Martin Heidegger - L'angoscia spaesante
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione
Introduzione
Nel Paragrafo 40 di "Essere e tempo", Heidegger conclude l'analisi della situazione emotiva dell'Esserci, iniziata nei paragrafi 29 e 30, concentrandosi su una condizione estrema che considera la più autentica e originaria: l'angoscia. Questo sentimento rappresenta uno stato di consapevolezza acuta della solitudine del soggetto di fronte alla propria esistenza, modificando improvvisamente la sua relazione con il mondo. Heidegger evidenzia che ciò non lo allontana dalla sua situazione abituale ma lo rende "spaesato": nel momento in cui smette di vedersi come parte del discorso quotidiano che lo include nel modo di pensare comune, egli non è più a casa sua nel mondo e non ha altra dimora. L'angoscia è quindi il sentimento esistenziale più autentico, solitamente nascosto dai diversivi della vita quotidiana. Questo sentimento è così intenso da manifestarsi attraverso varie forme di paura, apparentemente derivanti da cause specifiche: quando temiamo per qualcosa legato alla nostra vita o a quella delle persone care, la paura, come maschera dell'angoscia, ci segnala la mancanza di fondamento della nostra esistenza.
Lettura
L'angoscia isola e apre l'Esserci come solus ipse. Ma questo «solipsismo» esistenziale traspone così poco un soggetto-cosa isolato nell'innocua vacuità di una presenza senza mondo, che proprio esso porta l'Esserci, in un senso estremo, dinanzi al suo mondo come tale e quindi dinanzi a se stesso come essere-nel-mondo.
Che l'angoscia, in quanto situazione emotiva fondamentale, apra in questo modo, è attestato insospettabilmente dall'interpretazione quotidiana dell'Esserci e dal discorso quotidiano. Abbiamo già detto che la situazione emotiva rivela «come ci si sente». Nell'angoscia ci si sente «spaesati». Qui trova espressione innanzi tutto la indeterminatezza tipica di ciò dinanzi a cui l'Esserci si sente nell'angoscia: il nulla e l'in-nessun-luogo. Ma sentirsi spaesato significa, nel contempo, non-sentirsi-acasa-propria.
Durante l'indicazione fenomenica iniziale della costituzione fondamentale dell'Esserci e la chiarificazione del senso esistenziale dell'in-essere contrapposto al significato categoriale dell'«esser dentro», l'in-essere fu determinato come abitare presso..., essere familiare con... Questo carattere dell'in-essere fu poi ulteriormente chiarito attraverso l'analisi della pubblicità quotidiana del Si, che introduce nella quotidianità media dell'Esserci la tranquillizzante sicurezza di sé e l'ovvietà del «sentirsi-a-casa-propria».
L'angoscia, al contrario, va a riprendere l'Esserci dalla sua immedesimazione deiettiva col «mondo». La familiarità quotidiana si dissolve. L'Esserci resta isolato, ma lo è come essere-nel-mondo. L'in-essere assume il «modo» esistenziale del non-sentirsi-a-casa-propria. A null'altro si allude quando si parla di «spaesamento». [...]
Questo spaesamento rode costantemente l'Esserci e minaccia, sia pure inesplicitamente, la sua quotidiana dispersione nel Si. Tale minaccia può, di fatto, accompagnarsi a una totale sicurezza e alla normalità del prendersi cura quotidiano. L'angoscia può sorgere nella più innocua delle situazioni. Essa non ha nemmeno bisogno di quell'oscurità in cui, per lo più e comunemente, uno si sente spaesato. Nelle tenebre non c'è certamente «nulla» da vedere, tuttavia il mondo «ci» è ancora e nel modo più impertinente.
Questa interpretazione ontologico-esistenziale dello spaesamento dell'Esserci come minaccia che lo investe a partire da se stesso non implica che lo spaesamento sia già sempre compreso come tale negli stati effettivi di angoscia. La maniera quotidiana in cui l'Esserci comprende il suo spaesamento è la diversione deiettiva, «che occulta» il non-sentirsi-a-casa-propria.
La quotidianità di questo fuggire mostra però fenomenicamente che alla costituzione essenziale dell'Esserci in quanto essere-nel-mondo – costituzione che, in quanto esistenziale, non è mai semplicemente-presente ma è sempre in uno dei modi dell'Esserci effettivo e quindi in una situazione emotiva – appartiene l'angoscia come situazione emotiva fondamentale. L'essere-nel-mondo, tranquillizzato e familiare, è un modo dello spaesamento dell'Esserci e non il contrario. Dal punto di vista ontologico-esistenziale, il non-sentirsi-a-casa-propria deve esser concepito come il fenomeno più originario.
Solo perché l'angoscia pervade latentemente già da sempre l'essere-nel-mondo, questo può, in quanto esser-presso il «mondo» prendendone cura in una situazione emotiva, avere paura. La paura è un'angoscia deietta nel «mondo», inautentica e dissimulata a se stessa come tale.
Guida alla lettura
1) Che cosa significa «spaesamento» nel linguaggio di Heidegger, che parla di «abitare» nel mondo?
Nel linguaggio di Heidegger, il termine «spaesamento» si riferisce alla condizione esistenziale in cui l'Esserci (l'essere umano) si sente fuori luogo nel mondo. Questo sentimento emerge quando l'Esserci smette di riferirsi a se stesso come parte del discorso quotidiano e non è più "a casa sua" nel mondo, non trovando altra casa. Lo spaesamento, associato all'angoscia, mette in evidenza l'indeterminatezza e il senso di non appartenere a nessun luogo specifico, portando l'Esserci a confrontarsi con la propria esistenza e il mondo in modo autentico.
Heidegger spiega che l'angoscia isola l'Esserci e lo apre come solus ipse, rivelando il mondo come tale e quindi se stesso come essere-nel-mondo. L'angoscia rompe la familiarità quotidiana, rendendo evidente la natura esistenziale del non-sentirsi-a-casa-propria. Questo spaesamento è una minaccia costante che può manifestarsi in qualsiasi situazione, anche in quelle più innocue, e accompagna l'Esserci nella sua quotidiana dispersione nel Si. In sintesi, lo spaesamento è il modo esistenziale dell'Esserci di sentirsi fuori luogo e non a casa propria nel mondo.
2) Che cosa intende Heidegger con l'espressione «diversione deiettiva»?
Heidegger con l'espressione «diversione deiettiva» si riferisce al modo quotidiano in cui l'Esserci comprende il suo spaesamento. In particolare, la «diversione deiettiva» è descritta come un meccanismo che «occulta» il non-sentirsi-a-casa-propria. In altre parole, è un processo attraverso il quale l'angoscia e il senso di spaesamento vengono nascosti o mascherati dalle attività quotidiane e dalla familiarità apparente con il mondo, impedendo all'Esserci di confrontarsi con la sua condizione esistenziale più autentica.
3) Prova a descrivere, con parole tue, che cosa Heidegger intende dire quando sostiene che l'angoscia minaccia «l'essere-nel-mondo, tranquillizzato e familiare».
Heidegger, nel brano, sostiene che l'angoscia minaccia la sensazione di familiarità e tranquillità dell'Esserci nel mondo. In altre parole, l'angoscia rivela la fragilità della nostra esistenza quotidiana e l'illusione di sentirsi "a casa" nel mondo. Normalmente, ci sentiamo a nostro agio e sicuri nella nostra routine quotidiana ma questa è solo una maschera che nasconde una realtà più profonda e inquietante. L'angoscia svela la solitudine esistenziale dell'Esserci e la mancanza di un vero fondamento nel nostro vivere. Quando emerge, l'angoscia dissolve la familiarità quotidiana, isolando l'Esserci e facendolo sentire spaesato e non più a casa propria. Questo stato di spaesamento è sempre presente, anche se latente, minacciando costantemente di far crollare la nostra illusione di sicurezza e normalità.
Guida alla Comprensione
1) Spiega in che senso l'angoscia apre l'uomo al solipsismo, ma non lo sottrae alla relazione con il mondo. In che modo questa cambia?
Secondo il testo di Heidegger, l'angoscia apre l'uomo al solipsismo nel senso che isola l'Esserci (l'essere umano) come "solus ipse" (solamente sé stesso). Questo tipo di solipsismo esistenziale non porta l'Esserci a un isolamento completo in una presenza senza mondo, piuttosto lo pone in una situazione estrema di confronto diretto con il mondo e con sé stesso come essere-nel-mondo.
Il solipsismo esistenziale di cui parla Heidegger non implica una separazione totale dalla realtà circostante. Al contrario, proprio attraverso l'angoscia, l'Esserci si trova dinanzi al suo mondo in maniera più autentica e quindi anche dinanzi a sé stesso come essere-nel-mondo. Questo significa che, invece di alienarsi dal mondo, l'angoscia rivela all'Esserci la sua condizione più genuina e profonda di esistenza.
L'angoscia cambia la relazione dell'Esserci con il mondo facendo emergere un senso di "spaesamento". Questo spaesamento è caratterizzato da una perdita di familiarità e di sicurezza quotidiana, rendendo l'Esserci consapevole della mancanza di una base stabile su cui poggiare la propria esistenza. L'angoscia, dunque, dissolve la tranquillità della vita quotidiana e l'illusione di sentirsi "a casa" nel mondo, mettendo in luce la precarietà e la vulnerabilità della condizione umana.
In sintesi, l'angoscia isola l'Esserci ma non lo sottrae alla relazione con il mondo; piuttosto, lo espone in modo più autentico e crudo a questa relazione, rivelando la sua natura più profonda e il senso di spaesamento che la caratterizza.
2) Svolgi una riflessione sul non essere più a casa propria nel mondo, come effetto del mettersi di fronte al senso della propria esistenza.
Heidegger, nel Paragrafo 40 di "Essere e tempo", esplora la condizione dell'angoscia come esperienza fondamentale dell'Esserci che porta a una profonda consapevolezza della propria solitudine esistenziale. Questo sentimento non allontana l'individuo dal mondo, piuttosto lo rende "spaesato". La sensazione di non essere più a casa propria nel mondo emerge quando l'individuo smette di riferirsi a se stesso come parte del discorso quotidiano comune, perdendo così la familiarità con il mondo che lo circonda.
Nel testo, Heidegger sottolinea come l'angoscia isoli l'Esserci, ponendolo di fronte al suo mondo e a se stesso come essere-nel-mondo. L'angoscia rivela il nulla e l'in-nessun-luogo, manifestando una condizione di non-sentirsi-a-casa-propria. Questo spaesamento non è semplicemente una sensazione transitoria ma una minaccia costante che accompagna l'Esserci nella sua quotidiana esistenza. Anche nelle situazioni più innocue e sicure, l'angoscia può emergere, rivelando la fragilità e la mancanza di fondamento del vivere quotidiano.
La quotidianità dell'Esserci è caratterizzata da una fuga continua dallo spaesamento, cercando rifugio nella sicurezza e nella normalità delle occupazioni quotidiane. Tuttavia, l'angoscia, come situazione emotiva fondamentale, è sempre presente in sottofondo. Heidegger argomenta che l'essere-nel-mondo tranquillizzato e familiare è in realtà un modo dello spaesamento e non il contrario. Il non-sentirsi-a-casa-propria deve essere concepito come il fenomeno più originario dell'esistenza.
In sintesi, il non essere più a casa propria nel mondo è l'effetto dell'angoscia che mette l'Esserci di fronte al senso della propria esistenza. Questa condizione di spaesamento rivela la vera natura dell'essere-nel-mondo, sfidando l'individuo a confrontarsi con la propria solitudine e la mancanza di fondamento della propria esistenza.
3) Spiega in che senso l'angoscia strappa l'Esserci alla sua tranquilla vita ordinaria, che è, come sappiamo, «deiezione». Possiamo vedere qui un nesso tra angoscia e vita autentica?
Nel testo di Heidegger, l'angoscia è descritta come una condizione estrema e fondamentale dell'Esserci, che lo strappa dalla sua tranquilla vita ordinaria, detta anche "deiezione". La deiezione si riferisce a uno stato di dispersione nel Si, ovvero nella vita quotidiana influenzata dalle convenzioni sociali e dalle aspettative degli altri.
L'angoscia ha la capacità di interrompere questa deiezione. Quando l'angoscia emerge, essa isola l'Esserci dalla sua familiarità quotidiana, dissolvendo la tranquillizzante sicurezza e l'ovvietà del "sentirsi-a-casa-propria". Questo sentimento di spaesamento fa sì che l'Esserci si trovi di fronte al suo mondo e a se stesso in maniera autentica, svelando la mancanza di fondamento del vivere quotidiano.
In questo senso, l'angoscia apre la possibilità di una vita autentica. Mentre la vita ordinaria è caratterizzata da una deiezione nel mondo che occulta il vero essere dell'Esserci, l'angoscia lo confronta con la sua condizione esistenziale più propria. Questo spaesamento, che può sembrare minaccioso, permette all'Esserci di riconoscere la propria solitudine e vulnerabilità, offrendo un'opportunità per vivere in modo autentico.
Pertanto, possiamo vedere un chiaro nesso tra angoscia e vita autentica: l'angoscia strappa l'Esserci dalla sua vita ordinaria e deiettiva, rivelandogli la sua vera condizione esistenziale e permettendogli di vivere in maniera più genuina e consapevole.
Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori