Maine de Biran - L'uomo, tra vita animale e vita divina


Immagine Maine de Biran
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


I "Nuovi saggi di antropologia, o scienza dell'uomo interiore", scritti tra il 1823 e il 1824, rappresentano il punto culminante della filosofia di Biran in chiave mistico-religiosa. In questi saggi, Biran dichiara di aver «ormai concluso l'indagine su questo argomento». Nel "Disegno dell'opera", che ne espone il piano teorico e metodologico, Biran suddivide l'opera in tre parti (vita animale, vita umana, vita spirituale) e si propone di dimostrare la continuità dei Saggi con i suoi lavori precedenti, presentandoli come la naturale evoluzione di questi ultimi.

A tal fine, Biran riassume, come introduzione all'opera, il percorso tracciato dai suoi studi precedenti, in particolare la "Memoria sull'abitudine" e la "Memoria sulla scomposizione del pensiero". Questi lavori l'hanno portato all'identificazione del senso intimo come fonte della vita umana e preparazione all'esistenza spirituale. Nei brani selezionati, estratti dal "Disegno dell'opera" e dalla parte III, vengono delineate le tre diverse vite: la prima caratterizzata dall'inconscio, la seconda illuminata dalla coscienza e infine la vita spirituale, che si apre a Dio.


Lettura


Ho ritenuto opportuno riferire innanzitutto una sommaria esposizione dei principi e delle idee fondamentali comuni alle quattro Memorie successivamente onorate dal riconoscimento delle più illustri società scientifiche. Se tali approvazioni, e prima ancora la testimonianza di quel senso intimo che ho ormai la costante abitudine di consultare, non m'inducono in errore, ho ormai condotto a termine l'indagine su questo argomento, dopo aver colto tutti i passaggi delle tante modificazioni della mia esistenza, dopo che mi s'è presentato o manifestato sotto tanti punti di vista e aspetti diversi l'uomo interiore che non può differire da tutti gli altri io, essendo in rapporto di natura, di condizione e di destino con essi.

Sono forse autorizzato più di chicchessia ad affermare che non esiste un unico sistema della scienza completa dell'uomo, ma parecchi sistemi veri ad una volta, ciascuno dal suo punto di vista, e falsi soltanto in quanto ciascuno aspira ad essere esclusivo, a cogliere un essere indefinitamente multiforme attraverso un solo aspetto astratto della natura umana totale offerta alla nostra ricerca.

Inutilmente, infatti, ogni sistema di metafisica pretende dedurre da un solo principio la scienza vera di un essere misto, organizzato, vivente, sensibile, pensante e libero, affine da un lato alla natura animale con cui arriva a confondersi, assorbendosi interamente nella sensazione, mentre dall'altro è affine alla natura divina donde emana, di cui è il riflesso o l'immagine e dalla quale riceve l'influenza o lo spirito, precisamente nella misura in cui si allontana da quella sensazione dalla quale si ebbe la bizzarra pretesa di derivare tutte le nostre facoltà. A misura, ripeto, che l'uomo s'allontana dalle sensazioni o dal mondo fenomenico ch'esse compongono, egli può attingere un mondo superiore di realtà invisibili, che non si manifesta che ad un senso sublime, a quello della religione o della fede e dell'amore. Affrontiamo ora lo studio delle diverse facce o aspetti della natura umana.

Dividerò in tre parti la scienza dell'uomo quale io la concepisco. La nozione di uomo è infinitamente complessa, in quanto racchiude tutti i modi passivi e attivi della nostra esistenza, tutti i diversi prodotti delle forze viventi che la costituiscono. Tali forze viventi, o vite che l'esperienza interiore impara a distinguere e che il senso intimo non permette di confondere, sono tre e non già una sola, benché non vi sia logicamente che un solo uomo e psicologicamente un io unico. Dividerò per conseguenza in tre sezioni quest'opera.

La prima comprenderà i fenomeni della vita animale ch'io non distinguo affatto da quella che è stata chiamata ai nostri giorni vita organica. Dirò perché tale distinzione, futile in se stessa, è inutile per il mio scopo.

La seconda sezione comprenderà i fatti relativi alla vita propria dell'uomo, soggetto senziente e pensante, sottomesso alle passioni della vita animale e nello stesso tempo libero di agire per forza propria, e in virtù di questa sola forza, persona morale, io, che si conosce e conosce le altre cose, esercita varie operazioni intellettuali aventi il loro principio comune nella coscienza dell'io, o nella forza attiva che lo costituisce.

La terza sezione, la più importante, è quella che la filosofia riteneva sino ad oggi di dover abbandonare alle speculazioni dei mistici, benché anch'essa si risolva in fatti d'osservazione, attinti – per vero – in una natura più alta, al di sopra dei sensi, ma non affatto estranea allo spirito che conosce Dio e se stesso. [...]

L'uomo è l'intermediario fra Dio e la natura. Egli è connesso a Dio mediante il suo spirito e alla natura attraverso i suoi sensi. Può identificarsi con quest'ultima, lasciando assorbire in essa il suo io, la sua personalità, la sua libertà, e abbandonandosi a tutti gli appetiti, a tutti gli impulsi della carne. Egli può anche, fino ad un certo punto, identificarsi con Dio [...].

Risulta da tutto ciò che l'estremo grado di abbassamento come il più alto punto d'elevazione possono connettersi a due stati dell'anima nei quali essa perde ugualmente la sua personalità; ma nell'uno per perdersi in Dio, nell'altro per annullarsi nella creatura.

Lo stato intermedio è quello in cui l'essere conserva la sua personalità con la sua libertà d'agire; è il conscium, compos sui, che è lo stato proprio e naturale dell'uomo, quello in cui esso esercita tutte le facoltà della sua natura, in cui sviluppa tutta la sua forza morale, lottando contro gli appetiti sregolati della sua natura animale, resistendo alle passioni, a tutti gli allettamenti, a tutti i traviamenti dell'immaginazione [...].

La seconda vita dell'uomo non sembra essergli stata data che per elevarsi alla terza, nella quale è affrancato dal giogo delle affezioni e delle passioni, in cui il genio, il demone che dirige l'anima e l'illumina come d'un riflesso della divinità, si fa sentire nel silenzio di ogni natura sensibile, in cui nulla insomma accade nel senso o nell'immaginazione che non sia o voluto dall'io, o suggerito, ispirato, dalla forza suprema, nella quale l'io si assorbisce e si confonde. Tale è forse lo stato primitivo donde l'anima umana è discesa, e qui essa aspira a risalire.

Solo il Cristianesimo spiega questo mistero; esso solo rivela all'uomo una terza vita, superiore a quella della sensibilità e a quella della ragione o della volontà umana. Nessun altro sistema di filosofia s'è elevato sin qui. La filosofia stoica di Marco Aurelio, per quanto elevata sia, non esce dai limiti della seconda vita, e mostra soltanto con esagerazione il potere della volontà, o ancora della ragione [...].

La vita dello spirito comincia a brillare con il primo sforzo voluto; l'io si manifesta interiormente; l'uomo si conosce; esso appercepisce ciò che gli è proprio e lo distingue da ciò che è del corpo; ma l'uomo esteriore prevale e regna ben presto esclusivamente. L'abitudine di agire oscura e annulla quasi il sentimento dell'attività propria. L'uomo mosso incessantemente da passioni e desideri relativi ai beni sensibili, ignora quasi di avere una volontà, o meglio di non essere che una volontà avente in sé la forza per sormontare tutti quegli impulsi dell'esteriorità che la turbano, la rendono schiava e infelice, e prendere il volo verso una regione più alta in cui è il suo riposo, la sua pace, il suo unico bene.

L'istinto dell'uomo esteriore acquista così un impero quasi altrettanto forte che l'istinto animale; esso assorbe la vita dello spirito, l'io divino che aspira a liberarsi da questo fango ed a rompere i suoi legami. L'indebolimento delle facoltà dell'uomo esteriore che si distrugge a poco a poco, fornisce all'uomo interiore mezzi più facili di un rinnovamento che non può mai essere spontaneo, ma che si ottiene con un'azione interamente libera, assolutamente estranea alle disposizioni sensitive ad ogni impulso della carne come delle cose esteriori; che s'ottiene soprattutto con una meditazione prolungata, la quale si riduce precisamente all'esercizio dell'attività intellettuale in tutta la sua energia, e infine con la preghiera fervente, con cui l'anima umana si leva sino alla sorgente della vita, si unisce ad essa nel modo più intimo e vi si trova come identificata mediante l'amore.

La stessa disposizione che fa sì che l'anima si elevi verso Dio come da se stessa e s'abbandoni al sentimento religioso che la occupa tutta, fa anche sì che lo spirito si apra alla luce delle più alte verità intellettuali, le colga con maggiore penetrazione, e aderisca ad esse con maggiore intimità. Al contrario, quando lo spirito si accascia e ricade nelle tenebre della carne, quando le facoltà intellettuali languiscono per cause quali che siano, morali o fisiche, il sentimento religioso si oscura e si allontana nello stesso tempo. Pare che lo spirito divino abbandoni l'uomo nello stesso tempo che il suo proprio spirito lo abbandona; il che potrebbe lasciar credere che i due spiriti non sono che uno, se non si vedessero uomini del più grande spirito, secondo il mondo, privi di ogni sentimento religioso.


Guida alla lettura


1) Quale concetto Biran indica come punto di arrivo della sua ricerca?
Biran indica come punto di arrivo della sua ricerca l'individuazione del "senso intimo" come fonte della vita umana e preparazione del modo di esistenza dello spirito. Questo è espresso nel primo passaggio che hai inviato, dove Biran afferma di aver condotto a termine l'indagine su questo argomento e di aver individuato il senso intimo come fonte della vita umana.

2) In che rapporto stanno i diversi io tra di loro?
I diversi "io" stanno tra di loro in un rapporto di natura, condizione e destino, secondo quanto affermato da Maine de Biran. L'uomo interiore non può differire da tutti gli altri "io", poiché sono connessi in modo naturale e condizionato. Questo rapporto implica che tutti gli "io" fanno parte di un sistema complesso e multiforme della natura umana, dove ciascuno ha la propria prospettiva ma non può pretendere di essere esclusivo nella comprensione dell'essere umano.

3) Quanti e quali sono i livelli di vita di cui l'uomo partecipa?
L'uomo partecipa a tre livelli di vita:

Vita animale: Questa comprende i fenomeni della vita animale, o vita organica. È caratterizzata dal suo carattere inconscio e dall'assorbimento nei sensi e nelle sensazioni.
Vita umana: Qui l'uomo è descritto come un soggetto senziente e pensante, libero di agire per forza propria. In questo livello, l'uomo esercita le sue operazioni intellettuali, conosce se stesso e le altre cose e sviluppa la sua forza morale lottando contro gli appetiti e le passioni della sua natura animale.
Vita spirituale: Questo è il livello più elevato, che la filosofia tradizionalmente ha lasciato ai mistici. In questa vita, l'uomo si collega a Dio attraverso lo spirito, superando le affezioni e le passioni. Qui l'io umano si eleva verso una regione di pace e bene, identificandosi con la forza suprema attraverso la meditazione e la preghiera fervente.

4) Dove si situa la differenza tra la vita animale e quella umana?
La differenza tra la vita animale e quella umana, secondo Biran, è delineata nella seconda sezione della sua opera. La vita animale, che egli non distingue dalla vita organica, comprende i fenomeni vitali che sono passivi e istintivi.

La vita umana, invece, è caratterizzata da un soggetto senziente e pensante, che è sottomesso alle passioni della vita animale ma al contempo è libero di agire per forza propria. Questa forza rende l'uomo una persona morale, un "io" che si conosce e conosce le altre cose, esercitando varie operazioni intellettuali fondate sulla coscienza di sé.

In sintesi, mentre la vita animale è dominata dai sensi e dagli istinti, la vita umana è caratterizzata dalla coscienza, dal pensiero e dalla libertà di agire in maniera morale.

5) Illustra il rapporto tra la vita umana e la vita dello spirito.
Nel testo, Maine de Biran esplora il rapporto tra la vita umana e la vita dello spirito. Egli afferma che l'uomo è l'intermediario tra Dio e la natura, essendo connesso a Dio attraverso lo spirito e alla natura attraverso i sensi. Questo legame implica che l'uomo possa identificarsi sia con la natura, assorbendosi in essa e lasciando da parte la propria individualità e libertà, sia con Dio, aspirando a una condizione spirituale superiore. La terza vita, superiore a quella della sensibilità e della ragione umana, è quella dello spirito, che si manifesta quando l'uomo inizia a volere consapevolmente, si conosce interiormente e cerca di elevarsi al di sopra degli impulsi materiali verso una regione più alta di pace e di bene.

Il testo mostra che la vita umana può oscillare tra l'identificazione con la natura sensibile e l'aspirazione verso lo spirito divino. L'uomo può vivere nella schiavitù delle passioni materiali o elevarsi verso la libertà spirituale e la consapevolezza divina. Questo rapporto tra la vita umana e quella dello spirito evidenzia la dualità dell'esistenza umana e la possibilità di un cammino verso una realizzazione spirituale più elevata.


Guida alla Comprensione


1) Biran presenta l'uomo come un essere misto e complesso. Spiega l'articolazione interna dei suoi livelli di esistenza e la loro relazione col senso intimo.
Biran presenta l'uomo come un essere misto, complesso e organizzato, dotato di vari livelli di esistenza che si articolano in tre vite principali: la vita animale, la vita umana e la vita spirituale.

Vita animale: Questa è la vita che Biran non distingue dalla vita organica. È caratterizzata dai fenomeni vitali che condividiamo con gli animali e rappresenta il livello più basso e inconsapevole della nostra esistenza. È una vita dominata dalle sensazioni e dagli impulsi immediati.
Vita umana: Questa vita è propria dell'uomo come essere senziente e pensante, soggetto alle passioni della vita animale ma anche capace di libertà e azione morale. In questo livello, l'uomo è un io che si conosce e conosce il mondo, esercitando operazioni intellettuali attraverso la coscienza di sé. La vita umana è caratterizzata dalla lotta contro gli appetiti della natura animale e dalle passioni, cercando di sviluppare la forza morale e la volontà.
Vita spirituale: Questo è il livello più alto di esistenza, che la filosofia tradizionalmente ha lasciato ai mistici. È una vita che si apre a Dio e si eleva al di sopra della sensibilità e della ragione umana. La vita spirituale inizia con un atto di volontà interiore che permette all'io di conoscere se stesso e distinguersi dal corpo. È una vita di unione con Dio attraverso l'amore e la meditazione, dove l'anima cerca di risalire alla sua origine divina e trovare pace e riposo. La vita spirituale è la vita dell'io divino che aspira a liberarsi dalle catene della carne e a raggiungere una comunione intima con il divino.

Il senso intimo è fondamentale in tutte e tre le vite: esso è la fonte della vita umana e la preparazione per l'esistenza dello spirito. È attraverso il senso intimo che l'uomo percepisce la propria attività interiore, distinguendo il sé dalle influenze esteriori e riconoscendo la propria volontà e forza. Nella vita spirituale, il senso intimo diventa il mezzo attraverso il quale l'anima si eleva a Dio e si unisce a Lui.

2) Momento cruciale della vita dell'uomo appare la scelta del livello di esistenza cui dare il primato. Qual è, a tuo parere, la posta in gioco?
La posta in gioco sembra essere la scelta tra i diversi livelli di esistenza, con particolare riferimento alla vita sensibile, alla vita della ragione e alla vita dello spirito. L'uomo è chiamato a decidere se dare primato agli impulsi della sensibilità e dei desideri materiali, alla razionalità e alla volontà umana, oppure alla dimensione spirituale che lo connette a Dio. Questa scelta determina il corso della sua vita e il suo rapporto con il divino.

3) Spiega il rapporto di integrazione e di conflitto tra l'uomo esteriore e l'uomo interiore.
Il rapporto tra l'uomo esteriore e l'uomo interiore è caratterizzato da un'integrazione e un conflitto costanti. L'uomo esteriore, dominato dagli istinti e dalle passioni legate ai beni sensibili, tende ad assorbire la vita dello spirito, impedendo così all'io divino di manifestarsi pienamente. Questo porta a un indebolimento delle facoltà dell'uomo esteriore e a una perdita del sentimento dell'attività propria. Tuttavia, l'uomo interiore aspira a liberarsi da questa condizione e a rompere i legami con l'esteriorità, cercando il rinnovamento attraverso l'esercizio dell'attività intellettuale e la preghiera fervente. Questo conflitto interno tra la dimensione esteriore e interiore dell'uomo è evidenziato dalla lotta tra gli impulsi delle passioni e il desiderio di elevazione spirituale.

4) Spiega perché la vita dello spirito comincia nel momento in cui l'uomo concepisce lo sforzo di dominare le passioni. Perché, a tuo parere, è qui che Biran colloca l'incontro con Dio?
Secondo Biran, la vita dello spirito comincia nel momento in cui l'uomo concepisce lo sforzo di dominare le passioni perché è in questo momento che l'io si manifesta interiormente e l'uomo inizia a conoscere se stesso. Quando l'uomo inizia a riconoscere la propria volontà come distintiva dalla vita del corpo e degli istinti animaleschi, si apre la strada verso una dimensione più profonda della sua esistenza, verso una vita superiore. Questo sforzo volontario rappresenta un'ascesa verso una regione più alta in cui l'uomo può trovare il suo riposo, la sua pace e il suo bene supremo. Biran colloca qui l'incontro con Dio perché è in questo momento che l'uomo si apre alla dimensione spirituale più elevata, cercando di superare le limitazioni della sua natura sensibile e di avvicinarsi a Dio attraverso la volontà, la meditazione e la preghiera.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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