Charles Darwin - Un animale molto evoluto


Immagine Charles Darwin
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Nel suo celebre lavoro "L'Origine delle Specie" pubblicato nel 1859, Charles Darwin evita esplicitamente di trattare l'origine dell'uomo, sebbene sul finire dell'opera lasci intendere che in futuro ci sarà un'approfondita indagine sull'argomento. Tuttavia, già dal 1837, Darwin intravede chiaramente che anche l'uomo è soggetto alle leggi della selezione naturale. Nonostante inizi a raccogliere appunti sull'argomento, non li pubblica fino al 1871, quando finalmente decide di affrontare la questione con il suo lavoro "L'Origine dell'Uomo e la Selezione Sessuale". Quest'opera è seguita, l'anno successivo, da "L'Espressione delle Emozioni nell'Uomo e negli Animali". Nel "sommario generale" che chiude il libro, Darwin sintetizza accuratamente il contenuto trattato, delineando la sua tesi sull'origine umana da una forma meno complessa e tracciando brevemente l'evoluzione del senso morale, elemento distintivo tra l'uomo e gli altri animali.


Lettura


La conclusione principale cui siamo giunti, ora sostenuta da molti naturalisti capaci di formulare un giudizio valido, è che l'uomo sia disceso da qualche forma meno organizzata. Le fondamenta su cui poggia questa conclusione non saranno mai rimosse, in quanto la stretta somiglianza tra l'uomo e gli animali inferiori, sia durante lo sviluppo embrionale, che in numerose parti della struttura e della costituzione di enorme o di irrilevante importanza, i rudimenti che egli mantiene, e le regressioni anormali cui è occasionalmente suscettibile, sono fatti che non possono essere messi in discussione. Benché noti da tempo, solo recentemente ci hanno fornito notizie sull'origine dell'uomo, e adesso, alla luce della conoscenza di tutto il mondo dell'uomo, il loro significato è indiscutibile. Se questi gruppi di fatti vengono considerati in connessione con altri, come le mutue affinità tra membri di uno stesso gruppo, la loro distribuzione geografica passata e presente e la loro successione geologica, il grande principio dell'evoluzione appare chiaro e fermo. È incredibile che tutti questi fatti dicano il falso.

Chi non si contenta di guardare, come fanno i selvaggi, i fenomeni della natura in modo slegato, non può più pensare che l'uomo sia un atto separato di creazione. Costui sarebbe costretto a riconoscere che la stretta somiglianza di un embrione umano con quello per esempio di un cane – la struttura del cranio, delle membra e di tutto lo scheletro su una base uguale a quella degli altri mammiferi, indipendentemente dall'uso cui sono adibiti – la riapparizione occasionale di diverse strutture, per esempio di parecchi muscoli, che l'uomo normalmente non possiede, ma che sono comuni ai quadrumani – e una serie di fatti analoghi – portano tutti nel modo più evidente alla conclusione che l'uomo è discendente, insieme ad altri mammiferi, di un progenitore comune. [...].

Considerando la struttura embriologica dell'uomo – le omologie che ha con gli animali inferiori, i rudimenti che mantiene – e la regressione cui è suscettibile, possiamo parzialmente ricostruire nella nostra mente la condizione primitiva dei nostri progenitori; e possiamo approssimativamente collocarli al loro posto nella serie zoologica. Impariamo in tal modo che l'uomo è disceso da un quadrupede peloso, con la coda e con orecchie aguzze, probabilmente di abitudini arboree, e abitante del vecchio mondo. Questa creatura, se un naturalista ne esaminasse la struttura, sarebbe classificata tra i quadrumani esattamente come il progenitore ancora più antico delle scimmie del vecchio e del nuovo mondo.

I quadrumani e tutti i mammiferi superiori probabilmente sono derivati da un antico marsupiale, e questo, attraverso una lunga linea di forme diversificate, da alcuni esseri simili ad anfibi, e questi a loro volta da animali simili a pesci. Nella profonda oscurità del passato possiamo vedere che il primo progenitore di tutti i vertebrati deve essere stato un animale acquatico, provvisto di branchie, con i due sessi uniti nello stesso individuo, e con gli organi più importanti del corpo, quali il cervello e il cuore, sviluppati imperfettamente o non sviluppati affatto. Questo animale sembra che sia stato più simile alla larva dell'attuale ascidia marina, che a qualsiasi altra forma conosciuta.

Dopo essere giunti a questa conclusione sull'origine dell'uomo, l'alto livello delle nostre facoltà intellettuali e la disposizione morale, è la maggiore difficoltà che si presenta. Ma chiunque ammetta il principio di evoluzione, deve rendersi conto che le facoltà mentali degli animali superiori, che sono dello stesso genere di quelle dell'uomo, anche se di grado inferiore, sono suscettibili di miglioramento. Così la differenza tra le facoltà mentali di una scimmia superiore e di un pesce è immensa, così come quella tra una formica e una cocciniglia; tuttavia il loro sviluppo non presenta alcuna difficoltà particolare, in quanto nei nostri animali domestici le facoltà mentali sono sicuramente variabili, e le variazioni sono ereditarie. Nessuno dubita che esse siano di estrema importanza per animali allo stato di natura. Quindi le condizioni sono favorevoli al loro sviluppo attraverso la selezione naturale.

La stessa conclusione può estendersi all'uomo; l'intelletto gli deve essere stato di grande utilità, anche in un periodo molto remoto, in quanto lo ha messo in grado di inventare e di usare il linguaggio, di fare utensili, armi, trappole, ecc. con cui, con l'aiuto delle sue abitudini sociali, fin da molto tempo è diventato il dominatore di tutte le creature viventi. [...]

Lo sviluppo delle qualità morali è un problema più interessante. La base si trova negli istinti sociali, che includono sotto questo nome i vincoli familiari. Questi istinti sono assai complessi, e nel caso degli animali inferiori determinano tendenze particolari verso certe azioni definite; ma gli elementi più importanti sono l'amore, e la «simpatia», che è un'emozione diversa. Gli animali cresciuti con istinti sociali traggono piacere dalla reciproca compagnia, si avvisano del pericolo, si difendono e aiutano l'un l'altro in vari modi. Questi istinti non si estendono a tutti gli individui della specie, ma solo a quelli della stessa comunità. Poiché sono assai utili per la specie, probabilmente sono stati acquisiti attraverso la selezione naturale.

Un essere morale è colui che è in grado di riflettere sulle sue azioni passate e sui loro moventi, di approvarne alcune e disapprovarne altre; e il fatto che l'uomo sia un essere che certamente merita questo appellativo, costituisce la distinzione principale tra lui e gli animali inferiori. Nel quarto capitolo ho cercato di dimostrare che il senso morale deriva in primo luogo dalla natura permanente e sempre presente degli istinti sociali; in secondo luogo dalla valutazione dell'uomo dell'approvazione e della disapprovazione dei suoi simili; e infine dall'elevata attività delle sue facoltà mentali, capaci di impressioni passate estremamente vivide; e sotto questi ultimi aspetti egli differisce dagli animali inferiori.

Date le sue capacità mentali l'uomo non può evitare di guardare al passato e al futuro e di confrontare le impressioni ricevute. Per cui, dopo che qualche desiderio o passione temporanea ha sopraffatto i suoi istinti sociali, egli riflette e paragona l'impressione ormai indebolita di questi impulsi passati con i sempre presenti istinti sociali; e provando quel senso di insoddisfazione che tutti gli istinti insoddisfatti lasciano dietro di sé, decide di agire differentemente in futuro: questa è la coscienza. Qualsiasi istinto, che sia sempre più forte e persistente di un altro, dà origine a un sentimento che esprimiamo dicendo che deve essere seguito. Un cane da caccia, se capace di riflettere sulla condotta passata, dovrebbe dirsi, «io avrei dovuto (come infatti noi diciamo di lui) puntare sulla lepre, e non cedere alla tentazione passeggera di cacciarla».

Gli animali sociali sono in genere spinti ad aiutare i membri della propria comunità, ma più comunemente a compiere certe azioni definite. L'uomo è spinto dallo stesso desiderio generico di aiutare i suoi simili; ma ha pochi o nessun istinto particolare. Egli differisce dagli animali inferiori anche per la capacità di esprimere i suoi desideri mediante parole, che così diventano di guida per richiedere e accordare aiuto.

Anche il motivo per prestare aiuto è assai diverso nell'uomo: esso non consiste più in un semplice impulso cieco e istintivo, ma è influenzato maggiormente dalla lode o dal biasimo dei propri simili. La valutazione e il conseguimento della lode o del biasimo si fondano entrambi sulla «simpatia»: e questo sentimento, come abbiamo visto, è uno dei più importanti elementi degli istinti sociali. Sebbene ottenuta istintivamente, la «simpatia», viene anche rinforzata molto dall'esercizio o dall'abitudine. Poiché tutti gli uomini desiderano la felicità, si fanno lodi o biasimi sulle azioni e i moventi a seconda che conducano a questo fine; e poiché la felicità è una parte essenziale del bene generale, il principio della massima felicità segue indirettamente come sicuro modello di giusto e ingiusto. Con il progredire delle facoltà raziocinanti e facendo esperienza, si vengono percependo gli effetti remoti di certe linee di condotta sul carattere dell'individuo; poi entrano nel campo d'azione dell'opinione pubblica le virtù fini a se stesse che ricevono lode, mentre il loro opposto, biasimo. Ma presso le nazioni meno civili la ragione erra spesso, e molti cattivi costumi e superstizioni entrano nel medesimo scopo, e sono poi stimati come virtù elevate, e la loro violazione come crimine. [...]

Sono consapevole del fatto che le conclusioni cui si è pervenuti in quest'opera saranno denunciate da qualcuno come assai irreligiose; ma costui dovrà dimostrare perché sia più irreligioso spiegare l'origine dell'uomo come specie distinta mediante la derivazione da qualche forma inferiore, attraverso le leggi della variazione e della selezione naturale, che spiegare la nascita dell'individuo attraverso le leggi della riproduzione normale. La nascita, sia della specie che dell'individuo, è ugualmente parte di quella grande sequenza di eventi, che la nostra mente rifiuta di considerare come conseguenze della cecità del caso. L'intelletto si ribella a tale conclusione, che si sia o meno capaci di credere che ogni leggera variazione di struttura – l'unione di ogni coppia, la disseminazione di ogni seme – e altri eventi simili, siano stati tutti disposti per qualche scopo particolare. [...]

La conclusione principale, cui si è pervenuti in quest'opera, cioè che l'uomo è disceso da qualche forma meno organizzata, mi dispiace pensarlo, riuscirà assai disgustosa per molti [...] L'uomo va scusato se prova un qualche orgoglio per essere asceso, anche se non per meriti propri, alla sommità della scala dei viventi, e il fatto di essersi così elevato, invece di essere stato dalle origini collocato lì, può dargli speranza per un destino ancora più elevato in un lontano futuro. Ma qui non ci siamo occupati di speranze o di timori, ma soltanto della verità, per quanto la nostra ragione ci permette di scoprirla, e ho fornito prove al massimo delle mie capacità. Peraltro dobbiamo riconoscere, almeno mi sembra, che l'uomo, con tutte le sue nobili qualità, con la «simpatia» che prova per i più degradati, con la benevolenza estesa non solo a tutti gli uomini ma alle più umili creature viventi, con il suo intelletto quasi divino che è penetrato nei movimenti e nella struttura del sistema solare, con tutti questi enormi poteri, egli ancora porta impressa nella sua struttura fisica l'impronta indelebile della sua infima origine.


Guida alla lettura


1) Quali segni permettono di dire che l'uomo è collegato da una catena evolutiva a specie inferiori?
Secondo il testo della cronologia della chat, ci sono diversi segni che permettono di affermare che l'uomo è collegato da una catena evolutiva a specie inferiori:

Somiglianze durante lo sviluppo embrionale: Si menziona che vi è una stretta somiglianza tra l'embrione umano e quello di altre specie di mammiferi, come i cani, sia nella struttura del cranio, delle membra e dello scheletro, indipendentemente dalle funzioni cui sono adibiti.
Rudimenti condivisi: Vi sono rudimenti presenti nell'uomo che sono comuni anche ad altre specie di mammiferi, come muscoli che l'uomo normalmente non possiede ma che sono comuni ai primati.
Regressioni anormali: Si fa riferimento a regressioni anormali cui l'uomo è occasionalmente suscettibile, che suggeriscono legami evolutivi con altre specie.
Analisi embriologica: L'analisi della struttura embriologica dell'uomo e le omologie con animali inferiori permettono di ricostruire parzialmente la condizione primitiva dei nostri progenitori e di collocarli nella serie zoologica.
Ipotesi sulla discendenza: Si ipotizza che l'uomo sia disceso da un quadrupede peloso, con la coda e con orecchie aguzze, probabilmente di abitudini arboree, e abitante del vecchio mondo, collocandolo così all'interno di una serie evolutiva che include altre specie di mammiferi.

Sulla base di queste evidenze, si può affermare che l'uomo è collegato da una catena evolutiva a specie inferiori, secondo quanto riportato nel testo.

2) Qual è l'ipotesi di Darwin sulla catena evolutiva che giunge all'uomo?
Secondo l'ipotesi di Darwin, l'uomo discende da una qualche forma meno organizzata, come indicato nel testo: "La conclusione principale cui siamo giunti, ora sostenuta da molti naturalisti capaci di formulare un giudizio valido, è che l’uomo sia disceso da qualche forma meno organizzata." Questa forma meno organizzata viene descritta come un quadrupede peloso, con la coda e con orecchie aguzze, probabilmente di abitudini arboree, abitante del vecchio mondo. Si ipotizza che questo progenitore comune sia stato classificato tra i quadrumani, e che a sua volta, sia derivato da antichi marsupiali, che attraverso una lunga linea di forme diverse, risalgono ad esseri simili ad anfibi e quindi a animali simili a pesci. In sostanza, l'ipotesi di Darwin è che l'uomo si sia evoluto da forme di vita precedenti, seguendo un percorso evolutivo che risale agli animali acquatici.

3) Come si spiega l'origine delle capacità intellettuali dell'uomo?
Secondo il testo fornito, l'origine delle capacità intellettuali dell'uomo viene spiegata attraverso il principio dell'evoluzione. Darwin sostiene che l'intelletto umano è stato di grande utilità fin dai tempi antichi, consentendo all'uomo di inventare e utilizzare il linguaggio, creare utensili, armi e trappole, e quindi diventare il dominatore delle creature viventi. Queste capacità intellettuali sono state sviluppate attraverso un lungo processo di selezione naturale, in cui le variazioni ereditarie delle facoltà mentali sono state selezionate in base alla loro utilità per la sopravvivenza e il successo riproduttivo. In sostanza, l'intelletto umano è emerso come adattamento evolutivo che ha conferito un vantaggio competitivo agli antenati umani, consentendo loro di sopravvivere e prosperare nel loro ambiente.

4) Ricostruisci il concorso di fattori che, secondo l'ipotesi di Darwin, vanno a comporre la capacità dell'uomo di porsi come un essere morale di fronte ai suoi simili, sottolineando gli aspetti di continuità e di rottura rispetto agli animali superiori.
Secondo l'ipotesi di Darwin, la capacità dell'uomo di porsi come un essere morale di fronte ai suoi simili è il risultato di un complesso concorso di fattori, che includono:

Gli istinti sociali: Questi istinti, che includono i vincoli familiari, sono presenti anche negli animali superiori e determinano tendenze particolari verso azioni definite. Tuttavia, negli esseri umani, gli istinti sociali sono più complessi e includono l'amore e la "simpatia".
La riflessione e l'autovalutazione: L'uomo è in grado di riflettere sulle sue azioni passate e sui loro moventi, di approvarne alcune e disapprovarne altre. Questo comporta una capacità di autovalutazione che va oltre l'istinto, permettendo all'individuo di considerare il significato morale delle proprie azioni.
Le facoltà mentali e l'intelletto: L'intelletto umano, di grado superiore rispetto a quello degli animali, ha permesso all'uomo di sviluppare il linguaggio, inventare utensili, armi e altre tecnologie che hanno influenzato profondamente la sua interazione con l'ambiente e con i suoi simili.
La capacità di esprimere desideri e concetti attraverso il linguaggio: Grazie al linguaggio, l'uomo può comunicare i suoi desideri, esprimere concetti e idee morali, e coordinare azioni sociali più complesse.

Questi fattori mostrano una continuità con gli animali superiori, che condividono alcuni istinti sociali e alcune capacità cognitive ma anche delle rotture significative, come la capacità umana di autovalutazione e riflessione morale, che vanno oltre l'istinto e l'intelligenza degli animali.

5) Che cosa significa che nell'uomo è sempre presente l'impronta della sua infima origine?
Secondo il testo, quando si parla dell'uomo e della sua origine da forme meno organizzate, si fa riferimento al concetto che l'uomo porta ancora con sé segni fisici della sua evoluzione da progenitori meno sviluppati. L'"impronta indelebile della sua infima origine" si riferisce alla presenza nelle caratteristiche fisiche e biologiche dell'uomo di tracce della sua storia evolutiva, quando discende da forme di vita meno complesse. Questo suggerisce che, nonostante gli sviluppi intellettuali e sociali dell'umanità, ci sono ancora caratteristiche fisiche e biologiche che rimandano a stadi evolutivi precedenti, confermando così la teoria dell'evoluzione di Darwin.


Guida alla Comprensione


1) Perché affermare che l'uomo è parte di una catena evolutiva contrasta così violentemente con le convinzioni religiose legate all'idea di creazione?
Secondo il testo che hai fornito, l'affermazione che l'uomo è parte di una catena evolutiva può contrastare violentemente con le convinzioni religiose legate all'idea di creazione perché sfida il concetto tradizionale di creazione divina dell'uomo. Mentre molte religioni insegnano che l'uomo è stato creato da un essere superiore, come Dio, in un atto di volontà divina e separato dagli altri esseri viventi, l'evoluzione proposta da Darwin suggerisce che l'uomo sia il prodotto di un processo naturale, legato alla discendenza da forme di vita meno complesse. Questa idea può essere vista come una minaccia alle convinzioni religiose che attribuiscono all'uomo una posizione speciale e un'origine divina, poiché suggerisce che l'uomo non sia stato creato in modo separato e distintivo rispetto agli altri esseri viventi, piuttosto si sia evoluto gradualmente nel corso del tempo.

Questa discrepanza tra le spiegazioni scientifiche dell'origine dell'uomo e le credenze religiose può generare tensioni e conflitti nelle persone che considerano entrambe le prospettive importanti nella loro visione del mondo. Alcuni potrebbero vedere l'idea dell'evoluzione come una sfida diretta alla loro fede religiosa, mentre altri potrebbero cercare di integrare le due prospettive, vedendo l'evoluzione come parte del piano divino o interpretando i racconti religiosi in modo allegorico anziché letterale.

2) Dalle argomentazioni di Darwin emerge la forte preoccupazione di andare a intaccare l'immagine antropologica spezzando la linea di divisione dagli animali. Rifletti sulla forza di questo pregiudizio mostrando come si modifica la comprensione delle qualità specifiche dell'uomo, dopo la scoperta delle leggi dell'evoluzione.
Nel testo fornito, Darwin espone la sua convinzione che l'uomo discenda da forme animali meno organizzate attraverso il processo evolutivo. Tuttavia, egli riconosce che questa conclusione potrebbe risultare "assai disgustosa per molti" e potrebbe suscitare denunce di irreligiosità. Questo rivela una forte preoccupazione da parte di Darwin nel preservare l'immagine antropologica dell'uomo, pur presentando una teoria che spezza la linea di divisione tradizionale tra l'umanità e gli animali.

La scoperta delle leggi dell'evoluzione, come presentate da Darwin, ha inevitabilmente modificato la comprensione delle qualità specifiche dell'uomo. Prima della teoria dell'evoluzione, l'uomo era comunemente considerato come una creazione divina separata dagli animali, dotata di qualità uniche e superiori rispetto al resto del regno animale. Tuttavia, l'idea che l'uomo condivida un'origine comune con gli altri organismi viventi implica una riconsiderazione di questa visione antropocentrica.

Dopo la scoperta delle leggi dell'evoluzione, l'uomo viene collocato all'interno della stessa rete di processi naturali che governano il mondo animale. Le caratteristiche umane, come l'intelletto, la moralità e la società, vengono ora viste come il risultato di una lunga evoluzione e adattamento, anziché come doni divini distinti. Questo cambio di prospettiva ha portato a una comprensione più sfumata e integrata dell'umanità all'interno del contesto della natura, piuttosto che come una specie separata e privilegiata al di sopra delle altre.

Pertanto, la forza del pregiudizio antropologico viene sfidata dall'evidenza scientifica dell'evoluzione, che richiede una revisione delle concezioni tradizionali dell'uomo e del suo posto nel mondo naturale.

3) Riflettere sul passato e il futuro, guardare dall'esterno le sue passioni e le sue azioni, sentire l'effetto della lode e del biasimo altrui, sono capacità sviluppate dall'uomo nel corso della sua evoluzione sociale. In che senso esse hanno una base naturale? In che senso vanno a comporre qualcosa che appartiene soltanto alla cultura umana?
Le capacità di riflettere sul passato e il futuro, di valutare le proprie azioni e passioni dall'esterno, e di percepire l'effetto della lode e del biasimo altrui sono tutte qualità che l'uomo ha sviluppato nel corso della sua evoluzione sociale. Nel testo della cronologia della chat, si evidenzia come Darwin descriva il senso morale dell'uomo come derivante dagli istinti sociali, dall'interazione con i propri simili e dall'elevata attività delle sue facoltà mentali.

Queste capacità hanno una base naturale nel senso che sono il risultato dell'adattamento dell'uomo all'ambiente sociale in cui vive. Gli istinti sociali, come l'amore e la simpatia, hanno radici profonde nel comportamento animale e sono stati favoriti dalla selezione naturale perché vantaggiosi per la sopravvivenza e il successo riproduttivo della specie.

Tuttavia, queste capacità vanno anche a comporre qualcosa che appartiene soltanto alla cultura umana nel senso che sono state elaborate e perfezionate attraverso l'interazione sociale, l'apprendimento e lo sviluppo culturale. L'uso del linguaggio, la condivisione di norme e valori morali, e la costruzione di istituzioni sociali sono tutti elementi che hanno contribuito a plasmare e a definire il modo in cui l'uomo riflette sulle proprie azioni e interagisce con gli altri membri della società. Questo processo culturale ha arricchito e ampliato le capacità innate dell'uomo, consentendogli di sviluppare una comprensione più sofisticata del mondo e di sé stesso.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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