Galileo Galilei - Qualità oggettive e qualità soggettive
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione
Introduzione
Nel 1618, la comparsa di tre comete ha scatenato un acceso dibattito tra Galilei e il padre gesuita Grassi riguardo alla loro natura. Mentre Grassi sosteneva che fossero corpi celesti in orbita circolare, Galilei ha argomentato che si trattasse piuttosto di fenomeni ottici generati dalla luce solare. La disputa si è intensificata quando Grassi ha risposto con un testo intitolato "Libra astronomica e filosofica", invitando alla ponderazione delle opinioni. In risposta, Galilei ha scritto "Il Saggiatore", presentandosi come lo scienziato che valuta con precisione le opinioni di Grassi. Sebbene Galilei difendesse una tesi erronea, il testo contiene importanti argomentazioni filosofiche, tra cui l'idea che la natura sia scritta in caratteri geometrici e la distinzione tra qualità oggettive e soggettive. In particolare, Galilei critica l'approccio libresco alla conoscenza e sostiene che la vera comprensione della natura richiede di leggerla direttamente, senza affidarsi ai libri. Inoltre, contesta l'idea aristotelica che il calore sia una qualità intrinseca della materia, suggerendo invece che sia un'esperienza soggettiva determinata dal contatto delle particelle corporee con i nostri organi sensoriali. Secondo Galilei, il mondo reale consiste solo nei movimenti della materia, le cui uniche qualità sono misurabili.
Lettura
Parmi, oltre a ciò, di scorgere nel Sarsi ferma credenza, che nel filosofare sia necessario appoggiarsi all'opinioni di qualche celebre autore, sì che la mente nostra, quando non si maritasse col discorso d'un altro, ne dovesse in tutto rimanere sterile ed infeconda; e forse stima che la filosofia sia un libro e una fantasia d'un uomo, come l'Iliade e l'Orlando furioso, libri ne' quali la meno importante cosa è che quello che vi è scritto sia vero. Signor Sarsi, la cosa non istà così.
La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l'universo), ma non si può intendere se prima non s'impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne' quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto. [...]
Restami ora che, conforme alla promessa fatta di sopra a V.S. Illustrissima, io dica certo mio pensiero intorno alla proposizione «Il moto è causa di calore», mostrando in qual modo mi par ch'ella possa esser vera. Ma prima mi fa di bisogno fare alcuna considerazione sopra questo che noi chiamiamo caldo, del qual dubito grandemente che in universale ne venga formato concetto assai lontano dal vero, mentre vien creduto essere un vero accidente affezzione e qualità che realmente risegga nella materia dalla quale noi sentiamo riscaldarci.
Per tanto io dico che ben sento tirarmi dalla necessità, subito che concepisco una materia o sostanza corporea, a concepire insieme ch'ella è terminata e figurata di questa o di quella figura, ch'ella in relazione ad altre è grande o piccola, ch'ella è in questo o quel luogo, in questo o quel tempo, ch'ella si muove o sta ferma, ch'ella tocca o non tocca un altro corpo, ch'ella è una, poche o molte, né per veruna imaginazione posso separarla da queste condizioni; ma ch'ella debba essere bianca o rossa, amara o dolce, sonora o muta, di grato o ingrato odore, non sento farmi forza alla mente di doverla apprendere da cotali condizioni necessariamente accompagnata: anzi, se i sensi non ci fussero scorta, forse il discorso o l'immaginazione per se stessa non v'arriverebbe già mai. Per lo che vo io pensando che questi sapori, odori, colori etc., per la parte del suggetto nel quale ci par che riseggano, non sieno altro che puri nomi, ma tengano solamente lor residenza nel corpo sensitivo, sì che rimosso l'animale, sieno levate ed annichilate tutte queste qualità; tuttavolta però che noi, sì come gli abbiamo imposti nomi particolari e differenti da quelli de gli altri primi e reali accidenti, volessimo credere ch'esse ancora fussero veramente e realmente da quelli diverse.
Io credo che con qualche essempio più chiaramente spiegherò il mio concetto. Io vo movendo una mano ora sopra una statua di marmo, ora sopra un uomo vivo. Quanto all'azzione che vien dalla mano, rispetto ad essa mano è la medesima sopra l'uno e l'altro soggetto, ch'è di quei primi accidenti, cioè moto e toccamento, né per altri nomi vien da noi chiamata: ma il corpo animato, che riceve tali operazioni, sente diverse affezzioni secondo che in diverse parti vien tocco; e venendo toccato, verbigrazia, sotto le piante de' piedi, sopra le ginocchia o sotto l'ascelle, sente, oltre al commun toccamento, un'altra affezzione, alla quale noi abbiamo imposto un nome particolare, chiamandola solletico: la quale affezzione è tutta nostra, e non punto della mano; e parmi che gravemente errerebbe chi volesse dire, la mano, oltre al moto ed al toccamento, avere in sé un'altra facoltà diversa da queste, cioè il solleticare, sì che il solletico fusse un accidente che risedesse in lei. [...] Ora, di simile e non maggiore essistenza credo io che possano esser molte qualità che vengono attribuite a i corpi naturali, come sapori, odori, colori ed altre.
Un corpo solido, e, come si dice, assai materiale, mosso ed applicato a qualsivoglia parte della mia persona, produce in me quella sensazione che noi diciamo tatto, la quale, se bene occupa tutto il corpo, tuttavia pare che principalmente risegga nelle palme delle mani, e più ne i polpastrelli delle dita, co' quali noi sentiamo piccolissime differenze d'aspro, liscio, molle e duro, che con altre parti del corpo non così bene le distinguiamo; e di queste sensazioni altre ci sono più grate, altre meno, secondo la diversità delle figure de i corpi tangibili, lisce o scabrose, acute o ottuse, dure o cedenti: e questo senso, come più materiale de gli altri e ch'è fatto dalla solidità della materia, par che abbia riguardo all'elemento della terra.
E perché di questi corpi alcuni si vanno continuamente risolvendo in particelle minime, delle quali altre, come più gravi dell'aria, scendono al basso, ed altre, più leggieri, salgono ad alto; di qui forse nascono due altri sensi, mentre quelle vanno a ferire due parti del corpo nostro assai più sensitive della nostra pelle, che non sente l'incursioni di materie tanto sottili tenui e cedenti: e quei minimi che scendono, ricevuti sopra la parte superiore della lingua, penetrando, mescolati colla sua umidità, la sua sostanza, arrecano i sapori, soavi o ingrati, secondo la diversità de' toccamenti delle diverse figure d'essi minimi, e secondo che sono pochi o molti, più o men veloci; gli altri, che accendono, entrando per le narici, vanno a ferire in alcune mammillule che sono lo strumento dell'odorato, e quivi parimente son ricevuti i lor toccamenti e passaggi con nostro gusto o noia, secondo che le lor figure son queste o quelle, ed i lor movimenti, lenti o veloci, ed essi minimi, pochi o molti. E ben si veggono providamente disposti, quanto al sito, la lingua e i canali del naso: quella, distesa di sotto per ricevere l'incursioni che scendono; e questi, accommodati per quelle che salgono: e forse all'eccitar i sapori si accommodano con certa analogia i fluidi che per aria discendono, ed a gli odori gl'ignei che ascendono.
Resta poi l'elemento dell'aria per li suoni: i quali indifferentemente vengono a noi dalle parti basse e dall'alte e dalle laterali, essendo noi costituiti nell'aria, il cui movimento in se stessa, cioè nella propria regione, è egualmente disposto per tutti i versi; e la situazion dell'orecchio è accommodata, il più che sia possibile, a tutte le positure di luogo; ed i suoni allora son fatti, e sentiti in noi, quando (senz'altre qualità sonore o transonore) un frequente tremor dell'aria, in minutissime onde increspata, muove certa cartilagine di certo timpano ch'è nel nostro orecchio. Le maniere poi esterne, potenti a far questo increspamento nell'aria, sono moltissime; le quali forse si riducono in gran parte al tremore di qualche corpo che urtando nell'aria l'increspa, e per essa con gran velocità si distendono l'onde, dalla frequenza delle quali nasce l'acutezza del suono, e la gravità dalla rarità.
Ma che ne' corpi esterni, per eccitare in noi i sapori, gli odori e i suoni, si richiegga altro che grandezze, figure, moltitudini e movimenti tardi o veloci, io non lo credo; e stimo che, tolti via gli orecchi le lingue e i nasi, restino bene le figure i numeri e i moti, ma non già gli odori né i sapori né i suoni, li quali fuor dell'animal vivente non credo che sieno altro che nomi, come a punto altro che nome non è il solletico e la titillazione, rimosse l'ascelle e la pelle intorno al naso. E come a i quattro sensi considerati ànno relazione i quattro elementi, così credo che per la vista, senso sopra tutti gli altri eminentissimo, abbia relazione la luce, ma con quella proporzione d'eccellenza qual è tra 'l finito e l'infinito, tra 'l temporaneo e l'instantaneo, tra 'l quanto e l'indivisibile, tra la luce e le tenebre. Di questa sensazione e delle cose attenenti a lei io non pretendo d'intenderne se non pochissimo, e quel pochissimo per ispiegarlo, o per dir meglio per adombrarlo in carte, non mi basterebbe molto tempo, e però lo pongo in silenzio. [...]
Guida alla lettura
1) Illustra l'immagine del libro della natura, contrapposto ai libri scritti in parole.
L'immagine del "libro della natura", come proposta da Galileo Galilei nel testo, rappresenta la concezione secondo cui l'universo stesso è un libro aperto, dove le leggi naturali sono scritte in caratteri geometrici e fisici anziché in parole. Questa metafora suggerisce che per comprendere la verità della natura e dell'universo non è sufficiente fare riferimento solo ai libri scritti dagli uomini, ma è necessario anche studiare direttamente la natura stessa.
Contrapposto a questo concetto, ci sono i "libri scritti in parole", che rappresentano le opere scritte dagli esseri umani, come trattati scientifici, filosofici o religiosi. Galileo critica l'eccessiva fiducia nella conoscenza trasmessa attraverso questi libri scritti, sostenendo che la vera comprensione della natura richiede un approccio diretto alla realtà fisica e all'osservazione empirica.
In sostanza, l'immagine del "libro della natura" invita a guardare oltre le parole e ad approfondire la conoscenza attraverso l'osservazione diretta e l'applicazione del metodo scientifico. Galileo sostiene che le leggi della natura sono scritte in modo tangibile nell'universo stesso, e solo imparando il linguaggio della scienza e della matematica possiamo decifrare questo libro e comprendere appieno il funzionamento del mondo che ci circonda.
2) Analizza l'esempio del calore, da cui Galilei trae il criterio per individuare ciò che appartiene realmente ai corpi, distinguendolo dai fenomeni che osserviamo in essi.
Galileo utilizza l'esempio del calore per distinguere ciò che appartiene veramente ai corpi dalle sensazioni soggettive che percepiamo. Egli argomenta che mentre è facile concepire le proprietà esterne di un corpo, come la sua forma, posizione e movimento, non si sente la necessità di associare necessariamente ad esso qualità soggettive come il calore.
Galileo suggerisce che il calore non è intrinseco alla materia stessa ma piuttosto un'illusione creata dalla percezione umana dei fenomeni termici. Egli sostiene che il calore non risiede nella materia come una qualità oggettiva, ma è piuttosto una sensazione soggettiva causata dall'interazione delle particelle di materia con i nostri organi sensoriali.
Attraverso questo esempio, Galileo ci invita a considerare attentamente ciò che veramente appartiene ai corpi e ciò che è una semplice percezione soggettiva. Egli sostiene che le qualità oggettive dei corpi sono misurabili e possono essere comprese attraverso l'osservazione scientifica, mentre le sensazioni soggettive come il calore dipendono dall'interpretazione umana dei fenomeni.
In breve, Galileo utilizza l'esempio del calore per illustrare la distinzione tra qualità oggettive e soggettive dei corpi, sottolineando l'importanza di una comprensione accurata dei fenomeni naturali attraverso l'osservazione scientifica.
3) Identifica nel testo i passaggi che ci permettono di capire che cosa Galilei intenda per proprietà oggettive e soggettive dei corpi.
Galileo discute delle proprietà oggettive e soggettive dei corpi in diversi punti del testo:
Quando afferma che le sensazioni come il calore, il sapore, l'odore, il colore, ecc., non sono necessariamente qualità oggettive della materia, ma piuttosto impressioni soggettive generate dall'interazione tra le particelle dei corpi e i nostri organi sensoriali. Questo concetto è evidente quando discute delle sensazioni del tatto, del gusto, dell'olfatto e dell'udito, attribuendo queste sensazioni all'interazione tra particelle di materia e organi sensoriali umani.
Galileo esprime il concetto di proprietà soggettive quando sostiene che senza gli organi sensoriali umani, queste qualità non esisterebbero al di fuori del nome che noi umani attribuiamo loro. Questo concetto emerge quando discute della relazione tra le particelle di materia e le sensazioni umane, suggerendo che le qualità come il sapore, l'odore e il suono sono generate dall'interazione tra le particelle di materia e gli organi sensoriali umani.
Inoltre, Galileo contrasta le proprietà oggettive dei corpi, come la grandezza, la forma, la quantità e il movimento delle particelle, con le sensazioni soggettive generate dall'interazione tra le particelle dei corpi e i nostri organi sensoriali. Questo contrasto è evidente quando spiega come le sensazioni umane dipendano dalle caratteristiche fisiche degli oggetti che interagiscono con i nostri organi sensoriali, suggerendo che senza gli organi sensoriali umani, queste qualità non esisterebbero al di fuori del nome che noi umani attribuiamo loro.
Questi passaggi del testo evidenziano il concetto di proprietà oggettive e soggettive dei corpi secondo Galileo Galilei.
4) Galilei sostiene che, una volta «rimosso l'animale», i sapori, gli odori, i colori non sono altro che «nomi». Che cosa significa?
Quando Galileo afferma che, una volta rimosso l'animale, i sapori, gli odori, i colori non sono altro che "nomi", sta suggerendo che queste qualità soggettive non esistono al di fuori della percezione umana. In altre parole, i sapori, gli odori e i colori non sono caratteristiche intrinseche della materia ma sono invece esperienze soggettive create dall'interazione tra gli oggetti e i nostri organi sensoriali.
Senza la presenza degli organismi viventi dotati di sensi, come gli esseri umani, queste qualità non avrebbero alcuna rilevanza. Quindi, quando Galileo parla di "nomi", si riferisce al fatto che queste qualità non esistono oggettivamente al di fuori del contesto della percezione umana e che sono attributi che noi umani associamo agli oggetti sulla base delle nostre esperienze sensoriali.
In sostanza, Galileo sta mettendo in discussione la natura delle qualità sensoriali, suggerendo che non sono caratteristiche intrinseche degli oggetti, piuttosto fenomeni soggettivi creati dalla nostra percezione.
Guida alla Comprensione
1) Quale indicazione di metodo contiene la metafora del libro scritto in lingua matematica?
La metafora del "grande libro della natura scritto in lingua matematica" contiene un'indicazione di metodo molto importante. Galileo suggerisce che per comprendere la natura e le leggi che la governano, è necessario applicare il linguaggio della matematica. Questo significa che l'universo è ordinato e strutturato secondo principi matematici, come triangoli, cerchi e altre figure geometriche.
Questa indicazione di metodo suggerisce che per comprendere la realtà, è necessario studiarla attraverso l'osservazione empirica e l'applicazione rigorosa della logica e della matematica. Galileo ritiene che solo attraverso l'uso di questo linguaggio universale si possa arrivare a una comprensione accurata e profonda dei fenomeni naturali.
In breve, la metafora del libro scritto in lingua matematica indica che per comprendere la natura, bisogna applicare il metodo scientifico basato sull'osservazione, la misurazione e l'analisi matematica.
2) Mostra come l'analisi del tatto conduca ad affermare che attraverso questo senso giungiamo ad identificare caratteristiche reali dei corpi.
Attraverso l'analisi del tatto, Galileo suggerisce che le sensazioni tattili ci permettono di identificare caratteristiche reali dei corpi. Egli nota che quando tocciamo un oggetto solido e materiale, sperimentiamo sensazioni di aspro, liscio, molle o duro, che sembrano dipendere dalle caratteristiche fisiche effettive dell'oggetto toccato.
Per esempio, quando tocciamo una superficie liscia, percepiamo la sua lisciozza, mentre quando tocciamo una superficie ruvida, percepiamo la sua asprezza. Queste sensazioni tattili sono dirette e immediate, e sembrano derivare direttamente dall'interazione tra le particelle dell'oggetto e la nostra pelle.
Galileo suggerisce che queste sensazioni non sono semplicemente illusioni o impressioni soggettive, piuttosto riflettono le vere proprietà fisiche dell'oggetto. Questo suggerisce che attraverso il senso del tatto, siamo in grado di identificare caratteristiche reali e tangibili dei corpi che ci circondano.
Pertanto, l'analisi del tatto, secondo Galileo, porta alla conferma che attraverso questo senso possiamo effettivamente percepire e comprendere le caratteristiche fisiche e materiali degli oggetti che tocciamo.
3) Mostra come l'analisi dell'olfatto, del gusto e dell'udito metta in evidenza una forte componente soggettiva nei dati forniti da questi sensi.
L'analisi condotta da Galileo sottolinea la forte componente soggettiva nei dati forniti dagli sensi dell'olfatto, del gusto e dell'udito. Vediamo come:
Olfatto: Galileo spiega che le particelle che penetrano nelle narici sono responsabili delle sensazioni olfattive. Queste particelle possono provocare piacevoli o spiacevoli sensazioni, a seconda delle loro caratteristiche, come la loro forma, dimensione e velocità di movimento. Tuttavia, la percezione del piacere o del disagio legati a un certo odore varia da persona a persona. Quindi, anche se le particelle stesse sono oggettive, la percezione del loro odore è soggettiva e influenzata dalle esperienze individuali e dalle preferenze personali.
Gusto: Similmente, Galileo osserva che i sapori sono determinati dalle particelle che entrano in contatto con la lingua. Queste particelle possono produrre sapori piacevoli o sgradevoli, ma la percezione di questi sapori dipende dall'individuo. Ciò significa che una sostanza che può essere gradita a una persona potrebbe non piacere a un'altra, evidenziando la natura soggettiva della percezione del gusto.
Udito: Galileo associa l'udito alle vibrazioni dell'aria che colpiscono il timpano dell'orecchio. Le frequenze delle vibrazioni determinano l'acutezza e la gravità del suono percepito. Tuttavia, anche in questo caso, la percezione del suono può variare da individuo a individuo. Ci sono persone che possono percepire suoni in modo diverso a seconda della loro sensibilità uditiva, e ci sono anche differenze culturali e personali che influenzano la percezione dei suoni.
In sintesi, l'analisi di Galileo evidenzia che, sebbene i dati sensoriali forniti da questi sensi siano basati su stimoli fisici oggettivi, la percezione di questi stimoli è fortemente influenzata dalle esperienze, dalle preferenze e dalle caratteristiche individuali di ciascun individuo, rendendo così la loro interpretazione e valutazione un processo soggettivo.
4) Cerca di spiegare perché Galilei proponga di allontanare dall'analisi scientifica gli odori, i sapori e i suoni, per concentrarsi solo su ciò che è misurabile (dedicando un solo accenno al discorso sulla vista).
Galileo propone di allontanare dall'analisi scientifica gli odori, i sapori e i suoni perché ritiene che queste sensazioni dipendano principalmente dall'interazione delle particelle di materia con i nostri organi sensoriali, piuttosto che essere qualità intrinseche della materia stessa. Egli suggerisce che queste sensazioni non siano altro che nomi attribuiti agli effetti delle particelle sugli organi sensoriali umani.
L'idea di Galileo è in linea con il suo approccio scientifico basato sull'osservazione e la misurabilità. Egli crede che la scienza debba concentrarsi su ciò che è misurabile e oggettivamente osservabile, piuttosto che su fenomeni soggettivi come gli odori, i sapori e i suoni, i quali possono variare da individuo a individuo e non possono essere misurati in modo preciso o riproducibili in laboratorio.
Galileo privilegia la vista rispetto agli altri sensi perché la luce e il colore sono fenomeni più facilmente misurabili e oggettivamente osservabili. Tuttavia, ammette che la comprensione della vista e delle sue implicazioni supera le sue capacità attuali.
In sintesi, Galileo propone di concentrarsi su ciò che è misurabile e oggettivamente osservabile, come i fenomeni fisici che possono essere descritti attraverso grandezze, forme, quantità e movimenti misurabili, piuttosto che su sensazioni soggettive come gli odori, i sapori e i suoni, le cui caratteristiche sono più difficili da quantificare e riprodurre in modo preciso.
Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori