Pseudo-Dionigi - Come parlare di Dio?


Immagine Pseudo-Dionigi
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Nel periodo compreso tra il 532 e il 533, durante una disputa tra vescovi sulla natura di Cristo, emerse un insieme di scritti composto da quattro trattati e dieci lettere, attribuiti a Dionigi l'Areopagita. In questi testi, l'autore si presenta come il giudice ateniese che, secondo la tradizione cristiana, avrebbe ascoltato Paolo di Tarso all'Areopago di Atene e si sarebbe convertito al cristianesimo. Questi scritti godettero di una grande reputazione e furono letti e studiati per secoli grazie all'autorità presumibilmente conferita al loro autore. Tuttavia, in realtà, essi furono redatti tra la fine del V e l'inizio del VI secolo, prendendo spunto dalle opere del filosofo neoplatonico Proclo. Di conseguenza, l'autore di tali testi è generalmente identificato come lo Pseudo-Dionigi.
L'opera più significativa attribuita a Dionigi l'Areopagita è intitolata "Nomi Divini" e tratta la questione dei nomi che possono essere attribuiti a Dio considerato come la causa primaria di tutto ciò che esiste. L'autore sottolinea che l'essenza di Dio è al di là della comprensione umana e che, pertanto, si può parlare di Lui solo attraverso termini che riflettono il suo rapporto con il creato. Secondo Dionigi, le Sacre Scritture sono la fonte principale dei nomi appropriati o, almeno, non irriverenti, da attribuire a Dio. Di seguito, viene presentato un estratto iniziale dell'opera in cui l'autore delinea il suo intento.


Lettura


Ora, o beato, dopo le Istituzioni teologiche, io mi rivolgerò, per quanto mi è possibile, all'interpretazione dei nomi divini. Ma anche ora valga la legge dei detti sacri, stabilita prima, cioè che noi manifestiamo la verità delle cose dette intorno a Dio non con i discorsi persuasivi della sapienza umana ma con la dimostrazione della potenza mossa dallo Spirito negli autori sacri, secondo la quale ci congiungiamo in modo ineffabile e ignoto alle cose ineffabili e ignote in un'unione superiore alla nostra potenza e attività razionale e intellettuale.

Adunque, in nessun modo si deve osare dire o pensare alcunché intorno alla Divinità soprasostanziale e occulta tranne ciò che è stato rivelato a noi divinamente dai detti sacri.

Infatti, l'impossibilità di conoscere questa soprasostanzialità situata oltre la ragione, il pensiero e la sostanza, è ciò a cui si deve attribuire la scienza soprasostanziale, tendendo verso l'alto, quanto il raggio dei detti divini si offre a noi, se di fronte agli splendori più alti ci umiliamo con la moderazione e santità che si addice alle cose divine.

Infatti, se si deve credere alla Sacra Scrittura sapientissima e veracissima, le cose divine si rivelano e si mostrano secondo la misura dell'intelligenza di ciascuno, mentre la bontà del Principio divino, nella sua giustizia salvatrice, separa, in un modo che si addice alla Divinità, l'incommensurabilità, come fenomeno che non si può comprendere, dalle cose che hanno una misura.

Come, infatti, le cose intelligibili rimangono incomprensibili e invisibili per le cose che cadono sotto i sensi, le cose semplici e prive di figura per le cose plasmate e dotate di forma, e le realtà incorporee che, essendo senza forma, non si possono percepire con il tatto e sono senza figura, sono incomprensibili per le cose formate secondo figure corporee, così, secondo lo stesso procedimento della verità, l'Infinità soprasostanziale sta al di sopra delle sostanze e così è al di sopra delle intelligenze l'Unità che è al di sopra della intelligenza, e da nessuno è pensabile l'Uno che è al di sopra del pensiero ed è inesprimibile con qualsiasi parola il Bene posto oltre alla parola, l'Unità che unifica tutte le unità e la Sostanza soprasostanziale e la Intelligenza inintelligibile e la Parola inesprimibile, l'Irrazionalità e l'Assenza di intelligibilità e di nome, la quale non esiste secondo il comune concetto di esistenza: è Causa dell'esistenza universale, pur non esistendo essa, in quanto superiore ad ogni sostanza, e così essa stessa potrebbe rivelare di sé in maniera magistrale e saggia.

Come si è detto, di questa Divinità soprasostanziale ed occulta non si può osare dire o pensare alcunché tranne quelle cose che, per ispirazione divina, sono state manifestate a noi per mezzo dei libri sacri. Adunque, come essa nelle Sacre Scritture benevolmente ha tramandato di sé, la scienza e la contemplazione di lei (qualunque cosa sia) è inaccessibile agli esseri in quanto è separata da tutti in maniera soprasostanziale.

E potresti trovare molti sacri autori che l'hanno celebrata non solo come invisibile ed incomprensibile, ma anche come inscrutabile e insieme ininvestigabile, come se non esista orma alcuno di coloro che sono arrivati alla sua occulta infinità. Però, non è del tutto incomunicabile il Bene per nessuno degli esseri, ma, in quanto colloca il raggio soprasostanziale solidamente in se stesso, lo fa risplendere per bontà con illuminazioni adatte a ciascuno degli esseri e stimola le sacre intelligenze verso la contemplazione di sé, per quanto la possano esse raggiungere, verso la comunione e l'assimilazione, quelle intelligenze che, per quel che è lecito, vi tendono santamente e non presumono – e sarebbe impossibile – di raggiungere ciò che è superiore alla manifestazione divina concessa a loro nella giusta misura, né scivolano all'ingiù per la tendenza verso le cose peggiori, ma saldamente e senza volgersi mirano fisse il raggio che brilla su di loro e, in grazia dell'amore proporzionato ai raggi loro elargiti, si librano in alto sulle ali castamente e santamente con sacra reverenza.


Guida alla lettura


1) Che cosa si propone di comunicare l'autore dei Nomi divini?
L'autore dei Nomi divini si propone di comunicare la natura ineffabile e incomprensibile della Divinità e la necessità di parlare di Dio utilizzando i termini e i concetti trasmessi dalle Sacre Scritture. Egli sottolinea che l'essenza di Dio è al di là della comprensione umana e che qualsiasi tentativo di definire o comprendere la Divinità dovrebbe basarsi sull'ispirazione divina e sulle rivelazioni contenute nei testi sacri. Inoltre, l'autore evidenzia che l'Infinità di Dio trascende ogni concetto e capacità umana, e che la sua conoscenza è accessibile solo attraverso la grazia divina e la contemplazione santificata.

2) Che cosa è vietato all'uomo pensare e dire?
Secondo il testo, è vietato all'uomo pensare o dire qualunque cosa riguardi la Divinità soprasostanziale e occulta, tranne ciò che è stato rivelato attraverso i libri sacri.

3) Da quale fonte è lecito attingere i nomi per indicare la Divinità?
Secondo il testo, è lecito attingere i nomi per indicare la Divinità dalle Sacre Scritture. L'autore sottolinea che poiché l'essenza di Dio è inafferrabile, è possibile parlare di Lui solo usando termini che indicano il suo rapporto con il creato, e le Sacre Scritture sono la fonte dei nomi appropriati, o quanto meno non blasfemi.

4) Elenca le caratteristiche negative attribuite alla Divinità.
Le caratteristiche negative attribuite alla Divinità nel testo sono:

Incomprensibilità: La Divinità è descritta come al di sopra della comprensione umana e delle intelligenze, essendo oltre il pensiero e l'espressione verbale.
Invisibilità: Come le cose intelligibili rimangono invisibili per le cose sensibili, la Divinità è descritta come invisibile agli occhi umani.
Ininvestigabilità: La Divinità è considerata inscrutabile e ininvestigabile, oltre ogni tentativo di comprensione da parte degli esseri umani.
Incomunicabilità: Sebbene il Bene sia comunicato agli esseri attraverso manifestazioni adatte a ciascuno, la Divinità è descritta come non completamente comunicabile agli esseri umani.

Queste caratteristiche mettono in risalto la trascendenza e l'inaccessibilità della Divinità rispetto alla comprensione umana.

5) In quale forma si offre a noi questa comunicazione di una realtà non comunicabile?
La comunicazione di una realtà non comunicabile si offre a noi attraverso l'ispirazione divina manifestata nei libri sacri. In altre parole, questa comunicazione avviene tramite la rivelazione divina presente nelle Sacre Scritture.

6) Come dobbiamo accogliere il raggio divino?
Secondo il testo, dobbiamo accogliere il raggio divino con amore proporzionato ai raggi che ci vengono elargiti. Dobbiamo tendere santamente verso di esso, senza presumere di raggiungere ciò che è superiore alla manifestazione divina concessa a noi nella giusta misura. Inoltre, dobbiamo mirare fissi al raggio che brilla su di noi, senza voltarci verso le cose peggiori, e con sacra reverenza librare in alto sulle ali castamente e santamente. In sostanza, dobbiamo accogliere il raggio divino con amore, devozione e reverenza, cercando di elevarci spiritualmente verso di esso.


Guida alla Comprensione


1) Perché l'autore sostiene che la Divinità è del tutto ineffabile?
L'autore sostiene che la Divinità è del tutto ineffabile perché ritiene che la natura divina sia al di là della comprensione umana. Egli spiega che, come le realtà incorporee sono incomprensibili per le cose materiali e le cose semplici sono incomprensibili per quelle dotate di forma, così l'Infinità soprasostanziale è al di sopra delle intelligenze umane. Inoltre, l'autore enfatizza che l'Unità, che è al di sopra della stessa intelligenza, è inesprimibile con qualsiasi parola. Questo concetto sottolinea la trascendenza assoluta della Divinità rispetto alla comprensione umana e la necessità di considerarla come qualcosa di al di là delle capacità cognitive umane.

2) Dal paragone con l'incapacità dei sensi di afferrare l'intelligibile ricava la scala gerarchica dei livelli di realtà e dei mezzi di conoscenza (o non conoscenza) corrispondenti.
Il testo fornisce un chiaro paragone tra la capacità dei sensi di percepire le realtà materiali e l'incapacità di percepire le realtà incorporee e trascendentali. Da questo paragone emergono diversi livelli di realtà e mezzi di conoscenza corrispondenti:

Livello sensoriale: Le cose che possono essere percepite attraverso i sensi, come forme e figure, rappresentano il livello più basso di realtà. I sensi non possono percepire le realtà incorporee e trascendentali.
Livello intellettuale: Le realtà intelligibili, come le idee e le forme astratte, sono al di là della percezione sensoriale e richiedono una comprensione intellettuale. Questo livello è superiore al livello sensoriale e richiede una capacità di ragionamento e comprensione.
Livello trascendentale: Al vertice della scala gerarchica si trova l'Infinità soprasostanziale, che è al di sopra di ogni sostanza e intelligenza. Questo livello è completamente inaccessibile attraverso la conoscenza sensoriale e intellettuale umana e richiede un'ispirazione divina per essere compreso. È al di là di qualsiasi concetto umano e si manifesta solo attraverso la rivelazione divina contenuta nei libri sacri.

In sintesi, la scala gerarchica dei livelli di realtà e dei mezzi di conoscenza corrispondenti va dal livello sensoriale, al livello intellettuale, fino al livello trascendentale, con ciascuno di essi richiedendo un diverso approccio alla conoscenza e alla comprensione.

3) Quale immagine della Divinità si ottiene mettendo insieme le determinazioni positive da un lato (unità, bene ecc.) e quelle negative dall'altro (ineffabile, incomprensibile, irrazionalità, assenza, inesistenza)?
Mettere insieme le determinazioni positive e negative della Divinità, come descritte nel testo, porta a un'immagine complessa e sfaccettata. Dall'una parte, abbiamo le determinazioni positive come unità, bene, illuminazione e altre ancora, che suggeriscono attributi o qualità che possono essere compresi o concepiti in un certo modo. Dall'altra parte, le determinazioni negative come ineffabile, incomprensibile, irrazionalità, assenza, inesistenza, indicano aspetti che trascendono la capacità umana di comprensione e di definizione. Queste determinazioni negative indicano ciò che la Divinità non è o non può essere in base alle limitazioni della mente umana e del linguaggio.

Insieme, queste determinazioni positive e negative formano un'immagine della Divinità che è al tempo stesso accessibile attraverso i suoi attributi positivi e inaccessibile attraverso quelli negativi. Questo suggerisce che la Divinità è oltre la nostra comprensione razionale e che solo attraverso la fede, la contemplazione e l'illuminazione divina possiamo avvicinarci a una comprensione di essa, pur riconoscendo sempre la sua ineffabilità e la sua trascendenza rispetto alla nostra comprensione umana.

4) Spiega in che senso i nomi di Dio comunicati dalla Scrittura separano la misura dall'incommensurabilità.
I nomi di Dio comunicati dalla Scrittura separano la misura dall'incommensurabilità nel senso che forniscono agli esseri umani una forma di comprensione limitata della Divinità. Quando l'autore menziona che le cose divine si rivelano e si mostrano secondo la misura dell'intelligenza di ciascuno, si riferisce al fatto che gli esseri umani possono comprendere Dio solo fino a un certo punto, in base alla loro capacità intellettuale e spirituale. Tuttavia, la bontà del Principio divino separa l'incommensurabilità, ossia ciò che non può essere pienamente compreso, dalle cose che possono essere comprese entro una misura limitata. Questo significa che, sebbene gli esseri umani possano avvicinarsi a Dio attraverso la conoscenza e la contemplazione dei suoi nomi comunicati dalla Scrittura, ciò non implica che possano comprendere completamente la sua essenza o la sua natura incommensurabile. In altre parole, i nomi divini servono da ponte tra la comprensione umana e l'ineffabilità di Dio, consentendo una forma limitata di comprensione senza ridurre la sua grandezza e trascendenza.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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