I filosofi non disputino di teologia


Immagine Filosofi
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Nel primo giorno di aprile dell'anno 1272, mentre la Facoltà delle Arti di Parigi era dilaniata da dissensi interni riguardanti l'elezione del nuovo rettore, venne emanato uno statuto che delineava precise disposizioni per i maestri. Questo statuto proibiva loro di affrontare argomenti teologici durante le lezioni e prescriveva il comportamento da tenere nel caso in cui si discutessero testi che potessero sembrare eretici. Le origini di tale statuto erano da ricercarsi sia nei conflitti interni alla Facoltà, sia nelle pressioni esercitate da eminenti teologi come Bonaventura da Bagnoregio e Tommaso d'Aquino. Questi ultimi si erano schierati apertamente contro l'insegnamento di alcuni maestri, tra cui Sigieri di Brabante, i quali proponevano l'interpretazione di Aristotele basata sui commenti di Averroè e reclamavano una maggiore autonomia intellettuale. Il testo dello statuto, presentato qui integralmente, offre uno spaccato dell'atmosfera tesa che caratterizzava l'Università di Parigi in quegli anni.


Lettura


A ciascuno in particolare e a tutti i figli presenti e futuri della nostra santa Madre Chiesa che leggeranno questo scritto, noi rivolgiamo il nostro saluto in colui che è il Salvatore di tutti, noi, ciascuno in particolare e tutti i maestri di Parigi, professori di logica o anche di scienza teorica; noi che accettiamo e osserviamo risolutamente lo statuto e decreto che risolve lo scisma delle nazioni, quello che ha pronunciato, dopo una saggia deliberazione, il padre nostro e venerabile signore Simone, a cui Dio ha concesso di diventare cardinale titolare della chiesa di Santa Cecilia, legato della sede apostolica; noi che aderiamo totalmente alla sentenza promulgata dai sette giudici stabiliti da questo stesso legato in questo stesso decreto.

Tutti sappiano che noi, i maestri nel loro insieme e ciascuno in particolare, su consiglio di uomini onesti, dopo lunga e saggia deliberazione sullo statuto precedente, volendo fare tutto il nostro possibile per prevenire i pericoli presenti e futuri che potrebbero colpire la nostra facoltà in occasione di una disputa di questo genere, all'unanimità, senza alcuna voce di dissenso uscita dalle nostre fila, il venerdì che precede la domenica in cui si canta Laetare Jerusalem, noi tutti e ciascuno singolarmente, essendoci convocati nella chiesa di Sainte‑Geneviève di Parigi a questo esatto proposito, decretiamo e ordiniamo che nessun maestro o baccelliere della nostra facoltà pretenda di determinare e nemmeno di disputare una questione puramente teologica (come quelle sulla Trinità, sull'Incarnazione o altra simile) violando i limiti che gli sono assegnati poiché, come dice il Filosofo [Aristotele], è del tutto sconveniente che chi non è geometra disputi con un geometra. Se osa farlo, e se nei tre giorni che seguono la nostra ingiunzione o la nostra intimazione non avrà voluto recedere pubblicamente dalla sua audacia nelle stesse scuole o dispute dove aveva in precedenza disputato tale questione, sia escluso per sempre dal nostro collegio.

Decretiamo inoltre e ordiniamo che, se disputi in qualche luogo di Parigi una questione che sembri concernere a un tempo la fede e la filosofia, e la determini contro la fede, sia radiato per sempre dal nostro collegio in qualità di eretico, a meno che si impegni a ritrattare umilmente e devotamente il suo errore e la sua eresia davanti all'assemblea plenaria o nel luogo che ci sembrerà adeguato, e lo faccia nei tre giorni che seguono la nostra ingiunzione.

Aggiungiamo che se un maestro o un baccelliere della nostra facoltà insegna o disputa passi difficili o questioni che sembrino in qualunque modo confutare la fede, confuti tale testo o tali argomenti, se vanno contro la fede, o almeno li dichiari falsi assolutamente e totalmente erronei, o altrimenti non si spinga a disputare o a insegnare difficoltà di questo genere che si trovano nei testi o nelle autorità, ma li eviti come totalmente erronei.

Se qualcuno disobbedisce al presente statuto, sia punito secondo il giudizio della nostra facoltà con un castigo adeguato e corrispondente alla sua colpa. Affinché tutte queste prescrizioni siano osservate senza violazione, noi maestri giuriamo tutti e ciascuno singolarmente con un giuramento pronunciato esplicitamente nelle mani del rettore della nostra facoltà e riconosciamo in piena volontà che vi siamo tutti tenuti. Per serbarne memoria, facciamo iscrivere in questi medesimi termini questo statuto nel registro della nostra facoltà. Inoltre ogni rettore nominato nella nostra facoltà giurerà di impegnarsi a che tutti i baccellieri accolti nella nostra facoltà siano obbligati a osservare questo decreto, e che lo promettano con un giuramento esplicito pronunciato nelle sue mani.


Guida alla lettura


1) Che cos'è la Facoltà delle Arti? Quali insegnamenti impartisce?
La Facoltà delle Arti, nell'ambito dell'Università medievale, era una delle principali divisioni accademiche. Era nota anche come "Facoltà delle Arti Liberali" o "Facoltà dei Trivium e Quadrivium". La sua funzione principale era quella di fornire una formazione di base in arti liberali e scienze liberali prima che gli studenti passassero alle discipline più specializzate delle Facoltà di Teologia, Giurisprudenza o Medicina.

I principali insegnamenti impartiti dalla Facoltà delle Arti includevano:

Il Trivium: Comprendeva la grammatica, la retorica e la dialettica (o logica). Queste discipline erano considerate fondamentali per lo sviluppo delle abilità intellettuali di base e della comunicazione efficace.
Il Quadrivium: Questo comprendeva l'aritmetica, la geometria, la musica e l'astronomia. Queste materie erano considerate essenziali per una comprensione più approfondita del mondo naturale e dell'universo.
Filosofia: La Facoltà delle Arti era anche responsabile dell'insegnamento della filosofia, che includeva l'esposizione di opere di autori classici come Aristotele, Platone e altri.

In sintesi, la Facoltà delle Arti offriva una formazione ampia e generale in discipline considerate fondamentali per lo sviluppo intellettuale e accademico degli studenti prima di specializzarsi in discipline specifiche.

2) Elenca gli ordini emanati dalla Facoltà delle Arti, con le relative punizioni indirizzate ai trasgressori.
Ecco un elenco degli ordini emanati dalla Facoltà delle Arti, insieme alle relative punizioni per i trasgressori:

Divieto di trattare questioni teologiche: Nessun maestro o baccelliere della facoltà può determinare o disputare una questione puramente teologica, come quelle sulla Trinità o sull'Incarnazione. Chi viola questo divieto e non si ritira pubblicamente dalla sua audacia entro tre giorni dall'ingiunzione sarà escluso per sempre dal collegio.
Radiamento per eresia: Se un maestro o baccelliere disputa una questione che sembra concernere sia la fede che la filosofia e la determina contro la fede, sarà radiato per sempre dal collegio come eretico, a meno che non ritratti umilmente e devotamente il suo errore entro tre giorni dall'ingiunzione.
Confutazione dei testi o argomenti contrari alla fede: Se un maestro o baccelliere insegna o disputa passi difficili o questioni che sembrano confutare la fede, deve confutarli se vanno contro la fede o dichiararli falsi. In caso contrario, deve evitare di insegnarli o disputarli. La violazione di questo ordine sarà punita secondo il giudizio della facoltà con un castigo adeguato alla colpa.

Inoltre, tutti i maestri e baccellieri giurano di osservare questi decreti e il rettore della facoltà è responsabile di assicurarsi che tutti i baccellieri accettati nella facoltà si impegnino a rispettare questi decreti tramite un giuramento pronunciato esplicitamente nelle sue mani.

3) Quale forma di sapere è del tutto esclusa dall'insegnamento del maestro della Facoltà delle Arti?
La forma di sapere che è del tutto esclusa dall'insegnamento del maestro della Facoltà delle Arti è quella che potrebbe sembrare concernere contemporaneamente la fede e la filosofia, ma che determina contro la fede. In altre parole, è escluso trattare questioni che vanno contro la fede o che sembrano confutarla.


Guida alla Comprensione


1) In un passo viene citato Aristotele; a sostegno di quale divieto?
Nel passo citato, Aristotele viene menzionato a sostegno del divieto che impedisce ai maestri o baccellieri della facoltà di Parigi di determinare o disputare questioni puramente teologiche, come quelle sulla Trinità o sull'Incarnazione, se non sono qualificati in teologia. La citazione di Aristotele viene utilizzata per sottolineare che è inopportuno e inconveniente che chi non è esperto in una determinata disciplina si dedichi a discutere su di essa, facendo riferimento al detto del Filosofo che è inopportuno che chi non è geometra disputi con un geometra.

2) Spiega come si dovrebbe comportare il maestro che durante le sue lezioni dovesse incontrare passi sospetti.
Il testo stabilisce chiaramente che se un maestro durante le sue lezioni dovesse incontrare passi che sembrano coinvolgere sia la fede che la filosofia e che possano essere interpretati in modo contrario alla fede, ha il dovere di agire in determinati modi:

Se il testo o gli argomenti affrontati vanno contro la fede, il maestro deve confutarli esplicitamente o dichiararli falsi e totalmente erronei. In alternativa, deve evitare di discutere o insegnare argomenti che potrebbero mettere in discussione la fede.
Nel caso in cui il maestro si trovi in una situazione in cui viene ingiunto di ritrattare un errore o un'eresia, deve farlo umilmente e devotamente di fronte all'assemblea plenaria o in un luogo designato entro tre giorni dall'ingiunzione.
Se il maestro non rispetta queste disposizioni, sarà soggetto a pene stabilite dal giudizio della facoltà, proporzionate alla gravità della sua violazione.

In breve, il maestro deve essere estremamente attento a non discutere argomenti che possano compromettere la fede, e se si trova in tale situazione, deve agire prontamente e in modo conforme alle direttive stabilite dalla facoltà per evitare sanzioni.

3) Spiega in che senso questo decreto può essere considerato una limitazione alla libertà di insegnamento.
Questo decreto può essere considerato una limitazione alla libertà di insegnamento poiché impone rigide restrizioni ai maestri e ai baccellieri della Facoltà delle Arti di Parigi riguardo alla trattazione di questioni teologiche e filosofiche. In particolare:

Vieta ai maestri di trattare questioni puramente teologiche, come quelle sulla Trinità o sull'Incarnazione, se non sono specificamente assegnati a insegnare teologia. Ciò limita la loro capacità di discutere argomenti che potrebbero avere implicazioni teologiche senza autorizzazione esplicita.
Richiede che le dispute che sembrano concernere sia la fede che la filosofia siano risolte in modo conforme alla fede cristiana, altrimenti il maestro può essere radiato per eresia. Questo impedisce loro di esplorare liberamente argomenti che potrebbero avere implicazioni sia filosofiche che teologiche senza rischiare di essere considerati eretici.
Prescrive che i maestri evitino di insegnare o discutere argomenti che sembrano confutare la fede, e li dichiara falsi o erronei senza possibilità di discussione. Questo impedisce loro di esplorare criticamente argomenti che potrebbero sollevare dubbi sulla dottrina religiosa.

In sintesi, questo decreto limita la libertà accademica dei maestri e dei baccellieri della Facoltà delle Arti di Parigi imponendo restrizioni rigide e punizioni severe per chiunque infranga tali regole, in particolare riguardo alla trattazione di questioni teologiche e filosofiche che possono avere implicazioni sulla fede cristiana.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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