Georg Simmel - La bramosia del distruggere
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione
Introduzione
Simmel evidenzia un conflitto tra le aspirazioni individuali e le tendenze della società moderna. Le dimensioni intime dello spirito umano, i sentimenti e i valori personali si scontrano con le esigenze della divisione del lavoro sociale. L'uomo avverte il desiderio di superare il contrasto tra la sua soggettività e il pensiero logico-oggettivo. Seguendo le idee di Schopenhauer e Nietzsche, Simmel interpreta questa situazione come la "tragedia della cultura": la vita non trova più soddisfazione nelle forme del passato e cerca di distruggerle per cercare nuove possibilità di perfezionamento spirituale. Nella sua analisi delle motivazioni psicologiche dietro questa brama di distruzione, Simmel evoca un fascino demoniaco e suggestivo.
Lettura
La forza di attrazione della negazione si fonda innanzitutto sul fatto che non si ferma, al livello psicologico, al misero carattere negativo: schiude la nebulosa, ma tanto deliziosa, visione in una sfera infinita di possibilità, tanto che, sebbene e poiché resta in gran parte nell'inconscio, nella fantasia e nella vita sensoriale, accorda l'impulso e la soddisfazione anticipata ai pregiudizi personali e ai desideri.
La negazione è la forma con cui lo spirito sottomesso, che non possiede la grandezza e l'energia del pensiero per giudicare in modo positivo, può pronunciare giudizi sull'essere in generale. Dinanzi ai prodotti del lavoro meccanico e spirituale ci sono di norma molte più, o innumerevoli, possibilità attraverso cui essi potrebbero essere distrutti, mentre ci sono sempre meno, o addirittura un'unica, possibilità attraverso cui potrebbero essere realizzati. È spesso, se non sempre, difficile dire ciò che una cosa ha di caratteristico, facile invece dire ciò che le manca; proprio da ciò si chiarisce la facilità dei giudizi di valore che respingono e negano, perché si accorda un gran numero di esigenze ad ogni cosa, che tuttavia non la soddisfano.
Poiché colui che nega e lo scettico sembrano essere così tanto superficiali nel giudizio di valore e così tanto vaghi rispetto a colui che afferma, i primi promettono anche una soddisfazione più veloce dell'istinto di sapere e causano generalmente un deflusso più rapido delle rappresentazioni, con la cui azione provocano d'altro canto piacere; il demolire favorisce più del costruire ed è per così dire un lavoro piacevole.
Di per sé esso costituisce un momento molto più profondo per aiutare a far luce su quel tratto stravagante della natura umana, ovvero la gioia nel distruggere. Colui che distrugge rende il creatore alla stregua di uno schiavo, perché egli fa con la sua azione, concentrato in un istante negativo, ciò che vuole di ciò che quell'altro ha fatto in molto tempo. Perciò, nel distruggere c'è una violenta espansione dell'Io, una estensione della sua sfera di potenza e volontà su colui il cui lavoro è nelle condizioni di distruggere, sia meccanicamente, sia negandone valore.
Questa è evidentemente anche la ragione dell'affinità di quella estensione dell'Io con il piacere nel distruggere, che rappresenta soltanto un grado superiore di questa bramosia di crudeltà. Soltanto negli errori e nei tormenti degli uomini diviene totalmente conscio a certe facoltà sensibili che piacere nel distruggere ed espansione dell'Io ci appartengono, che l'Io acquista potenza e sentimento di sé nella stessa maniera in cui ciò che fa l'altro è contro le sue caparbietà, frantuma il suo Io e lo considera completamente come se fosse una nostra creatura.
Dostoevskij racconta, nelle memorie da lui pubblicate durante l'esilio in Siberia, che il carnefice, che fu incaricato dell'esecuzione della condanna, dava a vedere una ferma alterigia e superbia: egli «si sente come un sovrano», la potenza sui corpi e sul sangue di un uomo, proprio come quel personaggio, provoca un fascino demoniaco.
Perciò si constata spesso anche che la volontà di crudeltà procede parallelamente a una percezione dell'Io eccessivamente aumentata; la storia indica questa associazione per esempio in un grande numero di imperatori romani. Qui osserviamo in un caso estremo il fascino del distruggere; e se questo distruggere incontra davanti ciò che è esteriore, la realtà delle cose e degli uomini, questo è, al livello psicologico, completamente indifferente.
E al fascino del distruggere piuttosto che all'azione autentica, in modo abbastanza chiaro, si collega generalmente quella gioia demoniaca per la distruzione, in cui si incontrano da un lato le caparbie e sopraffatte forze naturali, il cui ideale è indicato in Lucifero, e dall'altro il vile e debole impotente.
Guida alla lettura
1) Come si manifesta, secondo Simmel, la bramosia della distruzione?
Secondo Simmel, la bramosia della distruzione si manifesta attraverso la forza di attrazione della negazione. Questa bramosia non si ferma al semplice livello psicologico negativo ma si apre a una sfera infinita di possibilità, fornendo impulso e soddisfazione anticipata ai pregiudizi personali e ai desideri. La negazione permette allo spirito sottomesso, mancante di grandezza e energia nel pensiero positivo, di pronunciare giudizi sull'essere in generale. Inoltre, Simmel osserva che la negazione è spesso più facile della conferma, poiché è più semplice individuare ciò che manca piuttosto che ciò che è caratteristico. La bramosia della distruzione, quindi, si manifesta attraverso la tendenza a respingere e negare, promettendo una soddisfazione rapida dell'istinto di sapere e causando un deflusso veloce delle rappresentazioni.
2) Perché secondo Simmel nella bramosia del distruggere si verifica un'espansione dell'Io?
Secondo Simmel, nella bramosia del distruggere si verifica un'espansione dell'Io perché l'atto di distruggere consente all'individuo di concentrare in un istante negativo ciò che un altro ha fatto in molto tempo. Questo porta a un'espansione della sfera di potenza e volontà dell'Io su colui il cui lavoro è soggetto alla distruzione, sia meccanicamente sia negandone valore.
Guida alla Comprensione
1) Ricostruisci brevemente il senso del contrasto tra cultura oggettiva e cultura soggettiva in Simmel.
Simmel individua un contrasto tra le aspirazioni individuali e le tendenze di sviluppo della società moderna. L'intimità spirituale e i valori della vita individuale entrano in conflitto con le istanze della suddivisione del lavoro sociale. L'uomo sente l'esigenza di superare il contrasto tra la soggettività individuale e il pensiero logico-oggettivo. Questo contrasto tra cultura oggettiva (rappresentata dal pensiero logico-oggettivo e dalle istanze della società moderna) e cultura soggettiva (rappresentata dall'intimità spirituale e dai valori individuali) evidenzia la "tragedia della cultura" secondo Simmel.
2) Che ruolo gioca il richiamo del negativo in quella che Simmel definisce la «tragedia della cultura»?
Il richiamo del negativo svolge un ruolo fondamentale nella "tragedia della cultura" individuata da Simmel. Questa tragedia deriva dalla tensione tra le aspirazioni del singolo individuo e le tendenze di sviluppo della società moderna, in cui l'intimità spirituale e i valori della vita individuale entrano in collisione con le istanze della suddivisione del lavoro sociale. Simmel, ispirandosi a Schopenhauer e Nietzsche, vede nella cultura moderna una lotta tra la soggettività individuale e il pensiero logico-oggettivo. La negazione, come descritto nel testo, offre una via per superare questo contrasto, permettendo al individuo di esplorare un'infinità di possibilità e di trovare soddisfazione anticipata nei pregiudizi personali e nei desideri. Tuttavia, questa negazione può anche portare alla "tragedia della cultura", poiché la vita non riesce più a trovare soddisfazione nelle forme del passato e viene spinta verso la distruzione.
3) Quali differenze e analogie cogli tra la concezione schopenhaueriana della volontà e dell'etica della compassione e la «gioia demoniaca della distruzione» di cui parla Simmel in questo brano?
Schopenhauer concepisce la volontà come un'energia primordiale che permea l'universo e che porta alla sofferenza umana a causa dei desideri insaziabili e del perpetuo ciclo di desiderio e delusione. Egli propone l'etica della compassione come via per alleviare questa sofferenza, suggerendo che la comprensione e l'empatia verso gli altri possano portare a una riduzione del dolore nel mondo.
D'altro canto, Simmel parla della "gioia demoniaca della distruzione", che si collega alla bramosia di crudeltà e al piacere nel distruggere. Questo concetto sembra contrastare nettamente con l'etica della compassione schopenhaueriana, poiché implica una sorta di soddisfazione o gioia derivante dalla distruzione o dal male inflitto agli altri.
Tuttavia, una possibile analogia potrebbe essere trovata nell'idea che entrambi i concetti riflettano aspetti della natura umana. Mentre Schopenhauer si concentra sulla sofferenza causata dalla volontà insaziabile, Simmel evidenzia il piacere o la gioia derivanti dalla distruzione. Entrambi implicano una sorta di soddisfazione dell'Io umano, seppur in modi molto diversi: l'etica della compassione mira a ridurre la sofferenza altrui, mentre la "gioia demoniaca della distruzione" sembra derivare dalla soddisfazione egoistica di infliggere dolore o distruzione agli altri.
In breve, mentre Schopenhauer propone un'etica basata sulla compassione e sulla riduzione della sofferenza, Simmel sembra esplorare i lati più oscuri e egoistici della natura umana, evidenziando il piacere o la soddisfazione derivanti dalla distruzione o dal male inflitto agli altri.
Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori