Platone - La metafora della linea
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione
Introduzione
Nel prosieguo del discorso di Socrate, si delinea un'interessante analogia riguardante le diverse forme di conoscenza, espressa attraverso l'immagine di una linea divisa in segmenti di lunghezza variabile. Questa divisione avviene in due fasi consecutive: innanzitutto si separa la conoscenza legata ai sensi da quella che si riferisce alla sfera intellegibile; successivamente, all'interno di ciascuna di queste dimensioni, si individuano due livelli o modi di percezione. La distinzione tra i vari tipi di conoscenza è determinata dalla natura dell'oggetto a cui si riferiscono. La conoscenza sensibile, che ha come oggetto le realtà percepite attraverso i sensi e quindi soggette alla loro manifestazione, risulta inevitabilmente confusa e poco nitida; si distinguono due gradi: l'eikasìa, definita come "immaginazione", e la pìstis, intesa come "credenza", che si basa sull'esperienza diretta con gli oggetti. La conoscenza intellegibile, invece, si occupa delle idee come forme logiche della realtà; essa fornisce certezze attraverso il ragionamento deduttivo o l'intuizione. Nel primo caso abbiamo la diànoia, che analizza concettualmente le realtà come immagini delle idee, sviluppando ragionamenti a partire da esse; è un processo tipico della matematica e della geometria, che, partendo da concetti astratti, deduce conclusioni concrete. Il secondo caso è rappresentato dalla nòesis, un tipo di pensiero puro che, attraverso il dialogo dialettico con le idee, cerca una comprensione sempre più approfondita del sistema conoscitivo fino a raggiungere il suo fondamento più alto (l'idea del bene) e a dedurne tutte le conseguenze.
Lettura
«Pensa dunque» io dissi «che, come dicevamo, vi sono questi due, l'uno dei quali regna sul genere e sulla sfera del noetico, l'altro invece su quelli del visibile (non dirò "del cielo" perché tu non pensi che io faccia sofismi sulle parole). Afferri comunque bene queste due specie: visibile, noetico?»
«Sì.»
«Rappresenale allora come una linea divisa in due segmenti diseguali; dividi di nuovo secondo la stessa proporzione ognuno dei due segmenti, cioè quello del genere visibile e quello del genere pensabile: otterrai così, secondo il grado relativo di certezza e di incertezza, nel visibile, una prima sezione: le immagini. Per immagini intendo in primo luogo le ombre, poi i riflessi nell'acqua e sulla superficie dei corpi compatti, levigati e lucidi, e tutte le cose di tal genere, se mi capisci.»
«Sì, capisco.»
«Poni la seconda sezione come ciò di cui la prima è immagine, cioè gli animali intorno a noi e tutte le piante e l'intero genere degli oggetti fabbricati.»
«Fatto» disse.
«E sei disposto ad ammettere» io dissi «che questo primo segmento si divide secondo la verità e l'assenza di verità, e che, come l'opinabile sta al conoscibile, così il simulacro sta a ciò di cui è simulacro?»
«Sono certamente disposto» disse.
«Vedi ora come si debba suddividere anche il segmento del noetico.»
«Come?»
«Nella prima sezione, l'anima, servendosi quali immagini delle cose che nell'altro segmento erano oggetto di imitazione, è costretta a condurre la sua ricerca a partire da ipotesi, e procede non verso un principio, ma verso una conclusione; mentre nella seconda sezione, muovendo dall'ipotesi verso un principio non ipotetico, e senza far uso di quei simulacri di cui si valeva nella sezione precedente, essa compie l'intero suo percorso fondandosi metodicamente sulle sole idee e attraverso le idee.»
«Non ho adeguatamente compreso» disse «questo tuo discorso; dovresti riprenderlo.»
«Lo farò» io dissi: «comprenderai più agevolmente quando avrò esposto queste premesse. Penso infatti tu sappia che coloro che si occupano di geometria, di aritmetica e di scienze simili, dopo aver ipotizzato il pari e il dispari, le figure, i tre tipi di angoli, e le altre cose di questo genere secondo le esigenze di ciascuna disciplina, danno tutto questo per noto e lo assumono come ipotesi, né ritengono di doverne più dar conto a se stessi e agli altri, quasi fosse chiaro a tutti; partendo poi da queste ne svolgono le conseguenze e convengono sulle conclusioni intorno a ciò su cui verteva l'indagine.»
«Conosco perfettamente» disse «questo procedimento.»
«Dunque sai anche che si servono di forme visibili e su di esse conducono le dimostrazioni, pur non pensando a quelle ma alle forme cui esse somigliano; le dimostrazioni cioè sono svolte in vista del quadrato in sé e della diagonale in sé, non di quella che disegnano, e così via per le altre: di tutte queste figure che modellano o disegnano, le quali producono ombre o immagini riflesse nell'acqua, si valgono a loro volta come di immagini, cercando di vedere quelle forme in sé che non è dato vedere se non con il pensiero.»
«Dici il vero» affermò.
«Definivo pertanto noetica questa forma, benché l'anima sia costretta a servirsi di ipotesi nell'indagine relativa a essa, e non proceda verso un principio, poiché è incapace di superare il livello delle ipotesi, valendosi invece come immagini degli oggetti stessi che fungono da originali per le immagini della sezione inferiore, e che, rispetto a questi ultimi, possono essere considerati e apprezzati come evidenti.»
«Capisco» disse «che ti riferisci al campo della geometria e delle tecniche che le sono sorelle.»
«Capisci dunque anche che intendo per l'altra sezione del noetico quella su cui la ragione stessa fa presa con la potenza del discorrere dialettico; essa non tratta più le ipotesi come principi, ma realmente come ipotesi, cioè come punti di appoggio e di partenza per procedere fino a ciò che non è ipotetico, verso il principio del tutto; e quando ha fatto presa su di esso, segue tutte le conseguenze che ne dipendono, e così ridiscende verso una conclusione, non servendosi mai di alcun dato sensibile, ma solo delle idee attraverso le quali procede e verso le quali si dirige, e conclude a idee.»
«Capisco» disse, «sebbene non a sufficienza (mi sembra in effetti che tu parli di un'opera difficile): tu intendi soprattutto determinare che la zona dell'essere e del noetico studiata dalla scienza della dialettica presenta più certezza di quella di pertinenza delle discipline chiamate "tecniche", che hanno a principio le ipotesi; chi ne studia gli oggetti, benché sia costretto a studiarli mediante il pensiero discorsivo e non con i sensi, tuttavia, siccome non conduce l'indagine risalendo«Cverso un principio, bensì a partire dalle ipotesi, a te sembra non acquisire una«Ccomprensione noetica di quegli stessi oggetti, [sebbene essi, fondati su un principio, siano pur noetici]. Mi sembra poi che tu definisca "pensiero discorsivo", ma non puro pensiero, l'abito intellettuale proprio dei geometri e dei loro simili, considerando il pensiero discorsivo come qualcosa di intermedio fra l'opinione e il pensiero puro.»
«Hai capito perfettamente» dissi io. «E ora facciamo corrispondere ai quattro segmenti questi quattro atteggiamenti dell'anima: al più elevato il pensiero puro, il pensiero discorsivo al secondo, al terzo attribuisci la credenza e all'ultimo l'immaginazione; disponili poi proporzionalmente, con la convinzione che quanta è la verità di cui i loro oggetti partecipano, tanta è la certezza di cui partecipano questi atteggiamenti dell'anima.»
«Capisco» disse, «sono d'accordo e li dispongo come dici.»
Guida alla lettura
1) Descrivi la metafora della linea secondo la doppia divisione.
La metafora della linea secondo la doppia divisione è un concetto introdotto da Socrate nell'opera "La Repubblica" di Platone. Questa metafora viene utilizzata per rappresentare le diverse forme di conoscenza e il loro grado di certezza. La linea è divisa in quattro segmenti, ognuno dei quali rappresenta un diverso tipo di conoscenza.
Il primo segmento: Rappresenta la conoscenza sensibile, ossia la conoscenza basata sui sensi e sulle percezioni fisiche. Questo segmento è diviso in due parti: la prima parte comprende le immagini, come le ombre e i riflessi, che sono meno reali e più soggette all'illusione; la seconda parte include gli oggetti fisici concreti, come gli animali e le piante.
Il secondo segmento: Rappresenta la conoscenza intellegibile, ossia la conoscenza basata sull'intelletto e sulle idee. Anche questo segmento è diviso in due parti: la prima parte riguarda il pensiero discorsivo, che tratta le cose come immagini di idee e si basa su ragionamenti deduttivi; la seconda parte riguarda il pensiero puro, che risale dialetticamente attraverso le idee fino a coglierne il principio supremo.
Questa divisione riflette una gerarchia della conoscenza, dove la conoscenza intellegibile è considerata superiore alla conoscenza sensibile, poiché si basa su principi eterni e universali anziché su percezioni transitorie e mutevoli. La linea rappresenta quindi un percorso che va dalla confusione e dall'opinione verso la certezza e la verità, attraverso un processo di elevazione dall'immagine all'idea.
2) Indica l'oggetto di conoscenza del primo segmento e delle sue due sezioni.
Nel primo segmento della linea divisa dall'analogia di Socrate, l'oggetto di conoscenza è il mondo sensibile. Le due sezioni di questo segmento sono:
La prima sezione, che consiste nelle immagini. Queste sono rappresentate dalle ombre, dai riflessi nell'acqua e sulla superficie dei corpi compatti, levigati e lucidi, e altre simili apparenze.
La seconda sezione, che comprende gli animali intorno a noi, le piante e l'intero genere degli oggetti fabbricati.
3) Indica l'oggetto di conoscenza del secondo segmento e delle sue due sezioni.
Nel secondo segmento della linea divisa dall'analogia di Socrate, l'oggetto di conoscenza è il noetico, cioè ciò che è intelligibile. Questo segmento si suddivide in due sezioni:
La prima sezione comprende le ipotesi e l'indagine condotta attraverso esse. Qui l'anima, utilizzando le immagini delle cose che erano oggetto di imitazione nel segmento inferiore, conduce la sua ricerca partendo da ipotesi. Tuttavia, non procede verso un principio definitivo, ma verso una conclusione.
La seconda sezione riguarda l'indagine condotta senza l'uso di simulacri o ipotesi, bensì basandosi unicamente sulle idee e attraverso le idee stesse. Qui l'anima muove verso un principio non ipotetico e procede metodicamente fino a coglierne il principio supremo (come l'idea del buono) e a derivarne tutte le conseguenze.
4) Descrivi i due processi conoscitivi del secondo segmento.
Nel secondo segmento della linea divisa in segmenti, relativo al processo conoscitivo noetico, Platone descrive due modalità di conoscenza: la "diànoia" e la "nòesis".
Diànoia (pensiero discorsivo): Questo processo coinvolge il ragionamento deduttivo, tipico della matematica e della geometria. Gli individui che utilizzano la diànoia trattano le cose come immagini delle idee, conducendo ragionamenti a partire da ipotesi date per giungere a conclusioni certe. Utilizzano figure sensibili come strumenti per ragionare su concetti come figure e numeri in sé. Questo processo si basa sull'uso di ipotesi e svolge le sue dimostrazioni attraverso il pensiero discorsivo, senza raggiungere il principio supremo del sapere.
Nòesis (pensiero puro): Questo processo conoscitivo risale dialetticamente attraverso le idee per raggiungere una fondazione più completa del sistema conoscitivo. Si spinge fino a cogliere il principio supremo del sapere, rappresentato dall'idea del Bene, e deriva da lì ogni conseguenza. La nòesis non si basa su ipotesi, ma si serve esclusivamente delle idee come fondamento per procedere e concludere a idee, senza l'uso di dati sensibili.
In sintesi, mentre la diànoia utilizza ipotesi e ragionamenti deduttivi, la nòesis si basa esclusivamente sul pensiero puro e sulla comprensione delle idee per arrivare a una conoscenza più profonda e certa.
5) Definisci brevemente i quattro tipi di conoscenza.
I quattro tipi di conoscenza sono:
Immaginazione (eikasìa): È la conoscenza sensibile basata sull'esperienza sensoriale diretta, come le ombre e i riflessi.
Credenza (pìstis): È una forma di conoscenza sensibile derivante dall'esperienza e dalla percezione sensoriale.
Pensiero discorsivo (diànoia): È la conoscenza intelligibile che procede attraverso ragionamenti deduttivi, tipica delle discipline matematiche e geometriche.
Pensiero puro (nòesis): È la forma più alta di conoscenza intelligibile che risale dialetticamente alle idee e comprende il principio supremo, come l'idea del Buono.
Guida alla Comprensione
1) In base a che cosa si distinguono in generale i tipi di conoscenza?
I tipi di conoscenza si distinguono principalmente in base al tipo di realtà che costituisce il loro oggetto. Nel brano, si fa riferimento a due tipi principali di conoscenza:
Conoscenza sensibile: ha come oggetto le cose percepite dai sensi e dipende da ciò che appare. Questo tipo di conoscenza risulta confusa e poco chiara e comprende gradi come l'eikasìa, l'immaginazione, e la pìstis, la credenza basata sull'esperienza sensoriale.
Conoscenza intelligibile: ha come oggetto le idee, considerate come modelli logici della realtà. Questa forma di conoscenza produce certezze attraverso ragionamenti deduttivi o atti intuitivi e include due modalità:
Diànoia: pensiero discorsivo che tratta le cose come immagini di idee e deriva conclusioni certe partendo da ipotesi.
Nòesis: pensiero puro che risale dialetticamente alle idee, procedendo verso una fondazione del sistema conoscitivo sempre più completa, fino a coglierne il principio supremo e a ricavare ogni conseguenza da esso.
In sintesi, la distinzione si basa sull'oggetto della conoscenza: sensibile per le cose percepite dai sensi e intelligibile per le idee considerate come modelli logici della realtà.
2) Da che cosa dipende la superiorità della credenza sull'immaginazione?
La superiorità della credenza sull'immaginazione dipende dalla natura degli oggetti che sono oggetto di ciascuna forma di conoscenza. La credenza è considerata superiore perché si basa sull'esperienza sensoriale diretta, mentre l'immaginazione si basa su rappresentazioni mentali che possono essere più soggettive e meno affidabili. In altre parole, la credenza ha come base la percezione sensoriale degli oggetti del mondo sensibile, mentre l'immaginazione si basa su immagini mentali che possono essere influenzate da vari fattori interni ed esterni. Questo rende la credenza più stabile e affidabile rispetto all'immaginazione.
3) Da che cosa dipende la superiorità della nòesis sulla diànoia?
La superiorità della nòesis sulla diànoia dipende dal fatto che la nòesis opera a un livello più elevato di conoscenza rispetto alla diànoia. Mentre la diànoia è descritta come un processo discorsivo che parte dalle ipotesi per giungere a conclusioni, la nòesis rappresenta un tipo di pensiero puro che risale dialetticamente alle idee stesse, senza fare uso di ipotesi e partendo direttamente da principi non ipotetici. La nòesis è quindi in grado di cogliere i principi supremi e di derivare da essi ogni conseguenza, mentre la diànoia è limitata nell'uso delle ipotesi e non raggiunge la stessa profondità di comprensione delle idee. In sintesi, la superiorità della nòesis deriva dalla sua capacità di procedere verso principi non ipotetici e di conseguire una comprensione più completa e profonda della realtà.
4) Che cosa significa che il pensiero discorsivo, tipico delle matematiche, è discendente?
Quando si parla del pensiero discorsivo come discendente nel contesto delle matematiche e delle discipline simili, ci si riferisce al fatto che questo tipo di pensiero procede partendo da ipotesi o assiomi e discende verso una conclusione. In altre parole, si muove da premesse accettate come vere per arrivare a dedurre nuove informazioni o risultati. Questo processo è chiamato discendente perché segue un percorso logico che porta dall'ipotesi iniziale alla conclusione, senza risalire a un principio assoluto o non ipotetico. Questo è in contrasto con il pensiero puro, che risale verso principi non ipotetici, fondandosi sulle sole idee e procedendo attraverso di esse.
5) Che cosa significa trattare le ipotesi come gradini per risalire a principi reali?
Quando si parla di trattare le ipotesi come gradini per risalire a principi reali, si fa riferimento al processo mediante il quale si procede dall'ipotesi, che è una supposizione o un presupposto, verso una comprensione più profonda e veritiera della realtà. In questo contesto, le ipotesi sono considerate come punti di partenza, che possono essere utili per avanzare nella ricerca della verità.
Nel testo, Platone descrive due modalità di conoscenza: la prima, che utilizza l'ipotesi come punto di partenza ma non riesce a raggiungere un principio non ipotetico, e la seconda, che procede senza ipotesi verso un principio reale. Trattare le ipotesi come gradini significa quindi utilizzare queste supposizioni come passi intermedi per avanzare verso una comprensione più profonda e vera della realtà, fino a raggiungere i principi reali che stanno alla base di essa.
Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori