Avicenna - Il possibile e il necessario nell'esistente


Immagine Avicenna
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


La Metafisica, conosciuta anche come Le cose divine, è la quarta e ultima parte del celebre Libro della Guarigione di Avicenna, considerata la sua opera filosofica principale. Posta dopo la trattazione della logica, della fisica e della matematica, questa sezione affronta l'analisi dell'essere in quanto tale.

Avicenna, nei primi dieci trattati di questa parte, si dedica a esaminare l'oggetto della metafisica, ossia "l'esistente in quanto esistente". Nei suoi scritti, emergono due passaggi fondamentali, tratti rispettivamente dal quinto e dal sesto capitolo del primo libro, che delineano distinzioni concettuali di grande rilevanza nel dibattito filosofico medievale.

Nel primo passaggio, Avicenna distingue tra le nozioni di "esistente" e di "cosa": l'"esistente" è ciò che possiede un'esistenza oggettiva, mentre la "cosa" è ciò che ha un'essenza propria che la definisce (la "quiddità").

Nel secondo passaggio, egli suddivide l'esistente in "possibile" e "necessario": il possibile è ciò la cui esistenza può o non può avvenire, mentre il necessario è ciò la cui esistenza è intrinsecamente garantita e non può essere altrimenti. Avicenna giunge alla conclusione che ogni cosa che esiste è possibile, poiché riceve l'esistenza da una causa esterna, ad eccezione di una realtà che è in sé necessaria e priva di causa: Dio, identificato come il solo "Esistente necessario".

Questi concetti, introdotti da Avicenna, hanno avuto un'ampia influenza nel pensiero filosofico e teologico successivo.


Lettura


Esistente e cosa

Noi diciamo che la nozione di «esistente» e la nozione di «cosa» vengono concettualizzate nell'anima come due nozioni [distinte]. «Esistente», «ciò che viene stabilito [nella realtà]» e «ciò che è realizzato» sono dei sinonimi [che significano] un'unica nozione. Non dubitiamo che la loro nozione sia già presente nell'anima di chi legge questo libro.

Con «cosa» e ciò che le equivale si indica in tutte le lingue un'altra nozione. Ogni entità, infatti, possiede un'essenza grazie alla quale essa è ciò che è. Il triangolo, pertanto, possiede come essenza il fatto di essere triangolo, e la bianchezza il fatto di essere bianchezza.

Si tratta di ciò che talvolta chiamiamo «esistenza propria». Con [questa espressione] non intendiamo la nozione di esistenza che riguarda il venire stabilito [nella realtà]. Anche con l'espressione «esistenza», infatti, si indicano molte nozioni, una delle quali è l'essenza secondo cui qualcosa è. Ciò secondo cui [una cosa] è, pertanto, è come se fosse la sua esistenza propria.

Possibile e necessario

Noi diciamo che le realtà che entrano a far parte dell'esistenza si lasciano dividere nell'intelletto in due tipi. Il primo tipo è dato da ciò che, se viene considerato di per sé, non esiste necessariamente; è evidente, tuttavia, che la sua esistenza non è nemmeno impossibile, perché altrimenti esso non entrerebbe a far parte dell'esistenza. Questa cosa rientra, quindi, nel campo della possibilità. Il secondo tipo è dato da ciò che, se viene considerato di per sé, esiste necessariamente.

Noi diciamo [(1)] che ciò che di per sé è un Esistente Necessario non ha nessuna causa, mentre ciò che di per sé è un esistente possibile ha una causa; [(2)] che ciò che di per sé è un Esistente Necessario è tale in tutti i suoi aspetti; [(3)] che l'esistenza dell'Esistente Necessario non può essere pari a quella di un altro [Esistente Necessario], in modo tale che ciascuno dei due sia uguale all'altro quanto alla necessità dell'esistenza ed essi siano inseparabili l'uno dall'altro; [(4)] che l'esistenza dell'Esistente Necessario non può essere affatto composta da una molteplicità [di elementi]; [(5)] che l'essenza che appartiene all'Esistente Necessario non può essere condivisa in alcun modo [da qualcos'altro]. In tal modo, da questa nostra convalida [della natura dell'Esistente Necessario] segue necessariamente che un Esistente Necessario non è né [(3)] relativo [a qualcos'altro] né [(2)] mutevole, né [(4)] molteplice, né [(5)] compartecipe [con qualcos'altro] dell'esistenza che gli è propria.

Che l'Esistente Necessario non abbia nessuna causa è evidente. Se, infatti, vi fosse una causa della sua esistenza, la sua esistenza sarebbe dovuta a tale causa. Ora, tutto ciò la cui esistenza è dovuta a qualcosa, quando viene considerato di per sé, a prescindere da altro, non esiste necessariamente. Ma tutto ciò che, quando viene considerato di per sé, a prescindere da altro, non esiste necessariamente, non è di per sé un Esistente Necessario. È chiaro, quindi, che se ciò che di per sé è un Esistente Necessario avesse una causa, non sarebbe ciò che di per sé è un Esistente Necessario. È risultato evidente, dunque, che l'Esistente Necessario non ha nessuna causa.

Da ciò risulta evidente che qualcosa non può essere [al tempo stesso] un Esistente Necessario di per sé ed un Esistente Necessario grazie a qualcos'altro. Se, infatti, l'esistenza dell'Esistente Necessario fosse necessaria grazie a qualcos'altro, esso non potrebbe esistere indipendentemente da quest'altra cosa. Ma tutto ciò che non può esistere indipendentemente da qualcos'altro, non può esistere necessariamente per sé. Se, infatti, fosse necessario di per sé, sarebbe realizzato senza che l'azione necessitante dell'altra cosa influisse sulla sua esistenza. Ciò, infatti, la cui esistenza riceve un influsso da qualcos'altro, non possiede un'esistenza necessaria di per sé.

[Da ciò risulta evidente] anche che l'esistenza e la non-esistenza di tutto ciò che, considerato di per sé, è un esistente possibile, dipendono entrambe da una causa. Se, infatti, l'esistente possibile esiste, in tal caso l'esistenza si realizza per esso come distinta dalla non-esistenza. Se, invece, non esiste, in tal caso la non-esistenza si realizza per esso come distinta dall'esistenza. Ora, delle due cose l'una: o [(a)] ciascuno di [questi] due stati si realizza per esso a partire da un'altra cosa, oppure [(b)] no.

[(a)] Se [si realizza] a partire da un'altra cosa, questa cosa sarà la [sua] causa.

[(b)] Se, invece, non si realizza a partire da un'altra cosa, è chiaro, tuttavia, che tutto ciò che [prima] non esisteva e poi esiste viene determinato [rispetto all'esistenza] da qualcosa di diverso da esso che sopraggiunge [in un secondo momento]. Lo stesso vale per la non-esistenza. Per questa determinazione, infatti, o [(ba)] è sufficiente la sua quiddità, oppure [(bb)] no.

[(ba)] Se la sua quiddità è sufficiente a far sì che uno qualunque dei due stati si realizzi, l'esistente possibile sarà necessario di per sé grazie alla sua quiddità. Ma era stato supposto come non necessario, il che è contraddittorio.

[(bb)] Se, invece, l'esistenza della sua quiddità non è sufficiente [a far sì che ciò accada], ma vi è un'[altra] cosa a cui la sua esistenza è connessa, in tal caso la sua esistenza sarà dovuta all'esistenza di un'altra cosa, diversa da esso e indispensabile [a far sì che esso esista].

Quest'altra cosa sarà, dunque, la sua causa. Esso, perciò, avrà una causa. Complessivamente, ciascuno dei due stati [che l'esistente possibile può assumere] gli diviene necessario non di per sé, ma soltanto grazie ad una causa. La situazione di esistenza è dovuta ad una causa che è la causa che produce l'esistenza. La situazione di non-esistenza, invece, è dovuta ad una causa che è la non-esistenza della causa che produce la situazione di esistenza, come sai.

Noi diciamo che l'esistente possibile deve divenire necessario grazie alla [sua] causa ed in rapporto a essa. Se, infatti, non divenisse necessario [grazie ad essa], al momento dell'esistenza della causa ed in rapporto ad essa sarebbe ancora possibile. Di conseguenza potrebbe esistere o non esistere, senza risultare determinato rispetto ad uno dei due stati.

Ciò richiederebbe, da capo, l'esistenza di una terza cosa grazie alla quale gli venga assegnata l'esistenza piuttosto che la non-esistenza, o la non-esistenza piuttosto che l'esistenza, al momento dell'esistenza della causa. Quella [terza cosa] sarebbe, dunque, un'ulteriore causa, e il discorso proseguirebbe all'infinito. Ma se il discorso proseguisse all'infinito, non gli verrebbe [mai] determinata l'esistenza [piuttosto che la non-esistenza] e nessuna esistenza si realizzerebbe per esso. Ma ciò è impossibile, non solo perché si procede all'infinito nelle cause (per adesso, infatti, che questo sia impossibile è ancora dubbio), ma [anche] perché non esisterebbe ancora ciò grazie a cui [l'esistente possibile] viene determinato [rispetto all'esistenza], mentre, invece, era stato supposto come esistente. Risulta corretto, dunque, [dire] che tutto ciò che è un esistente possibile non esiste fintantoché non è necessario in rapporto alla sua causa.


Guida alla lettura


1) Definisci in modo distinto esistenza e cosa. Che cosa occorre sapere per parlare dell'una o dell'altra?

Secondo Avicenna, esistenza e cosa sono concetti distinti che richiedono una comprensione specifica.

Esistenza: Avicenna definisce l'esistenza come ciò che possiede un'esistenza oggettiva, cioè ciò che è stabilito nella realtà e si realizza effettivamente. Per parlare dell'esistenza di qualcosa, occorre comprendere se tale entità possiede effettivamente un'esistenza oggettiva nel mondo reale.
Cosa: La cosa, invece, è definita da Avicenna come ciò che possiede un'essenza che la caratterizza e la fa essere ciò che è. Ogni entità ha un'essenza che la definisce, ad esempio, un triangolo ha come essenza il fatto di essere un triangolo, mentre la bianchezza ha come essenza il fatto di essere bianca. Per parlare di una cosa, occorre comprendere la sua essenza e ciò che la caratterizza.

Quindi, per discutere dell'esistenza di qualcosa, è necessario determinare se essa possiede un'esistenza effettiva nella realtà oggettiva, mentre per parlare di una cosa è essenziale comprendere la sua essenza e ciò che la definisce come tale.

2) Definisci il concetto di esistenza propria.

Il concetto di "esistenza propria" si riferisce all'essenza o alla natura intrinseca di un oggetto o di un ente che gli conferisce l'esistenza. Si tratta dell'essenza o dell'attributo fondamentale che rende un oggetto ciò che è, distinguendolo dagli altri. In altre parole, l'esistenza propria è ciò che caratterizza un oggetto in quanto tale, conferendogli la sua identità e determinandone la sua realtà o concretezza nel mondo. Avicenna utilizza questo concetto per distinguere tra l'esistenza oggettiva di un ente e altre possibili nozioni di esistenza che potrebbero essere considerate in un contesto filosofico o metafisico.

3) Tra le cose esistenti distingui quelle definite possibili da quelle necessarie.
Sì, Avicenna distingue tra le cose definite possibili e quelle necessarie. Le cose definite possibili sono quelle il cui esistere può essere o non essere. In altre parole, la loro esistenza non è necessaria in sé stessa ma è possibile perché ricevono l'esistenza da una causa esterna. Al contrario, le cose definite necessarie sono quelle il cui esistere è necessario in sé stesso e non può essere altrimenti. Questo significa che non dipendono da una causa esterna per esistere ma sono essenziali e intrinsecamente necessarie. Un esempio di cosa definita necessaria è Dio, definito come l'unico "Esistente necessario" da Avicenna.

4) Elenca da un lato ciò che è vietato a un esistente necessario, dall'altro le caratteristiche che assume.
Certamente, posso aiutarti a distinguere ciò che è vietato a un esistente necessario dalle caratteristiche che assume.

Ciò che è vietato a un esistente necessario:

Avere una causa: Un esistente necessario non può avere una causa esterna che determini la sua esistenza.
Essere relativo o mutevole: L'esistente necessario non può dipendere da nulla altro per la sua esistenza, né può subire cambiamenti nella sua natura o esistenza.
Essere composto da una molteplicità di elementi: L'esistente necessario non può essere costituito da parti o elementi separati.
Condividere la sua essenza con qualcos'altro: L'esistente necessario ha un'essenza unica che non può essere condivisa con nessun altro essere o entità.

Le caratteristiche che assume un esistente necessario:

Esistenza necessaria: L'esistente necessario esiste necessariamente, ovvero la sua esistenza non può essere altrimenti.
Assenza di causa: L'esistente necessario non ha una causa esterna che determini la sua esistenza.
Indivisibilità: L'esistente necessario è indivisibile e non può essere scomposto in parti o elementi separati.
Unicità dell'essenza: L'esistente necessario ha un'essenza unica che non può essere condivisa con nessun altro essere o entità.

5) In che senso e a quali condizioni un possibile diventa necessario?
Secondo Avicenna, un possibile diventa necessario quando la sua esistenza è determinata da una causa esterna e non può esistere altrimenti. Ciò avviene quando la causa esterna agisce sull'esistente possibile in modo tale da renderne inevitabile l'esistenza rispetto alla sua causa. In altre parole, un possibile diventa necessario quando la sua esistenza dipende in modo indispensabile dalla sua causa e non può esistere indipendentemente da essa.

Avicenna afferma che se un possibile non diventasse necessario rispetto alla sua causa, allora al momento dell'esistenza della causa potrebbe ancora essere possibile esistere o non esistere, senza essere determinato in uno dei due stati. Ciò comporterebbe la necessità di un'altra causa che determini l'esistenza o la non-esistenza dell'esistente possibile, dando così origine a un regresso infinito di cause. Tuttavia, poiché un regresso infinito di cause è impossibile, si conclude che un possibile diventa necessario rispetto alla sua causa. Questo significa che il possibile deve necessariamente esistere in rapporto alla sua causa e non può rimanere in uno stato di pura possibilità.

Pertanto, un possibile diventa necessario quando la sua esistenza è determinata in modo inscindibile dalla sua causa e non può esistere in altro modo.

6) Se un possibile esiste, dobbiamo supporre l'esistenza di una causa?
Sì, secondo Avicenna, se un possibile esiste, dobbiamo supporre l'esistenza di una causa. Avicenna argomenta che se qualcosa esiste, anche solo come possibile, ci deve essere una causa che determina la sua esistenza. Questo concetto deriva dalla sua visione metafisica secondo cui ogni entità o stato di cose ha una causa o un motivo per la sua esistenza. Avicenna sostiene che se un possibile esiste, non può farlo senza una causa che lo determini, altrimenti non sarebbe distinto dalla non-esistenza. Pertanto, per Avicenna, l'esistenza di un possibile implica necessariamente l'esistenza di una causa che lo renda possibile.


Guida alla Comprensione


1) Che cosa manca a qualcosa che esiste per essere definito una cosa?
Secondo Avicenna, ciò che manca a qualcosa che esiste per essere definito una cosa è l'essenza, o "quiddità", che conferisce a quell'entità la sua specificità o identità. In altre parole, per essere considerato una cosa, un'esistenza deve possedere un'essenza che determina ciò che è. Ad esempio, un triangolo ha come essenza il fatto di essere un poligono con tre lati, mentre la bianchezza ha come essenza il fatto di essere di colore bianco. Questa distinzione tra "esistente" e "cosa" si basa sulla presenza o assenza di un'essenza che caratterizza l'entità.

2) Quando sappiamo che una cosa esiste, sappiamo anche che essa è possibile?
Secondo Avicenna, quando conosciamo che una cosa esiste, non necessariamente sappiamo che essa è possibile. Avicenna distingue tra due tipi di esistenze: quella possibile e quella necessaria. Una cosa che esiste può essere considerata come possibile se la sua esistenza può essere o non essere, mentre è considerata necessaria se la sua esistenza non può non essere. Quindi, anche se una cosa esiste, non significa automaticamente che sappiamo se la sua esistenza è possibile o necessaria.

3) Quando sappiamo che una cosa esiste, che domanda dobbiamo farci per sapere se la sua esistenza è necessaria?
Per determinare se l'esistenza di una cosa è necessaria, dobbiamo chiederci se questa cosa, considerata di per sé, esiste in modo tale che la sua esistenza non può essere altrimenti. In altre parole, dobbiamo domandarci se questa cosa esiste indipendentemente da qualsiasi altra cosa o se la sua esistenza è determinata da una causa esterna. Se la cosa esiste necessariamente, allora non può non esistere e non dipende da nessuna causa esterna per la sua esistenza.

4) Perché tutte le cose che conosciamo possono essere definite solo possibili?
Secondo Avicenna, tutte le cose che conosciamo possono essere definite solo possibili perché la loro esistenza dipende da una causa esterna. Avicenna argomenta che se una cosa esiste, essa riceve l'esistenza da qualcosa di diverso da sé, il che implica che la sua esistenza non è necessaria ma dipende da circostanze esterne. Pertanto, se la sua esistenza è determinata da qualcosa al di fuori di essa stessa, allora non può essere considerata necessaria, ma solo possibile. Questo concetto è radicato nella sua visione metafisica dell'esistenza e della causalità, secondo cui solo Dio è considerato l'unico "Esistente necessario" che esiste per sua propria natura, senza dipendere da alcuna causa esterna.

5) Perché l'Esistente Necessario non può avere nessun legame di dipendenza, di partecipazione, di interazione con altri? Perché non tollera né il movimento né la molteplicità al suo interno?
Secondo Avicenna, l'Esistente Necessario, che identifica con Dio, non può avere alcun legame di dipendenza, partecipazione o interazione con altri perché è considerato l'essere supremo, perfetto e completo in sé stesso. Questo significa che non ha bisogno di nessun'altra entità per esistere e non dipende da nulla al di fuori di sé stesso per mantenere la sua esistenza. Inoltre, poiché è l'essere più perfetto e completo, non può essere influenzato o alterato da nulla al di fuori di sé stesso.

Avicenna sostiene che l'Esistente Necessario è immutabile e non tollera il movimento o la molteplicità al suo interno perché se potesse essere influenzato da qualsiasi cosa esterna a sé stesso, non sarebbe più perfetto e necessario. L'immobilità e l'unità dell'Esistente Necessario sono quindi considerate caratteristiche intrinseche della sua perfezione e necessità.

6) Perché, visto che le cose possibili esistono, è necessario che esista un esistente necessario? Che cosa accadrebbe alla concatenazione delle cause se non ci fosse?
Secondo Avicenna, se le cose possibili esistono, è necessario che esista un Esistente Necessario perché altrimenti la concatenazione delle cause non sarebbe possibile. Se non ci fosse un Esistente Necessario, ci sarebbe un'infinitezza regressiva di cause, il che sarebbe problematico per diversi motivi:

Infinità Regressiva: Se ogni cosa che esiste ha bisogno di una causa che lo renda necessario, e questa causa a sua volta ha bisogno di un'altra causa, e così via all'infinito, non si avrebbe mai una causa finale che renda necessarie tutte le altre. Questo tipo di infinità non è accettabile nella filosofia di Avicenna, poiché non sarebbe possibile giungere a una spiegazione ultima.
Assenza di Determinazione: Senza un Esistente Necessario che sia la causa prima di tutte le cose, non ci sarebbe una determinazione finale dell'esistenza delle cose possibili. Ogni cosa potrebbe esistere o non esistere senza un motivo preciso, rendendo l'universo senza ordine e senso.
Impossibilità di Esistenza: Avicenna argomenta che se non ci fosse un Esistente Necessario, non ci sarebbe alcuna causa che rendesse necessaria l'esistenza delle cose possibili. Ciò porterebbe alla possibilità che nulla esista, in quanto ogni cosa potrebbe non essere necessaria e quindi non esistere.

In sintesi, l'esistenza di un Esistente Necessario è necessaria per porre fine all'infinità regressiva di cause, per dare determinazione all'esistenza delle cose possibili e per rendere possibile l'esistenza stessa delle cose nell'universo secondo la visione di Avicenna.

7) Spiega perché, con le caratteristiche definite, può esserci un solo Esistente Necessario, completamente separato.
Secondo Avicenna, l'Esistente Necessario è un concetto unico e completamente separato dagli altri enti. Ci sono diverse ragioni per cui Avicenna sostiene che può esserci solo un Esistente Necessario:

Assenza di causa: Avicenna argomenta che l'Esistente Necessario non ha causa. Se avesse una causa, ci sarebbe una dipendenza da qualcos'altro per la sua esistenza, contraddicendo così la sua natura di necessità assoluta e indipendente. Poiché non ha causa, non c'è nulla che possa limitarlo o influenzarlo, rendendolo unico e separato da qualsiasi altra realtà.
Esistenza in tutti i suoi aspetti: Avicenna sostiene che l'Esistente Necessario esiste in tutti i suoi aspetti. Questo significa che non c'è nulla al di fuori di esso che possa contribuire alla sua esistenza o modificarla. È completo e perfetto in sé stesso, senza bisogno di nulla altro per esistere.
Non relativo, mutevole, molteplice o compartecipe: Avicenna sottolinea che l'Esistente Necessario non può essere relativo ad altro, né può essere soggetto a cambiamenti o divisioni. È un'entità unica e indivisibile, completamente separata da qualsiasi altra realtà. Non può essere condiviso o influenzato da altre entità.

In sintesi, Avicenna sostiene che l'Esistente Necessario è un'entità unica, completa e indipendente, priva di causa e separata da qualsiasi altra realtà. Questa concezione riflette la visione di Avicenna sulla natura assoluta e trascendente di Dio come l'unico Esistente Necessario.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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