Bernard de Mandeville - La favola delle api


Immagine Bernard de Mandeville
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Nel 1705, Mandeville pubblica una favola in versi intitolata "L'alveare scontento, ovvero i bricconi fatti onesti". La storia racconta di una comunità di api che, nonostante la loro società sia resa ricca e fiorente dal commercio e dal duro lavoro individuale, guidato unicamente dall'interesse personale, non riesce a liberarsi dei vizi che la corrodono. A fronte della loro ipocrisia e dei vizi diffusi, Giove, stanco di questa situazione, decide di esaudire il loro desiderio di una società moralmente elevata. La trasformazione porta, tuttavia, a un declino economico e sociale: la nuova società, dominata da frugalità e temperanza, vede un arresto nelle attività commerciali, un impoverimento generale e una riduzione numerica tale da rendere le api vulnerabili agli attacchi esterni. Mandeville conclude la favola sottolineando che "solo gli sciocchi tentano di rendere onesto un grande alveare", evidenziando l'incompatibilità tra ricchezza e virtù. La storia originale viene poi inclusa, con ampie annotazioni e una riflessione sull'origine della virtù morale, nel libro "Favola delle api: vizi privati, benefici pubblici" del 1714. L'edizione è arricchita da una prefazione estesa, soprattutto nell'edizione del 1723, dove l'autore olandese chiarisce le motivazioni che lo spinsero a scrivere il poema, posizionandosi come un analista della natura umana piuttosto che come un moralista intenzionato a insegnare la virtù contro la natura umana stessa.


Lettura


Le leggi e il governo sono per i corpi politici delle società civili ciò che gli spiriti vitali e la vita stessa sono per i corpi naturali delle creature animate. Come chi studia l'anatomia dei cadaveri può vedere che gli organi principali e le molle più delicate immediatamente necessarie per rendere continuo il movimento della nostra macchina non sono ossa dure, forti muscoli e nervi, né la morbida pelle bianca che così bene li ricopre, bensì piccole membrane da nulla e tubicini ritenuti trascurabili per un occhio non esercitato, così chi esamina la natura dell'uomo astraendo dall'arte e dall'educazione può osservare che ciò che lo rende un animale socievole non consiste in desiderio di compagnia, benevolenza, pietà, affabilità e altre belle grazie, ma che sono proprio le qualità più vili e odiose i requisiti necessari per renderlo adatto alle società più grandi e, secondo l'opinione comune, più felici e prospere.

Nella seguente favola, ciò che ho appena detto è ampiamente illustrato. Essa fu pubblicata più di otto anni fa in un pamphlet da sei penny intitolato L'alveare scontento, ovvero i bricconi fatti onesti e, essendo stata presto pirateggiata, fu venduta per le strade dagli strilloni in un foglio da mezzo penny. Fin dalla sua pubblicazione ho incontrato varie persone che, fraintendendone l'intenzione volutamente o per ignoranza, vorrebbero far credere che il suo scopo sia una satira della virtù e della moralità, e che essa sia stata interamente scritta per incoraggiare il vizio. Ciò ha fatto sì che mi sia risolto, quando venisse ristampato, a informare in un modo o nell'altro il lettore sulla reale intenzione con cui questo poemetto fu scritto. [...]

Qualunque Paese voglia essere inteso con l'alveare qui rappresentato, è evidente, da ciò che viene detto delle sue leggi e della sua costituzione, dalla gloria, dalla ricchezza, dal potere e dall'industria dei suoi abitanti, che deve trattarsi di una nazione grande, ricca e bellicosa, felicemente governata da una monarchia limitata. Perciò la satira di diverse professioni e mestieri, anzi di quasi ogni rango e grado di persone che si incontrerà nei versi seguenti non è stata fatta per offendere o colpire persone particolari, ma soltanto per mostrare la bassezza degli ingredienti che, tutti insieme, realizzano la salubre composizione di una società bene ordinata, e per esaltare il meraviglioso potere della saggezza politica con l'aiuto del quale dalle parti più disprezzabili viene creata una macchina così bella.

Infatti lo scopo principale della favola (come viene brevemente spiegato nella Morale) è di mostrare l'impossibilità di godere dei conforti più sofisticati, propri di una nazione industriosa, ricca e potente, e al tempo stesso essere benedetti da tutta la virtù e innocenza che si possono desiderare nell'età dell'oro. Un ulteriore scopo è quello di esporre l'irragionevolezza e la follia di quelli che, pur desiderando essere un popolo opulento, fiorente e straordinariamente avido di tutti i benefici che in quanto tale possono ricevere, tuttavia mormorano sempre e rumorosamente protestano contro quei vizi sconvenienti che, dal principio del mondo fino a oggi, sono stati inseparabili dai regni e dagli Stati che hanno avuto fama di forza, ricchezza e allo stesso tempo raffinatezza dei costumi.

Per far questo, dapprima mi occuperò brevemente di alcune delle mancanze e delle degenerazioni di cui solitamente sono accusati vari mestieri e professioni. Dopo di che mostrerò che quegli stessi vizi di ciascuna persona particolare furono assoggettati, attraverso un'abile amministrazione, alla grandezza e alla felicità mondana dell'insieme. Infine, esponendo quali sarebbero le conseguenze necessarie dell'onestà, della virtù e della temperanza, dell'innocenza e dell'appagamento nazionali, dimostrerò che se il genere umano potesse venir guarito dalle mancanze di cui per natura è colpevole, non sarebbe più in grado di formare società vaste, potenti e civilizzate come quelle che si sono avute sotto le diverse grandi repubbliche e monarchie fiorite sin dalla creazione.

Se mi si chiede perché l'ho fatto, cui bono, e quale vantaggio questi concetti produrranno, io credo, in realtà, che non ce ne sarà nessuno eccetto il divertimento del lettore. Ma se mi venisse chiesto cosa ci si dovrebbe naturalmente attendere da questo poemetto, risponderei che, anzitutto, chi continuamente scopre difetti negli altri, leggendolo, imparerebbe a guardare in casa propria e, esaminando la propria coscienza, si vergognerebbe di prendersela sempre con ciò di cui egli stesso è più o meno colpevole. In secondo luogo, quelli che amano così tanto gli agi e i conforti e raccolgono tutti i benefici derivati da una nazione grande e fiorente, una volta vista l'impossibilità di godere gran parte dei primi senza parimenti condividere i secondi, imparerebbero a sottomettersi più pazientemente a quegli inconvenienti cui nessun governo sulla terra può porre rimedio.

È questo, voglio dire, ciò che ci si dovrebbe naturalmente attendere dalla pubblicazione di questi concetti se la gente potesse essere migliorata da quanto le viene detto. Ma poiché il genere umano è rimasto così a lungo identico nonostante i molti istruttivi ed elaborati scritti con i quali si è tentato di renderlo migliore, non sono io così folle da sperare di riuscirci con un'operetta tanto insignificante. Avendo riconosciuto il piccolo vantaggio che è probabile questo capriccio produrrà, sento il dovere di precisare che ciò non è pregiudizievole per nessuno, in quanto quel che viene pubblicato, se non fa alcun bene, dovrebbe almeno non fare danno. [...]

Quando affermo che i vizi sono inseparabili dalle società grandi e potenti, e che la loro ricchezza e grandezza non può mantenersi senza vizi, non voglio dire che i loro membri particolari che ne sono colpevoli non debbano essere costantemente riprovati, o non debbano essere puniti quando quei vizi diventano crimini.

Credo che ci siano poche persone a Londra, tra quelle sempre costrette ad andare a piedi, che non vorrebbero, finché si tratta dei loro vestiti e della loro convenienza privata, che le strade fossero generalmente più pulite di quanto sono. Ma una volta che siano giunti a considerare che ciò che li offende è il risultato dell'abbondanza, del grande traffico e dell'opulenza di questa grande città, se avessero il minimo interesse per il suo benessere non vorrebbero assolutamente mai vedere le sue strade meno sporche. Poiché, se consideriamo i materiali di ogni sòrta che devono essere forniti al numero infinito di commerci e manifatture nella loro incessante attività; la grande quantità di alimenti, bevande e combustibile che vi sono quotidianamente consumati; gli scarichi e i rifiuti che devono essere prodotti; la moltitudine di cavalli e altre bestie che insozzano sempre le strade; i carri, le carrozze e i veicoli più pesanti che ininterrottamente logorano e rompono la loro pavimentazione; e soprattutto gli sciami innumerevoli di gente che percorrendole di continuo le rovina; se, voglio dire, consideriamo tutti questi aspetti, scopriremo che nuova sporcizia viene prodotta ad ogni momento.

Considerando inoltre quanto le grandi strade sono lontane dal fiume e di quale costo e impegno ci si deve sobbarcare per rimuovere la sporcizia nel momento in cui viene prodotta, sarebbe impossibile per Londra essere più pulita prima di essere meno fiorente. Ora mi chiedo se un buon cittadino, in considerazione di quel che si è detto, non potrebbe asserire che le strade sporche sono un male necessario inseparabile dalla felicità di Londra, senza che ciò sia di minimo impedimento alla pulizia delle scarpe o allo spazzare le strade, e quindi senza alcun pregiudizio verso i lustrascarpe o gli spazzini.

Ma se, senza alcun riguardo all'interesse o alla felicità della città, mi venisse chiesto in quale posto reputo più piacevole passeggiare, non c'è dubbio che alle strade puzzolenti di Londra preferirei un giardino fragrante o un boschetto ombreggiato in campagna. Allo stesso modo, se mettendo da parte ogni grandezza e vanagloria mondana mi venisse chiesto dove ritengo più probabile che gli uomini possano godere una vera felicità, preferirei una piccola società pacifica, nella quale gli uomini, non invidiati né stimati dai loro vicini, possano accontentarsi di vivere dei prodotti naturali del luogo dove abitano, a una vasta moltitudine che abbondi di ricchezza e potere e sia sempre intenta a fare conquiste all'estero con le armi, mentre in patria si corrompe con il lusso straniero.


Guida alla lettura


1) Che cosa si scopre della natura umana, secondo Mandeville, se si fa astrazione da ciò che riescono a produrre le leggi e l'educazione?
Secondo Mandeville, se si esamina la natura umana facendo astrazione da ciò che producono le leggi e l'educazione, si scopre che ciò che rende l'uomo un animale socievole non sono qualità come il desiderio di compagnia, la benevolenza, la pietà, l'affabilità o altre virtù tradizionalmente apprezzate, ma piuttosto le qualità più vili e odiose. Queste caratteristiche meno nobili sono descritte come i requisiti necessari per rendere l'uomo adatto alle società grandi e, secondo l’opinione comune, più felici e prospere. In pratica, Mandeville suggerisce che le bassezze e i vizi umani contribuiscono significativamente al funzionamento e al successo delle grandi società, contrariamente all'idealizzazione delle virtù tradizionali.

2) Qual è la ragione per la quale Mandeville dichiara di aver scritto la Prefazione da cui è tratto il passo che hai letto?
Mandeville dichiara di aver scritto la Prefazione per chiarire la reale intenzione del suo poemetto, che è stata fraintesa da molti come una satira della virtù e della moralità, intesa per incoraggiare il vizio. Si è risolto a informare il lettore sulla vera intenzione con cui il poemetto fu scritto, a seguito delle interpretazioni errate o manipolate che alcuni hanno dato all'opera, vendendola come una critica della virtù e un incoraggiamento al vizio. Mandeville vuole, quindi, correggere queste interpretazioni sbagliate e mostrare che il suo scopo principale era esporre l'impossibilità di godere dei conforti di una nazione industriosa, ricca e potente, mantenendo al tempo stesso tutte le virtù e l'innocenza dell'età dell'oro. Inoltre, intende dimostrare come i vizi, pur essendo negativi a livello individuale, contribuiscano collettivamente alla prosperità e alla grandezza di una società.

3) Mandeville presenta dapprima lo scopo della Favola delle api, poi ne sintetizza il contenuto, infine spiega la ragione per cui l'ha scritta. Seguendo l'autore, ricostruisci in sequenza i tre diversi passaggi.
Mandeville articola la presentazione della sua opera, "La Favola delle api", seguendo un percorso ben definito che comprende lo scopo, la sintesi del contenuto e la ragione della scrittura. Ecco la ricostruzione sequenziale di questi tre passaggi basata sul testo che mi hai fornito:

Scopo della Favola delle api:

Mandeville specifica che lo scopo principale della sua favola è mostrare l'impossibilità di godere dei conforti più sofisticati di una nazione industriosa, ricca e potente e, al tempo stesso, essere benedetti da tutta la virtù e innocenza desiderabili. Un ulteriore scopo è esporre l'irragionevolezza e la follia di coloro che desiderano i benefici di una nazione opulenta e prospera, ma che allo stesso tempo si lamentano dei vizi che sono inseparabili da tali società. Questo obiettivo viene evidenziato nella descrizione di come le leggi e il governo siano fondamentali per mantenere l'ordine e la prosperità all'interno di una società, nonostante gli inevitabili vizi umani.

Sintesi del contenuto:

Mandeville presenta una società di api che, simbolicamente, rappresenta una nazione grande e prospera, resa tale dall'interesse privato e dai vizi dei suoi membri. Giove, esasperato dagli incessanti vizi delle api, decide di renderle virtuose, ma ciò porta alla rovina economica e alla vulnerabilità alle invasioni esterne. Il contenuto del poemetto è quindi un'esplorazione del paradosso tra virtù individuale e prosperità collettiva, illustrando come gli interessi e i vizi privati possano paradossalmente contribuire al bene pubblico.

Ragione per cui l'ha scritta:

Mandeville dichiara di aver scritto la favola non con l'intenzione di promuovere il vizio, ma per illustrare come certi vizi, se ben amministrati, possano contribuire alla grandezza e alla felicità di una società. Egli chiarisce che la sua opera è stata mal interpretata come una satira della virtù e della moralità, quindi sente la necessità di spiegare la vera intenzione dietro al suo lavoro. Inoltre, riflette sulla resistenza umana al cambiamento, ammettendo che non si aspetta che il suo modesto lavoro possa effettivamente migliorare l'umanità, ma auspica che possa almeno fornire spunti di riflessione e intrattenimento.


Guida alla Comprensione


1) Spiega il rapporto tra vizi privati e pubbliche virtù, sottolineando come i primi siano alla base dello scambio di utilità tra arti e mestieri, su cui si regge la prosperità economica.
Il testo di Mandeville, "La favola delle api", illustra in modo efficace la teoria che i vizi privati possano risultare in benefici pubblici, sottolineando un paradosso centrale nel contesto del pensiero economico e sociale. Secondo Mandeville, i comportamenti individuali guidati da interessi personali e spesso considerati moralmente discutibili – come l'avidità, l'egoismo e altre passioni simili – sono in realtà gli stessi motori che alimentano il benessere economico e la prosperità di una società.

Nel testo, Mandeville descrive una società di api che, sebbene moralmente corrotta dagli standard classici di virtù, è economicamente fiorente e prospera grazie esattamente a quegli stessi vizi. Le api, spinte da desideri egoistici e dalla ricerca del proprio interesse personale, si impegnano in attività commerciali e professionali che, sebbene motivate da intenti non virtuosi, portano alla creazione di ricchezza e al benessere complessivo dell'alveare.

Questo scambio di utilità tra arti e mestieri si regge sul principio che ogni individuo, cercando di massimizzare il proprio beneficio personale, contribuisce involontariamente al progresso economico generale. Per esempio, un commerciante che cerca di accumulare ricchezza attraverso il commercio è mosso dal proprio interesse, ma nel farlo contribuisce all'incremento del commercio e della disponibilità di beni, beneficiando l'intera società.

Mandeville sottolinea anche l'idea che cercare di rimuovere completamente i vizi da una società potrebbe portare al suo declino economico. Nel testo, quando le api diventano completamente virtuose, la loro società perde prosperità e diventa vulnerabile agli attacchi esterni. Questo serve a illustrare la sua tesi che la ricchezza e la grandezza di una società sono inseparabili dai vizi che ne alimentano l'economia.

In conclusione, Mandeville non propone che i vizi siano intrinsecamente buoni, ma piuttosto che essi svolgono un ruolo cruciale nell'economia come motori di scambi e interazioni che, sebbene individualmente possano sembrare moralmente negativi, collettivamente generano un contesto di prosperità e ricchezza. In altre parole, le imperfezioni umane possono portare a risultati socialmente vantaggiosi attraverso una complessa rete di interazioni economiche e sociali.

2) Spiega come si giunge alla paradossale condanna dell'ipotetica società virtuosa.
La condanna paradossale dell'ipotetica società virtuosa nel testo di Mandeville emerge chiaramente attraverso la narrazione della trasformazione dell'alveare dopo l'intervento di Giove, che esaudisce il desiderio delle api di una società moralizzata. Inizialmente, la società delle api è descritta come opulenta e prospera, sebbene dominata dall'egoismo e da vizi personali. La prosperità è garantita proprio dall'incessante ricerca individuale di soddisfazione delle proprie passioni, guidata dall'interesse privato.

Quando Giove decide di intervenire per soddisfare il desiderio di moralizzazione delle api, impone la frugalità e la temperanza. Il risultato è il collasso economico e sociale: le attività e i commerci si bloccano, le api si impoveriscono e la loro ridotta quantità le espone a rischi esterni, come la conquista da parte dei nemici. La morale della favola, come la esprime Mandeville, è che "soltanto gli sciocchi cercano di rendere onesto un grande alveare", sottolineando l'incompatibilità tra ricchezza e virtù assoluta.

In altre parole, Mandeville suggerisce che i vizi, sebbene moralmente riprovevoli, sono essenziali per il mantenimento della prosperità in una grande società. Questo pensiero si estende anche nell'analisi più ampia di come le società siano intrinsecamente dipendenti da caratteristiche meno nobili, quali l'egoismo e altri vizi personali, per funzionare efficacemente. I vizi, pur essendo personalmente dannosi o moralmente discutibili, contribuiscono collettivamente al benessere economico e sociale complessivo.

Quindi, la condanna della società virtuosa si basa sulla constatazione che, pur essendo moralmente superiore, essa fallisce nel sostenere le dinamiche economiche e sociali necessarie per la prosperità e la stabilità di una grande comunità. Questo paradosso evidenzia la critica di Mandeville verso coloro che desiderano una società moralmente perfetta senza considerare le implicazioni pratiche di tale perfezionamento sulla vita sociale ed economica.

3) Ricostruisci il ragionamento con cui Mandeville dimostra che ogni buon cittadino non può fare a meno di ritenere le strade sporche di Londra un «male necessario».
Nel testo, Mandeville utilizza una serie di argomenti per dimostrare che ogni buon cittadino, preoccupato per il benessere e la prosperità di Londra, dovrebbe considerare la sporcizia delle strade come un "male necessario". Ecco come si articola il suo ragionamento:

Riconoscimento dell'inconveniente: Mandeville riconosce che la sporcizia delle strade è un disagio evidente per chiunque viva o passi per Londra. Tuttavia, introduce subito dopo l'idea che questo inconveniente ha delle cause profonde legate al successo e alla vitalità della città.
Relazione tra sporcizia e prosperità: L'autore collega direttamente la sporcizia delle strade alla prosperità di Londra. Egli spiega che la sporcizia è il risultato diretto dell'abbondanza di commerci, della quantità di merci e materiali che transitano, dei consumi elevati di cibo, bevande e combustibile, e del continuo movimento di persone, veicoli e animali. Questi elementi sono indicativi di un'economia fiorente e di una città in piena attività.
Impossibilità di una soluzione immediata: Mandeville evidenzia le difficoltà logistiche e i costi elevati che comporterebbe mantenere le strade pulite in una città così grande e attiva come Londra. Dato il continuo flusso di attività e la distanza dal fiume, che complicherebbe la rimozione dei rifiuti, è praticamente impossibile mantenere la città pulita senza ridurne la prosperità.
Conclusione sulla necessità del male: Infine, Mandeville conclude che le strade sporche sono un male necessario per il mantenimento della felicità e del benessere di Londra. Per un buon cittadino che comprende e valuta questi aspetti, accettare la sporcizia delle strade come parte integrante del successo economico e sociale della città diventa un atto razionale e necessario.

In sostanza, secondo Mandeville, accettare la sporcizia delle strade come un male necessario equivale a riconoscere e accettare il prezzo da pagare per la prosperità e il dinamismo di una grande metropoli come Londra.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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