Baruch Spinoza - Dalle passioni agli affetti consapevoli


Immagine Baruch Spinoza
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


La sezione quarta dell'Etica di Spinoza esplora il processo di trasformazione delle passioni in affetti attivi e consapevoli. Questo processo mira a preservare le emozioni costruttive minimizzando quelle negative e distruttive. L'approccio alla autoeducazione mentale proposto da Spinoza comporta una selezione tra emozioni positive e negative, promuovendo uno sviluppo sociale e politico positivo. Le interazioni civili sono viste come una risorsa che rafforza gli individui all'interno del contesto sociale, grazie a un sistema di regole basate sulla reciprocità e sulla protezione del bene comune.

In questo contesto, due proposizioni sono particolarmente rilevanti: la proposizione 18 (con il suo scolio) e la proposizione 37 (con dimostrazione e scoli). La proposizione 18 suggerisce che un amore di sé ben articolato incoraggia l'individuo ad estendere la propria mente e ad accettare interazioni con altri, facilitando così la propria conservazione e espansione. La proposizione 37, invece, parte dal principio che la società è l'evoluzione del bene individuale verso il bene comune. Analizza le dinamiche del patto sociale in cui gli individui limitano i propri diritti naturali per sottoporsi all'autorità statale, evidenziando come questo compromesso sia fondamentale per il benessere collettivo.


Lettura


Proposizione 18. La cupidità che sorge dalla letizia, a parità di condizioni, è più forte della cupidità che sorge dalla tristezza.

Scolio. Ho in breve spiegato le cause dell'umana impotenza e incostanza, e perché gli uomini non si attengano ai precetti della ragione. Mi rimane ora da mostrare che cosa sia quello che ci prescrive la ragione, e quali affetti convengano con le regole della ragione umana e quali invece siano ad esse contrari. Ma prima che io passi a dimostrarlo secondo il nostro diffuso ordine geometrico, è opportuno mostrare qui brevemente gli stessi dettami della ragione, perché più facilmente sia da ognuno percepito quello che io penso. Dato che la ragione non postula niente contro natura, essa postula allora che ognuno ami se stesso, che ricerchi il suo utile, il suo vero utile, e appetisca tutto ciò che veramente conduce l'uomo a maggiore perfezione, e che assolutamente ognuno si sforzi, per quanto sta in lui, di conservare il suo essere.

Il che è necessario allo stesso modo che il tutto è maggiore della sua parte (vedi la proposizione 4, parte terza). Poi, dato che la virtù (per la definizione 8 di questa parte) non è niente altro che agire secondo le leggi della propria natura, e che nessuno si sforza di conservare il suo essere (per la proposizione 7, parte terza) se non secondo le leggi della sua propria natura, ne segue, in primo luogo, che il fondamento della virtù è lo stesso sforzo di conservare il proprio essere, e che la felicità consiste appunto nel fatto che l'uomo può conservare il suo essere.

Segue, secondariamente, che la virtù è di per sé appetibile e che non si dà niente di maggior valore e che a noi sia più utile di essa, a causa di cui la si debba appetire. Segue infine in terzo luogo, che quelli che si uccidono sono impotenti d'animo, e che essi sono completamente vinti da cause esterne ripugnanti alla loro natura.

Segue inoltre, dal postulato 4 della seconda parte, che non possiamo mai fare in modo di non aver bisogno di niente al di fuori di noi per conservare il nostro essere, e vivere in modo da non aver commercio alcuno con le cose che sono fuori di noi; e che, a considerare ancora la nostra mente, il nostro intelletto sarebbe in realtà più imperfetto se la mente fosse sola, né altro essa intendesse oltre se stessa. Si danno quindi molte cose al di fuori di noi, che ci sono utili e che sono perciò da appetire.

Tra queste, non se ne possono trovare di migliori di quelle che convengono pienamente con la nostra natura. Se per esempio si uniscono fra di loro due individui la cui natura è del tutto simile, compongono un altro individuo due volte più potente del singolo. All'uomo dunque niente è più utile dell'uomo; gli uomini cioè non possono desiderare niente di più efficace alla loro conservazione di questo: che tutti convengano in tutte le cose in modo che le menti e i corpi di tutti vengano quasi a comporre una sola mente e un solo corpo, e che tutti insieme, per quanto possono, si sforzino di conservare il loro essere, e che tutti insieme desiderino per sé l'utile comune. Da tutto ciò segue che gli uomini che si governano con la ragione, cioè gli uomini che ricercano il proprio utile sotto la guida della ragione, non appetiscono per sé niente che non desiderino gli altri uomini, e che perciò essi sono giusti, fedeli, onesti. [...]

Proposizione 37. Il bene, che ognuno che persegue la virtù appetisce per sé, lo desidererà anche per gli altri uomini, e tanto più quanto maggiore conoscenza di Dio avrà.

Dimostrazione [...]
Altrimenti: Il bene che l'uomo appetisce per sé, e che ama, lo amerà più costantemente se vedrà che anche gli altri lo amano (per la proposizione 31, parte terza); e perciò (per il corollario della stessa proposizione) cercherà di farlo amare anche dagli altri: e dato che questo bene (per la proposizione precedente) è comune a tutti, e di esso tutti possono godere, si sforzerà allora (per la stessa ragione), affinché ne godano tutti, e (per la proposizione 37, parte terza) tanto più, quanto più godrà di questo bene. C. d. d.

Scolio 1. [...] La norma di ricercare il nostro utile insegna la necessità di congiungerci con gli uomini, ma non con gli animali o le cose, la cui natura è diversa dalla natura umana; lo stesso diritto invece che essi hanno su di noi, noi abbiamo su di loro. Poiché anzi il diritto di ognuno è definito dalla virtù o potenza di ognuno, gli uomini hanno sulle bestie un diritto di gran lunga maggiore che non le bestie sugli uomini. [...]

Scolio 2. [...] Ognuno esiste per sommo diritto di natura, e, di conseguenza, per sommo diritto di natura ognuno fa quelle cose che seguono dalla necessità della sua natura. Perciò per sommo diritto di natura ognuno giudica che cosa sia bene e che cosa male, e provvede a modo suo alla propria utilità (vedi le proposizioni 19 e 20 di questa parte), e si vendica (vedi il corollario 7 della proposizione 40, parte terza), e si sforza di conservare ciò che ama e di distruggere ciò che odia (vedi la proposizione 28, parte terza). Ché se gli uomini vivessero sotto la guida della ragione, ognuno fruirebbe (per il corollario 1 della proposizione 35 di questa parte) di questo suo diritto senza danno alcuno per gli altri.

Ma poiché sono soggetti ad affetti (per il corollario della proposizione 4 di questa parte) che di gran lunga superano la potenza o virtù umana (per la proposizione 6 di questa parte), perciò sono spesso tirati in diverse direzioni (per la proposizione 33 di questa parte) e sono contrari tra di loro (per la proposizione 34 di questa parte), mentre hanno bisogno di aiuto reciproco (per lo scolio della proposizione 35 di questa parte). Affinché dunque gli uomini possano vivere concordemente ed essersi di scambievole aiuto, è necessario che rinuncino al loro diritto naturale e si rendano reciprocamente sicuri di non far niente che possa riuscire di danno ad altri.

In che modo possa accadere in realtà, che gli uomini, i quali sono necessariamente soggetti agli affetti (per il corollario della proposizione 4 di questa parte), e incostanti e vari (per la proposizione 33 di questa parte), possano rendersi scambievolmente sicuri, e avere fiducia gli uni negli altri, è evidente dalla proposizione 7 di questa parte e dalla proposizione 39 della terza parte. Vale a dire, un affetto non può essere impedito se non da un affetto più forte e contrario all'affetto da impedire, e ognuno si astiene dall'arrecare danno per timore di un danno maggiore.

La società potrà dunque essere saldata da questa legge, se appena rivendichi a sé il diritto che ognuno ha di vendicarsi e di giudicare del bene e del male. Essa ha perciò la potestà di prescrivere la norma comune del vivere, e di emanare leggi e di sostenerle, non con la ragione, che (per lo scolio della proposizione 17 di questa parte) non può impedire gli affetti, bensì con le minacce. Questa società basata sulle leggi e il potere di conservarsi, si chiama Stato, e cittadini quelli che vengono difesi dal suo diritto.


Guida alla lettura


1) Che cosa si intende per vero utile?
Nel testo tratto dall'opera "Etica" di Baruch Spinoza, il "vero utile" si riferisce a ciò che realmente conduce l'individuo verso una maggiore perfezione e conservazione del proprio essere. La ragione, che non si oppone alla natura, presuppone che ogni individuo debba amare sé stesso, cercare il proprio "vero utile", e desiderare tutto ciò che realmente lo aiuta a raggiungere una maggiore perfezione. Questo concetto è collegato strettamente all'idea di perseguire ciò che è in armonia con le leggi della propria natura, facilitando l'auto-conservazione e il raggiungimento della felicità, che consiste nella capacità di conservare il proprio essere.

2) Elenca le ragioni addotte dal testo per sostenere l'utilità dei rapporti umani.
Il testo fornisce diverse ragioni per sostenere l'utilità dei rapporti umani, principalmente incentrate sulla necessità di interazione e cooperazione per il benessere individuale e collettivo. Ecco le principali ragioni tratte dal testo:

Miglioramento della Potenza Individuale: Viene esposto che l'unione tra individui con natura simile può raddoppiare la potenza di ciascuno, implicando che l'uomo non trova niente di più utile di un altro uomo per la propria conservazione. La collaborazione e l'armonia tra le persone rendono quindi ogni individuo più forte e capace di affrontare sfide.
Conservazione dell'Essere: Spinoza afferma che la ragione prescrive di cercare la propria utilità, che si traduce nel conservare il proprio essere e perseguire ciò che porta a una maggiore perfezione. Questo obiettivo è facilitato dalla cooperazione con gli altri, poiché l'unione delle forze contribuisce significativamente alla capacità di ogni individuo di preservare se stesso.
Virtù e Benefici Mutui: Coloro che agiscono secondo la ragione cercano non solo il proprio bene, ma desiderano anche il bene comune. Ciò implica che essi vogliano che anche gli altri godano dei benefici che perseguitano, creando una società basata su giustizia, fedeltà e onestà.
Necessità di Aiuto Reciproco: Gli esseri umani, essendo soggetti a passioni che superano la loro forza individuale, hanno bisogno dell'aiuto degli altri per vivere in armonia e per evitare che i conflitti derivanti dagli affetti portino al caos. La cooperazione è quindi essenziale per una convivenza pacifica e produttiva.
Fondazione dello Stato e delle Leggi: Poiché gli individui sono variabili e soggetti ad affetti, è necessario che rinuncino a una parte del loro diritto naturale per garantire la sicurezza reciproca. Questo processo porta alla creazione di uno Stato e alla formulazione di leggi che regolamentano la convivenza civile e assicurano l'ordine, stabilendo una norma comune per vivere in modo che tutti possano beneficiare delle risorse e della protezione offerte dalla società.

Queste ragioni dimostrano come, secondo il testo, i rapporti umani non solo migliorano la qualità della vita individuale, ma sono indispensabili per la stabilità e il progresso della società nel suo insieme.

3) Che cosa ostacola l'accordo tra gli uomini per il bene comune?
Il testo di Spinoza evidenzia che gli ostacoli all'accordo tra gli uomini per il bene comune derivano principalmente dalla natura affettiva e passionale dell'essere umano. Gli uomini sono soggetti a intensi affetti che superano la loro ragione e virtù, il che li porta spesso ad agire in maniera contraria e conflittuale.

In particolare, Spinoza sottolinea che, nonostante la capacità di giudicare autonomamente su ciò che è bene o male e di agire secondo tale giudizio, gli uomini sono anche fortemente influenzati dagli affetti che li rendono incostanti, variabili e in contrasto gli uni con gli altri. Questa contrapposizione di affetti può portare a situazioni in cui gli individui agiscono a danno degli altri, nonostante la necessità di aiuto reciproco per la loro conservazione.

Per mitigare questi conflitti e promuovere un accordo per il bene comune, Spinoza propone che gli uomini rinuncino a parte del loro diritto naturale di agire esclusivamente per la propria utilità. Questo implica l'istituzione di una società regolata da leggi che possano prescrivere norme comuni di convivenza e proteggere gli individui, utilizzando anche la forza e le minacce per mantenere l'ordine, poiché la ragione da sola non è sufficiente a controllare gli affetti.

4) Qual è il ruolo della legge?
Nel testo di Spinoza, il ruolo della legge emerge come fondamentale per garantire la convivenza pacifica e ordinata tra gli individui, che altrimenti sarebbero guidati dai propri affetti, spesso incostanti e contraddittori. La legge interviene in quanto gli uomini sono soggetti a forti passioni che possono superare la loro capacità di ragionare e agire secondo la ragione. Di conseguenza, essi potrebbero agire in modi che sono dannosi per gli altri.

Spinoza sottolinea che gli uomini devono rinunciare a una parte del loro diritto naturale di fare tutto ciò che riteniamo bene per noi stessi, per garantire la sicurezza reciproca e permettere una convivenza pacifica. Laddove la ragione da sola non è sufficiente a controllare gli affetti, le leggi e le minacce di sanzioni contribuiscono a moderare i comportamenti dannosi.

Le leggi quindi fungono da norma comune del vivere, stabilendo standard comportamentali accettati e sostenuti non solo dalla ragione, ma anche dalle minacce di punizione. Questo stabilisce una società, o Stato, in cui i cittadini sono protetti e governati da tali norme. In sintesi, la legge in Spinoza si configura come un meccanismo necessario per sostenere la coesione sociale e limitare i comportamenti guidati dagli affetti che possono essere dannosi per la collettività.


Guida alla Comprensione


1) Quale immagine della virtù delinea Spinoza, collegandola a utilità e felicità?
Spinoza delinea un'immagine della virtù strettamente collegata alla ricerca dell'autoconservazione, che considera sia la base sia l'obiettivo della virtù stessa. Secondo il filosofo, la virtù consiste nell'agire in accordo con le leggi della propria natura. Il fondamento della virtù è quindi lo sforzo di conservare il proprio essere, e la felicità risiede nell'abilità di un individuo di preservare questa condizione.

Questo concetto di virtù è intrinsecamente legato all'utilità, in quanto la virtù è vista come qualcosa di per sé appetibile e di massimo valore, essendo l'elemento più utile per l'individuo. La virtù è utile perché conduce alla conservazione e alla perfezione dell'essere, che sono gli scopi ultimi dell'uomo. Inoltre, Spinoza evidenzia l'utilità sociale della virtù: quando le persone vivono guidate dalla ragione, cercano di ottenere vantaggi che desiderano anche per gli altri, promuovendo così un benessere collettivo. Ciò sottolinea l'idea che il bene individuale si evolva nel bene comune in una società guidata dalla ragione.

In sintesi, per Spinoza, la virtù non è soltanto una questione morale o etica isolata, ma è profondamente connessa all'utilità pratica, sia per l'individuo sia per la comunità, e alla realizzazione della felicità come conservazione dell'essere e raggiungimento della perfezione.

2) Perché Spinoza contrappone l'impotenza del suicidio alla potenza della virtù?
Spinoza contrappone l'impotenza del suicidio alla potenza della virtù come illustrazione della sua visione sulla natura umana e sulle dinamiche di potere e di autoconservazione. Secondo il filosofo, il fondamento della virtù è lo sforzo di conservare il proprio essere, un principio che considera necessario e intrinseco alla natura umana. L’autoconservazione, secondo Spinoza, è una manifestazione della ragione e della virtù, ossia dell'agire secondo le leggi della propria natura.

In contrasto, il suicidio è visto come un atto di impotenza, un cedimento di fronte a cause esterne che contraddicono e superano la natura dell’individuo. Quindi, il suicidio rappresenta una vittoria delle forze esterne ripugnanti alla natura umana che soverchiano la capacità individuale di agire secondo ragione e virtù.

Spinoza vede la virtù non solo come desiderabile in sé, ma come il massimo bene utile per l'individuo. Pertanto, chi agisce sotto la guida della ragione (e quindi della virtù) cerca il proprio bene, il quale è congiuntamente il bene comune. Questo è in diretto contrasto con il suicidio, che è un abbandono della ricerca di qualsiasi bene, rivelando una totale assenza di potenza in contrasto con l'affermazione e l'esercizio della virtù.

Quindi, il contrasto tra l'impotenza del suicidio e la potenza della virtù è un modo per Spinoza di sottolineare l'importanza dell'autoconservazione e della razionalità come principi fondamentali della vita umana, che non solo guidano l'individuo verso il proprio perfezionamento e felicità, ma stabilizzano anche la società nel suo insieme.

3) Spiega come il diritto naturale venga qui giustificato e poi limitato sulla base della natura dell'uomo.
Nel testo tratto dall'"Etica" di Baruch Spinoza, il concetto di diritto naturale è inizialmente definito come il diritto supremo di ciascun individuo di fare ciò che deriva dalla necessità della sua natura. Questo implica che ogni persona, seguendo la propria natura, determina autonomamente cosa sia bene o male e agisce in modo da conservare ciò che ama e distruggere ciò che odia.

Tuttavia, questo diritto naturale viene limitato quando si considera la realtà degli affetti umani e la necessità di coesistenza pacifica e produttiva tra gli individui. Il testo riconosce che gli uomini sono soggetti ad affetti che superano spesso la loro capacità di agire razionalmente (virtù umana), il che li porta a comportamenti contraddittori e potenzialmente dannosi per gli altri.

Questa natura affettiva e spesso irrazionale degli uomini rende necessaria una restrizione del diritto naturale per evitare danni reciproci. Gli uomini, essendo soggetti a vari affetti e necessitando di aiuto reciproco, devono rinunciare a parte del loro diritto naturale in favore di una convivenza pacifica e cooperativa.

La soluzione proposta da Spinoza è la formazione di uno Stato, una società regolata da leggi comuni che limitano il diritto naturale individuale. Lo Stato, quindi, detiene il potere di prescrivere le norme di comportamento e di imporre le leggi, non attraverso la ragione, che non è sufficiente per contenere gli affetti, ma attraverso le minacce e le sanzioni. In questo modo, l'obiettivo è quello di garantire che gli individui non agiscano in modo dannoso per gli altri, facilitando così una coesistenza armoniosa e il mutuo sostegno.

In sintesi, Spinoza giustifica il diritto naturale come espressione della natura umana ma ne propone una limitazione attraverso l'istituzione dello Stato e delle leggi per permettere una vita sociale pacifica e costruttiva, dato che gli uomini non sono guidati esclusivamente dalla ragione ma anche da affetti spesso irrazionali.

4) In che cosa consiste il vantaggio individuale nel passaggio alla società regolata da leggi?
Il vantaggio individuale nel passaggio a una società regolata da leggi, secondo il testo di Spinoza che hai fornito, consiste principalmente nella capacità degli individui di vivere in modo più sicuro e armonioso, superando la propria natura impulsiva e soggetta a passioni contraddittorie.

Spinoza evidenzia come gli individui, essendo soggetti a forti affetti che possono superare la loro ragione e virtù, si trovino spesso in conflitto l'uno con l'altro. Questa situazione di instabilità e incostanza, in cui gli individui sono tirati in direzioni diverse dagli affetti, rende necessario un sistema di aiuto reciproco.

Nel testo, si fa notare che per vivere concordemente e supportarsi a vicenda, gli individui devono rinunciare al loro diritto naturale di fare ciò che ritengono opportuno, incluso vendicarsi e determinare autonomamente cosa sia bene e male. Questo passaggio al rinunciare a parte del proprio diritto naturale in favore di una sicurezza reciproca si realizza attraverso la formazione dello Stato.

Lo Stato, secondo Spinoza, stabilisce una norma comune di vita e sostiene questa norma tramite leggi che non sono sostenute dalla ragione (che da sola non può contenere gli affetti) ma dalle minacce e dalla forza delle leggi stesse. In questo modo, la società regolata da leggi offre ai cittadini la possibilità di vivere in un contesto di maggiore sicurezza e stabilità, dove il diritto di ciascuno è protetto dall'autorità dello Stato.

Pertanto, il vantaggio individuale consiste nell'acquisire una maggiore capacità di conservare il proprio essere senza il danno che potrebbe derivare dalla condotta non regolata degli altri, stabilendo così una forma di convivenza pacifica e costruttiva per tutti i membri della società.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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