi e Commento di: "Calen d'Aprile" di Gabriele D'Annunzio


Immagine Gabriele D'Annunzio
1) Scheda dell'Opera
2) Introduzione
3) Testo e Parafrasi puntuale
4) Parafrasi discorsiva
5) Figure Retoriche
6) Analisi e Commento
7) Confronti
8) Domande e Risposte

Scheda dell'Opera


Autore: Gabriele D'Annunzio
Titolo dell'Opera: Isottèo
Data: 1886-90
Genere: Poesia lirica
Forma metrica: Sonetto irregolare formato da due sestine e due quartine. Schema rime: AABAAB AAB AAB CDDC CDDC.



Introduzione


"Calen d'Aprile" è una poesia di Gabriele D'Annunzio, uno dei più illustri poeti italiani del tardo XIX e inizio XX secolo. La poesia fa parte della raccolta "Canto Novo", pubblicata nel 1882, e rappresenta un esempio significativo del suo stile lirico e sensuale. In "Calen d'Aprile", D'Annunzio celebra la bellezza e il rinnovamento della natura con l'arrivo della primavera, utilizzando immagini vivide e un linguaggio ricco e musicale. La poesia riflette l'estetismo e il vitalismo che caratterizzano gran parte della produzione dannunziana, in cui la natura viene spesso descritta in termini sensuali e suggestivi. "Calen d'Aprile" è quindi un'opera che esalta la rinascita della natura e la gioia di vivere, incarnando perfettamente lo spirito e lo stile del suo autore.


Testo e Parafrasi puntuale


1. Aprile, il giovinetto uccellatore,
2. a cui nitido il fiore
3. de le chiome pe' belli òmeri cade,
4. ne ‘l cavo de la man, come un pastore,
5. in su le prime aurore
6. ha bevute le gelide rugiade.

7. Aprile, il giovinetto trovadore,

8. su le canne sonore
9. dice l'augurio a le nascenti biade:
10. i solchi irrigui fuman ne ‘l tepore,
11. un non so che tremore
12. le verdi cime de la messe invade.

13. Ecco la Bella! Ecco Isotta la blonda!
14. China, de la sua porta a ‘l limitare,
15. ella stringe il calzare
16. a ‘l piè che sanno i boschi. E il dì la inonda.

17. Toccan la terra, a l'atto de ‘l piegare,
18. i suoi capelli, in copia d'or profonda.
19. Oh, la faccia gioconda
20. che a pena da quel dolce oro traspare!
1. Aprile, è come un giovane cacciatore di uccelli
2. Al quale la bella corona formata
3. Dai suoi capelli scende sulle spalle delicate
4. E si allunga sino al palmo della mano, come un pastore
5. Che alle prime luci dell'alba
6. Ha già bevuto la rugiada fredda lasciata dalla notte sui pascoli.

7. Aprile, è come un giovane musicista,
8. che con il suo flauto
9. dà il benvenuto al mondo alle colture che nascono nei campi,
10. i solchi di irrigazione esalano vapore scaldati dal sole primaverile
11. e un tremore di vento indefinito
12. scuote leggermente le punte ancora verdi delle spighe di grano.

13. Ecco che arriva la bella per eccellenza! Ecco la bionda Isotta!
14. Curva, sulla soglia della sua porta,
15. allaccia lo stivaletto
16. al piede delicato che conosce i sentieri dei boschi. E il sole la travolge con la sua luce.

17. Toccano il terreno, quando si piega,
18. i suoi folti capelli dal colore d'oro zecchino,
19. Oh, la sua faccia gioiosa compare
20. E si scorge appena tra le sue ciocche dorate!



Parafrasi discorsiva


[vv. 1-6] Aprile, è come un giovane cacciatore di uccelli al quale la bella corona formata dai suoi capelli scende sulle spalle delicate e si allunga sino al palmo della mano, come un pastore che alle prime luci dell'alba ha già bevuto la rugiada fredda lasciata dalla notte sui pascoli.

[vv. 7-12] Aprile, è come un giovane musicista, che con il suo flauto dà il benvenuto al mondo alle colture che nascono nei campi, i solchi di irrigazione esalano vapore scaldati dal sole primaverile e un tremore di vento indefinito scuote leggermente le punte ancora verdi delle spighe di grano.

[vv. 13-16] Ecco che arriva la bella per eccellenza! Ecco la bionda Isotta! Curva, sulla soglia della sua porta, allaccia lo stivaletto al piede delicato che conosce i sentieri dei boschi. E il sole la travolge con la sua luce.

[vv. 17-20] Toccano il terreno, quando si piega, i suoi folti capelli dal colore d'oro zecchino Oh, la sua faccia gioiosa compare e si scorge appena tra le sue ciocche dorate!


Figure Retoriche


Enjambements: vv. 2-5, 7-11, 15, 19

Epifrasi: v. 16: "e il dì la inonda".

Ellissi: v. 1-7: "Aprile."

Esclamazioni: vv. 19-20: "Oh, la faccia gioconda / che a pena da quel dolce oro traspare!".

Anafore: v. 1-7: "Aprile".

Similitudini: v. 4: "come un pastore".

Sineddoche: v. 8: "le canne sonore".

Reticenza: v. 11: "un non so che tremore".

Anadiplosi: v. 13: "Ecco la Bella! Ecco Isotta la blonda".

Antonomasia: v. 13: "la Bella!".

Personificazione: v. 16: "piè che sanno i boschi".

Metafore: v. 16, v. 18: "il dì la inonda", "copia d'or profonda".

Sinestesia: v. 20: "dolce oro".


Analisi e Commento


Storico-letterario

Il discorso di Calen d'Aprile, noto anche come Sonetto di Calen d'Aprile, è la lirica d'apertura della sezione "Isaotta nel bosco" contenuta nell'Isottèo, o la Chimera, una delle prime raccolte poetiche dannunziane, risalente al 1890.

Si tratta di un rifacimento della raccolta Isaotta Guttudauro, in cui la lirica era già contenuta, dedicata alla stessa eroina nel 1886 e poi ampliata con altri componimenti che segnano la definitiva svolta del poeta verso l'ideale poetico dell'estetismo. In questa lirica e in tutta la raccolta D'Annunzio si prefigge l'obiettivo di citare e stravolgere la tradizione poetica italiana, imitando le forme e i temi della lirica del Duecento e del Trecento e evocando atmosfere leggendarie e cavalleresche.

Avendo la funzione di presentare l'ingresso della "Bella" Isotta, la lirica descrive un quadro primaverile – le calende d'Aprile, ossia il primo giorno del mese – dal carattere idilliaco e quasi mitico, in cui la forza della natura si risveglia in un trionfo di vita e sensualità su cui domina la figura dell'eroina dalle chiome d'oro e il viso giocondo che si prepara, travolta e "inondata" dalla luce del sole, all'uscita nei boschi. L'atmosfera evocata da D'Annunzio presagisce perciò quella comunione sensuale tra gli esseri umani e la natura che sarà poi pienamente sviluppata nei grandi capolavori di Alcyone come La sera fiesolana, I miei pastori o La pioggia nel pineto.

Tematico

La forma rigida del sonetto, per altro profondamente rielaborata da D'Annunzio, è sfruttata dal poeta per la rappresentazione di tre quadri paralleli che man mano presentano l'apparizione del corpo e del viso di Isotta.

La prima sestina, aperta dalla frase nominale "Aprile," immette il lettore nell'atmosfera fantastica che il poeta ha intenzione di evocare. Il personaggio che subito compare è proveniente da un mondo antico, leggendario e medievale: si tratta infatti di un "giovinetto uccellatore", un falconiere o comunque un cacciatore di uccelli, dalla lunga chioma bionda e fluente, colto dal poeta nell'atto di raccogliere con il palmo delle mani la rugiada lasciata dalla notte – e dall'inverno – tra l'erba dei pascoli per abbeverarsene, in una comunione pressoché totale con la natura che lo circonda.

Nella seconda sestina, assolutamente speculare alla prima in quanto ad apertura con frase nominale, che forma con il primo verso perciò un'anafora, presenta un nuovo quadro con al centro un secondo personaggio dal carattere fiabesco e idilliaco. "Il giovinetto trovadore" è infatti un cantore e musicista proprio come i trovatori della poesia provenzale del medioevo, figure da cui discende lo stilnovismo e la grande lirica italiana del Duecento e del Trecento. Nella versione mitica che D'Annunzio ci vuole offrire lo vediamo intento a suonare uno strumento a fiato ("le canne sonore") come a celebrare l'inizio della giornata e della primavera. Sono descritti infatti i campi dove un tepore si alza dai solchi di irrigazione scaldati dalla luce del sole primaverile e un flebile venticello, accompagnato dalla musica del "trovadore", scuote leggermente le messi di grano ancora verdi perché appena spuntate.

È in questo paesaggio mitico e idilliaco che ha finalmente luogo l'apparizione della donna, evocata con un'antonomasia "Ecco la Bella! Ecco Isotta la blonda" (v. 13). La figura si staglia sull'uscio della sua abitazione intenta ad allacciare gli stivaletti che indosserà per esplorare i boschi, che conosce, data la sua armonia totale con la natura e il paesaggio che la circonda, come fossero suoi. Il suo profilo, come si evince dall'epifrasi del v. 16, è immerso nella luce del sole.

L'apparizione si completa in un trionfo di sensualità e pathos nell'ultima quartina, in cui il poeta descrive più da vicino l'eroina concentrandosi sul biondo dorato dei suoi capelli che, essendo essa chinata, sono così lunghi da riuscire a toccare il terreno. L'esclamazione degli ultimi 2 versi chiude infine in un crescendo di esaltazione l'epifania data dalla visione di Isotta, con il viso gioioso che compare finalmente tra le ciocche stupende che pendono coprendolo parzialmente.

Stilistico

Discorso di Calen d'Aprile è un sonetto irregolare formato da due sestine e due quartine di endecasillabi e settenari. Lo schema delle rime è AABAAB AABAAB CDDC CDDC.

L'elemento di ripresa e stravolgimento della tradizione è espresso anche nella forma metrica del componimento, che da titolo e struttura ricalca quella del sonetto, ma che aggiunge alla consueta formula delle due quartine e due terzine dei settenari ulteriori che rendono di fatto il sonetto "ipertrofico", composto da due sestine e due quartine. Vi è inoltre da segnalare la disposizione assolutamente speculare e simmetrica delle rime tra le prime due strofe e le ultime due, così come quella degli enjambements, situati al secondo e quinto verso nelle sestine e nel terzo delle quartine (vv. 2-5; 7-11; 15; 19). Il profondo studio della forma applicato da D'Annunzio è un tipico esempio del virtuosismo del poeta abruzzese, capace di innovare la propria poesia rispetto alla tradizione pur mantenendo un impianto di profonda regolarità che garantisce ai suoi componimenti un andamento ritmico e una musicalità profondamente armonici.

Anche il lessico, come sempre accade in D'Annunzio, è estremamente raffinato e aulico, volto a evocare l'inondazione di luce primaverile e l'atmosfera quasi ultraterrena in cui la figura femminile si staglia. I termini utilizzati, come "trovadore", "uccellatore", "calzare", rimandano appunto a un mondo medievale quasi fiabesco, mentre l'insistenza sulla bellezza delle parti del corpo ("i belli òmeri" del cacciatore o il "piè" e i capelli d' "oro" di Isotta) non fa che esaltare la sensualità di questi personaggi, che con l'atmosfera primaverile si associano per la loro maestosità e fecondità.

La tendenza all'eccesso della bellezza, dell'eros e delle passioni, manifestata tanto nella forma quanto nell'aulicità mitica della scena descritta, è dettata dalla consapevole scelta poetica per cui la vita "si fa opera d'arte", principio cardine dell'estetismo tardo-ottocentesco, di cui D'Annunzio, con la sua vita da dandy e il riconoscimento quale poeta-vate dell'Italia di quel periodo, è uno dei maggiori esponenti europei.


Confronti


Sebbene D'Annunzio sia già nell'epoca in cui scrive Discorso di Calen d'Aprile poeta famoso e riconosciuto, la lirica e l'intero Isottèo appartengono alla prima fase poetica dello scrittore, che in questo periodo prende decisamente la strada ideologica che lo porta ad approfondire i temi del panismo, dell'estetismo e del decadentismo nelle Laudi e in particolar modo in Alcyone.

Il confronto con il precedente modello carducciano è predominante in questa lirica, improntata su un passato mitico da cui il presente metropolitano e cittadino è irrimediabilmente escluso. Carducci, infatti, aveva esaltato l'idillio del mondo rurale e la grandezza del passato medievale in Il bove e poi in diversi componimenti delle Odi barbare, quali Nella piazza di San Petronio, in cui immagina il glorioso passato medievale di Bologna testimoniato dai monumenti maggiori della città, e Comune rustico, in cui faceva navigare l'immaginazione nella grandezza pura e militare di un antico borgo friulano. A differenza di Carducci, tuttavia, l'ambientazione dell'Isottèo, come testimoniato dal nostro sonetto, è sì medievale ma non storica. Si tratta di un'epoca remota e fantastica in cui gli esseri umani che compaiono ricordano fauni o ninfe, nella loro armoniosa naturalità e nella loro dirompente sensualità.

Nella produzione dannunziana successiva, sono evidenti le analogie con grandi componimenti come I miei pastori – si pensi semplicemente al celebre incipit in frase nominale "Settembre, andiamo. È tempo di migrare", speculare all'"Aprile" che apre la nostra lirica -. L'Abruzzo evocato nella transumanza delle greggi verso il mare nella regione natale del poeta è anch'esso una terra limpida e popolata da figure pure e al di fuori del tempo come i pastori, rappresentanti di una tradizione e una popolazione la cui origine si disperde nell'eternità.

Interessante, inoltre, lo sviluppo del tema della primavera come stagione che prelude alla piena esplosione delle passioni e dell'eros dell'estate. Anche qui l'inizio di Aprile è l'inizio di un viaggio (quello di Isotta nei boschi) come accade ne La sera fiesolana, componimento di apertura della raccolta Alcyone, nella quale D'Annunzio percorre l'andamento di un'estate di bellezza e sensualità che si apre sotto la pioggia primaverile della sua villa in Toscana (quella appunto della Sera fiesolana) e si conclude, dopo l'estasi della bella stagione, nel settembre malinconico e idilliaco dei Miei pastori.

La rappresentazione di Isotta evoca il concetto della donna-angelo di dantesca e petrarchesca memoria, ma se ne discosta nettamente nell'esaltazione della sensualità terrena e nel legame inscindibile con la natura di cui essa è signora e parte integrante, come accade alla Ermione della Pioggia nel pineto, che si trasforma nell'abbraccio con il suo amante in un essere vegetale. La fusione sensuale tra corpo umano e natura, il cosiddetto "panismo dannunziano", è quindi un concetto che comincia a comparire già in Discorso di Calen d'Aprile con l'oro dei capelli di Isotta che si fonde al terreno abbracciandolo e mostrando il suo viso.


Domande e Risposte


Di quale raccolta fa parte Discorso di Calen d'Aprile?
Discorso di Calen d'Aprile fa parte dell'Isottèo (1890)

Qual è il tema principale del componimento?
Il tema principale del componimento è l'apparizione di Isotta, eroina della raccolta.

Di quale sezione della raccolta fa parte?
La lirica apre la sezione Isotta nei boschi.

Qual è la forma metrica del componimento?
Discorso di Calen d'Aprile è un sonetto irregolare di due sestine e due quartine di endecasillabi e settenari disposti secondo lo schema rimico AABAAB AABAAB CDDC CDDC.

Quale giorno è indicato nell'espressione "Calen d'Aprile" nel titolo?
Le calende di Aprile è un'espressione metaforica che indica il primo giorno del mese.

A quale periodo poetico di D'Annunzio appartengono la lirica e la raccolta?
L'isottèo è pubblicato da D'Annunzio nella prima fase della sua produzione poetica.

Fonti: libri scolastici superiori

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