William James - Il legame tra verità e utilità


Immagine William James
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Nel 1907, William James tenne una serie di conferenze a Boston, raccolte successivamente nell'opera "Pragmatismo". In una di queste conferenze, intitolata "La concezione pragmatista della verità", James argomentò che la verità di un'idea non risiede nella sua corrispondenza con la realtà, bensì nei suoi effetti pratici. Questa idea non era nuova, poiché già Charles Peirce l'aveva proposta. Tuttavia, James approfondì il concetto, evidenziando che gli effetti pratici in questione non erano necessariamente sperimentati attraverso il metodo scientifico, ma erano quelli percepiti individualmente nel corso delle azioni quotidiane. James non si limitò a formulare questa concezione in maniera superficiale, ma dimostrò consapevolezza della necessità di considerare le circostanze reali. Egli mostrò con esempi comuni come molte delle verità su cui basiamo le nostre azioni siano credenze soggettive, non necessariamente validate scientificamente. Ad esempio, riteniamo che un oggetto sia un orologio non perché comprendiamo il funzionamento dei suoi ingranaggi ma perché questa convinzione è funzionale e ci guida nell'agire. Solo quando una credenza interferisce con il nostro comportamento, siamo inclini a metterla in discussione e a cercare una verifica della sua veridicità.


Lettura


Permettete che, innanzitutto, vi ricordi che il possesso di pensieri veri significa sempre il possesso di inestimabili strumenti d'azione, e che il nostro dovere di acquisire la verità, lungi dall'essere un vuoto imperativo caduto dal cielo, o una «prodezza» che il nostro intelletto si è imposto da solo, si giustifica da se stesso per eccellenti ragioni pratiche.

È fin troppo nota l'importanza che ha, nella vita umana, il possesso di credenze vere in materia di fatti. Noi viviamo in un mondo di realtà che possono essere infinitamente utili o infinitamente nocive. Le idee che ci dicono quali di queste due cose possiamo aspettarci valgono come idee vere, in questo primo ambito di verifica, e il conseguimento di tali idee è un dovere umano primario. Il possesso della verità, lungi dall'essere qui un fine in sé, vale solo come mezzo preliminare per soddisfare altre esigenze vitali. Se mi sono perso in un bosco e sono affamato, e trovo qualcosa che mi sembra un sentiero da mucche, è della più grande importanza che io debba pensare che al termine vi sia un'abitazione umana, perché così facendo e seguendolo mi posso salvare. Il pensiero vero qui è utile, perché la casa che ne è l'oggetto è utile. Il valore pratico delle idee vere si ricava, quindi, in primo luogo, dall'importanza pratica che i loro oggetti hanno per noi. D'altra parte, i loro oggetti non hanno sempre, in ogni momento, la stessa importanza. In un'altra occasione, la casa di prima può risultarmi assolutamente inutile; e allora l'idea che ne ho, per quanto verificabile, sarà praticamente irrilevante, e farebbe meglio a restarsene latente. Tuttavia, dal momento che quasi ogni oggetto può diventare un giorno temporaneamente importante, risulta piuttosto evidente il vantaggio di avere una riserva generale di verità «in eccedenza», di idee che saranno vere in circostanze solamente possibili. Noi immagazziniamo queste verità eccedenti in un angolo della nostra memoria e con il sovrappiù riempiamo i nostri libri di consultazione. Quando una di tali verità eccedenti diventa praticamente rilevante per qualche nostra necessità, noi la tiriamo fuori dalla cella frigorifera in cui la conserviamo e la facciamo funzionare nel mondo, e la nostra credenza in essa diventa attiva. Potete allora dire di essa sia che «è utile perché è vera» sia che «è vera perché è utile». Entrambe le frasi vogliono dire esattamente la stessa cosa, cioè che questa è un'idea che prende corpo e può essere verificata. Vera è qualsiasi idea che intraprenda il processo di verificazione, utile è la sua funzione compiuta nell'esperienza. Le idee vere non sarebbero mai state prescelte come tali, né avrebbero acquisito un genere particolare, e men che mai un nome che implica un valore, se non fossero state così utili, sin dal loro primo apparire.

Da queste semplici constatazioni il pragmatismo ricava la sua nozione generale di verità come qualcosa di essenzialmente legato al modo con cui un momento della nostra esperienza può condurci verso altri momenti a cui sarà valsa la pena essere stati condotti. Innanzitutto, e sul piano del senso comune, la verità di uno stato mentale significa questa funzione di guida valida. Quando un momento della nostra esperienza, di qualsiasi genere esso sia, ci ispira un pensiero vero, ciò significa che presto o tardi, sotto la guida di quel pensiero, ci reimmergeremo nei fenomeni particolari dell'esperienza ed effettueremo con essi delle vantaggiose connessioni. Si tratta di un enunciato piuttosto vago, ma vi chiedo di ricordarlo, perché è essenziale.

Nel corso del tempo la nostra esperienza è tutta attraversata da regolarità. Una sua particella può avvisarci di stare pronti per l'arrivo di un'altra, può «alludere» a quell'oggetto più lontano o esserne il «significante». Il darsi dell'oggetto è la verificazione della significanza. La verità, in questi casi, poiché non significa altro che verificazione finale, è palesemente incompatibile con arbitrarietà da parte nostra. Guai a colui le cui credenze si fanno gioco dell'ordine che le realtà seguono nella sua esperienza; esse non lo condurranno a nulla o a delle connessioni erronee.

Con «realtà» od «oggetti» qui intendiamo sia le cose del senso comune, sensibilmente presenti, sia le relazioni del senso comune, tipo date, luoghi, distanze, generi, attività. Seguendo la nostra immagine mentale di una casa lungo il sentiero delle mucche, noi arriviamo effettivamente a vedere la casa, otteniamo la piena verifica dell'immagine. Tali processi guida, semplici e pienamente verificati, sono certamente gli originali e i prototipi dei processi di verità. D'altra parte l'esperienza offre altre forme di processo di verità, ma esse sono tutte concepibili come verificazioni primarie sospese, moltiplicate o sostituite l'una con l'altra.

Prendete, per esempio, quell'oggetto laggiù sul muro. Sia voi che io riteniamo che sia un orologio benché nessuno di noi abbia visto il meccanismo nascosto che lo fa essere tale. Noi facciamo passare la nostra nozione come vera, senza tentare di verificarla. Se verità significa essenzialmente un processo di verificazione, dovremmo allora considerate abortite le verità inverificate come questa? No, perché esse formano la stragrande maggioranza delle verità che ci permettono di vivere. Le verificazioni indirette sono considerate soddisfacenti come quelle dirette. Dove basta l'evidenza delle circostanze, possiamo procedere senza verifiche de visu. Proprio come riteniamo che il Giappone esista pur non essendoci mai stati, perché funziona, dal momento che tutto ciò che conosciamo si accorda con questa credenza e nessun ostacolo vi interferisce, allo stesso modo noi riteniamo che quello sia un orologio. Lo usiamo come un orologio, calcolando la durata della lezione su di esso. La verifica della nostra convinzione qui significa la sua capacità di guidarci senza contraddizioni o frustrazioni. La verificabilità degli ingranaggi, dei pesi e del pendolo vale come una verifica. Per un processo di verificazione completato ce n'è un milione nelle nostre vite che funziona allo stato embrionale. Essi ci orientano verso la verifica diretta; ci guidano negli ambienti degli oggetti che considerano allora se tutto concorda armoniosamente, siamo talmente certi che la verificazione è possibile che la omettiamo, e di solito i fatti ci danno ragione.

La verità vive in gran parte su un sistema di credito. I nostri pensieri e le nostre credenze «circolano», finché nessuno le mette alla prova, proprio come le banconote, che circolano fintantoché nessuno le rifiuta. Ma tutto ciò sottintende che, da qualche parte, devono avere avuto luogo delle verificazioni fattuali dirette, senza le quali la struttura della verità crolla come un sistema finanziario privo di riserve auree. Voi accettate la mia verifica di una cosa, io accetto la vostra di un'altra. Ci scambiamo verità. Ma le credenze effettivamente verificate da qualcuno sono i pilastri di tutta l'intera sovrastruttura. [...]

«Accordarsi» con una realtà, nel senso più lato del termine, può significare solamente essere guidato direttamente a essa, oppure essere messo in un tale contatto effettivo con la realtà da poter operare con essa, o con qualcosa che le è connesso, in modo migliore che se discordassimo. Migliore intellettualmente o praticamente! E spesso «accordo» potrà avere solamente il significato negativo che da parte di quella realtà niente di contraddittorio giunge a interferire con il modo in cui le nostre idee ci guidano altrove. Copiare una realtà è, infatti, un modo molto importante di accordarsi con essa, ma è tutt'altro che essenziale. Ciò che è essenziale è il processo di essere guidati. Qualunque idea che ci aiuti a trattare, praticamente o intellettualmente, con la realtà o con ciò che le appartiene; che ci permetta di procedere senza frustrazioni; che adatti e accordi effettivamente la nostra vita al quadro generale della realtà, risponderà più che sufficientemente alle condizioni richieste, per essere considerata un'idea vera di quella realtà. [...]

Noi dobbiamo trovare una teoria che funzioni, il che significa un qualcosa di estremamente difficile, perché la nostra teoria deve poter mediare tra tutte le precedenti verità e alcune esperienze nuove. Essa deve quindi turbare il meno possibile il senso comune e le precedenti credenze, e deve condurre a un oggetto finale sensibile o a una qualsiasi altra cosa che possa essere esattamente verificata. «Funzionare» significa entrambe le cose; e la stretta è così forte che c'è ben poco margine di gioco per ciascuna ipotesi. [...] La verità scientifica è ciò che ci fornisce la più consistente somma di soddisfazioni, comprese quelle di gusto, ma la coerenza, da un lato, con le verità anteriori, dall'altro con i fatti nuovi è sempre l'esigenza tassativa e determinante.


Guida alla lettura


1) Come è definita la verità?
La verità è definita nel testo come qualcosa di legato al modo in cui un momento dell'esperienza può condurre verso altri momenti che valga la pena di sperimentare. Si sottolinea che la verità è strettamente legata alla sua capacità di guidare e condurre efficacemente l'individuo attraverso l'esperienza. Inoltre, si sottolinea che la verità vive in gran parte su un sistema di credito, dove le credenze effettivamente verificate costituiscono i pilastri su cui si basa l'intera struttura della verità.

2) Come è definita la realtà?
Nel testo, la realtà è definita come qualcosa con cui ci si accorda direttamente o con cui si è messi in contatto effettivo, in modo tale da poter operare con essa o con qualcosa ad essa connesso in modo migliore. Questo accordo con la realtà può avvenire sia intellettualmente che praticamente. Inoltre, si afferma che "copiare una realtà" è un modo importante di accordarsi con essa ma non è essenziale. Quello che è essenziale è il processo di essere guidati dalla realtà e dalle idee che ci aiutano a trattare con essa senza frustrazioni, adattando e accordando effettivamente la nostra vita al quadro generale della realtà.

3) Quale relazione viene individuata tra verità e realtà?
La relazione individuata tra verità e realtà nel testo è che la verità è strettamente legata alla realtà attraverso il processo di verificazione. La verità non è semplicemente una corrispondenza con la realtà esterna ma dipende anche dal modo in cui le nostre idee e credenze possono guidarci efficacemente nel mondo reale. Questa relazione implica che la verità non è qualcosa di statico o astratto, piuttosto una questione di funzionalità e utilità nel contesto dell'esperienza umana.

4) Che relazione c'è tra verità e utilità?
Secondo il testo, la relazione tra verità e utilità è stretta e complessa. Il pragmatismo, come descritto da James, propone che la verità di un'idea non sia determinata dal suo rispecchiare la realtà oggettiva ma piuttosto dagli effetti pratici che essa produce. James afferma che il possesso di credenze vere è essenziale per l'azione efficace nella vita quotidiana. Le idee sono considerate vere non solo quando sono verificate direttamente ma anche quando guidano efficacemente le azioni e producono risultati positivi nel mondo reale. Quindi, la verità è strettamente legata alla sua utilità pratica nel guidare il comportamento e la comprensione dell'esperienza.

5) In che cosa si differenzia una verifica indiretta da una diretta?
Una verifica diretta è quella in cui si osserva direttamente un fenomeno o si verifica una credenza tramite un'esperienza fisica o sensoriale. Ad esempio, nel testo si menziona il caso in cui si vede effettivamente una casa lungo il sentiero delle mucche, confermando così l'immagine mentale che si aveva di essa.

D'altro canto, una verifica indiretta avviene senza un'osservazione diretta del fenomeno o senza una verifica sensoriale immediata. Nel testo, viene citato l'esempio dell'orologio sulla parete, dove la credenza che si tratti di un orologio è accettata senza una verifica diretta degli ingranaggi o dei meccanismi interni. In questo caso, la verifica si basa sull'efficacia pratica della credenza nell'orientare le azioni senza una conferma visiva diretta dei dettagli dell'oggetto.

Quindi, la differenza principale tra verifica diretta e indiretta risiede nella modalità con cui si giunge alla conferma o alla validazione di una credenza o di un fenomeno: attraverso un'osservazione diretta nel caso della verifica diretta, e attraverso un'analisi dell'efficacia pratica o di altri indizi nel caso della verifica indiretta.

6) Quale significato acquista il termine «accordo»?
Nel testo, il termine "accordo" assume diversi significati. In senso generale, si riferisce alla concordanza o all'armonizzazione tra le nostre idee e la realtà circostante. Questo può significare essere guidati direttamente verso la realtà, essere in contatto effettivo con essa per operare meglio, o anche il fatto che nulla di contraddittorio nella realtà interferisca con il modo in cui le nostre idee ci guidano. L'idea di "accordo" può anche implicare il copiare della realtà come un modo importante di accordarsi con essa ma non è essenziale. Quello che è essenziale è il processo di essere guidati dalla nostra comprensione della realtà. In sintesi, "accordo" significa un allineamento o una consonanza tra le nostre idee e la realtà, che ci consente di operare senza frustrazioni e di adattare la nostra vita al contesto generale della realtà stessa.

7) Che cosa significa per una teoria «funzionare»?
Per una teoria, come indicato nel testo, "funzionare" significa mediare tra le verità precedenti e le nuove esperienze in modo tale da disturbare il meno possibile il senso comune e le credenze precedenti, conducendo infine a un risultato che può essere esattamente verificato. Questo concetto implica anche la capacità della teoria di adattare e accordare efficacemente la nostra vita al quadro generale della realtà, consentendo di procedere senza frustrazioni e garantendo che le nostre idee ci guidino in modo coerente.


Guida alla Comprensione


1) Come cambia la nozione di verità rispetto a quella tradizionale?
La nozione di verità proposta da James nel testo si discosta dalla tradizione nel senso che non la definisce come il rispecchiamento della realtà oggettiva ma piuttosto come dipendente dagli effetti pratici che un'idea produce. Mentre la concezione tradizionale considera la verità come una corrispondenza con la realtà esterna, il pragmatismo di James sostiene che la verità di un'idea risiede nella sua capacità di guidare l'azione e di produrre risultati pratici utili. Questo sposta il focus dalla corrispondenza con la realtà oggettiva alla funzionalità e all'utilità dell'idea nel contesto dell'esperienza umana.

2) Che cosa significa che «la verità vive in gran parte di un sistema di credito»?
Il concetto che "la verità vive in gran parte su un sistema di credito" si riferisce al fatto che le nostre credenze e i nostri pensieri circolano e vengono accettati come veri finché nessuno li mette alla prova. È un parallelo con il sistema finanziario: le banconote circolano fintanto che vengono accettate senza essere rifiutate. Tuttavia, ciò implica che alla base vi siano verificazioni fattuali dirette, simili alle riserve auree in un sistema finanziario, altrimenti la struttura della verità rischia di crollare. In altre parole, la validità delle nostre credenze dipende in parte dalla fiducia che accordiamo reciprocamenente alle verificazioni effettuate che costituiscono i pilastri su cui si basa l'intera costruzione della verità.

3) La concezione della verità delineata da James è diversa da quella proposta da Peirce? Perché?
Sì, la concezione della verità delineata da James è diversa da quella proposta da Peirce, anche se entrambi sono considerati pragmatisti. James sostiene che la verità di un'idea dipende dagli effetti pratici che essa produce nel corso delle azioni individuali, mentre Peirce propone una definizione analoga ma basata principalmente sui risultati sperimentati attraverso il metodo scientifico. Questa differenza è evidenziata nel testo quando si afferma che gli effetti pratici per James non sono quelli sperimentati sulla base del metodo scientifico ma quelli percepiti dal singolo nel suo corso di azione individuale.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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