Franz Brentano - Fenomeni psichici e fenomeni fisici


Immagine Franz Brentano
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Nel 1874, Franz Brentano diede alle stampe un'opera che avrebbe lasciato un'impronta indelebile nell'ambito della psicologia di lingua tedesca: "Psicologia dal punto di vista empirico". Ciò che distingue l'approccio di Brentano è il suo rifiuto degli strumenti matematici, allora prevalenti nella psicologia e mutuati dalla fisica, e il suo spostamento dell'attenzione dai "contenuti" della coscienza (favoriti, ad esempio, dal metodo introspettivo di Wilhelm Wundt) ai suoi "atti", ovvero al modo in cui la coscienza si rapporta a tali contenuti. Brentano cercò di distinguere l'osservazione dei singoli atti di coscienza dalla mera registrazione passiva dei loro contenuti, definendo la prima operazione "percezione interna". Questo concetto sottolinea che il fenomeno psichico non è definito dalle proprietà del suo contenuto, piuttosto dal tipo di relazione che intrattiene con esso. Brentano individuò una caratteristica specifica dei fenomeni psichici che li distingue nettamente dai fenomeni fisici. Ogni fenomeno psichico, secondo Brentano, è caratterizzato dal fatto di riferirsi a un determinato contenuto intrinseco, concetto estraneo ai fenomeni fisici. Utilizzando un concetto proveniente dalla scolastica medievale, Brentano definì tale aspetto "intenzionale". La distinzione tra questi due ambiti dell'esperienza è il punto focale del prosieguo del testo.


Lettura


L'intero mondo dei nostri fenomeni si divide in due grandi classi, quella dei fenomeni fisici e quella dei fenomeni psichici. Già in precedenza, al momento di stabilire il concetto di psicologia, abbiamo parlato di tale differenza, e vi siamo tornati durante l'indagine sui metodi di ricerca. Quanto abbiamo finora affermato non è tuttavia sufficiente; ciò a cui si è fatto cenno soltanto di passaggio va ora determinato in modo certo e definito. Questo compito appare tanto più necessario dal momento che, per quanto riguarda la delimitazione dei due ambiti, non sono state raggiunte né una unanimità, né una piena chiarezza. In più occasioni abbiamo potuto constatare che fenomeni fisici che appaiono nella fantasia possono venir presi per fenomeni psichici. Ma vi sono ancora molti altri casi di confusione. Anche psicologi significativi andrebbero dunque giustificati difficilmente di fronte al rimprovero secondo cui essi finiscono col contraddire se stessi. Vi è chi sostiene che la sensazione e la fantasia si differenziano per il fatto che la prima sorge in seguito a un fenomeno fisico, mentre la seconda – seguendo le leggi dell'associazione – scaturisce da un fenomeno psichico. In questo caso, però, gli stessi psicologi ammettono che quanto appare nella sensazione non corrisponde alla causa agente. Si ha così che i fenomeni che essi definiscono psichici in realtà non ci appaiono tali, anzi, accade che non ne abbiamo alcuna rappresentazione: un modo certamente notevole di abusare del termine «fenomeno»! Di fronte a questo stato di cose non possiamo fare a meno di occuparci un po' più approfonditamente della questione. La spiegazione che cerchiamo non è una definizione data secondo le tradizionali regole dei logici. Negli ultimi tempi proprio esse sono state oggetto, più volte, di una critica priva di pregiudizi: a ciò che già è stato loro rimproverato vorrei aggiungere qualche altra parola. Cercheremo di spiegare i due termini: fenomeno fisico - fenomeno psichico. Vorremmo evitare l'equivoco che li riguarda e la loro confusione. Nel far questo, non dobbiamo quindi preoccuparci più di tanto dei mezzi che adottiamo, se essi risultano davvero utili a una maggiore chiarezza. A questo scopo non è utilizzabile soltanto l'indicazione di determinazioni più generali e superiori. Come nell'ambito del procedimento dimostrativo l'induzione si contrappone alla deduzione, così, nel nostro caso, alla spiegazione mediante il generale si contrappone la spiegazione mediante il particolare, e cioè mediante l'esempio. Quest'ultima ricorre così spesso, da far sì che i termini particolari siano maggiormente intelligibili di quelli generali. Da questo punto di vista, il procedimento forse risulta essere maggiormente efficace, se si spiega il termine «colore» dicendo che esso determina il genere di rosso, blu, verde e giallo, e non invece, viceversa, se si vuol spiegare il rosso come una particolare specie di colore. Ma la spiegazione ottenuta mediante le determinazioni particolari risulta essere ancor più efficace, trattandosi di termini che, come accade nel nostro caso, non sono per nulla usuali nella nostra vita, mentre invece quelli riguardanti i singoli fenomeni denotati vengono utilizzati con maggior frequenza. Tentiamo quindi, in primo luogo, di pervenire a una spiegazione dei concetti mediante alcuni esempi.

Ogni rappresentazione ottenuta mediante la sensazione o la fantasia costituisce un esempio dei fenomeni psichici; col termine rappresentazione non si intende qui ciò che viene rappresentato, quanto piuttosto l'atto stesso del rappresentare. L'udire un suono, il vedere un oggetto colorato, il sentire il caldo e il freddo, così come le analoghe situazioni nella fantasia: tutti questi sono, secondo il mio punto di vista, esempi significativi; ma lo è anche il pensare un concetto generale, sempre che qualcosa di simile possa accadere. Inoltre, ogni giudizio, ogni ricordo, ogni attesa, ogni deduzione, ogni convinzione o opinione, ogni dubbio – tutti questi sono fenomeni psichici. Fenomeni psichici sono anche tutti i moti d'animo: gioia, tristezza, paura, speranza, coraggio, viltà, ira, amore, odio, desiderio, volontà, intenzione, stupore, meraviglia, disprezzo e così via. Esempi di fenomeni fisici sono invece un colore, una figura, un paesaggio che vedo; un accordo che odo; il caldo, il freddo, l'odore che percepisco; così come analoghe immagini che mi appaiono nella fantasia. Questi esempi siano sufficienti a rendere evidente la differenza fra le due classi di fenomeni.

Ma vogliamo tentare di spiegare il fenomeno psichico anche in un modo diverso e più unitario. A questo scopo ci si offre una determinazione di cui abbiamo già fatto uso in precedenza, quando abbiamo affermato che, con il termine «fenomeni psichici», vogliamo identificare le rappresentazioni, nonché tutti quei fenomeni la cui base è costituita da rappresentazioni. È appena il caso di ricordare che, nel nostro caso, per rappresentazione non intendiamo il rappresentato, ma il rappresentare stesso. Questo rappresentare costituisce la base ultima non solo del giudizio, ma anche del desiderio, così come di ogni altro atto psichico. Nulla può venir giudicato, ma nemmeno desiderato, sperato o temuto, se non è stato rappresentato. In questo senso, la determinazione data comprende tutti gli esempi ricordati di fenomeni psichici e, in generale, tutte le manifestazioni che appaiono all'interno di quest'ambito. [...]

Quale caratteristica positiva siamo dunque in grado di proporre? Oppure, viceversa, non si dà nessuna determinazione positiva che possa valere contemporaneamente per tutti i fenomeni psichici? Bain, in effetti, afferma che non ve n'è alcuna. Ciononostante, già gli psicologi antichi richiamavano l'attenzione sulla particolare affinità e sull'analogia che si stabilisce fra tutti i fenomeni psichici, e che invece non riguarda i fenomeni fisici.
Ogni fenomeno psichico è caratterizzato da ciò che gli scolastici del Medioevo chiamavano l'inesistenza intenzionale (o mentale) di un oggetto, e che noi, anche se in modo non del tutto privo di ambiguità, definiamo il rapporto con un contenuto, la tensione all'oggetto (che non va inteso come realtà), oppure, infine, l'oggettività immanente. Ogni fenomeno psichico contiene in sé qualcosa come oggetto, anche se non ogni fenomeno lo fa nello stesso modo. Nella rappresentazione qualcosa è rappresentato, nel giudizio qualcosa viene o accettato o rifiutato, nell'amore c'è un amato, nell'odio un odiato, nel desiderio un desiderato ecc. Tale in-esistenza intenzionale caratterizza esclusivamente i fenomeni psichici. Nessun fenomeno fisico mostra qualcosa di simile. Di conseguenza, possiamo definire fenomeni psichici quei fenomeni che contengono intenzionalmente in sé un oggetto. [...]

Un'ulteriore caratteristica comune a tutti i fenomeni psichici è che essi vengono percepiti soltanto nella coscienza interna, mentre dei fenomeni fisici si può avere soltanto una percezione esterna. Hamilton dà grande rilievo a questa distinzione. Si può ritenere che in tal modo si sia in realtà detto ben poco. Ciò che appare, infatti, è il naturale, mentre in questo caso si definisce l'atto nei confronti dell'oggetto, e dunque la percezione interna, come percezione dei fenomeni psichici, in opposizione ad ogni altro tipo di percezione. La percezione interna, tuttavia, a prescindere dalla particolarità del suo oggetto, possiede ancora qualcos'altro che la determina; si tratta dell'immediata, infallibile evidenza che, fra tutte le possibilità di conoscenza dell'oggetto dell'esperienza, appartiene solo ad essa. Se quindi affermiamo che i fenomeni psichici vengono compresi mediante la percezione interna, ne consegue anche che tale percezione è immediatamente evidente.

Ma c'è ben altro! La percezione interna non è soltanto l'unica percezione immediatamente evidente; essa è anche la sola percezione nel senso autentico della parola. Abbiamo visto che i fenomeni della cosiddetta percezione esterna non possono venir dimostrati come veri ed effettivi nemmeno per mezzo di una fondazione mediata; e abbiamo anche visto che colui che fiduciosamente li assume così come essi gli si offrono, si può convincere dell'errore mediante la connessione dei fenomeni fra loro. Strettamente intesa, dunque, la cosiddetta percezione esterna non è una percezione; di conseguenza, i fenomeni psichici possono venir determinati come i fenomeni in relazione ai quali soltanto è possibile una percezione nel senso proprio della parola.

Anche tramite questa determinazione i fenomeni psichici risultano sufficientemente caratterizzati. Con ciò non si vuol dire che tutti i fenomeni psichici sono percepibili interiormente da ciascuno, e che quindi tutti i fenomeni che uno non può percepire secondo lui vanno annoverati fra i fenomeni fisici; risulta piuttosto evidente – e noi l'abbiamo notato espressamente già in precedenza – che ogni fenomeno psichico può venir percepito soltanto dal singolo percipiente; ma abbiamo già avuto modo di vedere che in ogni vita psichica umana pienamente sviluppata si trova rappresentata ogni specie di fenomeni psichici; in questo senso far riferimento ai fenomeni che costituiscono l'ambito della percezione interna può servire in modo esauriente ai nostri scopi.


Guida alla lettura


1) Che cosa intende Brentano per «rappresentazione»?
Secondo Brentano, per "rappresentazione" non si intende ciò che viene rappresentato, piuttosto l'atto stesso del rappresentare. Ogni sensazione, immaginazione, giudizio, ricordo, attesa, deduzione, convinzione, opinione, dubbio e ogni stato d'animo sono considerati fenomeni psichici, poiché tutti implicano un atto di rappresentazione.

2) Che cosa intende Brentano per «inesistenza intenzionale» di un oggetto?
Brentano, nel testo, definisce l'«inesistenza intenzionale» di un oggetto come la caratteristica che contraddistingue i fenomeni psichici. Questo concetto indica che ogni fenomeno psichico è caratterizzato dal fatto di avere un oggetto al quale si riferisce, anche se quest'oggetto non esiste realmente nel mondo esterno. In altre parole, l'oggetto a cui si riferisce un fenomeno psichico può essere immaginario o rappresentativo, ma il fenomeno stesso ha un'intenzionalità verso tale oggetto. Questa caratteristica è esclusiva dei fenomeni psichici e non si riscontra nei fenomeni fisici.

3) Qual è la caratteristica propria della «percezione interna»?
La caratteristica propria della "percezione interna" è che essa è l'unica percezione immediatamente evidente e la sola percezione nel senso autentico della parola.


Guida alla Comprensione


1) Che cosa distingue, secondo Brentano, i fenomeni psichici da quelli fisici?
Secondo Brentano, ciò che distingue i fenomeni psichici da quelli fisici è l'elemento dell'intenzionalità o inesistenza intenzionale. Questo concetto implica che ogni fenomeno psichico è caratterizzato dal fatto di riferirsi a un determinato contenuto che gli è immanente, mentre i fenomeni fisici non possiedono questa caratteristica. Brentano definisce questo aspetto "intenzionale", riprendendo una nozione proveniente dalla scolastica medievale. In altre parole, mentre i fenomeni fisici possono essere percepiti solo esternamente, i fenomeni psichici sono percepiti solo internamente e sono caratterizzati dall'intenzionalità, cioè dalla loro capacità di riferirsi a un contenuto.

2) Sapresti spiegare perché quella «interna», secondo Brentano, è l'unica vera «percezione»?
Secondo Brentano, la percezione interna è considerata l'unica vera "percezione" perché è l'unica percezione immediatamente evidente e autentica. Brentano argomenta che i fenomeni della cosiddetta percezione esterna non possono essere dimostrati come veri ed effettivi nemmeno attraverso una fondazione mediata. Egli sostiene che la percezione esterna, strettamente intesa, non è realmente una percezione nel senso proprio della parola. Pertanto, Brentano conclude che solo attraverso la percezione interna è possibile avere una percezione autentica e immediatamente evidente dei fenomeni psichici.

3) Che cosa accomuna, secondo Brentano, una percezione, un giudizio e un desiderio?
Secondo Brentano, ciò che accomuna una percezione, un giudizio e un desiderio è il fatto che tutti sono fenomeni psichici. Brentano afferma che ogni rappresentazione ottenuta mediante la sensazione o la fantasia, così come ogni giudizio, ogni ricordo, ogni attesa, ogni deduzione, ogni convinzione o opinione, ogni dubbio, ogni moto d'animo come gioia, tristezza, paura, speranza, sono considerati fenomeni psichici. Pertanto, sia la percezione, il giudizio che il desiderio sono tutti esempi di fenomeni psichici, poiché sono atti della coscienza interna che implicano rappresentazioni o rapporti con contenuti mentali.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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