Jean Bodin - La sovranità assoluta


Immagine Jean Bodin
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Nel "Sei libri dello Stato" di Jean Bodin, un'opera fondamentale della teoria politica, si delinea una visione della sovranità statale che viene considerata una delle più complete dopo quella di Aristotele. Bodin, nel suo lavoro, chiarisce il concetto di sovranità come il potere supremo e perpetuo dello Stato. Nel capitolo VIII, si evidenzia come il sovrano detenga un potere assoluto: egli è colui che crea le leggi senza essere vincolato da esse, se non da quelle naturali e divine. Questo significa che il sovrano può modificare o revocare qualsiasi norma, anche quelle precedentemente stabilite da lui o dai suoi predecessori, compresi i privilegi considerati immutabili nell'epoca medievale. Tuttavia, il sovrano rimane soggetto a Dio, al quale rende conto solo nella propria coscienza, e a certe leggi naturali che tutelano la libertà individuale e la proprietà dei sudditi. È importante notare che, in questa visione, nessun'autorità terrena ha il potere di punire il sovrano.


Lettura


Chi è sovrano, insomma, non deve essere in alcun modo soggetto al comando altrui, e deve poter dare la legge ai sudditi e cancellare o annullare le parole inutili in essa per sostituirne altre, cosa che non può fare chi è soggetto alle leggi o a persone che esercitino potere su di lui. Per questo la legge dice che il principe non è soggetto all'autorità delle leggi; e anche in latino la parola legge significa il comando di chi ha il potere sovrano.

Vediamo che in tutti gli editti e le ordinanze si aggiunge questa clausola: «Nonostante tutti gli editti ai quali abbiamo derogato e deroghiamo con le presenti disposizioni, e la derogatoria delle derogatorie». Questa clausola è stata sempre aggiunta nelle leggi antiche, sia che la legge pubblicata fosse stata promulgata dal principe in atto, sia dal predecessore. Perché è noto che leggi, ordinanze, lettere patenti, privilegi, concessioni dei principi, hanno vigore soltanto durante la vita di questi, a meno che il principe successivo, dopo averle prese in esame, non le confermi o per lo meno le tolleri.

Lo stesso si può dire dei privilegi: Bartolo, delegato ambasciatore presso l'imperatore Carlo IV per ottenere conferma dei privilegi di Perugia, l'ottenne con questa clausola: «Fino a che non siano revocate dai nostri successori», non potendosi pregiudicare l'azione di questi. [...]

Per tale ragione l'imperatore Tiberio, successore di Augusto, dispose che i privilegi concessi dagli imperatori decadessero dopo la morte di questi se i loro successori non li avessero confermati, perché i privilegiati tendevano a perpetuare l'esenzione di cui godevano se la concessione non era espressamente limitata a un determinato periodo, come dice Svetonio. È per questa ragione che nel nostro Regno vediamo, all'avvento di un nuovo re, tutti i collegi e tutte le comunità domandare conferma dei loro privilegi, dei loro poteri, della loro giurisdizione; i parlamenti e le corti sovrane così come gli ufficiali particolari.

Se dunque il principe sovrano è per legge esente dalle leggi dei predecessori, ancor meno egli sarà obbligato a osservare le leggi e le ordinanze fatte da lui stesso: si può ben ricevere la legge da altri, ma non è possibile comandare a se stesso, così come non ci si può imporre da sé una cosa che dipende dalla propria volontà, come dice la legge: nulla obligatio consistere potest, quae a voluntate promittentis statum capit 3; ragione necessaria, che dimostra in maniera evidente come il re non possa essere soggetto alle leggi.

Come il papa, secondo i canonisti, non può mai legarsi le mani, così non può legarsele il principe sovrano, neanche se lo voglia. Perciò alla fine degli editti e delle ordinanze vediamo le parole «poiché tale è il nostro piacere», perché sia chiaro che le leggi del principe sovrano, siano pure fondate in motivi validi e concreti, non dipendono che dalla sua pura e libera volontà.

Quanto però alle leggi naturali e divine, tutti i principi della terra vi sono soggetti, né è in loro potere trasgredirle, se non vogliono rendersi colpevoli di lesa maestà divina, mettendosi in guerra contro quel Dio alla cui maestà tutti i principi della terra devono sottostare chinando la testa con assoluto timore e piena reverenza.

Insomma, il potere assoluto dei principi e delle signorie sovrane non si estende in alcun modo alle leggi di Dio e della natura. Colui che ha meglio di ogni altro compreso che cosa sia potere assoluto e che ha fatto inchinare al suo e principi e sovrani, diceva ch'esso consiste nella facoltà di derogare alle leggi ordinarie; non certo però alle leggi divine e naturali.


Guida alla lettura


1) Che cosa è la legge per Bodin?
Per Bodin, la legge è l'emanazione del potere sovrano del principe. È il comando o l'ordinanza stabilita dal sovrano che regola la vita politica e sociale del regno. Bodin definisce la legge come il comando di chi ha il potere sovrano, sottolineando che il sovrano ha il diritto di fare leggi senza essere soggetto ad esse. La legge, pertanto, è uno strumento attraverso il quale il sovrano esercita il suo potere e stabilisce l'ordine e la disciplina all'interno dello Stato.

2) Che cosa sono i privilegi?
Nel testo, i privilegi si riferiscono ai diritti speciali o alle concessioni di potere e giurisdizione garantiti a determinate istituzioni, comunità o individui da parte del sovrano o delle autorità governative. Questi privilegi possono includere l'esenzione da determinate leggi o regolamenti, il diritto di autogoverno, la concessione di titoli nobiliari o altri vantaggi particolari. Bodin discute della pratica comune, specialmente nel Regno, di richiedere la conferma dei privilegi all'avvento di un nuovo sovrano, evidenziando che tali concessioni hanno validità solo durante la vita del principe che le ha concesse, a meno che non vengano confermate o tollerate dal principe successivo.

3) Perché leggi e privilegi cessano di valere dopo la morte del sovrano?
Nel testo, si spiega che leggi e privilegi cessano di avere validità dopo la morte del sovrano principalmente per due ragioni:

Natura dell'autorità: Le leggi e i privilegi derivano dall'autorità del sovrano. Dato che il sovrano è il detentore dell'autorità suprema, quest'ultima è personale e non può essere ereditata da altri automaticamente alla sua morte. Pertanto, le leggi e i privilegi emanati da un sovrano perdono efficacia con la sua morte, a meno che il successore non li confermi o li tolleri.
Principio della continuità del potere sovrano: Poiché il potere sovrano non può essere automaticamente trasmesso o ereditato, il nuovo sovrano ha il diritto di confermare o revocare le leggi e i privilegi del predecessore a sua discrezione. Questo principio di continuità del potere sovrano implica che le decisioni legislative e i privilegi devono essere riaffermati o riconsiderati da ogni nuovo sovrano per mantenere la loro validità e autorità.

In breve, leggi e privilegi cessano di valere dopo la morte del sovrano perché l'autorità da cui derivano non è più presente e perché il nuovo sovrano ha il diritto di decidere se confermarli o modificarli.

4) In che cosa consiste il potere assoluto?
Il potere assoluto, secondo Jean Bodin come descritto nel testo, consiste nella facoltà del sovrano di avere un'autorità suprema e illimitata all'interno dello Stato. Questo potere assoluto si manifesta nella capacità del sovrano di fare leggi senza essere soggetto ad esse, revocare o modificare leggi esistenti a sua discrezione, e non essere obbligato a osservare le leggi create dai suoi predecessori o da se stesso.

Il sovrano detiene un'autorità che non è limitata da nessuna autorità esterna, né da controlli o bilanciamenti di potere all'interno dello Stato. Questo significa che il sovrano ha il diritto di comandare senza essere comandato, e le sue decisioni sono finali e incontrastabili. In sintesi, il potere assoluto implica un controllo totale e indiscusso sul governo e sulle politiche dello Stato.


Guida alla Comprensione


1) L'identificazione della legge civile con la volontà del sovrano comporta un'importante implicazione. Quale?
L'identificazione della legge civile con la volontà del sovrano comporta un'importante implicazione: il sovrano, essendo il detentore del potere assoluto, ha la facoltà di fare e revocare le leggi a sua discrezione, senza essere soggetto a restrizioni legali. Questo implica che la legge civile, essendo emanata dalla volontà sovrana, è vincolante per i sudditi solo nella misura in cui il sovrano sceglie di rispettarla e farla rispettare. In altre parole, la legge civile diventa uno strumento di esercizio del potere del sovrano e riflette la sua autorità assoluta sulla società.

2) Quali conseguenze pratiche comporta la soggezione del sovrano alle leggi naturali e divine?
La soggezione del sovrano alle leggi naturali e divine ha importanti conseguenze pratiche. Innanzitutto, implica che il sovrano non può agire al di sopra di queste leggi e quindi deve rispettare i principi morali e religiosi che esse stabiliscono. Questo limita il potere assoluto del sovrano e lo obbliga a governare in modo giusto e rispettoso nei confronti dei suoi sudditi, poiché è soggetto agli stessi principi divini e naturali a cui sono soggetti tutti gli uomini.

In termini pratici, ciò significa che il sovrano non può emanare leggi o ordini che violino i diritti fondamentali delle persone o che siano contrari alla legge morale e religiosa. Questo assicura un certo grado di protezione per i sudditi contro l'abuso di potere da parte del sovrano e promuove la stabilità e la giustizia all'interno dello Stato.

Pertanto, la soggezione del sovrano alle leggi naturali e divine contribuisce a limitare il suo potere e a garantire che il suo governo sia guidato da principi etici e religiosi, favorendo così il bene comune della società.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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