Cartesio - Come educare la mente a pensare


Immagine Cartesio
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Nel 1644, Cartesio pubblicò in latino un'opera chiamata "I principi di filosofia", che egli considerava come una summa delle sue teorie metafisiche e fisiche, e che sperava potesse essere utilizzata come manuale nelle scuole. Per questo motivo, scelse di organizzare il contenuto in brevi articoli, collegati logicamente tra loro, divisi in quattro parti. Nella prima parte, dedicata ai "principi della conoscenza umana", egli espose i temi fondamentali della sua riflessione metafisica, seguita dall'analisi delle cause degli errori derivanti dai pregiudizi. Questi errori, sosteneva Cartesio, derivavano principalmente dall'abitudine acquisita fin da giovani di dare troppa fiducia ai sensi e credere che essi ci forniscano una conoscenza accurata della realtà. Propose quindi un'indagine sul modo in cui la mente tende a rimanere superficiale nella sua percezione della realtà e a essere ingannata. La prima parte si concluse con un breve articolo intitolato "riassunto delle cose che si devono osservare per ben filosofare", che sintetizzava le verità fondamentali acquisite da Cartesio nelle sue Meditazioni sulla filosofia prima, accessibili, secondo lui, a chiunque fosse in grado di liberarsi dagli errori e dai pregiudizi.


Lettura


È [...] evidente che in realtà, quando diciamo di percepire i colori negli oggetti, è la stessa cosa che se dicessimo di percepirvi alcunché, che invero ignoriamo che cosa sia, ma da cui è prodotta in noi stessi una certa sensazione ben manifesta e evidente, che si chiama sensazione dei colori. Ma nel modo di giudicare c'è una grandissima diversità, giacché, fin quando ci limitiamo a giudicare che c'è qualcosa negli oggetti (cioè nelle cose, quali che siano alla fine quelle da cui ci vengono sensazioni), che ignoriamo che cosa sia, siamo tanto lontani dallo sbagliare che anzi in ciò ci premuniamo dall'errore in quanto, avvertendo di ignorar qualcosa, siamo meno inclini a giudicarne avventatamente.

Quando però riteniamo di percepire i colori negli oggetti, sebbene in realtà non sappiamo che cosa sia quel che in quel momento chiamiamo col nome di colore, e non possiamo comprendere nessuna somiglianza fra il colore che supponiamo esistere negli oggetti e quello che sperimentiamo essere nella sensazione, poiché tuttavia non ci accorgiamo di questo e ci son molte altre cose, come grandezza, figura, numero ecc., che percepiamo chiaramente di sentire e comprendere non diversamente da quel che sono, o almeno possono essere, negli oggetti, facilmente cadiamo nell'errore di giudicare che quel che chiamiamo colore negli oggetti sia qualcosa di perfettamente simile al colore che sentiamo e di credere così che sia da noi chiaramente percepito quel che non percepiamo in nessuna maniera.

E qui possiamo riconoscere la prima e principale causa di tutti gli errori. Di certo nell'infanzia la nostra mente era così strettamente legata al corpo, che non si rivolgeva ad altri pensieri se non a quelli soli per i quali sentiva quelle cose che impressionavano il corpo: né ancora riferiva le impressioni a qualcosa posto al di fuori di sé, ma soltanto sentiva dolore quando sopraggiungeva qualche molestia al corpo; sentiva piacere quando sopraggiungeva qualche vantaggio; e quando il corpo era impressionato senza gran vantaggio o molestia, provava certe diverse sensazioni a seconda della diversità delle parti e dei modi in cui era colpito, ossia quelle che chiamiamo sensazioni di sapori, di odori, di suoni, di caldo, di freddo, di luce, di colori e simili, che non rappresentano cosa alcuna posta fuori del pensiero.

Al tempo stesso percepiva anche grandezze, figure, movimenti e simili, che le si presentavano non come sensazioni, ma come determinate cose o modi di cose, esistenti o almeno capaci di esistere fuori del pensiero, anche se non avvertiva ancora fra queste cose tale differenza.

In seguito, quando il meccanismo del corpo, che è stato fabbricato dalla natura così che possa muoversi in vari modi per sua propria forza, contorcendosi di qua e di là alla cieca, conseguiva per caso qualche vantaggio o fuggiva qualche molestia, la mente aderente ad esso cominciava ad avvertire che ciò, che così conseguiva o fuggiva, era al di fuori di essa e non gli attribuiva soltanto grandezze, figure, movimenti e simili, che percepiva come cose o modi di cose, ma anche sapori, odori e le altre cose di cui avvertiva che la sensazione era prodotta in sé dallo stesso corpo. E riferendo tutto soltanto all'utilità del corpo in cui era immersa, riteneva che ciascun oggetto dal quale era impressionata avesse tanto maggiore o minor cosa, quanto più o meno ne era impressionata.

Onde è accaduto che ritenesse esservi molta più sostanza o corporeità nei sassi o nei metalli che nell'acqua o nell'aria, poiché in quelli sentiva maggior durezza e pesantezza. Che anzi stimava senz'altro come nulla l'aria, finché non provava in essa alcun vento o freddo o caldo. E poiché la luce delle stelle non le appariva più splendente di quella delle esigue fiamme delle lucerne, non si rappresentava nessuna stella più grande di quelle fiammelle; e poiché non notava che la Terra girava e che la sua superficie era curva come una sfera, inclinava perciò a credere che essa fosse immobile e la sua superficie piana. E di mille altri simili pregiudizi la nostra mente è imbevuta sin dalla prima infanzia; poi nella puerizia non si è ricordata di averli accolti senza sufficiente esame, ma li ha ammessi per verissimi ed evidentissimi, come conosciuti col senso o posti in essa dalla natura.

E per quanto già negli anni maturi, quando la mente non è più tutta soggetta al corpo, né riferisce tutto ad esso, ma indaga anche la verità delle cose considerate in se stesse, scopra che moltissime tra quelle che precedentemente ha giudicato in tal modo sono false, tuttavia non perciò riesce facilmente ad espellerle dalla propria memoria; e, fintanto che aderiscono a questa, esse posson essere causa di svariati errori. Così, per esempio, poiché fin dall'infanzia ci siamo immaginati le stelle piccolissime, per quanto ormai le ragioni astronomiche ci mostrino perspicuamente che esse sono quanto mai grandi, tuttavia l'opinione preconcetta conserva tuttora tanto valore, che ci riesce difficilissimo immaginarle diversamente da prima.

Inoltre la nostra mente non può far attenzione ad alcuna cosa senza qualche difficoltà e fatica; e più difficile di tutto le è fare attenzione a quelle cose che non sono presenti né ai sensi né all'immaginazione, sia perché ha tale natura, per il fatto che è congiunta al corpo, sia perché nei primi anni, quando era presa soltanto dalle sensazioni e dalle immaginazioni, acquistò maggior abitudine e facilità a pensare ad esse che a tutte le altre cose.

Di qui poi accade che ormai molti non comprendano nessuna sostanza che non sia immaginabile, corporea e anche sensibile. Difatti non sanno che immaginabili sono le sole cose che constano di estensione, movimento, e figura, sebbene ce ne siano molte altre intellegibili; né ritengono che possa sussistere alcunché che non sia corpo. [...]

E infine, per l'uso del linguaggio, colleghiamo tutti i nostri concetti a parole con le quali li esprimiamo, né li affidiamo alla memoria se non insieme con queste parole. E, ricordandoci poi più facilmente delle parole che delle cose, a stento talvolta abbiamo un concetto di qualche cosa tanto distinto da separarlo da ogni concetto di parole; e i pensieri di quasi tutti gli uomini vertono più sulle parole che sulle cose, al punto che molto spesso essi danno l'assenso a parole non comprese, perché reputano di averle capite una volta o di averle accolte da altri che le intendevano rettamente. [...]

Pertanto per filosofare sul serio e per indagare la verità di tutte le cose conoscibili si devono in primo luogo deporre tutti i pregiudizi, cioè guardarsi accuratamente dal prestare fede a tutte le opinioni accolte da noi in passato, a meno che, dopo averle sottoposte a nuovo esame, non le riscontriamo vere.

Poi si deve far attenzione ordinatamente alle nozioni che noi stessi abbiamo in noi, e giudicar vere tutte e solo quelle che, facendo così attenzione, conosceremo in modo chiaro e distinto. E, agendo così, prima di tutto riconosceremo che esistiamo in quanto siamo di natura pensante e, insieme, anche che Dio esiste, che noi dipendiamo da lui e che dalla considerazione dei suoi attributi si può indagare la verità delle altre cose, perché egli è la causa delle medesime; infine che, oltre alle nozioni di Dio e della nostra mente, c'è in noi anche la cognizione di molte proposizioni di eterna verità, come quella che dal nulla non nasce nulla ecc., e parimenti di una certa natura corporea, ossia estesa, divisibile, mobile ecc. ed anche di certe sensazioni che c'impressionano, come quelle del dolore, dei colori, dei sapori ecc., per quanto non sappiamo ancora quale sia la causa per cui ci colpiscano così. Confrontando poi queste nozioni con quelle che prima pensavamo più confusamente, acquisteremo l'abitudine di formare concetti chiari e distinti di tutte le cose conoscibili. In queste poche cose mi pare che siano contenuti i più importanti principi della conoscenza umana.


Guida alla lettura


1) Elenca le quattro cause che spingono gli uomini all'errore.
Le quattro cause che spingono gli uomini all'errore, secondo il testo sopra citato, sono:

L'abitudine precoce a prestare fiducia ai sensi e ai pregiudizi: Questa abitudine si forma sin dall'infanzia, quando la mente è strettamente legata al corpo e si limita a giudicare le cose in base alle sensazioni corporee senza interrogarsi su ciò che realmente sono.
Il meccanismo del corpo e le sue impressioni: La mente, aderendo al corpo, tende a percepire le impressioni corporee come se fossero esterne a essa, attribuendo loro significati basati sull'utilità per il corpo. Questo porta a valutazioni erronee sulla realtà esterna.
L'abitudine e la facilità nel pensare solo a sensazioni e immaginazioni: Nell'infanzia, la mente acquisisce maggiore abitudine e facilità nel pensare alle sensazioni e immaginazioni, rendendo difficile l'attenzione ad altre cose non presenti ai sensi o all'immaginazione.
L'uso del linguaggio e la dipendenza dalle parole: Le persone collegano tutti i concetti alle parole e ricordano più facilmente le parole che le cose stesse. Di conseguenza, i pensieri di molti uomini si concentrano più sulle parole che sulle realtà stesse, portando a dare spesso l'assenso a parole non comprese pienamente.

Queste quattro cause, come evidenziate nel testo, contribuiscono alla formazione degli errori nelle concezioni umane.

2) Riporta gli esempi di credenze erronee indicati da Cartesio.
Gli esempi di credenze erronee indicati da Cartesio nel testo sono:

La convinzione che ci fosse molta più sostanza o corporeità nei sassi o nei metalli rispetto all'acqua o all'aria, basata sulla percezione della maggiore durezza e pesantezza dei primi.
L'idea che l'aria fosse considerata nulla fino a quando non si provava vento, freddo o caldo in essa.
La mancata comprensione della grandezza delle stelle, poiché non apparivano più luminose delle fiammelle delle lucerne, portava a immaginarle come piccole.
La concezione erronea della Terra come immobile e con una superficie piatta, poiché non si osservava la sua rotazione e la curvatura della sua superficie.
Queste credenze errate sono attribuite da Cartesio alla tendenza della mente umana a trarre conclusioni affrettate basate su esperienze sensoriali limitate e preconcetti acquisiti fin dall'infanzia.

3) Spiega che cosa deve fare chi vuole «ben filosofare», elencando anche le verità che possono essere raggiunte dalla mente ed hanno per Cartesio il carattere dell'evidenza.
Secondo Cartesio, chi desidera "ben filosofare" deve seguire una serie di passaggi:

Deporre tutti i pregiudizi: Bisogna mettere da parte tutte le opinioni accettate in passato, a meno che non siano confermate come vere dopo un nuovo esame critico.
Fare attenzione ordinatamente alle nozioni interne: Si deve esaminare attentamente le idee presenti nella propria mente e considerare vere solo quelle che emergono in modo chiaro e distinto durante questo processo di attenzione accurata.
Riconoscere la propria esistenza e quella di Dio: Attraverso il processo di introspezione, si deve riconoscere prima di tutto la propria esistenza come entità pensante. Inoltre, si deve riconoscere l'esistenza di Dio, che è la causa delle nostre esistenze e delle verità oggettive.
Indagare la verità tramite le nozioni di Dio: Cartesio sostiene che dalla considerazione degli attributi di Dio si possano dedurre verità su altre cose, poiché Dio è la causa di tutto.
Riconoscere le proposizioni di eterna verità: Cartesio afferma che ci sono alcune proposizioni che possiamo conoscere come vere per natura, come ad esempio "dal nulla non nasce nulla".

Secondo Cartesio, questi passaggi consentono di formare concetti chiari e distinti di tutte le cose conoscibili. Le verità che possono essere raggiunte dalla mente con il carattere dell'evidenza includono:

L'esistenza di sé come entità pensante.
L'esistenza di Dio come causa delle nostre esistenze e delle verità oggettive.
Alcune proposizioni di eterna verità, come "dal nulla non nasce nulla".
Queste verità sono considerate evidenti perché emergono in modo chiaro e distinto durante il processo di attenzione accurata alle nozioni interne della mente, secondo Cartesio.


Guida alla Comprensione


1) Ricostruisci sinteticamente i passaggi attraverso i quali la mente degli uomini, dall'infanzia alla maturità, si riempie facilmente di pregiudizi.
La mente degli uomini si riempie di pregiudizi attraverso vari passaggi:

Infanzia e connessione al corpo: Inizialmente, la mente è strettamente legata al corpo e si concentra solo sulle sensazioni corporee, attribuendo loro un'importanza primaria. Non considera le impressioni come provenienti da qualcosa al di fuori di sé, ma le associa direttamente alle sensazioni corporee.
Associazione utilitaria: Con il tempo, la mente inizia a percepire che ciò che avviene al corpo può avere implicazioni esterne ad esso, attribuendo quindi importanza agli oggetti in base alla loro utilità per il corpo. Questo porta a giudizi errati sulle proprietà degli oggetti, come la percezione di maggiore sostanza nei materiali solidi rispetto a quelli liquidi o gassosi.
Abitudine e difficoltà nell'attenzione: La mente, abituata a concentrarsi sulle sensazioni corporee, trova difficile concentrarsi su concetti astratti o non immediatamente sensibili. Questo porta a una limitata comprensione di ciò che non è corporeo o immaginabile.
Influenza del linguaggio: L'uso del linguaggio lega i concetti alle parole, rendendo difficile separare i concetti dalle parole stesse. Spesso si dà più importanza alle parole che alle cose stesse, portando a un'adesione acritica alle parole senza comprenderne appieno il significato.
Deposizione dei pregiudizi: Per filosofare correttamente e cercare la verità, è necessario deporre i pregiudizi, cioè esaminare criticamente le opinioni accettate in passato e accettare solo quelle che resistono a un nuovo esame. Questo processo richiede una riflessione ordinata sulle nozioni interne, il riconoscimento della propria esistenza come entità pensante, la considerazione di Dio come causa delle cose e l'abitudine di formare concetti chiari e distinti di ciò che è conoscibile.

2) Rifletti sul rapporto tra sensazioni soggettive e immagini mentali delle cose, spiegando poi in modo argomentato la difficoltà dell'intelletto, segnalata da Cartesio, a depurare il pensiero e a lavorare separatamente sui dati oggettivi.
Il testo di Cartesio evidenzia il legame stretto tra sensazioni soggettive e immagini mentali delle cose. Egli sottolinea come, nell'infanzia, la mente sia strettamente legata al corpo e alle sensazioni che lo riguardano. In questo periodo, le sensazioni provenienti dai sensi sono le uniche a cui la mente presti attenzione, e esse vengono percepiti come realtà immediata senza alcuna distinzione tra sensazioni e oggetti esterni. Ad esempio, i colori, i sapori, gli odori, il caldo e il freddo sono percepiti come parte integrante delle cose, senza la consapevolezza che possano essere interpretati soggettivamente.

Tuttavia, Cartesio sottolinea che col passare del tempo, la mente inizia a distinguere le sensazioni come separate dagli oggetti esterni e a riflettere sulla loro utilità per il corpo. Questo porta alla formazione di pregiudizi e concezioni errate sul mondo esterno, come ad esempio l'idea che gli oggetti siano come appaiono ai sensi.

Quando l'intelletto cerca di depurare il pensiero e lavorare sui dati oggettivi, si trova di fronte a diverse difficoltà. In primo luogo, l'abitudine consolidata nell'infanzia e nella giovinezza di accettare le sensazioni come realtà immediata rende difficile separare la percezione soggettiva dalla realtà oggettiva. Questo porta a una sorta di condizionamento mentale che ostacola la capacità di vedere le cose come realmente sono.

Inoltre, l'uso del linguaggio influisce notevolmente sul modo in cui concepiamo il mondo. Le parole sono associate alle nostre percezioni e ai nostri concetti, e spesso tendiamo a concentrarci più sulle parole che sulle cose stesse. Questo può portare a fraintendimenti e a una percezione distorta della realtà, poiché ciò che è espresso attraverso le parole può essere influenzato da pregiudizi e opinioni pregresse.

Infine, Cartesio suggerisce che per superare queste difficoltà e filosofare in modo serio, è necessario deporre tutti i pregiudizi e sottoporre le opinioni accettate a un nuovo esame critico. È fondamentale fare attenzione ordinatamente alle nozioni che si hanno in sé e accettare come vere solo quelle che sono chiare e distinte. Questo processo richiede tempo e sforzo, ma è indispensabile per raggiungere una comprensione accurata della realtà.

3) Spiega in che modo un errato uso del linguaggio contribuisce agli errori abituali degli uomini.
Nel testo, Descartes spiega come l'uso improprio del linguaggio possa contribuire agli errori comuni degli esseri umani in diversi modi:

Connessione dei concetti alle parole: Descartes nota che spesso collegando i concetti alle parole con cui vengono espressi, gli individui tendono a ricordare più facilmente le parole stesse piuttosto che il significato reale dei concetti. Questo può portare a una confusione tra le parole e le vere idee che rappresentano, con conseguente comprensione errata o superficiale delle cose.
Ascolto acritico delle parole: Molte persone danno l'assenso a parole senza comprenderne appieno il significato, basandosi sull'idea che le abbiano capite una volta o perché qualcun altro le ha intese correttamente. Questo può portare a un'accettazione acritica di concetti errati o incompresi, contribuendo così agli errori di comprensione.
Preferenza per le parole rispetto alle cose: Descartes osserva che i pensieri di molte persone sono più concentrati sulle parole che sulle cose stesse. Questo atteggiamento può portare a una superficialità nella comprensione delle questioni, in quanto l'attenzione è più focalizzata sulla forma linguistica che sul contenuto effettivo.

In sintesi, un errato uso del linguaggio può influenzare la comprensione e il pensiero umani, portando a una confusione tra parole e concetti, un'accettazione acritica delle parole senza comprenderne il significato e una preferenza per le parole rispetto alle vere idee che rappresentano. Questi fattori contribuiscono agli errori abituali degli uomini nel processo di comprensione e ragionamento.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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