Benedetto Croce - L'intuizione e l'espressione
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione
Introduzione
Il testo di Benedetto Croce, "Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale", fu pubblicato nel 1902 dall'editore Remo Sandron di Palermo. In questo libro, nella sezione teorica, è inclusa la memoria intitolata "Tesi fondamentali di un'estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale", presentata all'Accademia Pontaniana di Napoli il 18 febbraio, il 18 marzo e il 6 maggio del 1900.
Il brano proposto illustra le principali caratteristiche dell'estetica secondo Croce. L'intuizione, secondo Croce, è una forma di conoscenza del particolare, mentre il concetto è conoscenza dell'universale. Di conseguenza, l'estetica si basa sull'intuizione piuttosto che sul concetto. Croce arriva a questa conclusione evidenziando le differenze fondamentali tra percezione e intuizione: mentre la percezione dipende dal riferimento alla realtà, definita da coordinate spazio-temporali specifiche, l'intuizione non fa distinzione tra realtà e irrealtà. Essa crea uno schema delle cose in cui si mescolano elementi percettivi e la capacità soggettiva di comprenderli come un insieme. Questo modo creativo di pensare la realtà è intuitivo perché autoespressivo: è ciò che fa sì che i bambini non distinguano tra verità e finzione, ma anche ciò che permette agli artisti di vedere e rappresentare diversamente le cose che tutti possono osservare.
In questo modo, intuizione ed espressione si fondono nella comprensione artistica della realtà.
Lettura
La conoscenza ha due forme: è o conoscenza intuitiva o conoscenza logica; conoscenza per la fantasia o conoscenza per l'intelletto; conoscenza dell'individuale o conoscenza dell'universale; delle cose singole ovvero delle loro relazioni; è, insomma, o produttrice d'immagini o produttrice di concetti.
Continuamente si fa appello, nella vita ordinaria, alla conoscenza intuitiva. Si dice che di certe verità non si possono dare definizioni; che non si dimostrano per sillogismi; che conviene apprenderle intuitivamente. Il politico rimprovera l'astratto ragionatore, che non ha l'intuizione viva delle condizioni di fatto; il pedagogista batte sulla necessità di svolgere anzitutto nell'educando la facoltà intuitiva; il critico si tiene a onore di mettere da parte, innanzi a un'opera artistica, le teorie e le astrazioni e di giudicarla intuendola direttamente; l'uomo pratico, infine, professa di vivere d'intuizioni più che di ragionamenti.
Ma a questo ampio riconoscimento che la conoscenza intuitiva riceve nella vita ordinaria, non fa riscontro un pari e adeguato riconoscimento nel campo della teoria e della filosofia. Della conoscenza intellettiva c'è una scienza antichissima e ammessa indiscussamente da tutti, la Logica; ma una scienza della conoscenza intuitiva è appena ammessa, e timidamente, da pochi. La conoscenza logica si è fatta la parte del leone; e, quando addirittura non divora la sua compagna, le concede appena un umile posticino di ancella o di portinaia.
Che cosa è mai la conoscenza intuitiva senza il lume della intellettiva? È un servitore senza padrone; e, se al padrone occorre il servitore, è ben più necessario il primo al secondo, per campare la vita. L'intuizione è cieca; l'intelletto le presta gli occhi.
Ora, il primo punto che bisogna fissare bene in mente è che la conoscenza intuitiva non ha bisogno di padroni; non ha necessità di appoggiarsi ad alcuno; non deve chiedere in prestito gli occhi altrui perché ne ha in fronte di suoi propri, validissimi. E se è indubitabile che in molte intuizioni si possono trovare mescolati concetti, in altre non è traccia di simile miscuglio; il che prova che esso non è necessario. L'impressione di un chiaro di luna, ritratta da un pittore; il contorno di un paese, delineato da un cartografo; un motivo musicale, tenero o energico; le parole di una lirica sospirosa, o quelle con le quali chiediamo, comandiamo e ci lamentiamo nella vita ordinaria, possono ben essere tutti fatti intuitivi senza ombra di riferimenti intellettuali. Ma, checché si pensi di questi esempi, e posto anche si voglia e debba sostenere che la maggior parte delle intuizioni dell'uomo civile siano impregnate di concetti, v'è ben altro, e di più importante e conclusivo, da osservare.
I concetti che si trovano misti e fusi nelle intuizioni, in quanto vi sono davvero misti e fusi, non sono più concetti, avendo perduto ogni indipendenza e autonomia. Furono già concetti, ma sono diventati, ora, semplici elementi d'intuizione. Le massime filosofiche, messe in bocca a un personaggio di tragedia o di commedia, hanno colà ufficio, non più di concetti, ma di caratteristiche di quei personaggi; allo stesso modo che il rosso in una figura dipinta non sta come il concetto del color rosso dei fisici, ma come elemento caratterizzante di quella figura. Il tutto determina la qualità delle parti.
Un'opera d'arte può essere piena di concetti filosofici, può verne, anzi, in maggior copia, e anche più profondi, di una dissertazione filosofica, la quale potrà essere, a sua volta, ricca e riboccante di descrizioni e intuizioni. Ma nonostante tutti quei concetti, il risultato dell'opera d'arte è un'intuizione; e, nonostante tutte quelle intuizioni, il risultato della dissertazione filosofica è un concetto. I Promessi Sposi contengono copiose osservazioni e distinzioni di etica; ma non per questo vengono a perdere, nel loro insieme, il carattere di semplice racconto o d'intuizione. Parimente, gli aneddoti e le effusioni satiriche, che possono trovarsi nei libri di un filosofo come lo Schopenhauer, non tolgono a quei libri il carattere di trattazioni intellettive. Nel risultato, nell'effetto diverso a cui ciascuna mira e che determina e asservisce tutte le singole parti, non già in queste singole parti staccate e considerate astrattamente per sé, sta la differenza tra un'opera di scienza e un'opera d'arte, cioè tra un atto intellettivo e un atto intuitivo.
Senonché, per avere un'idea vera ed esatta dell'intuizione non basta riconoscerla come indipendente dal concetto. Tra coloro che così la riconoscono, o che almeno non la fanno esplicitamente dipendente dall'intellezione, appare un altro errore, il quale offusca e confonde l'indole propria di essa. Per intuizione s'intende frequentemente la percezione, ossia la conoscenza della realtà accaduta, l'apprensione di qualcosa come reale.
Di certo, la percezione è intuizione: le percezioni della stanza nella quale scrivo, del calamaio e della carta che ho innanzi, della penna di cui mi servo, degli oggetti che tocco e adopero come strumenti della mia persona, la quale, se scrive, dunque esiste; sono tutte intuizioni.
Ma è parimente intuizione l'immagine, che ora mi passa pel capo, di un me che scrive in un'altra stanza, in un'altra città, con carta, penna e calamaio diversi. Il che vuol dire che la distinzione tra realtà e non realtà è estranea all'indole propria dell'intuizione, e secondaria.
Supponendo uno spirito umano che intuisca per la prima volta, sembra ch'egli non possa intuire se non realtà effettiva ed abbia perciò soltanto intuizioni del reale. Ma poiché la coscienza della realtà si fonda sulla distinzione tra immagini reali e immagini irreali, e tale distinzione nel primo momento non ha luogo, quelle, in verità, non saranno intuizioni né del reale né dell'irreale, non percezioni ma pure intuizioni. Dove tutto è reale, niente è reale. Una certa idea, assai vaga e ben da lontano approssimativa, di questo stato ingenuo può darci il fanciullo, con la sua difficoltà a discernere il reale dal finto, la storia dalla favola, che per lui fanno tutt'uno. L'intuizione è l'unità indifferenziata della percezione del reale e della semplice immagine del possibile. Nell'intuizione noi non ci contrapponiamo come esseri empirici alla realtà esterna, ma oggettiviamo senz'altro le nostre impressioni quali che siano. [...]
Eppure vi è un modo sicuro di distinguere l'intuizione vera, la vera rappresentazione, da ciò che le è inferiore: quell'atto spirituale dal fatto meccanico, passivo, naturale. Ogni vera intuizione o rappresentazione è, insieme, espressione. Ciò che non si oggettiva in una espressione non è intuizione o rappresentazione, ma sensazione e naturalità. Lo spirito non intuisce se non facendo, formando, esprimendo. Chi separa intuizione da espressione, non riesce mai più a congiungerle.
L'attività intuitiva tanto intuisce quanto esprime. Se questa proposizione suona paradossale, una delle cause di ciò è senza dubbio nell'abito di dare alla parola «espressione» un significato troppo ristretto, assegnandola alle sole espressioni che si dicono verbali; laddove esistono anche espressioni non verbali, come quelle di linee, colori, toni: tutte quante da includere nel concetto di espressione, che abbraccia perciò ogni sorta di manifestazioni dell'uomo, oratore, musico, pittore o altro che sia. E, pittorica o verbale o musicale o come altro si descriva o denomini, l'espressione, in una di queste manifestazioni, non può mancare all'intuizione, dalla quale è propriamente inscindibile.
Come possiamo intuire davvero una figura geometrica, se non ne abbiamo così netta l'immagine da essere in grado di tracciarla immediatamente sulla carta o sulla lavagna? Come possiamo intuire davvero il contorno d'una regione, per esempio, dell'isola di Sicilia, se non siamo in grado di disegnarlo così come esso è in tutti i suoi meandri? A ognuno è dato sperimentare la luce che gli si fa internamente quando riesce, e solo in quel punto che riesce, a formolare a se stesso le sue impressioni e i suoi sentimenti. Sentimenti e impressioni passano allora, per virtù della parola, dall'oscura regione della psiche alla chiarezza dello spirito contemplatore. È impossibile, in questo processo conoscitivo, distinguere l'intuizione dall'espressione.
L'una viene fuori con l'altra, nell'attimo stesso dell'altra, perché non sono due ma uno. Ma la cagione principale che fa sembrare paradossale la tesi da noi affermata, è l'illusione o pregiudizio che s'intuisca della realtà più di quanto effettivamente se ne intuisce. Si ode spesso taluni asserire di avere in mente molti e importanti pensieri, ma di non riuscire a esprimerli. In verità, se li avessero davvero, li avrebbero coniati in tante belle parole sonanti, e perciò espressi. Se, nell'atto di esprimerli, quei pensieri sembrano dileguarsi o si riducono scarsi e poveri, gli è che o non esistevano o erano soltanto scarsi e poveri.
Parimente si crede che noi tutti, uomini ordinari, intuiamo e immaginiamo paesi, figure, scene, come i pittori, e corpi, come gli scultori; salvo che pittori e scultori sanno dipingere e scolpire quelle immagini, e noi le portiamo dentro il nostro animo inespressi. Una Madonna di Raffaello, si crede, avrebbe potuta immaginarla chiunque; ma Raffaello è stato Raffaello per l'abilità meccanica di averla fissata sulla tela. Niente di più falso. Il mondo che intuiamo ordinariamente è poca cosa, e si traduce in piccole espressioni, le quali si fanno via via maggiori e più ampie solo con la crescente concentrazione spirituale in alcuni particolari momenti.
Guida alla lettura
1) Quante «forme» ha la conoscenza per Croce? Quali sono?
Per Benedetto Croce, la conoscenza ha due forme. Queste sono:
Conoscenza intuitiva (o conoscenza per la fantasia, o conoscenza dell'individuale, o delle cose singole, o produttrice d'immagini)
Conoscenza logica (o conoscenza per l'intelletto, o conoscenza dell'universale, o delle loro relazioni, o produttrice di concetti)
2) Che cosa distingue un'opera letteraria da un trattato di filosofia?
Secondo il testo di Croce, un'opera letteraria e un trattato di filosofia si distinguono principalmente per il risultato e l'effetto a cui mirano. Un'opera letteraria, anche se può contenere molti concetti filosofici, rimane fondamentalmente un'intuizione. Al contrario, un trattato di filosofia, pur potendo essere ricco di descrizioni e intuizioni, risulta essere un concetto.
Ecco alcuni punti chiave basati sul testo:
Natura dell'Intuizione e del Concetto: Un'opera letteraria è considerata un'intuizione, mentre un trattato filosofico è considerato un concetto. Le opere letterarie esprimono la realtà attraverso immagini e rappresentazioni, mentre i trattati filosofici analizzano e concettualizzano la realtà.
Mescolanza di Concetti e Intuizioni: Anche se un'opera d'arte può essere ricca di concetti filosofici, questi concetti perdono la loro autonomia e diventano parte integrante dell'intuizione artistica. Al contrario, un trattato filosofico può contenere intuizioni, ma il suo risultato finale è un concetto, non un'intuizione.
Esempi Specifici: Croce cita "I Promessi Sposi" come esempio di un'opera che, pur contenendo osservazioni e distinzioni etiche, mantiene il carattere di racconto o intuizione. D'altra parte, i libri di un filosofo come Schopenhauer, anche se includono aneddoti e effusioni satiriche, rimangono trattati intellettivi.
In sintesi, la differenza fondamentale tra un'opera letteraria e un trattato di filosofia risiede nel fatto che la prima è un'espressione intuitiva della realtà, mentre il secondo è un'espressione concettuale.
3) Che cosa distingue la percezione dall'intuizione?
Secondo il testo di Croce, la percezione e l'intuizione si distinguono per alcuni aspetti fondamentali. La percezione è descritta come una conoscenza che si riferisce direttamente alla realtà, utilizzando coordinate spazio-temporali precise. È decisiva per il riferimento alla realtà effettiva.
L'intuizione, d'altra parte, non fa distinzione tra realtà e irrealtà. Essa costruisce uno schema delle cose in cui si mescolano gli elementi percettivi e la capacità soggettiva di comprenderli come un tutto. In altre parole, l'intuizione è creativa e autoespressiva, rendendo possibile la visione soggettiva e unica della realtà, che è propria dell'artista e del bambino, incapace di distinguere tra verità e finzione.
In sintesi, mentre la percezione è legata alla realtà concreta e specifica, l'intuizione è una forma di conoscenza più libera e creativa, che non si appoggia su riferimenti spazio-temporali concreti e include una componente soggettiva ed espressiva.
4) Perché il bambino non distingue la finzione dalla realtà?
Il bambino non distingue la finzione dalla realtà perché, come indicato nel testo, "la distinzione tra realtà e non realtà è estranea all'indole propria dell'intuizione, e secondaria". Questo stato ingenuo si manifesta nel bambino che ha difficoltà a discernere il reale dal finto, la storia dalla favola, perché per lui fanno tutt'uno. Il testo spiega che l'intuizione è l'unità indifferenziata della percezione del reale e della semplice immagine del possibile. Pertanto, nel processo intuitivo del bambino, la capacità di oggettivare le impressioni senza la distinzione tra reale e irreale è evidente.
5) In che cosa l'artista è simile al bambino?
L'artista è simile al bambino nella loro capacità di intuire la realtà in modo creativo e senza distinguere tra verità e finzione. Nel testo si afferma infatti: "Questo modo creativo di pensare la realtà è intuitivo in quanto è autoespressivo: è ciò che rende i bambini incapaci di distinguere verità e finzione, ma anche ciò che rende l'artista capace di vedere e di far vedere diversamente le cose che tutti hanno davanti agli occhi." In altre parole, sia l'artista che il bambino percepiscono la realtà in maniera integrata e soggettiva, mescolando elementi percettivi con la loro capacità intuitiva.
6) Ricava dal testo gli elementi che accomunano intuizione ed espressione.
Dal testo di Croce emergono diversi elementi che accomunano intuizione ed espressione:
Indipendenza dalla realtà e dall'intelletto: L'intuizione non ha bisogno di essere corroborata dall'intelletto o dalla realtà. Essa ha occhi propri e validissimi, non deve appoggiarsi a concetti intellettuali per esistere.
Natura creativa e autoespressiva: L'intuizione è un atto creativo che si autoesprime. Questa caratteristica rende l'intuizione inscindibile dall'espressione, poiché entrambe sono manifestazioni della capacità creativa dell'individuo.
Unicità e inseparabilità: L'intuizione e l'espressione sono considerate un tutt'uno. La vera intuizione si manifesta attraverso l'espressione, e ogni vera rappresentazione intuitiva è allo stesso tempo espressione. Separare le due attività risulta impossibile perché una esiste nell'atto dell'altra.
Espressioni non verbali: L'intuizione non è limitata a espressioni verbali ma include anche espressioni non verbali come linee, colori, toni. Tutte queste forme di espressione sono manifestazioni dell'intuizione artistica.
Atto di oggettivazione: Nell'intuizione, le impressioni vengono oggettivate come espressioni. Questo processo rende chiaro e contemplabile ciò che inizialmente è oscuro e confuso nella psiche, portando sentimenti e impressioni alla chiarezza dello spirito.
Simultaneità: L'intuizione e l'espressione emergono simultaneamente. Non c'è un momento in cui si intuisce senza esprimere e viceversa. Questo è evidente quando si considera che intuire veramente una figura geometrica o il contorno di una regione implica essere in grado di disegnarla esattamente.
Riflessione su capacità artistiche: Croce discute il pregiudizio comune secondo cui tutti possono intuire come artisti ma non esprimere. Egli sostiene che l'abilità di esprimere in parole o arte è inscindibile dalla capacità di intuire; se un pensiero o un'immagine non possono essere espressi, significa che non esistono realmente come intuizioni complete.
In sintesi, intuizione ed espressione, per Croce, sono due aspetti inseparabili di un unico processo creativo e conoscitivo, dove l'intuizione vera si realizza pienamente solo attraverso l'espressione.
7) Che cosa vuol dire che nell'intuizione noi oggettiviamo le nostre impressioni?
Nel testo, Croce afferma che nell'intuizione noi oggettiviamo le nostre impressioni nel senso che l'intuizione stessa è espressione. Ciò significa che quando intuiamo qualcosa, non solo percepiamo o immaginiamo ma anche esprimiamo ciò che percepiamo o immaginiamo. Questo processo di espressione è parte integrante dell'atto intuitivo. In altre parole, quando intuiamo qualcosa, simultaneamente la manifestiamo o la esprimiamo, sia verbalmente che non verbalmente, attraverso gesti, disegni, suoni, o qualsiasi altra forma di espressione che possa comunicare ciò che abbiamo intuito.
8) Perché secondo Croce chi crede di non trovare i mezzi espressivi adatti, in realtà non aveva una vera intuizione da esprimere?
Secondo Croce, chi crede di non trovare i mezzi espressivi adatti, in realtà non aveva una vera intuizione da esprimere perché, se veramente avesse avuto pensieri importanti o immagini vivide, sarebbe stato in grado di esprimerli adeguatamente. L'intuizione e l'espressione sono strettamente legate, tanto che l'una emerge simultaneamente all'altra, formando un'unica entità. Se i pensieri sembrano svanire o risultano poveri nell'atto di esprimerli, è perché forse non erano così significativi o ricchi come si pensava. Croce sostiene che l'illusione di possedere molte e importanti idee, ma di non riuscire a esprimerle, potrebbe derivare dal fatto che tali pensieri non erano veramente presenti o erano solo superficiali.
Guida alla Comprensione
1) Perché l'intuizione non è adeguatamente considerata in ambito filosofico?
L'intuizione non è adeguatamente considerata in ambito filosofico perché, nonostante la sua ampiezza di utilizzo nella vita quotidiana, manca di un riconoscimento pari a quello della conoscenza logica. Mentre la Logica è stata oggetto di studio da parte della filosofia fin dall'antichità, una scienza della conoscenza intuitiva è stata scarsamente riconosciuta e spesso relegata a un ruolo marginale. Nonostante la vita ordinaria faccia ampio ricorso alla conoscenza intuitiva, questa non ha ricevuto un adeguato riconoscimento teorico nel campo della filosofia e della teoria.
2) Spiega l'intreccio tra forme concettuali e forme intuitive nei diversi tipi di produzione culturale menzionati da Croce. Quale rapporto si delinea tra intuizione e concetto?
Croce discute dell'intreccio tra forme concettuali e forme intuitive nei diversi tipi di produzione culturale, come arte e filosofia. Egli sostiene che, sebbene possano coesistere in molte opere, le forme concettuali e intuitive mantengono la propria identità. Ad esempio, un'opera d'arte può contenere concetti filosofici, ma il suo risultato finale è un'intuizione. Al contrario, una dissertazione filosofica può contenere molte intuizioni ma il suo risultato finale è un concetto. Questo implica che, nonostante le influenze reciproche, ciascuna forma di produzione culturale mantiene la sua natura distintiva.
Il rapporto tra intuizione e concetto delineato da Croce è che l'intuizione è fondamentalmente indipendente dal concetto. Sebbene in molte intuizioni possano essere presenti concetti, ciò non è sempre necessario. Inoltre, i concetti presenti nelle intuizioni perdono la loro indipendenza e autonomia, diventando semplici elementi dell'intuizione stessa. Questo suggerisce che, mentre l'intuizione può includere concetti, non dipende essenzialmente da essi e può esistere anche senza di essi.
3) Croce distingue la vera intuizione dalla sensazione mediante l'apporto autoespressivo della comprensione. Spiega che cosa significa.
Croce spiega che la vera intuizione si distingue dalla sensazione perché è un atto spirituale che porta con sé un elemento autoespressivo di comprensione. Ciò significa che l'intuizione non è semplicemente una percezione passiva o una sensazione naturale, ma piuttosto un atto attivo di formazione e espressione. Quando intuiamo qualcosa, non solo percepiamo o sentiamo, ma anche esprimiamo e comprendiamo ciò che stiamo intuendo. Questo processo coinvolge un'attività creativa della mente che porta alla manifestazione delle impressioni e dei sentimenti attraverso un atto di espressione. In sostanza, l'intuizione non può essere separata dall'espressione, poiché entrambe sono parte dello stesso processo cognitivo e si manifestano simultaneamente.
4) Identificando intuizione ed espressione, Croce interiorizza il valore dell'atto creativo, rendendolo indipendente dai mezzi scelti per comunicarlo. Spiega in che senso questo comporti una svalutazione degli aspetti tecnici della produzione artistica.
Croce sottolinea che l'intuizione e l'espressione sono strettamente intrecciate, affermando che ogni vera intuizione è anche espressione. Questo implica che l'atto creativo, nella sua essenza, non dipende esclusivamente dai mezzi tecnici utilizzati per comunicarlo. In altre parole, l'artista non è definito solo dalle sue abilità tecniche, ma piuttosto dalla capacità di esprimere la propria intuizione in qualsiasi forma essa si manifesti, che sia pittorica, verbale, musicale o di altro genere. Questo modo di pensare svaluta gli aspetti tecnici perché mette in primo piano il processo creativo interiore dell'artista, ponendo l'accento sulla sua capacità di trasformare le intuizioni in espressioni artistiche significative, indipendentemente dai dettagli tecnici dell'opera.
Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori