Parafrasi, Analisi e Commento di: "Mezzogiorno alpino" di Giosuè Carducci


Immagine Giosuè Carducci
1) Scheda dell'Opera
2) Introduzione
3) Testo e Parafrasi puntuale
4) Parafrasi discorsiva
5) Figure Retoriche
6) Analisi e Commento
7) Confronti
8) Domande e Risposte

Scheda dell'Opera


Autore: Giosuè Carducci
Titolo dell'Opera: Rime e ritmi
Prima edizione dell'opera: 1899, ma la lirica risale al 27 agosto 1895
Genere: Poesia lirica
Forma metrica: Due quartine di endecasillabi. Schema di rime ABAC BDDC



Introduzione


"Mezzogiorno alpino" è una poesia di Giosuè Carducci, parte della raccolta "Rime nuove", pubblicata nel 1887. Questo componimento riflette la maestria di Carducci nell'evocare paesaggi naturali e nel trasmettere sentimenti profondi attraverso le sue parole. Ambientata nelle Alpi, la poesia cattura l'essenza del mezzogiorno montano, con le sue atmosfere luminose e serene. Attraverso una descrizione vivida e dettagliata, Carducci riesce a trasportare il lettore in un luogo di quiete e contemplazione, dove la maestosità della natura si fonde con la pace interiore. La poesia rappresenta un momento di pausa e riflessione, un tributo alla bellezza e alla tranquillità delle montagne alpine.


Testo e Parafrasi puntuale


1. Nel grande cerchio de l'alpi, su 'l granito
2. Squallido e scialbo, su' ghiacciai candenti,
3. Regna sereno intenso ed infinito
4. Nel suo grande silenzio il mezzodí.

5. Pini ed abeti senza aura di venti
6. Si drizzano nel sol che gli penetra,
7. Sola garrisce in picciol suon di cetra
8. L'acqua che tenue tra i sassi fluí.
1. Sulla grande catena delle Alpi che forma un semicerchio a corona della penisola italiana, sulle pareti di roccia granitica
2. Grigia e priva di vegetazione, sui ghiacciai bianchi che riflettono i raggi luminosi del sole,
3. il mezzogiorno (v. 4) regna sereno, intenso e infinito
4. in un grande silenzio.

5. I pini e gli abeti senza un filo di vento
6. si protendono verso il sole che con la sua luce penetra tra le loro fronde,
7. soltanto produce un leggero suono simile a quello leggero di una cetra
8. l'acqua di un ruscelletto che lievemente scorre in mezzo ai sassi.



Parafrasi discorsiva


Sulla grande catena delle Alpi che forma un semicerchio a corona della penisola italiana, sulle pareti di roccia granitica grigia e priva di vegetazione, sui ghiacciai bianchi che riflettono i raggi luminosi del sole, il mezzogiorno (v. 4) regna sereno, intenso e infinito in un grande silenzio.

I pini e gli abeti senza un filo di vento si protendono verso il sole che con la sua luce penetra tra le loro fronde, soltanto produce un leggero suono simile a quello leggero di una cetra l'acqua di un ruscelletto che lievemente scorre in mezzo ai sassi.


Figure Retoriche


Anacoluti: v. 8: "fluì". La figura rompe il ritmo immobile del componimento e inserisce lo scorrere del tempo con il passato remoto del verbo, in contrasto con i tempi verbali della poesia, integralmente al presente.

Climax: v. 3: "sereno intenso ed infinito". Il silenzio del mezzogiorno è descritto con aggettivi che rimandano man mano alla sua immensità.

Enjambements: vv. 1-2, vv. 3-4, vv. 5-6, vv. 7-8: "granito / squallido e scialbo", "infinito / nel suo grande silenzio il mezzodì", "venti / si drizzano", "cetra / l'acqua". Le figure conferiscono importanza agli elementi naturali che compongono il quadro idilliaco e solenne (il granito dei monti e il suo silenzio eterno contrapposti all'acqua del ruscello e il rumore)

Iperbato: vv. 1-4: "nel grande cerchio[...]/ il mezzodì". L'intera prima strofa dà un'atmosfera di sospensione prima di nominare in chiusura il soggetto del quadro, ossia il mezzogiorno.

Metafore: v. 1, v. 7: "cerchio dell'Alpi". La catena montuosa è evocata attraverso la sua forma geografica a semicerchio, "garrisce in picciol suon di cetra". L'acqua del ruscello produce un rumore simile a un gorgoglio o al verso di un piccolo uccello.

Onomatopea: v. 7: "garrisce". La parola riproduce il gorgoglio prodotto da alcuni uccelli.

Personificazione: vv. 3-4, v. 7: "regna [...] / il mezzodì", "garrisce (l'acqua)". L'elemento astratto e temporale del mezzogiorno e l'elemento fisico dell'acqua sono raffigurati come personaggi del quadro.

Polisindeti: vv. 1-2: "su'l granito /squallido e scialbo, sui ghiacciai candenti". La cima dei monti è descritta attraverso gli elementi che la compongono: le pareti rocciose e i ghiacciai.

Sinestesia: v. 4, v. 7: "grande silenzio". La sensazione uditiva del silenzio avvolge quasi visivamente l'intero paesaggio, "picciol suon". Nell'immensità della scena descritta il solo rumore che si può udire ha dimensioni quasi minuscole.


Analisi e Commento


Storico-letterario

Mezzogiorno alpino fa parte del ciclo degli "idilli" alpini all'interno della raccolta Rime e ritmi, pubblicata da Giosuè Carducci nel 1899, ultima del suo percorso poetico che copre gran parte della seconda metà dell'Ottocento.

Gli idilli alpini sono situati nell'ultima parte della raccolta, in cui il poeta abbandona il tono celebrativo, che assumeva come poeta-vate riconosciuto dell'Italia Umbertina post-risorgimentale, e adotta toni malinconici e tenui, dal carattere quasi pittorico, vicini alla sensibilità del Decadentismo, la corrente letteraria che avrebbe preso di lì a poco carattere predominante rispetto alla letteratura della metà del secolo di cui Carducci era stato uno dei più influenti autori.

Mezzogiorno alpino fu composta il 27 agosto 1895 durante un soggiorno di fine estate che il poeta trascorse a Courmayeur, in Valle d'Aosta, ed appunto il paesaggio montuoso della regione alpina è il protagonista del componimento. In esso il poeta, secondo una modalità di tipo simbolista già esplorata da autori contemporanei come ad esempio Giovanni Pascoli, ricerca un quadro che esprima i concetti di vita e di eternità o di infinito, seguendo la scia delle suggestioni leopardiane.

La vicinanza della lirica Mezzogiorno alpino alla sensibilità decadente la si nota sia da un punto di vista formale che – in particolare – dagli elementi tematici. Notiamo l'inquietudine esistenziale e la provvisorietà dell'esistenza umana.

Tematico

Mezzogiorno alpino è una lirica molto breve composta di due quartine simmetriche con un contenuto tematico in opposizione.

Il poeta contempla il limpido paesaggio alpino esaltando la potenza immacolata del silenzio e della natura. I pini e gli abeti, che popolano la parte più bassa dei versanti montuosi spogli sulla cima, dove invece brillano i ghiacciai, si protendono verso il sole immobile quasi come se volessero godere del piacere dato dal calore dei raggi tra le loro fronde. Nel quadro, come annunciato nell'iperbato (vv.1-4) che occupa l'intera prima strofa, domina un assoluto silenzio, rotto soltanto dal fruscio dell'acqua di un ruscello, paragonato al suono di una cetra.

L'indeterminatezza del paesaggio (rimarcata dall'accostamento dell'aggettivo «infinito» al termine «mezzodì») e la personificazione del mezzogiorno che "regna" contribuiscono a suggerire la valenza simbolica della descrizione, tant'è che il quadro potrebbe essere associato a un qualsiasi panorama di alta montagna.

L'opposizione tra le due quartine, dominate dagli elementi del granito e dell'acqua e dai suoni ad essi associati del silenzio e del lieve gorgoglio, si realizza sul piano simbolico. Il paesaggio solenne, imponente ed immoto è un simbolo dell'eternità del tempo e della natura; mentre lo scorrere lieve e quasi nascosto del piccolo ruscello richiama la dimensione minuscola della vita e della percezione umana del tempo rispetto alla grandezza dell'eternità.

Stilistico

Mezzogiorno alpino è composta di due quartine di endecasillabi che seguono lo schema di rime ABAC BDDC. Rispetto al numero totale di versi sono presenti un alto numero di enjambements ("granito / squallido e scialbo" (vv. 1-2); "infinito / nel suo grande silenzio il mezzodì" (vv. 3-4); "venti / si drizzano" (vv. 5-6); "cetra / l'acqua" (vv. 7-8)), che contribuiscono a creare sospensione sugli elementi grandiosi ed immobili dell'ampiezza del paesaggio montano, evidenziando in particolar modo l'immobilità delle pareti rocciose e degli alberi secolari immoti a causa dell'assenza di vento.

Il tema dell'immobilità e dell'immensità è inoltre sottolineato a livello sintattico dall'iperbato della prima strofa, in cui il "regno del silenzio" assoluto è espresso attraverso una serie di incisi e inversioni che enumerano gli elementi visivi e sonori del paesaggio prima di enunciare il soggetto vero e proprio del periodo, "il mezzodì", situato alla fine della strofa.

Le metafore sulle montagne e sul rumore prodotto dal ruscello (vv. 1-7) e il climax ("sereno intenso ed infinito", v.3) richiamano il piano simbolico e concettuale voluto da Carducci. Nel quadro paesaggistico dell'immensità che il poeta descrive, immoto e silenzioso, si avverte solo un piccolo movimento e un piccolo rumore, simile a quello di una cetra, prodotto dallo scorrere leggero dell'acqua. Si tratta di un richiamo all'opposizione tra il tempo eterno della natura e quello breve della vita umana, sottolineata inoltre dall'anacoluto ("fluì", v.8) che chiude il componimento. Il verbo al passato remoto – contrapposto al presente "immobile" impiegato nel resto della lirica – evoca appunto lo scorrere del tempo associato all'acqua e alla vita nella grandezza dell'eternità e dell'universo naturale.


Confronti


Il tema dell'eternità e del silenzio della natura non è nuovo nella produzione carducciana, in particolare quella del secondo periodo attraversato dal poeta, in cui egli adotta una visione fortemente conservatrice rispetto ai toni scapigliati della sua prima fase (ad esempio quelli dell'Inno a Satana). La lentezza, l'immobilità e il silenzio sono elementi che il poeta associa, come gran parte degli autori del suo secolo, all'eternità dei cicli naturali, come vediamo ad esempio nell'ultima strofa del componimento Il bove:

12. E del grave occhio glauco entro l'austera
13. Dolcezza si rispecchia ampïo e quïeto
14. Il divino del pian silenzio verde.

Nell'occhio dell'animale che avanza lentamente nel campo arato si rivede il concetto del "pian silenzio verde" (il silenzio immenso della pianura coltivata), simbolo dell'antica civiltà rurale che stava venendo abbandonata nel XIX secolo in nome dell'industrializzazione e del progresso. Il rumore è inoltre spesso associato in Carducci allo strepito e ai rivolgimenti che caratterizzavano appunto il secolo delle rivoluzioni, l'Ottocento, richiamato sempre attraverso una tecnica simbolica con il mare che "urla e biancheggia" intorno alle celebrazioni di San Martino nel villaggio dell'omonimo e celeberrimo componimento.

Il silenzio dell'infinito è un tema che poi il poeta ricava dai "sovrumani / silenzi" che troviamo nell'Infinito leopardiano, replicando anche la figura dell'enjambement a evocarlo tra i vv. 3-4. È l'elemento paesaggistico solenne rappresentato dai monti che realizza, nella realtà della natura, l'immensità soltanto immaginata dal pensiero di Leopardi. Del resto, anche la sezioni di Rime e ritmi che si concentra sui paesaggi alpini è denominata "Idilli" proprio come le sezioni che trattavano simili tematiche contenute nei Canti di Giacomo Leopardi.


Domande e Risposte


Di quale raccolta fa parte Mezzogiorno alpino?
Mezzogiorno alpino è contenuta in Rime e ritmi (1899) di Giosuè Carducci.

Qual è il tema principale della lirica?
Il tema principale della lirica è la descrizione di un solenne paesaggio montuoso.

Qual è la forma metrica del componimento?
Mezzogiorno alpino è composta di due quartine di endecasillabi che seguono lo schema di rime ABAC BDDC.

In quale luogo fu composta la lirica?
Mezzogiorno alpino fu composta a Courmayeur, in Valle d'Aosta.

A quale corrente letteraria è vicina la sensibilità espressa nel componimento?
Mezzogiorno alpino presenta tratti letterari tipici della sensibilità decadente.

Di quale fase poetica attraversata da Carducci fa parte Rime e ritmi?
Rime e ritmi è l'ultima raccolta pubblicata da Carducci, al termine della sua produzione poetica.

Fonti: libri scolastici superiori

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