Martin Lutero - I cristiani e il mondo
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione
Introduzione
Nel trattato del 1523 intitolato "Sull'autorità secolare", si affronta la questione spinosa della legittimità del potere politico, noto anche come "governo della spada". In questo testo, si ritrova una visione dello Stato come necessario rimedio contro il peccato, una prospettiva che risale alla tradizione della patristica cristiana. L'autore esprime un giudizio estremamente critico sulla natura umana, considerando lo Stato come un male reso indispensabile dalla tendenza "bestiale" e malvagia della maggioranza degli individui. Senza la minaccia di punizioni, gli uomini non sarebbero in grado di convivere pacificamente, vista la loro inclinazione al disordine e alla violenza.
Lettura
Al regno della terra, vale a dire sotto la legge, appartengono tutti coloro che non sono cristiani. Infatti, essendo pochi i veri cristiani e meno ancora quanti si portano secondo lo spirito cristiano, cioè non contrastando al male anzi non compiendolo, Dio ha imposto agli altri, oltre alla condizione di cristiani e al regno di Dio, un altro reggimento, e li ha posti sotto la spada, talché, se anche lo farebbero di buon grado, non possano esercitare la loro malvagità e, ove lo facciano, non sia senza timore, o con serenità e letizia; proprio come con lacci e catene si lega una bestia selvaggia e feroce, affinché non possa mordere né assalire secondo il suo istinto, anche se lo farebbe volentieri; mentre un animale mite e domestico non ne ha bisogno, essendo innocuo anche senza lacci né catene.
E se così non si facesse, dato che il mondo tutto è malvagio e tra mille a malapena trovi un buon cristiano, l'uno divorerebbe l'altro, sì che nessuno potrebbe nutrire moglie e figli e nutrir se stesso e servire Dio, ma il mondo sarebbe fatto simile a un deserto. Perciò Iddio pose i due reggimenti: quello spirituale, che per mezzo dello Spirito Santo rende cristiani e pii e soggetti a Cristo, e quello temporale che ammonisce i non cristiani ed i malvagi, affinché almeno all'esterno mantengano pace e stiano tranquilli anche loro malgrado. Cosi Paolo interpreta la spada temporale (Rom., XIII, 3), e dice che non è di terrore alle buone opere ma alle malvagie. E Pietro dice ch'essa fu data per vendetta sui malfattori.
Ora se uno volesse reggere il mondo secondo il Vangelo, e abolire il diritto e la spada secolare, e sostenere che, essendo tutti nel mondo battezzati e cristiani, tra i quali il Vangelo non vuole legge né spada alcuna, tutto ciò non è necessario [...], carissimo, comprendi cosa farebbe costui? Scioglierebbe lacci e catene alle bestie selvagge e feroci, cosicché potrebbero sbranare e dilaniare chiunque; e vorrebbe tuttavia far credere che sono bestioline docili e domestiche. Ben me n'accorgerei dalle mie ferite! Allo stesso modo i malvagi, sotto nome di cristiani, abuserebbero della libertà evangelica per esercitare la loro iniquità, e tuttavia pretenderebbero d'essere cristiani e non soggetti a legge né spada alcuna, come già ora parecchi con mente insana e stolta vaneggiano.
A costoro si dovrebbe dire: Sì, senza dubbio è vero che i cristiani per se stessi non sono soggetti a nessuno e non abbisognano d'esserlo. Ma guardati attorno, e procura che il mondo sia pieno di cristiani, innanzi di volerlo reggere secondo il Cristianesimo ed il Vangelo. E questo giammai potrai farlo, perché il mondo e la massa rimangono non cristiani anche se tutti battezzati e chiamati cristiani. I cristiani, come si dice, abitano assai distante uno dall'altro, per cui non si conviene che vi sia un reggimento cristiano comune a tutto il mondo; macché, neppure a tutto un paese o a una grande moltitudine.
Infatti i malvagi sono sempre assai più numerosi dei buoni, e perciò volersi cimentare a reggere un'intera regione, o addirittura il mondo intero, con il Vangelo, sarebbe come se un pastore radunasse sotto un medesimo tetto lupi, leoni, aquile e pecore, e ciascuno lasciasse libero d'andare tra gli altri, e dicesse: Ecco, pascetevi e siate pii e pacifici gli uni con gli altri: aperta è la stalla, v'è pastura a sufficienza, né dovete temere cane o bastone. Certo le pecore vivrebbero in pace e in pace si lascerebbero pascere e reggere, ma non vivrebbero a lungo, né alcun animale sopravviverebbe agli altri.
Guida alla lettura
1) Che cosa intende Lutero con l'espressione «regno della terra»?
Lutero utilizza l'espressione "regno della terra" per indicare tutti coloro che non sono cristiani. Con questo termine, si riferisce a coloro che non fanno parte del regno di Dio, come descritto nel Vangelo ma vivono e agiscono nel mondo secondo le leggi e le convenzioni terrene. In sostanza, il "regno della terra" comprende coloro che non sono guidati dallo spirito cristiano e che quindi non si conformano ai principi evangelici. Lutero distingue tra il regno di Dio, a cui appartengono i veri cristiani che seguono lo Spirito Santo, il regno della terra che è governato dalle leggi secolari e dalla spada per mantenere l'ordine tra coloro che non sono guidati dai principi evangelici.
2) Perché sarebbe impensabile un governo ispirato al Vangelo?
Secondo l'autore, sarebbe impensabile un governo ispirato al Vangelo perché la maggior parte delle persone nel mondo non sono cristiane e non vivono secondo gli insegnamenti evangelici. L'autore osserva che i malvagi sono sempre più numerosi dei buoni e che i cristiani, sebbene possano vivere secondo il Vangelo per se stessi, non possono influenzare l'intera società in modo da rendere possibile un governo universale basato sul Vangelo. Inoltre, l'autore mette in guardia contro l'illusione che permettere la libertà totale, senza l'applicazione di leggi o restrizioni, possa portare alla pace e all'armonia sociale, poiché i malvagi abuseranno di questa libertà per compiere azioni inique. Pertanto, un governo basato esclusivamente sui principi evangelici sarebbe impraticabile e insostenibile data la realtà della natura umana e della società.
Guida alla Comprensione
1) Su che cosa si fonda, secondo Lutero, il potere politico?
Secondo Lutero, il potere politico si fonda sulla necessità di frenare la natura malvagia e bestiale dell'uomo. Egli considera che la maggior parte degli esseri umani sia intrinsecamente malvagia e che, senza un'autorità secolare che li tenga a freno tramite la minaccia di punizioni, sarebbero inclini a comportarsi in modo selvaggio e violento. Lutero sostiene che Dio ha istituito il potere politico, o "governo della spada", per mantenere l'ordine e la pace sociale tra coloro che non sono veri cristiani e che non vivono secondo lo spirito cristiano. Pertanto, il potere politico è giustificato dalla necessità di reprimere il male e garantire la convivenza pacifica all'interno della società.
2) Esiste secondo te un nesso tra le tesi teologiche di Lutero (la giustificazione per «sola fede», il «servo arbitrio») e la sua concezione della politica?
Sì, esiste un nesso tra le tesi teologiche di Martin Lutero e la sua concezione della politica. La dottrina della giustificazione per sola fede, una delle idee centrali della Riforma protestante, sosteneva che l'uomo è giustificato davanti a Dio solo attraverso la fede in Gesù Cristo e non attraverso le opere. Questa visione aveva profonde implicazioni politiche poiché sollevava questioni sulla natura del potere politico e sull'obbedienza civile.
Lutero, nel suo trattato sull'autorità secolare, sottolinea la necessità di un governo secolare che eserciti il potere della spada per mantenere l'ordine sociale e frenare le azioni dei malvagi. Questa concezione politica si basa sulla visione di Lutero sulla natura umana, influenzata dalla dottrina del "servo arbitrio". Secondo Lutero, a causa della corruzione umana derivante dal peccato originale, gli esseri umani sono incapaci di vivere in modo moralmente retto senza l'intervento divino. Di conseguenza, il governo secolare è visto come un ordinamento necessario per contenere la malvagità umana e garantire la stabilità sociale.
In sintesi, le tesi teologiche di Lutero, come la giustificazione per sola fede e il servo arbitrio, informano la sua concezione della politica attraverso la sua visione della natura umana e la necessità di un'autorità secolare per mantenere l'ordine sociale.
Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori