Isaac Newton - Dio regge tutte le cose del mondo
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione
Introduzione
Nel "Scolio generale", Newton argomenta che l'ordine che permea l'universo, impedendo ai corpi celesti di attrarsi o scontrarsi disordinatamente, richiede una spiegazione che vada oltre la semplice casualità. Egli suggerisce che dietro questa armonia vi sia un'intelligenza progettatrice e una potenza superiore che ne abbia orchestrato l'esistenza. In questo estratto, Newton delinea le qualità che devono appartenere a Dio, il Creatore e Sovrano dell'universo.
Lettura
I sei principali pianeti ruotano intorno al Sole in cerchi concentrici al Sole, con la medesima direzione di moto e approssimativamente sul medesimo piano. Dieci lune ruotano intorno alla Terra, a Giove e a Saturno in cerchi concentrici, con la medesima direzione di moto, e approssimativamente sui piani delle orbite dei pianeti. Tutti questi moti regolari non hanno origine da cause meccaniche, le comete infatti sono trasportate liberamente secondo orbite fortemente eccentriche e in tutte le parti del cielo. A causa di quel genere di moto le comete passano molto facilmente e molto celermente attraverso le orbite dei pianeti, e nei propri afelii, dove sono più lente e sostano più a lungo, sono talmente lontane le une dalle altre, che si attirano mutuamente in misura minima.
Questa elegantissima compagine del Sole, dei pianeti e delle comete non poté nascere senza il disegno e la potenza di un ente intelligente e potente. E se le stelle fisse sono centri di analoghi sistemi, tutti questi, essendo costruiti con un identico disegno, saranno soggetti alla potenza dell'Uno: soprattutto in quanto la luce delle stelle fisse è della stessa natura della luce del Sole, e tutti i sistemi inviano la luce verso tutti gli altri. E affinché i sistemi delle stelle fisse non cadano, a causa della gravità, vicendevolmente l'uno sull'altro, questo stesso pose una distanza immensa fra di loro.
Egli regge tutte le cose non come anima del mondo, ma come signore dell'universo. E a causa del suo dominio suole essere chiamato Signore-Dio, pantokrator. Dio infatti è una parola relativa e si riferisce ai servi: e la divinità è la signoria di Dio, non sul proprio corpo, come vien ritenuto da coloro per i quali Dio è l'anima del mondo, ma sui servi. Dio è il sommo ente eterno, infinito, assolutamente perfetto: ma un ente senza dominio, benché perfetto, non è il Signore Dio. Infatti diciamo Dio mio, Dio vostro, Dio di Israele, Dio degli dèi, Signore dei potenti; ma non diciamo eterno mio, eterno vostro, eterno di Israele, eterno degli dèi; non diciamo infinito mio o perfetto mio.
Questi appellativi non hanno rapporto con i servi. La voce Dio significa sempre signore: ma non ogni signore è Dio. La dominazione di un ente spirituale costituisce Dio, la vera dominazione il vero, la somma il sommo, la falsa il falso.
E dalla vera dominazione segue che il vero Dio è vivo, intelligente e potente; e dalle restanti perfezioni segue che è sommo o sommamente perfetto. Ed eterno e infinito, onnipotente e onnisciente, ossia, dura dall'eternità in eterno e dall'infinito è presente nell'infinito: regge ogni cosa e conosce ogni cosa che è o può essere. Non è l'eternità o l'infinità, ma è eterno e infinito; non è la durata e lo spazio, ma dura ed è presente. Dura sempre ed è presente ovunque, ed esistendo sempre ed ovunque, fonda la durata e lo spazio.
Poiché ogni particella dello spazio è sempre, e ogni momento indivisibile della durata è ovunque, certamente l'Artefice e il Signore di tutte le cose sarà sempre e ovunque. Ogni anima senziente nei diversi tempi, nei diversi sensi e organi di movimento è la medesima persona indivisibile. Le parti sono successive nella durata, coesistenti nello spazio, ma nessuna delle due è data nella persona dell'uomo o nel suo principio razionale, e molto meno nella sostanza pensante di Dio. Ogni uomo, in quanto sostanza senziente, è un unico e identico uomo durante tutta la sua vita in tutti e nei singoli organi di senso. Dio è un unico e identico Dio sempre e ovunque. È onnipresente non per sola virtù, ma anche sostanzialmente: infatti la virtù senza la sostanza non può sussistere. In esso gli universi sono contenuti e mossi, ma senza nessun mutuo perturbamento. Dio non patisce nulla a causa dei moti dei corpi: questi non trovano alcuna resistenza a causa dell'onnipresenza di Dio. È manifesto che il sommo Dio deve esistere necessariamente, e per la stessa necessità è sempre e ovunque.
Di conseguenza egli è anche interamente simile a sé stesso, tutto occhio, tutto orecchio, tutto cervello, tutto braccio, tutta forza sensoriale, intellettiva e attiva, ma in modo niente affatto umano, niente affatto corporeo; in modo a noi assolutamente sconosciuto. Come il cieco non ha idea dei colori, così noi non abbiamo idea dei modi con i quali Dio sapientissimo sente e capisce tutte le cose. È completamente privo di ogni corpo e di ogni figura corporea, e perciò non può essere visto, né essere udito, né essere toccato, né deve essere venerato sotto la specie di alcunché di corporeo.
Abbiamo idea dei suoi attributi, ma non conosciamo affatto che cosa sia la sostanza di una cosa. Dei corpi vediamo soltanto le figure e i colori, sentiamo soltanto i suoni, tocchiamo soltanto le superfici esterne, odoriamo soltanto gli odori e gustiamo i sapori; ma non conosciamo le sostanze intime con nessun senso, con nessun atto di riflessione; e, molto meno, abbiamo un'idea della sostanza di Dio.
Lo conosciamo solo attraverso le sue proprietà ed i suoi attributi, per la sapientissima e ottima struttura delle cose e per le cause finali, e l'ammiriamo a causa della perfezione; ma lo veneriamo, invero, e lo adoriamo a causa del dominio. Adoriamo infatti come servi, e Dio senza dominio, provvidenza e cause finali non è altro che fato e natura. Da una cieca necessità metafisica, che è assolutamente identica sempre e ovunque, non nasce alcuna varietà di cose. L'intera varietà delle cose create, per luoghi e per tempi, poté essere fatta nascere soltanto dalle idee e dalla volontà di un ente necessariamente esistente. Allegoricamente, infatti, si dice che Dio veda, oda, parli, rida, ami, odi, desideri, dia, prenda, goda, si adiri, combatta, fabbrichi, fondi, costruisca. Infatti, ogni idea intorno a Dio deriva interamente, per similitudine, dalle cose umane, non certo perfetta ma tuttavia somigliante. Queste cose intorno a Dio: sul quale spetta alla filosofia naturale di parlare muovendo dai fenomeni.
Guida alla lettura
1) Sintetizza gli elementi che portano Newton alla formulazione dell'ipotesi di un disegno intelligente all'origine del cosmo.
Newton giunge all'ipotesi di un disegno intelligente all'origine del cosmo attraverso diversi elementi presenti nel suo ragionamento:
Armonia nell'universo: Newton osserva l'armonia e l'ordine che regnano nell'universo, come evidenziato dal moto regolare dei corpi celesti. Questo ordine impedisce collisioni caotiche e scompiglio nel sistema solare.
Moto regolare dei corpi celesti: Nota che i pianeti e le lune seguono orbite regolari e coordinate attorno al Sole e ai pianeti principali. Questi moti regolari non possono essere spiegati solo da cause meccaniche, richiedono un progetto intelligente.
Necessità di un ente intelligente: Newton conclude che la complessità e l'ordine dell'universo non possono essere il risultato del caso o di forze meccaniche casuali. Ritiene quindi che ci debba essere un'autore intelligente dietro la struttura e il funzionamento dell'universo.
Analogia con le stelle fisse: Considera che se i sistemi planetari sono costruiti con un disegno intelligente, lo stesso dovrebbe valere per le stelle fisse. L'analisi delle stelle fisse e dei loro sistemi conferma l'ipotesi di un progetto intelligente.
In sintesi, Newton arriva all'ipotesi di un disegno intelligente nell'universo perché riconosce un ordine e una complessità che non possono essere spiegati semplicemente da cause meccaniche o casuali, richiedono l'intervento di un'autore intelligente e potente.
2) Sintetizza le implicazioni tratte dall'immagine di Dio come signore che dà le regole a tutto.
L'immagine di Dio come signore che dà le regole a tutto implica diverse implicazioni:
Esistenza necessaria: L'idea che il sommo Dio deve esistere necessariamente, e per la stessa necessità è sempre e ovunque, suggerisce che la sua presenza e il suo dominio sono intrinseci all'universo.
Onnipresenza e Onnipotenza: Dio è descritto come onnipresente e onnipotente, poiché regge ogni cosa e conosce ogni cosa che è o può essere. Questo implica che la sua presenza e potenza si estendono su ogni parte dell'universo.
Simmetria e Coerenza: Dio è considerato interamente simile a sé stesso, senza variazioni o cambiamenti. Questa simmetria suggerisce una coerenza e una stabilità nell'essenza divina.
Incomprensibilità e Trascendenza: Nonostante si faccia riferimento agli attributi di Dio, come la sapienza e la perfezione, si sottolinea anche l'incomprensibilità della sua sostanza. Dio è descritto come privo di corpo e figura corporea, e le sue modalità di percezione e comprensione sono sconosciute all'uomo.
Dominio e Adorazione: La figura di Dio come signore implica un rapporto di dominio verso l'universo e verso gli esseri umani. L'adorazione di Dio è basata su questo dominio, e si riconosce che senza il suo dominio, provvidenza e cause finali, Dio non sarebbe altro che fato e natura.
In sintesi, l'immagine di Dio come signore che dà le regole a tutto implica la sua esistenza necessaria, la sua onnipresenza e onnipotenza, la sua simmetria e coerenza, la sua incomprensibilità e trascendenza, e infine il suo dominio e l'adorazione basata su questo dominio.
3) Sintetizza le implicazioni dell'immagine dei servi che non possono comprendere fino in fondo il significato delle regole.
L'immagine dei servi nel testo si riferisce alla relazione tra l'essere umano e Dio. Qui, Newton paragona gli esseri umani a servi che possono conoscere e comprendere solo in parte la natura e le regole di Dio. Questo significa che, pur avendo una conoscenza degli attributi di Dio e ammirandone la perfezione, gli esseri umani non possono comprendere appieno la sostanza stessa di Dio. L'adorazione di Dio da parte degli esseri umani deriva quindi dal riconoscimento del suo dominio e della sua potenza, piuttosto che dalla comprensione completa della sua essenza. In sostanza, gli esseri umani sono limitati nella loro capacità di comprendere pienamente Dio e le sue regole, proprio come dei servi che possono riconoscere e rispettare il loro signore, ma non possono comprendere appieno i suoi pensieri e le sue azioni.
Guida alla Comprensione
1) Spiega come Newton colleghi l'ipotesi di una determinazione non meccanica delle regole strutturali del mondo fisico alla constatazione della loro eleganza.
Newton collega l'ipotesi di una determinazione non meccanica delle regole strutturali del mondo fisico alla constatazione della loro eleganza mediante l'osservazione dei movimenti regolari dei corpi celesti e delle comete. Egli nota che i sei principali pianeti, insieme alle dieci lune che ruotano attorno alla Terra, a Giove e a Saturno, seguono orbite regolari e concentriche. Questi movimenti regolari non possono essere spiegati unicamente attraverso cause meccaniche, poiché le comete, che seguono orbite eccentriche, dimostrano una diversa modalità di moto.
Newton ritiene che l'eleganza e l'armonia presenti nel sistema solare, insieme alla regolarità dei movimenti celesti, siano indizi di un disegno intelligente e potente, il quale regola il funzionamento dell'universo. Egli suggerisce che la complessa struttura del sistema solare, insieme alla vastità e all'ordine dell'universo, non può essere il risultato del caso o di cause meccaniche casuali, ma piuttosto richiede l'intervento di un essere intelligente e potente, ossia Dio.
Perciò, Newton collega l'ipotesi di una determinazione non meccanica delle regole strutturali del mondo fisico alla constatazione della loro eleganza tramite l'idea che un disegno intelligente e potente sia responsabile della bellezza e della regolarità osservate nell'universo.
2) Come viene articolata l'idea di un'intelligenza creatrice dell'universo?
L'idea di un'intelligenza creatrice dell'universo viene articolata attraverso diversi punti:
Ordine e armonia nell'universo: Newton evidenzia l'armonia e l'ordine presenti nell'universo, come dimostrato dai movimenti regolari dei corpi celesti.
Progetto intelligente: Newton sostiene che questo ordine non può essere spiegato solo tramite cause meccaniche, ma richiede l'intervento di un progetto intelligente.
Potenza superiore: L'autore sottolinea che l'ordine e l'armonia nell'universo non possono essere il risultato del caso, ma devono essere stati messi in atto da una potenza superiore.
Qualità divine: Attraverso l'analisi delle qualità che questa intelligenza creatrice deve possedere, Newton giunge alla conclusione che essa deve essere viva, intelligente, potente, eterna, infinita, onnipotente e onnisciente.
Dominio su tutte le cose: Questa intelligenza creatrice non è solo l'anima del mondo, ma è il signore dell'universo, reggendo tutte le cose con dominio e potenza.
Omnipresenza: Si sottolinea che questa intelligenza creatrice è presente ovunque e sempre, sostenendo e fondando la durata e lo spazio dell'universo.
In sintesi, l'idea di un'intelligenza creatrice dell'universo viene articolata attraverso la visione di un ordine, un progetto intelligente e una potenza superiore che regge e domina tutto ciò che esiste.
3) In che modo questa ipotesi (non scientifica) si collega alla constatazione (scientifica) dei limiti della conoscenza umana?
Questa ipotesi, che si basa su concetti filosofici e teologici piuttosto che su evidenze scientifiche dirette, si collega alla constatazione dei limiti della conoscenza umana in diversi modi:
Limiti della percezione sensoriale: Il testo sottolinea che gli esseri umani hanno limitazioni nella percezione sensoriale. Assimila la comprensione di Dio al fatto che non possiamo percepire direttamente la sua sostanza, solo attraverso le sue manifestazioni e attributi, suggerendo così che ciò che percepiamo del divino è limitato dalle capacità sensoriali umane.
Limiti della ragione umana: Descrive la difficoltà nell'ottenere una piena comprensione di Dio attraverso la ragione umana. Anche se possiamo discutere degli attributi di Dio e delle sue azioni, il testo sottolinea che la vera sostanza di Dio è oltre la nostra comprensione razionale, suggerendo così che i limiti della ragione umana impediscono una comprensione completa e diretta del divino.
Limiti della linguaggio umano: Il testo evidenzia che le parole utilizzate per descrivere Dio sono limitate dalla nostra esperienza umana e dalle nostre capacità linguistiche. Poiché non possiamo conoscere direttamente la sostanza di Dio, dobbiamo usare analogie e metafore umane per cercare di descriverlo, suggerendo che anche il linguaggio umano è limitato nel comunicare la natura del divino.
In questo modo, l'ipotesi presentata nel testo riflette il riconoscimento dei limiti intrinseci della conoscenza umana, specialmente quando si tratta di argomenti metafisici e teologici come l'esistenza e la natura di Dio.
Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori