John Dewey - La natura delle forme logiche
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione
Introduzione
Nel suo lavoro "Logica, teoria dell'indaginez" del 1938, Dewey elabora le sue idee sulla logica, distinguendosi dalle concezioni puramente formali che considera riduttive. Come Peirce, sottolinea l'origine esistenziale delle forme logiche, enfatizzando il loro sviluppo nel contesto di un'indagine motivata da un autentico dubbio. Tuttavia, Dewey vuole anche respingere qualsiasi interpretazione psicologistica che minacci il carattere oggettivo delle procedure logiche.
Lettura
Tutte le forme logiche (con le loro proprietà caratteristiche) nascono attraverso il lavoro d'indagine e concernono il controllo dell'indagine in vista dell'attendibilità delle asserzioni prodotte. Questa concezione va più in là della semplice affermazione che le forme logiche si esplicano o vengono alla luce quando noi riflettiamo sui processi d'indagine in uso. Naturalmente significa anche quello, ma altresì che le forme logiche hanno origine nelle operazioni di ricerca. Per usare un'espressione adatta, il senso ne è che, mentre l'indagine dell'indagine è causa cognoscendi delle forme logiche, la primitiva indagine è essa stessa causa essendi delle forme poi rivelate da quell'indagine ulteriore. [...]
Che l'indagine sia legata al dubbio lo si vorrà, credo, ammettere. L'ammissione comporta una conseguenza a proposito del fine dell'indagine: fine nei due sensi della parola, come fine che ci si prefigge e come chiusura o termine. Se l'indagine inizia col dubbio, essa termina con lo stabilire condizioni che eliminano ogni necessità di dubbio. Lo stadio finale del processo può esser designato con le parole credenza o conoscenza. Per ragioni che esporrò più innanzi preferisco l'espressione «asseribilità giustificata».
Credenza può essere intesa in modo da costituire una designazione conveniente per il risultato della ricerca. Il dubbio è penoso; è una tensione che trova estrinsecazione e sbocco nei processi d'indagine. La ricerca si conclude quando si raggiunge qualcosa di sistemato, di ordinato. Questa condizione ordinata è una caratteristica distintiva della credenza genuina. Per questo riguardo, credenza è una parola appropriata per indicare il termine della ricerca. Ma credenza è una parola «a doppio taglio». È usata oggettivamente per designare ciò in cui si crede. In questo senso, il risultato dell'indagine è una condizione obiettiva delle cose bene ordinata, in modo che noi si possa agire su di esse, effettivamente o nell'immaginazione. Credenza indica qui situazione ordinata della materia oggettiva, unitamente all'attitudine ad agire in un modo determinato quando, se e in quanto tale materia ci sia di fronte. Ma nell'uso popolare credenza indica anche qualcosa di personale; qualcosa che certi uomini opinano o ritengono; posizione questa che, per influenza della psicologia, ha dato luogo all'opinione che credenza sia semplicemente uno stato, mentale o psichico. Travisamenti derivanti da questo significato della parola credenza possono facilmente insinuarsi nell'enunciazione che il fine della ricerca è una sistemata credenza. Il significato oggettivo della materia d'indagine quale si delinea attraverso la ricerca viene allora oscurato o addirittura perso di vista. L'ambiguità della parola rende così il suo uso inopportuno per gli scopi che ci proponiamo.
La parola conoscenza sarebbe anche un termine accettabile per designare l'obiettivo e la conclusione dell'indagine. Ma essa è altresì soggetta ad ambiguità d'interpretazione. [...] La ricerca è un processo continuativo in ogni campo nel quale venga esplicata. La «sistemazione» di una particolare situazione mediante una particolare ricerca non garantisce che tale conclusione sistemata sia destinata a rimaner tale. Il conseguimento di credenze ben ordinate non si verifica che progressivamente; non v'è opinione tanto elaborata da non esser suscettibile di ulteriore indagine. È soltanto la risultante convergente e cumulativa di un'indagine continuativa quella che definisce il termine conoscenza nella sua accezione generale. Nella ricerca scientifica il criterio secondo il quale si sceglie la materia da sistemare o elaborare in conoscenza riesce suscettibile di costituire una risorsa per l'ulteriore indagine solo in quanto è a sua volta ordinato in una particolare maniera; non in quanto sia così concepito da non poter essere soggetto a revisione in una ricerca successiva. Quanto si è detto ci aiuta a spiegare il motivo che ci fa preferire l'espressione «asserzione giustificata» ai termini credenza e conoscenza. Essa è indenne dall'ambiguità di questi ultimi, ed importa riferimento alla ricerca come a ciò che giustifica l'asserzione stessa. Quando la conoscenza è intesa come termine generale astratto messo in relazione all'indagine in astratto, essa significa «asseribilità giustificata». L'uso di un termine che designa piuttosto una virtualità che un'attualità implica il riconoscimento che tutte le conclusioni specifiche di ricerche particolari fan parte di un'unica intrapresa che viene di continuo rinnovata, ovvero costituiscono un qualcosa in fieri.
Guida alla lettura
1) Qual è la causa essendi delle forme logiche?
La causa essendi delle forme logiche, secondo Dewey, è l'indagine stessa. Egli sostiene che le forme logiche hanno origine nelle operazioni di ricerca e che l'indagine è la causa essendi delle forme logiche poi rivelate.
2) Qual è il fine dell'indagine?
Il fine dell'indagine, secondo il testo, è duplice. Da un lato, l'indagine inizia con il dubbio e termina con l'eliminazione di ogni necessità di dubbio, stabilendo condizioni che portano alla "credenza" o "conoscenza". D'altro canto, il termine della ricerca può essere indicato con l'espressione "asseribilità giustificata".
3) Quali sono le due possibili definizioni del termine «credenza»?
Le due possibili definizioni del termine "credenza" secondo il testo sono:
Oggettivamente, come una condizione ordinata delle cose, ben sistemata, che permette di agire su di esse, effettivamente o nell'immaginazione.
Nel senso popolare, come qualcosa di personale, un'opinione o una convinzione individuale, che può essere influenzata dalla psicologia e che può portare a considerare la credenza come uno stato mentale o psichico.
Queste definizioni emergono dal testo, che discute l'ambiguità del termine "credenza" e la sua interpretazione sia oggettiva che soggettiva.
4) Qual è il limite del termine «conoscenza»?
Il testo afferma che il termine "conoscenza" è soggetto ad ambiguità d'interpretazione. Viene spiegato che la ricerca è un processo continuativo e che la "sistemazione" di una situazione tramite una particolare ricerca non garantisce che tale conclusione sia destinata a rimanere tale. Si sostiene che le credenze ben ordinate si sviluppano progressivamente e che non c'è opinione così elaborata da non essere suscettibile di ulteriore indagine. Pertanto, il termine "conoscenza" è limitato nel senso che non implica una conclusione definitiva e immutabile, ma piuttosto un processo continuo di indagine e revisione delle proprie credenze.
5) In che cosa consiste l'«asseribilità giustificata»?
Secondo il testo, l'«asseribilità giustificata» rappresenta il termine preferito rispetto ai termini "credenza" e "conoscenza" per indicare l'obiettivo e la conclusione dell'indagine. Questo termine implica che le conclusioni raggiunte attraverso la ricerca sono giustificate e sistemate in modo tale da eliminare ogni necessità di dubbio. Significa che le credenze sono ben ordinate e possono essere oggetto di azione, sia nell'ambito pratico che nell'immaginativo, e sono soggette a un processo continuativo di revisione e aggiornamento attraverso ulteriori indagini.
Guida alla Comprensione
1) Perché la concezione della logica di Dewey è diversa dalle logiche formali sviluppatesi nel XX secolo?
La concezione della logica di Dewey si discosta dalle logiche formali sviluppatesi nel XX secolo perché enfatizza l'origine esistenziale delle forme logiche e il loro legame con l'indagine pratica piuttosto che con un approccio puramente formale. Dewey sostiene che le forme logiche nascono nell'ambito di un'indagine messa in moto da un dubbio reale e che esse hanno origine nelle operazioni di ricerca. Questo contrasta con le logiche formali che tendono a concentrarsi esclusivamente sulle strutture formali dei ragionamenti senza considerare il loro contesto pratico o le loro origini nell'esperienza reale dell'indagine.
2) L'importanza data al dubbio come fonte dell'indagine accomuna Dewey a quale altro autore?
Dewey viene accomunato a Peirce per l'importanza data al dubbio come fonte dell'indagine. Entrambi insistono sull'origine esistenziale delle forme logiche, affermando che queste nascono sempre nel contesto di un'indagine messa in moto da un dubbio reale.
3) Perché Dewey preferisce non utilizzare il termine «credenza»? Da quale posizione filosofica credi voglia prendere le distanze?
Dewey preferisce non utilizzare il termine "credenza" perché ritiene che abbia una doppia valenza che può portare a fraintendimenti. Da un lato, viene usato oggettivamente per indicare ciò in cui si crede, come risultato di un'indagine ben ordinata e sistemata. Tuttavia, dall'altro lato, nella sua accezione popolare, "credenza" può indicare qualcosa di personale, legato alle opinioni o alle convinzioni individuali, spesso percepite come stati mentali o psichici.
Dewey vuole prendere le distanze da ogni interpretazione psicologistica delle procedure logiche che tende a ridurre il carattere oggettivo dell'indagine. Egli si allontana da questa posizione filosofica per sottolineare l'importanza della ricerca come processo continuativo e non come mero stato mentale, e per enfatizzare che le conclusioni raggiunte non sono definitive, ma soggette a ulteriori indagini e revisioni.
4) Perché Dewey preferisce il termine «asseribilità giustificata» al termine «conoscenza»?
Dewey preferisce il termine "asseribilità giustificata" al termine "conoscenza" perché ritiene che quest'ultimo sia soggetto ad ambiguità d'interpretazione. Egli sottolinea che la ricerca è un processo continuativo e che la conclusione sistemata ottenuta da una particolare ricerca non è garantita rimanga tale nel tempo. Inoltre, sostiene che non esista un'opinione così elaborata da non essere suscettibile di ulteriore indagine. Pertanto, preferisce un termine che sia indenne dall'ambiguità e che si riferisca alla ricerca stessa come giustificazione dell'asserzione, piuttosto che usare termini come "conoscenza" o "credenza", i quali possono essere fraintesi o interpretati in modi diversi.
Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori