Sesto Empirico - Il manifesto 5 dello scetticismo
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione
Introduzione
Nei suoi Schizzi, Sesto Empirico presenta la sua interpretazione del fondamento dello scetticismo radicale, una corrente di pensiero che risale al filosofo Pirrone di Elide del IV secolo. Il primo volume si distingue come una vera dichiarazione d'intenti, in quanto affronta tutte le questioni di definizione e metodo emerse durante la sua riflessione antidogmatica. Sesto Empirico risponde alle possibili obiezioni con grande precisione nel linguaggio e nell'espressione, evitando così contraddizioni. Di questa autodifesa, che offre una guida completa per gli scettici per evitare gli errori che condannano negli altri, riportiamo estratti relativi al metodo che conduce alla "sospensione del giudizio", per raggiungere l'imperturbabilità e vivere senza dogmi.
Lettura
Cosa è la scepsi
L'abilità scettica consiste nel contrapporre in qualsivoglia modo le cose che appaiono e quelle che vengono pensate; da essa, a causa dell'ugual forza presente nei fatti e discorsi contrapposti giungiamo dapprima alla sospensione del giudizio, subito dopo all'imperturbabilità.
La chiamiamo «abilità» non per eccesso di sottigliezza, ma semplicemente in luogo di «avere la capacità». Al momento presente accogliamo «le cose che appaiono» nel senso di cose percepite dai sensi e per questo opponiamo a esse le cose percepite mentalmente. [...] Consideriamo «contrapposti» i discorsi non nel senso di affermazione e negazione, ma semplicemente in luogo di «reciprocamente in conflitto». Diciamo «ugual forza» l'uguaglianza riguardo alla presenza o meno di forza persuasiva, così da non preferire alcuno degli opposti discorsi come maggiormente degno di fede rispetto all'altro. «Sospensione del giudizio» è una condizione della mente in virtù della quale non scegliamo né rifiutiamo qualcosa. «Imperturbabilità» è assenza di affanno e quiete di bonaccia nell'anima. Nella sezione Sul fine ricorderemo in che modo insieme alla sospensione del giudizio sopraggiunge l'imperturbabilità. [...]
Il criterio dell'indirizzo scettico
Sosteniamo dunque che criterio dell'indirizzo scettico è il fenomeno, virtualmente intendendo, in questo modo, la rappresentazione
Aderendo dunque ai fenomeni vivremo in modo non dogmatico secondo l'osservanza dettata dalla vita quotidiana, dal momento che non ci è possibile essere del tutto inattivi. L'osservanza dettata dalla vita quotidiana sembra essere essa stessa articolata in quattro parti e consistere in qualche modo nell'istruzione impartita dalla natura, nella necessità legata alle affezioni, nella tradizione di leggi e consuetudini, nell'insegnamento delle arti. È in base all'istruzione dettata dalla natura che siamo naturalmente capaci di percepire con i sensi e di pensare con la mente; è in base alla necessità legata alle affezioni che la fame ci induce a nutrirci, la sete a bere; è poi in base alla tradizione di consuetudini e leggi che consideriamo un bene l'esser pii, un atto di malvagità l'essere empi, in accordo con il vivere comune; è infine in base all'insegnamento delle arti che non siamo inattivi in quelle arti che tradizionalmente apprendiamo. Tutte queste cose, comunque, le affermiamo in modo non dogmatico.
Quale sia il fine dell'
A tutto ciò parrebbe coerente far seguire la trattazione intorno al fine dell'indirizzo scettico. Fine è dunque ciò in vista di cui vengono realizzate sul piano pratico o considerate su quello teoretico tutte le cose, non essendo invece esso stesso subordinato a nient'altro, oppure (è) il termine ultimo delle cose desiderate.
Limitandoci al momento presente diciamo che fine dello scettico è l'imperturbabilità nelle questioni relative all'opinione e una forma di moderato patire in ciò che è dettato da necessità. Avendo infatti cominciato a filosofare per decidere e stabilire quali rappresentazioni fossero vere, quali invece false, così da raggiungere l'imperturbabilità, (lo scettico) si imbatté nella discordanza dotata di pari forza e, non essendo capace di dirimerla, si trovò a sospendere il giudizio. E a questo suo atto di sospensione del giudizio seguì casualmente l'imperturbabilità nelle questioni legate all'opinione.
È continuamente turbato, infatti, chi opina vi sia qualcosa di buono o cattivo per natura: sia quando non si trova ad aver sotto mano le cose che reputa esser buone, sia quando ritiene di essere perseguitato dai mali per natura e persegue i beni da lui considerati tali. Quand'anche li abbia ottenuti incappa in turbamenti ancora maggiori, sia perché inorgoglisce in modo irragionevole e smisurato, sia perché, temendo di mutar condizione, compie qualsiasi azione, per non perdere quelli che gli sembrano essere beni. Chi invece resta nell'indeterminatezza quanto ai beni o mali per natura, non fugge intensamente qualcosa né lo persegue: per questo motivo è privo di turbamento.
Allo scettico capitò dunque la stessa cosa che si narra a proposito del pittore Apelle. Dicono infatti che egli, avendo dipinto un cavallo e desiderando raffigurare nel quadro la schiuma della bocca del cavallo, ebbe così poco successo, che rinunciò e gettò contro l'immagine la spugna in cui detergeva i colori del pennello: (e dicono ancora che) questa, una volta venuta a contatto con il cavallo, produsse una rappresentazione della schiuma. Anche gli scettici, dunque, speravano di impadronirsi dell'imperturbabilità dirimendo l'anomalia degli eventi sia fenomenici che mentali, ma, non essendo in grado di riuscirvi, sospesero il giudizio; e a questa loro sospensione seguì casualmente l'imperturbabilità, come ombra a corpo.
Invero non riteniamo che lo scettico sia del tutto privo di affanno, affermiamo che è turbato da ciò che accade secondo necessità: e infatti concediamo che abbia talvolta freddo e sete e che patisca affezioni di questo genere. In queste situazioni, però, gli uomini comuni sono tormentati da due negative condizioni, dalle affezioni stesse e non meno dal fatto che reputano quelle condizioni dei mali per natura; lo scettico, invece, rifiutando di opinare in sovrappiù che ciascuna di queste cose rappresenti un male per natura, si sente moderatamente sollevato anche in tali circostanze.
Per questa ragione, dunque, affermiamo che fine dello scettico è l'imperturbabilità nelle questioni soggette a opinione, una forma di moderato patire in quelle dettate da necessità. Alcuni, fra gli scettici illustri, aggiunsero a esse anche la sospensione del giudizio nelle questioni oggetto di indagine.
Guida alla lettura
1) Trascrivi la definizione dello scetticismo; spiegane poi il significato in parole semplici, ma tenendo conto delle precisazioni di Sesto Empirico.
La definizione dello scetticismo secondo il testo è la seguente:
"L'abilità scettica consiste nel contrapporre in qualsivoglia modo le cose che appaiono e quelle che vengono pensate; da essa, a causa dell'ugual forza presente nei fatti e discorsi contrapposti giungiamo dapprima alla sospensione del giudizio, subito dopo all'imperturbabilità."
In parole semplici, lo scetticismo è la capacità di confrontare ciò che si percepisce con i sensi e ciò che si pensa mentalmente senza dare automaticamente credito a uno rispetto all'altro. Questo confronto porta prima alla sospensione del giudizio, cioè a non trarre conclusioni definitive, e poi all'imperturbabilità, cioè a mantenere la tranquillità mentale non lasciandosi influenzare dalle opinioni o dalle percezioni.
2) Che cos'è l'imperturbabilità e da che cosa deriva?
L'imperturbabilità è uno stato mentale di tranquillità e calma interiore che permette allo scettico di affrontare le questioni opinabili senza essere turbato dalle opinioni o dalle aspettative. Questo stato non è influenzato dalle varie situazioni esterne o dalle emozioni che potrebbero sorgere, come il freddo, la sete o altre necessità fisiche.
L'imperturbabilità deriva dalla pratica dello scetticismo, in particolare dalla sospensione del giudizio. Lo scettico rinuncia a formulare giudizi definitivi su ciò che è vero o falso, buono o cattivo, e si astiene dall'adesione dogmatica a qualsiasi opinione. Questo atteggiamento permette allo scettico di mantenere una mente aperta e di non essere influenzato dalle opinioni altrui o dalle situazioni esterne, portando così a un senso di calma e tranquillità interiore.
3) A che cosa si attiene lo scettico per orientarsi nella vita?
Lo scettico si attiene ai fenomeni per orientarsi nella vita. Questo significa che prende come riferimento ciò che appare e ciò che viene pensato, cercando di confrontare e bilanciare le percezioni sensoriali con le rappresentazioni mentali. Questo approccio gli consente di sospendere il giudizio in modo da non cadere in dogmi o convinzioni fisse, ma di mantenere una mente aperta e flessibile di fronte alle diverse situazioni e alle varie opinioni. In sintesi, lo scettico si affida ai fenomeni, alla realtà che si presenta ai suoi sensi e alla sua mente, come guida per il suo comportamento e le sue decisioni.
4) Da che cosa derivano le regole della vita comune?
Le regole della vita comune derivano da diverse fonti, come spiegato nel testo. Esse sono principalmente:
Istruzione impartita dalla natura: Questa riguarda la capacità naturale di percepire con i sensi e pensare con la mente, nonché le necessità fondamentali del corpo, come la fame e la sete.
Necessità legata alle affezioni: Questo si riferisce alle emozioni e alle necessità umane, come il bisogno di nutrirsi quando si ha fame o di dissetarsi quando si ha sete.
Tradizione di leggi e consuetudini: Queste sono le norme e le regole sociali radicate nella tradizione e stabilite dalle leggi della società, che definiscono ciò che è considerato buono o cattivo, giusto o sbagliato.
Insegnamento delle arti: Questo include le competenze e le pratiche acquisite attraverso l'apprendimento e l'esperienza nelle varie discipline artistiche e pratiche.
In sintesi, le regole della vita comune derivano dalla combinazione di istinto naturale, necessità emotive e fisiche, norme sociali e conoscenze acquisite attraverso l'istruzione e la pratica.
5) Che cosa sono le affezioni?
Le affezioni si riferiscono agli stati emotivi, alle sensazioni fisiche o alle condizioni mentali che un individuo può sperimentare. Questi possono includere emozioni come gioia, tristezza, rabbia, paura, così come sensazioni fisiche come il freddo, il caldo, la fame, la sete e così via. Le affezioni possono influenzare il modo in cui una persona percepisce e reagisce agli eventi esterni e interni. Nella filosofia stoica e scettica, le affezioni sono spesso considerate una fonte di disturbo e di turbamento, poiché possono interferire con la ricerca della tranquillità interiore e della serenità.
6) Che cosa sono le opinioni?
Le opinioni sono le credenze o i giudizi soggettivi che le persone hanno su determinati argomenti o questioni. Esse possono derivare da esperienze personali, insegnamenti ricevuti, influenze culturali o sociali, e possono variare da individuo a individuo. Le opinioni non sono necessariamente basate su prove concrete o conoscenze approfondite, sono piuttosto il risultato delle percezioni e delle interpretazioni personali di una persona riguardo a un dato argomento. In generale, le opinioni possono essere soggette a cambiamento o revisione in base a nuove informazioni o esperienze.
7) Spiega il significato dell'aneddoto di Apelle.
L'aneddoto di Apelle è un'illustrazione utilizzata per spiegare il concetto di sospensione del giudizio e imperturbabilità nello scetticismo. Apelle, un famoso pittore dell'antica Grecia, desiderava dipingere la schiuma della bocca di un cavallo nel suo dipinto, non riusciva a farlo con successo. Rinunciò quindi e, gettando casualmente la spugna utilizzata per pulire i pennelli sul dipinto, ottenne involontariamente l'effetto desiderato.
Questo aneddoto è utilizzato come metafora per descrivere il modo in cui gli scettici, pur cercando di raggiungere l'imperturbabilità e la sospensione del giudizio attraverso la riflessione filosofica, finiscono per raggiungere tali stati non intenzionalmente, proprio come Apelle ottenne il risultato desiderato casualmente. Questo suggerisce che la via dello scetticismo porta a un atteggiamento di tranquillità e accettazione delle cose come sono, anche se ciò non è raggiunto attraverso un intento diretto.
Guida alla Comprensione
1) Perché Sesto Empirico, dando la definizione dell'indirizzo scettico, sta ben attento a non dare alle parole che usa un significato tecnico-filosofico?
Sesto Empirico, nel dare la definizione dell'indirizzo scettico, evita di attribuire alle parole un significato tecnico-filosofico per diverse ragioni:
Accessibilità: Utilizzando un linguaggio più accessibile e meno tecnico, rende il concetto più comprensibile anche per chi non è esperto di filosofia. Ciò permette di coinvolgere un pubblico più ampio e di rendere la sua opera più accessibile.
Chiarezza: Evitare un linguaggio troppo tecnico può contribuire a una maggiore chiarezza nell'esposizione del concetto. Utilizzando termini più comuni e evitando il gergo filosofico, Sesto Empirico rende più facile la comprensione delle sue idee.
Universalità: L'uso di un linguaggio meno tecnico può rendere il concetto più universale e applicabile a una vasta gamma di contesti e situazioni nella vita quotidiana. Questo permette di evidenziare la rilevanza dello scetticismo anche al di fuori del contesto filosofico accademico.
In sintesi, Sesto Empirico evita di dare alle parole un significato tecnico-filosofico per favorire l'accessibilità, la chiarezza e la universalità del concetto di indirizzo scettico.
2) Qual è il nesso tra sospensione del giudizio e imperturbabilità?
Il nesso tra sospensione del giudizio e imperturbabilità è che la sospensione del giudizio porta all'imperturbabilità. Lo scettico, rinunciando a formulare giudizi definitivi su ciò che è vero o falso, buono o cattivo per natura, evita di essere turbato dalle opinioni contrastanti o dalle necessità. Questa sospensione del giudizio gli permette di mantenere una mente tranquilla e imperturbabile, poiché non è afflitto dagli affanni derivanti dall'ansia di raggiungere la verità assoluta o dall'attaccamento a opinioni rigide. In sostanza, la sospensione del giudizio è il mezzo attraverso il quale lo scettico raggiunge l'imperturbabilità mentale.
3) Perché, pur essendo privo di convinzioni, Sesto Empirico ritiene che ci si possa attenere alle regole della vita?
Sesto Empirico ritiene che ci si possa attenere alle regole della vita nonostante la mancanza di convinzioni perché il suo approccio scettico non implica un completo abbandono delle norme o delle consuetudini della vita quotidiana. Sebbene lo scetticismo implichi una sospensione del giudizio e un rifiuto delle certezze dogmatiche, non significa necessariamente che uno debba vivere in uno stato di totale anarchia o inazione.
Per Sesto Empirico, aderire alle regole della vita non implica necessariamente accettare dogmi o credenze fisse, ma piuttosto comportarsi secondo le norme socialmente accettate e le necessità pratiche senza aderire dogmaticamente ad esse. Ciò significa che, nonostante la mancanza di convinzioni, uno può ancora seguire le regole della vita quotidiana per mantenere un ordine sociale e rispondere alle necessità pratiche della vita senza cadere nell'illusione della certezza assoluta.
4) Perché un uomo non può evitare di provare affezioni? Perché uno scettico non ha nessuna intenzione di eliminarle?
Un uomo non può evitare di provare affezioni perché fa parte della natura umana essere soggetti a emozioni, sensazioni fisiche e bisogni. Le affezioni sono parte integrante dell'esistenza umana e sono spesso causate da necessità fisiche, come fame, sete, caldo o freddo, oltre che da stimoli emotivi o relazionali.
Lo scettico non ha l'intenzione di eliminare le affezioni perché la sua pratica non mira a negare o sopprimere le esperienze umane, piuttosto a sviluppare un atteggiamento di distacco e sospensione del giudizio nei confronti di esse. Lo scettico cerca di non lasciarsi influenzare dalle proprie affezioni in modo tale da mantenere un atteggiamento di imperturbabilità mentale. In altre parole, l'obiettivo dello scettico non è eliminare le affezioni, ma piuttosto imparare a gestirle in modo tale da non essere influenzati da esse nelle proprie opinioni e giudizi.
5) Perché avere un fine sarebbe contraddittorio per uno scettico?
Per uno scettico, avere un fine potrebbe essere considerato contraddittorio perché implicherebbe un orientamento o una direzione prefissata, mentre lo scetticismo è caratterizzato dalla sospensione del giudizio e dall'assenza di convinzioni fisse o dogmi. Lo scettico tende a non aderire a nessuna dottrina particolare o a perseguire alcun obiettivo definito, poiché ciò potrebbe portare a un vincolo o a una limitazione della sua capacità di valutare le cose in modo imparziale.
Inoltre, stabilire un fine potrebbe implicare la ricerca di una verità assoluta o di una certezza definitiva, che lo scetticismo tende a mettere in discussione. Gli scettici sono soliti sospettare delle affermazioni di conoscenza assoluta e preferiscono rimanere aperti alla possibilità di dubitare e indagare costantemente.
Pertanto, per uno scettico, avere un fine potrebbe essere considerato contraddittorio poiché potrebbe implicare un'adesione a un sistema di credenze o un'accettazione acritica di un obiettivo, mentre lo scetticismo promuove una continua esplorazione, una sospensione del giudizio e una mancanza di impegni definiti.
6) Come accade che lo scettico giunga al fine senza averlo cercato, anzi, partendo da una ricerca di tipo dogmatico?
Lo scettico giunge al suo fine, l'imperturbabilità nelle questioni opinabili e una moderata accettazione delle necessità, senza averlo cercato direttamente. Inizialmente, lo scettico intraprende un percorso di ricerca dogmatica, cercando di distinguere tra rappresentazioni vere e false per raggiungere la tranquillità mentale.
Tuttavia, durante questa ricerca, si rende conto della discordanza tra le rappresentazioni fenomeniche e mentali, trovandosi incapace di risolvere questa contraddizione. Di fronte a questa incapacità di giudicare in modo definitivo, lo scettico adotta la sospensione del giudizio, che porta successivamente all'imperturbabilità. Questo processo avviene in modo casuale, come un'ombra che segue il corpo, poiché lo scettico non raggiunge direttamente il suo scopo attraverso un'azione deliberata, ma piuttosto tramite un percorso di ricerca e riflessione che lo conduce alla sospensione del giudizio e, infine, all'imperturbabilità.
Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori