Jacques Maritain - Filosofia e esperienza spirituale
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione
Introduzione
Maritain, con il suo concetto di «umanesimo integrale», propone un ritorno alla filosofia di Tommaso d'Aquino. Egli ritiene che il tomismo offra un modello per un «esistenzialismo autentico», fondato sul primato dell'esistenza che riconosce in essa la presenza dell'essere e dell'intelligenza, ossia dell'«intelligibile». Dal brano proposto emerge come l'essere e l'intelligenza che l'uomo scopre nell'autentica esistenza siano il nutrimento di ogni esperienza spirituale, della «nostalgia di Dio». Questi elementi sono la base per la ricerca dell'unità e della pace interiore che, secondo l'insegnamento di Kierkegaard, non possono essere raggiunti senza passare attraverso l'esperienza dell'angoscia e della lacerazione. Tuttavia, poiché la «verità segue l'esistenza delle cose», la scienza (o conoscenza) è sempre un dono che nasce dall'immersione nell'esistenza, dall'intuizione delle cose che percepiamo e che affidiamo all'intelligenza affinché questa le denomini.
Lettura
Cartesio e tutta la filosofia razionalistica derivata dalla rivoluzione cartesiana hanno posto un'inimicizia insormontabile tra l'intelligenza e il mistero e in questo, senza dubbio, si deve vedere l'origine più profonda della profonda inumanità nella civiltà a base razionalistica. San Tommaso riconcilia l'intelligenza e il mistero nell'intimo dell'essere e dell'esistenza.
Con ciò egli libera la nostra intelligenza e la restituisce alla sua natura rendendola al suo oggetto. Il pensiero di Tommaso ci mette in grado di compiere in noi stessi l'unità e di conquistare la libertà e la pace, senza dover ripudiare la ragione e la filosofia, ma in regioni che trascendono la filosofia, e che nessuna via filosofica può raggiungere. [...]
La natura e la grazia, la fede e la ragione, la teologia e la filosofia, le virtù soprannaturali, le virtù naturali, la sapienza e la scienza, le energie speculative e quelle pratiche, il mondo della metafisica e quello dell'etica, il mondo della conoscenza e quello della poesia, e quello del silenzio mistico, sono costellazioni del nostro cielo umano alle quali san Tommaso riconosce un proprio dominio e diritti propri, ma non le separa. Nella sua prospettiva esistenziale, egli fonda sulla distinzione un'unità, che è quella dell'immagine di Dio e fa convergere tutte le nostre potenze in una sinergia che salva e stimola il nostro essere.
Egli è dalla parte opposta di Hegel, che ha disgiunto e messo in lotta tutto, assumendo l'universalità dell'essere nella prospettiva antiesistenziale di un idealismo assoluto e volendo sottomettere ogni cosa all'unità del Grande Idolo cosmogonico in cui i contraddittori si accoppiano per generare dei mostri in cui l'Essere e il Nulla si identificano.
Siamo grati a Kierkegaard e ai suoi successori per avere, contro Hegel, insegnato di nuovo ai filosofi la grande lezione dell'angoscia; e in particolare per avere ricordato questa grande lezione ai discepoli di san Tommaso. Coloro la cui dottrina si dirige verso l'unità e la pace corrono il rischio di credersi arrivati quando hanno appena cominciato il cammino e di dimenticare che per l'uomo e il suo pensiero la pace è sempre una vittoria sulla discordia e l'unità il prezzo della dilacerazione sofferta e disperata.
La pace e l'unità tomiste non hanno niente a che vedere con quel facile equilibrio e quelle conciliazioni dialettiche di una ragione che si ritiene sicura trovandosi in un meccanismo di risposte già pronte allo scattare di ogni domanda. Esse esigono da parte dell'uomo una tensione e una estensione che, a dire il vero, sono possibili solo nell'angoscia della croce. [...]
L'esperienza spirituale del filosofo è l'alimento della filosofia e senza di essa non c'è filosofia, benché non entri o non debba entrare nella trama intelligibile della filosofia stessa: la polpa del frutto deve consistere solo nella verità.
Ora, se è vero che la filosofia tende a superarsi per attingere il silenzio dell'unità in cui raccoglie quanto sa in una luce più trasparente e pura, in quale esperienza può fare approdare lo spirito dell'uomo, se non nell'esperienza del dono di scienza, essa il cui primo oggetto è il mondo e l'uomo? [...]
Il dono di scienza produce un'esperienza o gusto delle creature, che ci stacca da esse, un'esperienza spirituale del creato che ci dà la nostalgia di Dio. A quale scienza più vera potrebbe aspirare il filosofo? Egli sarà pago quando scoprirà, non con i discorsi della ragione, ma con un'intima e semplice esperienza in cui sembra che si dica tutto e in cui la compassione è una cosa sola con il distacco, che gli enti, con tutta la loro bellezza, più che rassomigliare, differiscono dall'Essere infinito, e quando saprà quanto è grande l'abbandono di coloro che, per abbracciare il creato con uno sguardo hanno dovuto salire sui ghiacciai del vuoto vedendo ovunque il vuoto.
Guida alla lettura
1) Quale colpa Maritain attribuisce a Cartesio e a quella che egli chiama la tradizione razionalista?
Maritain attribuisce a Cartesio e alla tradizione razionalista derivata dalla rivoluzione cartesiana la colpa di aver posto un'inimicizia insormontabile tra l'intelligenza e il mistero. Secondo Maritain, questa divisione è la causa più profonda della profonda inumanità nella civiltà a base razionalistica.
2) Attraverso quale atto, secondo Maritain, Tommaso d'Aquino ha avuto il grande merito di «liberare» l'intelligenza umana?
Secondo Maritain, Tommaso d'Aquino ha avuto il grande merito di «liberare» l'intelligenza umana riconciliando l'intelligenza e il mistero nell'intimo dell'essere e dell'esistenza. Questo atto ha restituito l'intelligenza alla sua natura, rendendola al suo oggetto, e ha permesso all'uomo di compiere l'unità in sé stesso, conquistare la libertà e la pace senza dover ripudiare la ragione e la filosofia ma trascendendole.
3) Spiega in che cosa consiste per Maritain la grande lezione dell'angoscia che la filosofia ha appreso dall'esistenzialismo di Kierkegaard.
Per Maritain, la grande lezione dell'angoscia appresa dall'esistenzialismo di Kierkegaard consiste nel riconoscere che la pace e l'unità non sono mai raggiungibili senza passare attraverso l'esperienza dell'angoscia e della lacerazione. Questa lezione è particolarmente importante per coloro che seguono la dottrina di San Tommaso, perché c'è il rischio che essi credano di aver raggiunto l'unità e la pace quando, in realtà, sono solo all'inizio del cammino. Secondo Maritain, la vera pace è sempre una vittoria sulla discordia, e l'unità è il risultato di una sofferta e disperata dilacerazione.
In sostanza, Maritain sottolinea che l'unità e la pace tomiste richiedono una tensione e un'estensione che sono possibili solo attraverso l'angoscia della croce, distinguendole dalle facili conciliazioni dialettiche di una ragione che si sente sicura in un meccanismo di risposte preconfezionate. Questa angoscia è dunque vista come un elemento necessario per raggiungere una vera e profonda unità e pace interiore.
4) Perché il dono della scienza dà all'uomo una «nostalgia di Dio»?
Il dono della scienza produce un'esperienza o gusto delle creature che stacca l'uomo da esse, generando un'esperienza spirituale del creato che, a sua volta, dà all'uomo la nostalgia di Dio. Il testo spiega che questa nostalgia nasce dalla scoperta che, nonostante la bellezza delle creature, esse differiscono dall'Essere infinito. Questa consapevolezza, ottenuta non attraverso i discorsi della ragione ma tramite un'intima e semplice esperienza, porta il filosofo a comprendere il grande distacco tra le creature e Dio, creando in lui un desiderio profondo di unione con l'Essere infinito.
Guida alla Comprensione
1) Spiega in che senso Maritain contrappone Tommaso a Hegel.
Maritain contrappone Tommaso a Hegel in vari aspetti fondamentali. Secondo Maritain, Tommaso d'Aquino riconcilia l'intelligenza e il mistero nell'intimo dell'essere e dell'esistenza, liberando l'intelligenza umana e restituendola alla sua vera natura. Questa riconciliazione permette di compiere l'unità interiore e di conquistare la libertà e la pace senza rinunciare alla ragione e alla filosofia ma trascendendole. Tommaso riconosce un dominio e diritti propri a diverse costellazioni del cielo umano, come natura e grazia, fede e ragione, teologia e filosofia, senza separarle. La prospettiva di Tommaso è esistenziale e fondata sulla distinzione che porta all'unità, facendo convergere tutte le potenze umane in una sinergia salvifica.
In contrasto, Hegel disgiunge e mette in conflitto tutto, assumendo una prospettiva antiesistenziale attraverso un idealismo assoluto. Hegel cerca di sottomettere ogni cosa all'unità di un "Grande Idolo cosmogonico" in cui gli opposti si accoppiano generando mostri, dove l'Essere e il Nulla si identificano. Questa visione è l'opposto di quella di Tommaso, che invece mantiene distinte le varie componenti dell'esperienza umana pur riconoscendone l'interconnessione in un'unità più alta.
2) Che cosa significa, nella prospettiva di Maritain, l'asserzione secondo cui Tommaso avrebbe realizzato nella sua filosofia una «unità nella distinzione»? Che rapporto ha questa affermazione con la concezione maritainiana di un «umanesimo integrale»?
Nella prospettiva di Maritain, l'asserzione secondo cui Tommaso avrebbe realizzato nella sua filosofia una «unità nella distinzione» significa che Tommaso d'Aquino riconosce l'importanza e l'autonomia delle diverse dimensioni del sapere e dell'esperienza umana, senza però separarle rigidamente. Secondo Maritain, Tommaso integra la natura e la grazia, la fede e la ragione, la teologia e la filosofia, le virtù soprannaturali e naturali, la sapienza e la scienza, le energie speculative e pratiche, e così via. Questi elementi, pur essendo distinti e avendo ciascuno un proprio dominio e diritti propri, non vengono separati, piuttosto unificati in una sinergia che riflette l'immagine di Dio.
Questa concezione di Tommaso è strettamente collegata all'idea di Maritain di un «umanesimo integrale». Maritain vede nell'umanesimo integrale una visione che cerca di abbracciare tutte le dimensioni dell'esistenza umana, riconoscendo la loro importanza e interrelazione. Secondo lui, l'umanesimo integrale si basa sul riconoscimento dell'esistenza autentica, in cui l'essere e l'intelligenza sono il fondamento di ogni esperienza spirituale e della «nostalgia di Dio».
L'unità nella distinzione realizzata da Tommaso consente di perseguire un'unità interiore e una pace che non negano la ragione e la filosofia ma le trascendono, portando l'uomo verso una sintesi superiore che include ma va oltre le vie filosofiche. In questo modo, l'umanesimo integrale proposto da Maritain mira a riconciliare l'intelligenza e il mistero, l'essere e l'esistenza, e tutte le altre dicotomie umane, in un quadro armonioso e integrato.
3) In conclusione del brano, Maritain sembra additare nella compassione e nel distacco il fine ultimo a cui dovrebbe aspirare il filosofo. Come spieghi questa affermazione?
Maritain sembra indicare nella compassione e nel distacco il fine ultimo a cui dovrebbe aspirare il filosofo perché, secondo il testo, attraverso l'esperienza spirituale e il dono di scienza, il filosofo può giungere a una comprensione più profonda della realtà. Questa comprensione non è solamente razionale ma è anche emotiva e spirituale. La compassione emerge come risultato della consapevolezza della differenza tra le creature e l'Essere infinito, mentre il distacco si riferisce alla capacità di non essere completamente legati alle cose terrene ma di vedere oltre, verso una realtà più profonda e spirituale. Questi elementi permettono al filosofo di percepire la bellezza del creato ma anche di comprendere la sua limitazione e il desiderio di unione con Dio.
Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori