Herbert Marcuse - Che cos'è la teoria critica?


Immagine Herbert Marcuse
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Nel 1937, Marcuse pubblicò un articolo intitolato "Filosofia e teoria critica" sulla «Rivista per la ricerca sociale», in cui chiarisce il significato e gli obiettivi di una teoria critica della società. Questa teoria non si limita a descrivere i dati di fatto ma cerca di indicare la direzione del cambiamento a partire dalle contraddizioni interne alla società stessa. Così facendo, si differenzia sia dall'economia politica, che analizza i semplici fatti, sia dalla filosofia, che si occupa esclusivamente di delineare un modello esterno in contrasto con la realtà esistente.


Lettura


Che cosa avviene [...] se non si verifica l'evoluzione indicata dalla teoria, se le forze che dovrebbero operare il rovesciamento vengono respinte e sembrano soccombere? Se la verità della teoria non viene confutata, tuttavia essa si presenta in una nuova luce e illumina nuovi aspetti e nuovi elementi del suo oggetto. Molte esigenze e indicazioni della teoria acquistano un'importanza diversa. La mutata funzione della teoria nella nuova situazione le conferisce, in un senso più marcato, il carattere di «teoria critica» [...].

A questo stadio dello sviluppo torna a mostrarsi il carattere costruttivo della teoria critica. Da sempre essa è stata più di una semplice registrazione e sistematizzazione di dati di fatto, da sempre il suo impulso è venuto proprio dalla forza con cui ha parlato contro i dati di fatto, con cui ha contrapposto alla cattiva fatticità le sue migliori possibilità. Come la filosofia, essa si contrappone all'acquiescenza alla realtà, al positivismo soddisfatto. Ma, a differenza della filosofia, trae i suoi obiettivi soltanto dalle tendenze presenti del processo sociale.

Perciò non ha alcuna paura dell'utopia termine con cui si definisce il nuovo ordine per screditarlo. Non potendo essere realizzata all'interno dell'ordine sociale esistente, la verità ha in ogni caso per quest'ultimo il carattere di una mera utopia. Tale trascendenza non parla contro, ma a favore della verità. L'elemento utopistico è stato a lungo l'unico elemento progressivo della filosofia [...]. L'ostinatezza, che deriva dal rimanere fedeli alla verità contro tutte le apparenze, ha oggi lasciato il posto nella filosofia alla stravaganza e all'opportunismo sfrenato. La teoria critica rimane fedele all'ostinatezza come autentica qualità del pensiero filosofico. [...]

Il dibattito rinvia a sua volta alla questione intorno a che cosa la teoria abbia di più dell'economia politica. Questo «di più» era già presente fin dall'inizio e consisteva nel fatto che la critica dell'economia politica criticava tutto l'insieme dell'essere sociale. In una società che era determinata nella sua totalità dai rapporti economici, e ne era determinata in modo tale che l'economia, sottratta a ogni controllo, dominava tutti i rapporti umani, anche la sfera non economica finiva per essere racchiusa nell'economia.

Se questo dominio viene infranto, diventa manifesto che l'organizzazione razionale della società, a cui la teoria critica si riferisce, è qualcosa di più di una forma economica regolata in modo nuovo. Il «di più» si riferisce all'elemento decisivo, che solo rende razionale la società: la subordinazione dell'economia ai bisogni degli individui. Con il cambiamento della società il rapporto originario tra sovrastruttura e struttura conosce un superamento dialettico. Nella realtà razionale non è più il processo di lavoro a dover decidere sull'esistenza universale degli uomini, ma sono i bisogni universali che devono decidere sul processo di lavoro. [...]

La teoria critica ha certamente [...] messo in luce le illibertà e le ineguaglianze che gravano ancora sulla nuova epoca. Il mutamento dell'esistenza sociale dev'essere tuttavia, già nel suo inizio, determinato dallo scopo finale. Con uno scopo di tal genere la teoria critica non ha escogitato un ideale sociale da mettere al posto, per esempio, dell'aldilà teologico, un ideale che, in seguito alla sua opposizione assoluta verso la condizione iniziale e al suo differimento verso un futuro sempre più lontano, appaia anche nel nuovo ordine soltanto come un aldilà. Contrapponendo allo sconforto e al tradimento le possibilità sempre minacciate e sacrificate dell'uomo, la teoria critica non tende affatto a completarsi con una filosofia. Essa mette in rilievo solo ciò che da sempre è stato alla base di tutte le sue categorie: l'esigenza che, col superamento dei rapporti materiali che hanno finora minato l'esistenza, tutto l'insieme dei rapporti umani venga liberato. [...]

La fedeltà incondizionata al suo fine, che a sua volta può essere raggiunto soltanto nella lotta sociale, spinge la teoria a contrapporre sempre ai risultati già raggiunti quelli non ancora raggiunti e quelli nuovamente esposti al pericolo. L'interesse della teoria per la grande filosofia deve essere visto appunto in tale contesto, come un momento della sua rettifica dell'esistente. Ma la teoria critica non si occupa di realizzare ideali applicati dall'esterno alle lotte sociali.


Guida alla lettura


1) In che cosa la teoria critica si distingue dal positivismo?
La teoria critica si distingue dal positivismo in quanto non si limita a una semplice descrizione e sistematizzazione dei dati di fatto ma cerca di indicare la direzione del cambiamento a partire dalle contraddizioni interne alla società. La teoria critica si contrappone all’acquiescenza alla realtà e al positivismo soddisfatto, contrappone alla cattiva fatticità le sue migliori possibilità e rimane fedele all’ostinatezza come autentica qualità del pensiero filosofico, diversamente dal positivismo che si accontenta di accettare e descrivere la realtà così com'è.

2) In che cosa la teoria critica si distingue dalla filosofia?
La teoria critica si distingue dalla filosofia in quanto non si limita a delineare un modello esterno da contrapporre alla realtà esistente. Mentre la filosofia si occupa esclusivamente di creare ideali che vengono applicati dall'esterno, la teoria critica trae i suoi obiettivi dalle tendenze presenti nel processo sociale e cerca di indicare la direzione del cambiamento a partire dalle contraddizioni interne alla società. Inoltre, la teoria critica rimane fedele all'ostinatezza come autentica qualità del pensiero filosofico, opponendosi all'acquiescenza alla realtà e al positivismo soddisfatto ma non teme l'utopia e cerca di subordinare l'economia ai bisogni degli individui.

3) Come viene considerata l'utopia da Marcuse?
Marcuse considera l'utopia come un elemento positivo e necessario nella teoria critica. Egli afferma che la teoria critica non ha paura dell'utopia, che viene spesso utilizzata per screditare un nuovo ordine sociale. Anche se non può essere realizzata all'interno dell'ordine sociale esistente, la verità, quando viene vista come utopia, rappresenta una critica valida e necessaria all'attuale realtà sociale. L'elemento utopistico è visto come un componente progressivo della filosofia, e la teoria critica mantiene fede all'ostinatezza contro tutte le apparenze, preservando l'autenticità del pensiero filosofico.

4) In che cosa consiste il «di più» della teoria critica rispetto all'economia politica?
Il "di più" della teoria critica rispetto all'economia politica consiste nel fatto che la critica dell'economia politica critica tutto l'insieme dell'essere sociale. In una società determinata nella sua totalità dai rapporti economici, anche la sfera non economica finisce per essere racchiusa nell'economia. La teoria critica va oltre la mera analisi economica, indicando una direzione di cambiamento che include la subordinazione dell'economia ai bisogni degli individui e il superamento dei rapporti materiali che minano l'esistenza umana, mirando alla liberazione di tutti i rapporti umani.


Guida alla Comprensione


1) Perché la teoria sopravvive nonostante non si sia verificata l'evoluzione da essa indicata?
La teoria sopravvive nonostante non si sia verificata l'evoluzione da essa indicata perché, anche se le forze che dovrebbero operare il rovesciamento vengono respinte e sembrano soccombere, la verità della teoria non viene confutata. Anzi, essa si presenta in una nuova luce e illumina nuovi aspetti e nuovi elementi del suo oggetto. Questo cambiamento nella funzione della teoria le conferisce un carattere di "teoria critica" in modo più marcato. La teoria critica si distingue perché non si limita a registrare i dati di fatto ma contrappone alle cattive condizioni attuali le migliori possibilità future, mantenendo una fedeltà ostinata alla verità contro tutte le apparenze.

2) Perché la teoria critica non è una nuova teologia?
La teoria critica non è una nuova teologia perché non crea un ideale sociale che si oppone assolutamente alla condizione iniziale e si differisce verso un futuro sempre più lontano, come farebbe un aldilà teologico. Invece, la teoria critica mette in rilievo le possibilità minacciate e sacrificate dell'uomo, con l'obiettivo di liberare tutti i rapporti umani dai vincoli materiali che hanno minato l'esistenza. Essa non mira a realizzare ideali esterni applicati alle lotte sociali ma rimane fedele alla necessità di superare i rapporti materiali per ottenere una liberazione complessiva dei rapporti umani.

3) In che cosa consiste il complesso rapporto tra filosofia e teoria critica delineato nel testo?
Il complesso rapporto tra filosofia e teoria critica delineato nel testo consiste nel fatto che, sebbene entrambe si oppongano all'acquiescenza alla realtà e al positivismo soddisfatto, la teoria critica trae i suoi obiettivi dalle tendenze presenti del processo sociale, mentre la filosofia tende a contrapporre un modello esterno alla realtà esistente. Inoltre, la teoria critica si distingue dalla filosofia perché mette in luce le esigenze e le indicazioni presenti nella società e si impegna nella lotta sociale per il superamento dei rapporti materiali che minano l'esistenza umana, senza tendere a completarsi con una filosofia esterna alle lotte sociali.

4) Che cosa significa che «con il cambiamento della società il rapporto originario tra sovrastruttura e struttura conosce un superamento dialettico»?
Il passaggio indica che con il cambiamento della società, il rapporto originario tra sovrastruttura (cioè gli aspetti culturali, ideologici e politici di una società) e struttura (cioè le basi economiche e materiali della società) viene superato attraverso un processo dialettico. Questo significa che c'è un'evoluzione in cui i due elementi interagiscono, si influenzano reciprocamente e si trasformano nel corso del tempo. Nella nuova realtà razionale, non è più il processo di lavoro a determinare l'esistenza universale degli uomini ma sono i bisogni universali che guidano il processo di lavoro. Questo cambiamento indica una trasformazione nella concezione del rapporto tra sovrastruttura e struttura, poiché i bisogni umani diventano centrali nell'organizzazione sociale, superando così il predominio esclusivo dell'economia e aprendo la strada a una società più razionale e umana.

5) In che cosa consistono i nuovi compiti della teoria critica?
I nuovi compiti della teoria critica consistono nel mettere in luce le illibertà e le ineguaglianze ancora presenti nella nuova epoca, e nel contribuire al mutamento dell'esistenza sociale già nel suo inizio, determinato dallo scopo finale. Questo scopo non consiste nell'escogitare un ideale sociale da sostituire alla condizione iniziale, piuttosto nell'affermare l'esigenza di liberare l'insieme dei rapporti umani superando i rapporti materiali che hanno finora minato l'esistenza. La teoria critica si impegna a contrapporre sempre ai risultati già raggiunti quelli non ancora raggiunti e quelli nuovamente esposti al pericolo, mantenendo una fedeltà incondizionata al suo fine, che può essere raggiunto soltanto nella lotta sociale.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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