Bernard de Mandeville - La predilezione per se stessi
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione
Introduzione
Alla fine del 1728, Bernard Mandeville pubblicò il seguito della sua "Favola delle api" con sei nuovi dialoghi tra due figure immaginarie: Cleomene e Orazio. Cleomene funge da rappresentante delle idee di Mandeville, mentre Orazio esprime i punti di vista attribuiti ad Anthony Ashley-Cooper, Conte di Shaftesbury. Nel terzo di questi dialoghi, Mandeville introduce attraverso Cleomene il concetto di "self-liking", o predilezione personale, per illustrare le dinamiche del comportamento umano in società. Tale predilezione porta a sentimenti come orgoglio e vergogna, e influisce su comportamenti quali la cortesia.
Nel 1732, pochi mesi prima della sua morte, Mandeville presentò un altro lavoro intitolato "Ricerca sull'origine dell'onore e sull'utilità del cristianesimo in guerra", composto da altri quattro dialoghi tra Cleomene e Orazio. Questo testo si può considerare una prosecuzione della seconda parte della "Favola delle api". Già all'inizio del primo dialogo di questa nuova opera, Mandeville, attraverso il personaggio di Cleomene, riprende il tema del "self-liking" discusso precedentemente, argomentando che anche la ricerca dell'onore ha radici in questa predilezione personale. Secondo Mandeville, infatti, ogni azione umana è influenzata dalla percezione del giudizio altrui, spingendo gli individui a cercare approvazione e riconoscimenti pubblici.
Lettura
Cleomene: È mia opinione che l'onore deve le sue origini a una passione propria della nostra natura per la quale non esiste ancora nessuna parola, nessun nome che sia comunemente conosciuto e compreso in qualsiasi lingua. Orazio: Davvero singolare.
Cleomene: Ma non meno vero. Rammentate ciò che vi dissi della predilezione per se stessi [self-liking] nella nostra terza conversazione, quando parlai dell'origine della cortesia [politeness]?
Orazio: Lo rammento, ma sapete bene quanto io odi l'affettazione e ogni tipo di eccentricità. Alcuni uomini si compiacciono di utilizzare bizzarre parole da loro stessi coniate, mentre ve ne sono altre già conosciute che suonano meglio e spiegherebbero egualmente quel significato: ciò che voi chiamaste allora predilezione per se stessi, abbiamo visto che alla fine si è dimostrato essere orgoglio [pride].
Cleomene: Ho chiamato predilezione per se stessi quel grande valore che ogni individuo attribuisce alla sua stessa persona; quell'alta stima di se stessi con la quale ritengo tutti gli uomini siano nati. Ho dimostrato, da ciò che si osserva costantemente nel suicidio, che una tale passione è nella natura umana ed è nettamente distinta dall'amor di sé.
Quando questa predilezione per se stessi è eccessiva, ed è così apertamente palesata da recare offesa agli altri, so bene che è annoverata tra i vizi, e chiamata orgoglio: ma quando è celata, o quando è così ben mascherata da non mostrarsi nei suoi veri colori, non ha nomi, sebbene gli uomini agiscano unicamente secondo quel principio.
Orazio: Quando ciò che voi chiamate predilezione per se stessi, quella giusta stima di sé che gli uomini naturalmente hanno, risulta moderato e li spinge a compiere buone azioni questo sentimento è molto apprezzabile ed è definito amore per la lode, o desiderio dell'approvazione altrui. Perché non potete servirvi di qualcuno di questi termini?
Cleomene: Perché non vorrei confondere l'effetto con la causa. Che gli uomini siano desiderosi di lode e amino essere approvati dagli altri è il risultato, l'evidente conseguenza di quella predilezione per se stessi che domina la natura umana, ed è sentita da ciascuno prima ancora di avere tempo o capacità di riflettere e pensare ad altro. Ciò che i moralisti ci hanno insegnato sulle passioni è molto superficiale e carente. Il loro obiettivo era la pace pubblica e il benessere della società civile, rendere governabile l'uomo e unire le moltitudini in un interesse comune.
Orazio: Ed è possibile che gli uomini abbiano un più nobile scopo nelle cose temporali?
Cleomene: Non lo nego, ma dato che tutto il loro sforzo tendeva a questi scopi, essi hanno tralasciato tutto il resto; e se potevano rendere gli uomini utili l'uno all'altro e in pace con se stessi non avevano alcun scrupolo circa i mezzi per ottenerlo, né alcun riguardo per la verità o la realtà delle cose; come è palese dalle grosse assurdità che hanno fatto credere agli uomini a proposito della loro natura, malgrado ciò che provavano. Nella coltura dei giardini tutto ciò che cresce sui sentieri viene estirpato come molesto e gettato via; ma tra i vegetali che sono buttati via indiscriminatamente come erbacce, vi possono essere molte piante particolari, sull'utilità e la bellezza delle quali un botanico potrebbe tenere lunghe lezioni.
I moralisti hanno cercato di estirpare il vizio e mondare il cuore di tutti gli appetiti e le inclinazioni dannose. Noi siamo loro obbligati come lo siamo verso coloro che distruggono i parassiti e ripuliscono le campagne da tutte le creature nocive. Ma può un naturalista dissezionare le talpe, fare esperimenti su di esse e studiare la natura della loro abilità senza offesa per il cacciatore di talpe, il cui unico compito è quello di ucciderle il più rapidamente possibile?
Orazio: Quale colpa trovate nei moralisti? Non capisco dove volete arrivare.
Cleomene: Vorrei farvi notare che la loro mancanza di precisione nel trattare della natura umana rende estremamente difficile parlare in modo intelligibile delle differenti facoltà della nostra parte intellettuale. Molte cose davvero essenziali non hanno ancora un nome, come nel caso della stima che gli uomini naturalmente hanno per loro stessi, distinta dall'amore di sé, e per la quale mi sono visto costretto a coniare il termine «predilezione per e stessi». Altre sono chiamate impropriamente e definite altrimenti da ciò che sono. Così molte passioni sono ritenute debolezze e comunemente chiamate fragilità, mentre rappresentano la reale forza che governa l'intera macchina e, siano percepite o no, determinano o piuttosto creano la volontà che precede immediatamente ogni azione deliberata.
Orazio: Ora capisco perfettamente cosa voi intendiate per predilezione per se stessi. Voi siete dell'opinione che noi tutti nasciamo con una passione ben distinta dall'amor di sé, che quando è moderata e ben regolata suscita in noi l'amore per la lode e il desiderio di essere approvati e ben considerati dagli altri, e ci stimola alle buone azioni; ma la stessa passione quando è eccessiva o mal indirizzata, qualunque cosa susciti in noi, reca offesa agli altri, ci rende odiosi, ed è chiamata orgoglio. Dato che non vi è alcuna parola o espressione che comprenda tutti i differenti effetti della stessa causa, che è questa passione, voi ne avete coniata una, la predilezione per se stessi. Con questo intendete la passione in generale, in tutti i suoi aspetti, che produca azioni lodevoli, e ci procuri consensi, o azioni che provocano il biasimo e l'avversione del prossimo.
Cleomene: Avete pienamente ragione, questo era il mio intento nel coniare il termine predilezione per se stessi.
Orazio: Avete detto però che l'onore trae la sua origine da questa passione. Questo non riesco a comprenderlo, e vorrei che me lo spiegaste.
Cleomene: Per capire bene questo punto dobbiamo considerare che tutte le creature umane sono nate con questa passione, tanto che i suoi effetti sono chiaramente visibili nei bambini, non appena cominciano a essere coscienti e a riflettere, spesso prima ancora che sappiano parlare o camminare.
Orazio: E come?
Cleomene: Se sono lodati o elogiati sebbene non lo meritino, e si parla bene di loro senza che ve ne sia ragione, li vediamo pieni di gioia e compiaciuti. Al contrario, se sono rimproverati e biasimati, pur sapendosi in colpa, e si parla male di loro anche se con ragione, li vediamo addolorati e spesso adirati. Se questa passione della predilezione per se stessi si manifesta così presto in tutti i bambini normali, è inconcepibile che gli uomini non la sentano, e che prima ancora di diventare adulti non ne siano consapevoli.
Tutti gli uomini si sentono dominati da questa passione, sebbene non sappiano come chiamarla; ed è impossibile che essi possano avere relazioni sociali senza scoprire non solo che gli altri ne sono influenzati quanto loro stessi, ma anche in quale modo, proprio per questa passione, si rendano piacevoli o spiacevoli a vicenda.
Orazio: Ma cosa ha a che fare tutto ciò con l'onore?
Cleomene: Ve lo spiegherò. Quando A compie un'azione che agli occhi di B è lodevole, B se ne rallegra con A, e per mostrargli il suo compiacimento gli dice che quell'azione gli fa onore, e che dovrebbe essere onorato per averla compiuta. Ciò dicendo, B – il quale sa che tutti gli uomini sono affetti dalla predilezione per se stessi – intende fargli sapere che lo ritiene in diritto di sentirsi gratificato e indulgere nella passione della predilezione per se stessi. In questo senso la parola onore, sia che venga usata come nome o come verbo, è sempre un complimento che noi facciamo a coloro che fanno, hanno, o sono qualcosa che noi approviamo. È un termine appropriato per esprimere il nostro consenso agli altri, la nostra concordanza con le loro opinioni circa la stima e il valore che si attribuiscono. Da quanto detto ne consegue che più grande è il numero di coloro che esprimono tale consenso, più questo viene manifestato con ampiezza, sollecitudine, umiltà e costanza, e più alto è il rango di coloro che si uniscono a questo plauso, maggiore indubbiamente è l'onore che viene tributato alla persona verso cui sono manifestati questi segni di stima: così che il più grande onore che gli uomini possono fare a un mortale, in vita, è in sostanza nient'altro che trovare il mezzo più conveniente ed efficace che lo spirito umano possa inventare, per gratificare, stimolare e accrescere in colui che riceve tale onore la passione della predilezione per se stessi.
Orazio: Temo proprio che sia vero.
Guida alla lettura
1) Dai una definizione della «predilezione per se stessi».
La "predilezione per se stessi" (self-liking), come descritta nel testo di Mandeville, è un concetto che indica un alto grado di stima e valore che ogni individuo attribuisce a se stesso. Questa stima è una passione innata e distinta dall'amore di sé, che si manifesta attraverso l'orgoglio e l'auto-apprezzamento. La predilezione per se stessi si esprime nel modo in cui gli individui interagiscono socialmente, cercando approvazione, lode e riconoscimento da parte degli altri. Quando questa predilezione è moderata e ben mascherata, può essere vista come un tratto positivo che motiva le persone a compiere azioni lodevoli; tuttavia, se è eccessiva o troppo evidente, può essere percepita negativamente come orgoglio. Mandeville sottolinea che questa predilezione è così radicata nella natura umana che ne influisce profondamente il comportamento sociale, guidando gli individui sia verso il conseguimento di approvazione che verso comportamenti che possono provocare disapprovazione o avversione.
2) Quando la predilezione per se stessi viene definita «orgoglio»?
La predilezione per se stessi viene definita "orgoglio" quando è eccessiva e manifestata così apertamente da recare offesa agli altri. Nel testo, Cleomene spiega che questa predilezione, se espressa in maniera eccessiva e palese, è considerata un vizio e viene quindi chiamata orgoglio.
3) Rileggi il passaggio in cui Orazio mostra di aver finalmente compreso che cosa sia la predilezione di sé e sintetizzane il contenuto.
Nel passaggio specifico, Orazio esprime di aver finalmente compreso cosa significhi la "predilezione per se stessi", come descritto da Cleomene. Orazio riconosce che tale passione, distinta dall'amor di sé, quando è moderata e ben regolata, può portare le persone ad essere desiderose di lode e approvazione, spingendole a compiere buone azioni. Tuttavia, quando questa passione è eccessiva o mal indirizzata, può causare comportamenti che offendono gli altri e che sono interpretati come orgoglio. Orazio riconosce quindi che la predilezione per se stessi è una passione universale e fondamentale nell'essere umano, che può manifestarsi sia in modo costruttivo sia distruttivo, a seconda delle circostanze e della moderazione con cui viene espressa.
4) Analizza i passaggi che descrivono la presenza del senso dell'onore nei bambini. Ti sembra che gli effetti della lode o del biasimo dipendano dal fatto che essi siano a ragione e ben meritati?
Nel testo, Cleomene discute dell'origine del senso dell'onore e del suo sviluppo già nei bambini, sostenendo che la predilezione per se stessi si manifesta chiaramente anche in tenera età. L'argomentazione presentata non sembra fare distinzione tra lode e biasimo meritati o immotivati, poiché l'effetto su bambini descritto è simile in entrambi i casi.
Cleomene afferma:
"Se sono lodati o elogiati sebbene non lo meritino, e si parla bene di loro senza che ve ne sia ragione, li vediamo pieni di gioia e compiaciuti. Al contrario, se sono rimproverati e biasimati, pur sapendosi in colpa, e si parla male di loro anche se con ragione, li vediamo addolorati e spesso adirati."
Da questa descrizione si evince che la reazione dei bambini alla lode o al biasimo dipende principalmente dall'effetto che questi commenti hanno sulla loro autostima e non necessariamente dal merito delle azioni che li hanno generati. I bambini reagiscono emotivamente al modo in cui sono percepiti dagli altri, il che stimola o diminuisce la loro "predilezione per se stessi".
In sintesi, gli effetti della lode e del biasimo sembrano legati più strettamente alla reazione emotiva immediata dei bambini e alla loro percezione di come gli altri li vedono, piuttosto che alla giustizia o alla correttezza del giudizio espresso. Questo indica che l'effetto dipende meno dal merito effettivo della loro azione e più dall'impatto che la lode o il biasimo hanno sulla loro percezione personale e autostima.
5) Analizza i passaggi che descrivono l'effetto della lode negli adulti, sottolineando i fattori che rendono più grande il valore del complimento.
Nel testo, Mandeville attraverso il dialogo tra Cleomene e Orazio, esplora come la lode influenzi il comportamento e la percezione di sé negli adulti, sottolineando i fattori che possono amplificare il valore del complimento.
Riconoscimento della predilezione per se stessi: Il primo elemento cruciale è la consapevolezza che la lode si rivolge direttamente alla "predilezione per se stessi", una passione intrinseca nella natura umana. Quando una persona riceve lode, questa risonanza con la sua inclinazione naturale a sentirsi stimata e apprezzata fa sì che il complimento abbia un impatto profondo.
Consensus e approvazione collettiva: Il valore del complimento è anche amplificato dal numero di persone che condividono la stessa opinione positiva. Più grande è il numero di individui che esprimono consenso riguardo all'azione o alla qualità lodata, più significativo diventa il complimento. L'accordo collettivo conferisce una validazione sociale più forte, che a sua volta aumenta la gratificazione personale del ricevente.
Manifestazione esplicita e entusiastica del plauso: La maniera in cui la lode è espressa contribuisce notevolmente al suo valore. Complimenti espressi con ampiezza, sollecitudine, umiltà e costanza sono percepiti come più sinceri e profondi. Questo tipo di lode non solo conferma la stima dell'individuo da parte degli altri, ma anche stimola ulteriormente la sua predilezione per se stesso.
Rango degli individui che lodano: Il valore del complimento è anche influenzato dallo status sociale o dal prestigio delle persone che lo esprimono. Più alto è il rango sociale di coloro che lodano, maggiore è l'impatto del loro complimento. La lode da parte di individui di elevato status viene vista come più desiderabile e conferma in modo più significativo il valore dell'individuo lodato.
In sintesi, secondo Mandeville, l'onore e i complimenti derivano da e agiscono sulla predilezione per se stessi, amplificandone gli effetti quando sono espressi collettivamente, con fervore, umiltà e da persone di elevato rango sociale. Questi fattori rendono il complimento un potente strumento di gratificazione personale e stimolo comportamentale.
Guida alla Comprensione
1) Rispondendo a Orazio, Cleomene distingue accuratamente tra amore per la lode e predilezione per se stessi, affermando che il primo è l'effetto e la seconda è la causa. Che cosa significa?
Nel dialogo tra Cleomene e Orazio, Cleomene sottolinea una distinzione importante tra l'amore per la lode e la predilezione per se stessi, affermando che mentre l'amore per la lode (o il desiderio di approvazione altrui) è un effetto, la predilezione per se stessi rappresenta la causa di tale effetto.
Secondo Cleomene, la predilezione per se stessi è una passione intrinseca e fondamentale nell'essere umano, un sentimento di alta stima e di particolare valore che ciascuno attribuisce a se stesso. Questa predilezione è così radicata nella natura umana che si manifesta in tutte le relazioni e comportamenti sociali, indipendentemente dal contesto.
L'amore per la lode, invece, è descritto come la conseguenza naturale di questa predilezione. Quando le persone agiscono in maniera che riteniamo lodevole, il nostro apprezzamento e la nostra lode non sono altro che risposte alla loro manifestazione di predilezione per se stessi. In altre parole, quando gli individui ricevono approvazione o lode, questo rinforza e valida la loro predilezione per se stessi, che è la motivazione sottostante al loro comportamento.
Quindi, secondo Cleomene, mentre l'amore per la lode è qualcosa che si sviluppa e si mostra esteriormente attraverso l'interazione sociale e viene percepito come una risposta all'agire individuale, la predilezione per se stessi è la motivazione più profonda e costante che guida tali azioni, influenzando come le persone si comportano e interagiscono nella società.
2) Che differenza esiste, secondo Cleomene, tra il naturalista e il moralista e perché i moralisti hanno ingannato gli uomini, evitando di trattare con precisione la natura umana?
Secondo Cleomene, la principale differenza tra il naturalista e il moralista risiede nell'approccio e negli obiettivi con cui essi studiano e interpretano il comportamento umano:
Naturalista: Si concentra sull'osservazione e lo studio dettagliato delle caratteristiche innate e delle passioni umane, come si manifestano naturalmente, senza pregiudizi o intenti di modifica. Cleomene usa l'analogia del naturalista che studia ogni aspetto della talpa, valorizzando ogni dettaglio e differenza, senza il fine di eliminarla, ma di comprenderne la natura a fondo.
Moralista: Si concentra principalmente sugli aspetti utili per mantenere la pace e l'ordine sociale, spesso modificando o ignorando alcuni tratti naturali dell'umanità per adattarli a scopi sociali. Questo include il tentativo di controllare o reprimere certe passioni e comportamenti umani ritenuti inappropriati o dannosi per la coesione sociale. Cleomene critica i moralisti per aver trascurato o distorto la comprensione della natura umana a favore di un ordine sociale funzionale e pacifico.
Cleomene sostiene che i moralisti hanno ingannato gli uomini, evitando di trattare con precisione la natura umana, per diversi motivi:
Semplificazione e generalizzazione: I moralisti hanno spesso semplificato o generalizzato il comportamento umano per renderlo più gestibile e comprensibile all'interno del contesto sociale, ignorando la complessità delle passioni individuali e la loro variazione tra gli individui.
Confusione tra causa ed effetto: Hanno confuso gli effetti delle passioni umane (come il desiderio di lode) con le loro cause (la predilezione per se stessi), portando a una comprensione superficiale delle motivazioni umane.
Manipolazione per scopi sociali: Hanno spesso plasmato o reinterpretato le passioni umane in modo da promuovere la stabilità e l'ordine pubblico, piuttosto che cercare di comprendere o rispettare la loro espressione naturale.
In conclusione, secondo Cleomene, mentre il naturalista cerca di comprendere la natura in tutta la sua complessità e varietà, il moralista tende a modificarla o a reinterpretarla per scopi pratici, spesso a discapito della verità o della precisione nella rappresentazione della realtà umana.
3) La predilezione per se stessi viene identificata da Mandeville con una disposizione naturale inevitabile e neutra. Spiega che cosa può renderla cattiva.
Nel testo fornito, Mandeville discute del concetto di "predilezione per se stessi" come di una passione naturale e intrinseca all'uomo, una forma di stima personale che ogni individuo possiede verso se stesso. Secondo Mandeville, questa disposizione è inevitabile e neutra in sé, ma può diventare problematica a seconda di come viene manifestata e percepita dagli altri.
La predilezione per se stessi si trasforma in qualcosa di negativo quando è eccessiva e diventa così evidente da recare offesa agli altri. In questo caso, Mandeville afferma che viene annoverata tra i vizi e chiamata orgoglio. L'orgoglio, quindi, non è altro che una manifestazione eccessiva della predilezione per se stessi che trascura il rispetto e la considerazione verso gli altri, portando a comportamenti che possono essere percepiti come arroganti o presuntuosi.
Inoltre, quando la predilezione per se stessi è celata o ben mascherata, non è facilmente identificabile con un nome specifico, anche se continua a influenzare il comportamento degli individui. Ciò sottolinea come anche l'auto-stima moderata e non evidente possa guidare le azioni delle persone, spingendole a compiere azioni positive nella ricerca dell'approvazione e della lode da parte degli altri, come spiega il dialogo tra i personaggi.
In sintesi, per Mandeville, la predilezione per se stessi può diventare cattiva quando si manifesta in modo eccessivo e ostentato, sfociando nell'orgoglio, che può danneggiare le relazioni sociali e la percezione che gli altri hanno dell'individuo.
4) Confrontando gli effetti della lode altrui nei bambini e negli adulti, spiega perché una persona consapevole non può accontentarsi di essere lodata senza motivo.
Nel testo presentato, Mandeville esplora la "predilezione per se stessi" come una componente fondamentale della natura umana. Questa passione, quando moderata e ben regolata, può suscitare in noi l’amore per la lode e il desiderio di essere approvati e ben considerati dagli altri, spingendoci a compiere buone azioni. Tuttavia, lo stesso desiderio di approvazione può avere effetti negativi quando è eccessivo o mal indirizzato, manifestandosi come orgoglio e portando alla ricerca di lode anche quando non è meritata.
Il confronto tra i bambini e gli adulti in termini di reazioni alla lode è particolarmente rilevante. Mandeville osserva che nei bambini, la gioia derivante dalla lode è immediata e visibile, anche se la lode non è meritata. Essi reagiscono con piacere alle parole positive e con disagio o rabbia alle critiche, indipendentemente dalla loro veridicità. Questo avviene perché i bambini sono nelle prime fasi di sviluppo della consapevolezza di sé e ancora non completamente capaci di riflettere sul significato reale della lode o del biasimo.
Gli adulti, invece, dovrebbero idealmente avere una maggiore consapevolezza e comprensione delle proprie azioni e del contesto più ampio in cui queste si inseriscono. Una persona consapevole, a differenza di un bambino, ha la capacità di riflettere sulla propria condotta e sulle ragioni per cui riceve lode o biasimo. Per un adulto, essere lodato senza motivo può non essere sufficiente o addirittura indesiderabile, perché una lode immeritata potrebbe non soddisfare la propria autovalutazione interna e la ricerca di autenticità e integrità personale.
Pertanto, una persona consapevole riconosce che lode non meritevole non fa altro che alimentare un senso ingiustificato di orgoglio o autoinganno, portando a una dissonanza tra come si percepisce sé stessi e come si viene percepiti dagli altri. In questo senso, l'approvazione e la stima degli altri diventano significative solo quando riflettono e confermano un auto-giudizio positivo basato su azioni effettivamente lodevoli. La ricerca della verità nella percezione di sé e nell'azione morale risulta quindi essenziale per un autentico senso di onore e per una reale autostima.
5) Spiega perché la predilezione per se stessi cerca nel giudizio altrui la conferma del valore oggettivo di tale sentimento. Illustra poi il rapporto che si stabilisce tra chi loda e chi è lodato, esprimendo anche la tua opinione.
La predilezione per se stessi, secondo Mandeville, rappresenta una passione intrinseca nella natura umana, da cui deriva il desiderio di ricevere approvazione e lode dagli altri. Questa passione motiva gli individui a comportarsi in modi che riteniamo socialmente accettabili o lodevoli, perché il giudizio altrui agisce come uno specchio che riflette e conferma il valore che l'individuo attribuisce a se stesso. In sostanza, la conferma esterna, ovvero il giudizio positivo degli altri, serve a validare il senso di valore personale e la stima di sé che un individuo possiede, rafforzando la sua autoimmagine.
Il rapporto che si stabilisce tra chi loda e chi è lodato si basa su questa interazione di conferma e rafforzamento. Quando una persona (A) compie un'azione che un'altra persona (B) considera lodevole, B esprime approvazione, confermando così il valore dell'azione e, per estensione, il valore di A. Questo complimento, o lode, non è solo un riconoscimento dell'azione stessa, ma funziona anche come un incentivo per A a continuare a comportarsi in maniera simile in futuro. Si crea quindi un ciclo di feedback positivo dove la lode rafforza la predilezione per se stessi in A, che è incentivato a mantenere o incrementare comportamenti che generano ulteriore approvazione.
A mio parere, questa dinamica sottolinea una verità fondamentale sulla natura sociale degli esseri umani: siamo creature profondamente influenzate dalle percezioni altrui. Questo può essere sia positivo che negativo. Da un lato, la ricerca dell'approvazione può motivare comportamenti etici e costruttivi. Dall'altro, può portare le persone a dipendere eccessivamente dall'approvazione altrui, compromettendo la loro autenticità o spingendole a ignorare i propri valori per conformarsi alle aspettative altrui. Inoltre, può esacerbare dinamiche di potere in cui l'approvazione diventa uno strumento manipolativo. In conclusione, mentre la predilezione per se stessi e il desiderio di lode sono naturali e in qualche modo necessari, è fondamentale sviluppare una solida autoconsapevolezza che permetta di bilanciare l'influenza del giudizio altrui con un senso interno di valore e direzione personale.
Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori