Norberto Bobbio - Le regole del gioco democratico


Immagine Norberto Bobbio
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Il primo saggio di Norberto Bobbio nel libro "Il futuro della democrazia" offre una chiara sintesi degli studi condotti sul tema della democrazia, che sono stati centrali nel suo pensiero filosofico e politico. Bobbio mette in luce la distanza tra l'ideale nobile della democrazia e la realtà cruda delle democrazie effettive, evidenziando senza mezzi termini i difetti e i limiti con la lista delle sei "promesse non mantenute". Nonostante ciò, elementi come la tolleranza, la nonviolenza e il miglioramento graduale della società attraverso il libero dibattito tra le idee rappresentano un progresso morale, che giustifica la superiorità della democrazia costituzionale rispetto alle forme autocratiche di governo. In particolare, nel saggio vengono esaminati due estratti significativi: il secondo paragrafo, in cui Bobbio offre una "definizione minima" di democrazia, sottolineando l'importanza del rispetto delle regole costituzionali e dei diritti di libertà della tradizione liberale; e le ultime pagine, in cui Bobbio espone gli ideali fondamentali che la democrazia incarna attraverso le sue pratiche e procedure.


Lettura


Premetto che l'unico modo d'intendersi quando si parla di democrazia, in quanto contrapposta a tutte le forme di governo autocratico, è di considerarla caratterizzata da un insieme di regole (primarie o fondamentali) che stabiliscono chi è autorizzato a prendere le decisioni collettive e con quali procedure. Ogni gruppo sociale ha bisogno di prendere decisioni vincolanti per tutti i membri del gruppo allo scopo di provvedere alla propria sopravvivenza sia all'interno sia all'esterno. Ma anche le decisioni di gruppo vengono prese da individui (il gruppo come tale non decide). Quindi, affinché una decisione presa da individui (uno, pochi, molti, tutti) possa essere accettata come una decisione collettiva occorre venga presa in base a regole (non importa se scritte o consuetudinarie) che stabiliscano quali sono gl'individui autorizzati a prendere le decisioni vincolanti per tutti i membri del gruppo, e in base a quali procedure.

Ora per quel che riguarda i soggetti chiamati a prendere (o a collaborare alla presa di) decisioni collettive un regime democratico è caratterizzato dall'attribuzione di questo potere (che in quanto autorizzato dalla legge fondamentale diventa un diritto) a un numero molto alto di membri del gruppo. Mi rendo conto che un «numero molto alto» è un'espressione vaga. Ma, a parte il fatto che i discorsi politici s'inscrivono nell'universo del «press'a poco» e del «per lo più», non si può dire «tutti», perché anche nel più perfetto regime democratico non votano gl'individui che non hanno raggiunto una certa età. L'onnicrazia, come governo di tutti, è un ideale-limite. Quale sia poi il numero di aventi diritto al voto da cui si possa cominciare a parlare di regime democratico non si può stabilire in linea di principio, cioè prescindendo dalle circostanze storiche e da un giudizio comparativo: si può dire soltanto che una società in cui gli aventi diritto al voto sono i cittadini maschi maggiorenni è più democratica di quella in cui votano soltanto i proprietari, ed è meno democratica di quella in cui hanno diritto di voto anche le donne. Quando si dice che nel secolo scorso è avvenuto in alcuni paesi un continuo processo di democratizzazione si vuol dire che il numero degli aventi diritto al voto è andato progressivamente aumentando.

Per quel che riguarda le modalità della decisione la regola fondamentale della democrazia è la regola della maggioranza, ovvero la regola in base alla quale vengono considerate decisioni collettive, e quindi vincolanti per tutto il gruppo, le decisioni approvate almeno dalla maggioranza di coloro cui spetta prendere la decisione. Se è valida una decisione presa a maggioranza, è a maggior ragione valida una decisione presa all'unanimità. Ma l'unanimità è possibile soltanto in un gruppo ristretto o omogeneo, e può essere richiesta nei due casi estremi e contrapposti, o della decisione molto grave per cui ognuno dei partecipanti ha diritto di veto oppure della decisione di scarsa importanza in cui si dichiara consenziente chi non si oppone espressamente (è il caso del consenso tacito). Naturalmente l'unanimità è necessaria quando i decidenti sono soltanto due. Il che distingue nettamente la decisione concordata da quella presa per legge (che di solito viene approvata a maggioranza).

Peraltro, anche per una definizione minima di democrazia, com'è quella che accolgo, non basta né l'attribuzione del diritto di partecipare direttamente o indirettamente alla presa di decisioni collettive a un numero molto alto di cittadini né l'esistenza di regole di procedura come quella di maggioranza (o al limite di unanimità). Occorre una terza condizione: occorre che coloro che sono chiamati a decidere o a eleggere coloro che dovranno decidere siano posti di fronte ad alternative reali e siano messi in condizione di poter scegliere tra l'una e l'altra. Affinché si realizzi questa condizione occorre che ai chiamati a decidere siano garantiti i cosiddetti diritti di libertà, di opinione, di espressione della propria opinione, di riunione, di associazione ecc., i diritti sulla base dei quali è nato lo Stato liberale ed è stata costruita la dottrina dello Stato di diritto in senso forte, cioè dello Stato che non solo esercita il potere sub lege, ma lo esercita entro i limiti derivati dal riconoscimento costituzionale dei diritti cosiddetti «inviolabili» dell'individuo. Quale che sia il fondamento filosofico di questi diritti, essi sono il presupposto necessario per il corretto funzionamento degli stessi meccanismi prevalentemente procedurali che caratterizzano un regime democratico. Le norme costituzionali che attribuiscono questi diritti non sono propriamente regole del gioco: sono regole preliminari che permettono lo svolgimento del gioco.

Dal che segue che lo Stato liberale è il presupposto non solo storico ma giuridico dello Stato democratico. Stato liberale e Stato democratico sono interdipendenti in due modi: nella direzione che va dal liberalismo alla democrazia nel senso che occorrono certe libertà per l'esercizio corretto del potere democratico, e nella direzione opposta che va dalla democrazia al liberalismo nel senso che occorre il potere democratico per garantire l'esistenza e la persistenza delle libertà fondamentali. In altre parole: è poco probabile che uno Stato non liberale possa assicurare un corretto funzionamento della democrazia, e d'altra parte è poco probabile che uno Stato non democratico sia in grado di garantire le libertà fondamentali. La prova storica di questa interdipendenza sta nel fatto che Stato liberale e Stato democratico, quando cadono, cadono insieme. [...]

Per finire, occorre dare una risposta alla domanda fondamentale, quella che ho sentito ripetere spesso, soprattutto dai giovani, tanto facili alle illusioni quanto alle delusioni. Se la democrazia è prevalentemente un insieme di regole di procedura, come può pretendere di contare su «cittadini attivi»? Per avere dei cittadini attivi non occorrono forse degli ideali? Certo occorrono degli ideali. Ma come non rendersi conto quali grandi lotte ideali abbiano prodotto quelle regole? Vogliamo provare a enumerarle?

Primo fra tutti ci viene incontro da secoli di crudeli guerre di religione l'ideale della tolleranza. Se oggi c'è una minaccia alla pace del mondo questa viene ancora una volta dal fanatismo, ovvero dalla credenza cieca nella propria verità e nella forza capace d'imporla. Inutile fare esempi: li abbiamo ogni giorno sotto gli occhi.

Poi viene l'ideale della nonviolenza: non ho mai dimenticato l'insegnamento di Karl Popper secondo cui ciò che distingue essenzialmente un governo democratico da uno non democratico è che soltanto nel primo i cittadini si possono sbarazzare dei loro governanti senza spargimento di sangue. Le così spesso derise regole formali della democrazia hanno introdotto per la prima volta nella storia delle tecniche di convivenza, volte a risolvere i conflitti sociali senza ricorrere alla violenza. Solo là dove vengono rispettate queste regole l'avversario non è più un nemico (che deve essere distrutto) ma un oppositore che domani potrà prendere il nostro posto.

Terzo, l'ideale del rinnovamento graduale della società attraverso il libero dibattito delle idee e il cambiamento delle mentalità e del modo di vivere: solo la democrazia permette la formazione e l'espansione delle rivoluzioni silenziose, com'è stato in questi ultimi decenni la trasformazione del rapporto tra i sessi: che è forse la maggiore rivoluzione dei nostri tempi.

Infine l'ideale della fratellanza (la fraternité della rivoluzione francese). Gran parte della storia umana è una storia di lotte fratricide. Nella sua Filosofia della storia [...] Hegel definì la storia come un «immenso mattatoio». Possiamo dargli torto? In nessun paese del mondo il metodo democratico può perdurare senza diventare un costume. Ma può diventare un costume senza il riconoscimento della fratellanza che unisce tutti gli uomini in un comune destino? Un riconoscimento tanto più necessario oggi che di questo comune destino diventiamo ogni giorno più consapevoli e dovremmo, per quel poco lume di ragione che rischiara il nostro cammino, agire di conseguenza.


Guida alla lettura


1) Che cos'è la democrazia, secondo Bobbio?
Secondo Bobbio, la democrazia è caratterizzata principalmente dall'insieme di regole di procedura che determinano chi è autorizzato a prendere decisioni collettive e con quali procedure. Queste regole includono l'attribuzione del potere decisionale a un numero molto ampio di membri del gruppo, l'applicazione della regola della maggioranza o, in casi specifici, dell'unanimità per le decisioni più importanti, e la garanzia dei diritti di libertà che consentono ai cittadini di partecipare attivamente nel processo decisionale.

2) Chi e come decide in democrazia?
In democrazia, secondo il testo di Norberto Bobbio, le decisioni sono prese da individui autorizzati dalle regole del gioco democratico. Questi individui, che possono essere un numero molto alto di cittadini aventi diritto al voto, sono chiamati a decidere collettivamente attraverso procedure come il voto a maggioranza o, in casi specifici, anche all'unanimità. La democrazia si caratterizza quindi per l'attribuzione del potere decisionale a un ampio numero di membri del gruppo sociale, regolato da norme costituzionali che garantiscono anche i diritti fondamentali degli individui, come la libertà di opinione, di espressione e di associazione.

3) Qual è la terza condizione necessaria perché esista una democrazia?
La terza condizione necessaria affinché esista una democrazia, secondo il testo, è che coloro chiamati a decidere o a eleggere chi deve decidere debbano essere posti di fronte ad alternative reali e siano messi in condizione di poter scegliere tra l'una e l'altra. Questo implica che ai cittadini deve essere garantito il diritto di libertà, di opinione, di espressione della propria opinione, di riunione e di associazione. Questi diritti costituiscono il presupposto per il corretto funzionamento delle procedure democratiche, oltre all'attribuzione del diritto di partecipare alle decisioni collettive e l'esistenza di regole procedurali come quella della maggioranza o, al limite, dell'unanimità.

4) Quali sono gli ideali da cui è nata la democrazia?
Secondo il testo, i principali ideali da cui è nata la democrazia sono:

Tolleranza: Questo ideale si è sviluppato come risposta alle guerre di religione, promuovendo la coesistenza pacifica tra diverse opinioni e credenze.
Nonviolenza: La democrazia ha introdotto regole formali per risolvere i conflitti sociali senza ricorrere alla violenza, consentendo ai cittadini di rimuovere i governanti senza spargimento di sangue.
Rinnovamento graduale della società: La democrazia favorisce il libero dibattito delle idee e il cambiamento delle mentalità, facilitando le rivoluzioni silenziose e trasformazioni sociali come quella nei rapporti tra i sessi.
Fratellanza: Questo ideale, derivato dalla rivoluzione francese, sottolinea l'importanza dell'unità e della solidarietà tra gli esseri umani, cruciali per la sostenibilità e l'evoluzione della democrazia.

Questi ideali non solo hanno influenzato la fondazione della democrazia, ma continuano a essere fondamentali per il suo mantenimento e la sua evoluzione come sistema politico.


Guida alla Comprensione


1) Perché Bobbio definisce la sua una concezione minima della democrazia?
Bobbio definisce la sua concezione della democrazia come "minima" perché si concentra sulle regole procedurali fondamentali che caratterizzano un regime democratico. Nel testo, Bobbio spiega che per considerare un sistema democratico devono essere presenti alcune condizioni essenziali: l'attribuzione del potere decisionale a un ampio numero di cittadini, l'applicazione della regola della maggioranza (o in casi estremi dell'unanimità), e la garanzia dei diritti fondamentali che permettono ai cittadini di partecipare attivamente alle decisioni collettive. Questi diritti includono la libertà di opinione, di espressione, di riunione e di associazione, che sono cruciali per il funzionamento di un sistema democratico.

Questo approccio "minimo" si contrappone a concezioni più ampie della democrazia che possono includere anche obiettivi sociali, economici o culturali più elevati. Bobbio enfatizza che queste regole procedurali sono il fondamento indispensabile per la stabilità e il corretto funzionamento di uno Stato democratico, senza le quali non sarebbe possibile garantire i diritti individuali e il controllo civico sul governo.

2) Perché il liberalismo è il presupposto della democrazia?
Secondo Norberto Bobbio nel testo, il liberalismo è il presupposto della democrazia perché le libertà fondamentali garantite dal liberalismo sono essenziali per il corretto funzionamento dei meccanismi democratici. Bobbio sottolinea che per avere un regime democratico efficace non è sufficiente attribuire il diritto di partecipazione alle decisioni a un vasto numero di cittadini, né stabilire regole di procedura come la regola della maggioranza. È altrettanto cruciale che i cittadini godano di diritti di libertà come la libertà di opinione, di espressione, di riunione e di associazione. Questi diritti, riconosciuti costituzionalmente e considerati inviolabili, costituiscono il fondamento su cui si basa lo Stato liberale.

Lo Stato liberale, quindi, non solo esercita il potere secondo la legge ma lo fa entro i limiti imposti dal riconoscimento dei diritti fondamentali dell'individuo. Questo contesto di libertà è ciò che permette ai cittadini di partecipare attivamente alla vita politica e di essere coinvolti nelle decisioni collettive in modo significativo. Di conseguenza, senza il liberalismo che garantisce queste libertà, la democrazia non potrebbe funzionare adeguatamente e non potrebbe garantire il pieno esercizio dei diritti civili e politici dei suoi cittadini.

3) Bobbio sostiene che in nessun paese la democrazia può perdurare se non diventa «costume». Sulla base delle tue conoscenze e della tua esperienza di cittadino, spiega che cosa questo significa e prova a esprimere una tua valutazione.
Secondo Bobbio, quando dice che la democrazia deve diventare "costume" per perdurare, si riferisce al fatto che non è sufficiente che le regole e le istituzioni democratiche siano formalmente presenti. Perché la democrazia funzioni nel lungo periodo, è necessario che sia interiorizzata e praticata dai cittadini stessi come parte integrante della loro cultura politica e sociale. Questo significa che i cittadini devono non solo rispettare le leggi e partecipare agli atti formali della democrazia, come le elezioni, ma anche adottare mentalità democratiche nelle loro interazioni quotidiane e nei loro comportamenti politici.

Essere un "costume" implica che la democrazia sia accettata come il modo normale di gestire il potere e risolvere i conflitti all'interno della società. Ciò richiede un impegno costante nella difesa dei diritti civili, nel rispetto delle opinioni diverse, nella partecipazione attiva alla vita pubblica e nel sostegno alle istituzioni democratiche. In altre parole, la democrazia non può essere imposta dall'alto, ma deve essere sostenuta e praticata dal basso verso l'alto, attraverso un consenso diffuso e una partecipazione attiva dei cittadini.

Personalmente, ritengo che l'idea di Bobbio sia profondamente valida. Ho visto come in contesti dove la democrazia è stata per lungo tempo stabile e accettata come parte integrante della cultura nazionale, le istituzioni democratiche tendono a funzionare meglio e ad essere più rispettate. D'altra parte, in situazioni dove la democrazia è fragile o in via di sviluppo, è evidente che la mancanza di una cultura democratica radicata può portare a instabilità politica e a difficoltà nel consolidare le istituzioni democratiche stesse.

In conclusione, per Bobbio la democrazia non è solo una questione di leggi e istituzioni, ma anche di valori, atteggiamenti e pratiche condivise dai cittadini. È un processo continuo di costruzione e mantenimento di una società basata sulla partecipazione, sulla tolleranza e sul rispetto dei diritti fondamentali.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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