Sigmund Freud - Il complesso edipico nella bambina
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione
Introduzione
Nel suo scritto, Freud affronta il tema del superamento del complesso di Edipo, quel legame emotivo che avvicina il bambino ai genitori, creando conflitti interni. Egli spiega come questo processo avvenga in modo diverso per maschi e femmine. Per i maschi, la soluzione è relativamente semplice: essi mantengono i loro sentimenti verso la madre e si identificano con il padre, assumendone il ruolo e l'autorità. Per le femmine, invece, il compito è più complesso: devono trasferire l'affetto materno sul padre e accettare la loro identità femminile, anche se percepita come privata dell'organo sessuale maschile, portando ad una sensazione di inferiorità e ad una disposizione verso ruoli passivi. Freud ha trattato questo argomento in vari scritti, mettendo sempre più in discussione l'idea di un destino femminile segnato dalla passività.
Lettura
Il processo descritto si svolge, come abbiamo detto espressamente, soltanto nel maschietto. Come si compie lo sviluppo corrispondente nella bambina? Il nostro materiale diventa qui – incomprensibilmente – molto più oscuro e lacunoso. Anche il sesso femminile sviluppa un complesso edipico, un Super-Io e un'epoca di latenza. Gli si può attribuire anche un'organizzazione fallica e un complesso di evirazione? La risposta è affermativa, ma la situazione non può essere identica a quella del maschio.
La richiesta femminista di una parità di diritti per i due sessi non può su questi temi andar molto lontano: la differenza morfologica non può non riflettersi in disparità dello sviluppo psichico. Parafrasando un detto di Napoleone, possiamo dire che «l'anatomia è il destino».
La clitoride della bambina si comporta originariamente proprio come un pene, eppure la bimba si accorge, mediante il confronto con un compagno di giuochi, che il suo «è troppo piccolo», e sente ciò come uno svantaggio e un motivo di inferiorità. Per un po' la conforta ancora la speranza di ricevere più tardi, quando sarà cresciuta, un'appendice grande come quella dei maschi. Da qui si diparte il complesso femminile di mascolinità.
La bambina non intende però la sua mancanza attuale come carattere sessuale, bensì la interpreta supponendo di aver posseduto una volta un membro altrettanto grande e di averlo in seguito perduto per evirazione. Sembra che essa non estenda questa conclusione da se stessa alle altre donne adulte, e anzi attribuisca a queste, proprio nel senso della fase fallica, un genitale grande e completo, e dunque maschile. Il risultato principale è dunque che la bambina accetta l'evirazione come un fatto compiuto, mentre il bambino la teme come una possibilità futura.
Venendo meno l'angoscia dell'evirazione, viene anche a mancare un potente motivo per l'erigersi del Super-Io e per il crollo dell'organizzazione genitale infantile: questi cangiamenti sembrano essere nella bambina, molto più che non nel maschio, conseguenza dell'educazione, dell'intimidazione esterna, la quale minaccia una perdita d'amore. Il complesso edipico della bambina è molto più univoco che non quello del maschietto e, per quanto mi consta, raramente va al di là del desiderio di sostituire la madre e di assumere un atteggiamento femmineo nei confronti del padre.
La rinuncia al pene non viene sopportata senza un tentativo di rivalsa. La bimba scivola (si potrebbe dire sulle tracce di un'equazione simbolica) dal pene al bambino: il complesso edipico culmina nel desiderio, coltivato da tempo, di ricevere dal padre un bambino in regalo, di generargli un figlio. Si ha l'impressione che il complesso edipico venga lentamente abbandonato perché questo desiderio non si esaudisce mai. I due desideri, di possedere un pene e di possedere un bambino, permangono fortemente investiti nell'inconscio, aiutando in tal modo la femmina a prepararsi alla sua futura funzione sessuale. [...]
Complessivamente bisogna però riconoscere che le cognizioni da noi acquisite intorno a questo processo evolutivo nella bambina sono insoddisfacenti, lacunose e incerte.
Guida alla lettura
1) Quali difficoltà Freud rileva analizzando lo svolgimento del complesso edipico nella bambina?
Freud rileva diverse difficoltà nell'analizzare lo svolgimento del complesso edipico nella bambina. Innanzitutto, nota che il materiale disponibile su questo tema è "molto più oscuro e lacunoso" rispetto a quello relativo al maschio. Inoltre, sottolinea che, sebbene la bambina sviluppi un complesso edipico, un Super-Io e attraversi un'epoca di latenza come il maschio, la situazione non può essere identica a quella del maschio a causa delle differenze morfologiche e psichiche tra i sessi. Freud evidenzia la difficoltà nel comprendere la evoluzione femminile e nell'interpretare i suoi effetti formativi, indicando che le conoscenze su questo processo sono insoddisfacenti, lacunose e incerte.
2) In che senso l'anatomia per la donna è un destino?
Nel testo si fa riferimento alla frase "l'anatomia è il destino", parafrasando un detto di Napoleone. Questo significa che le differenze anatomiche tra i sessi influenzano il destino psichico e sociale di uomini e donne. Nel contesto del brano, si sottolinea che la differenza morfologica tra i sessi si riflette nelle disparità dello sviluppo psichico. Quindi, l'anatomia determina in parte il destino psichico e le esperienze di uomini e donne, influenzando la formazione dei complessi edipici e l'identità sessuale.
3) Richiama brevemente il nesso tra minaccia di castrazione e formazione del Super-Io, dal punto di vista del maschietto.
Nel caso del maschietto, la minaccia di castrazione è centrale nella formazione del Super-Io. Questo concetto deriva dalla teoria di Freud secondo cui il bambino maschio teme la castrazione da parte del padre come punizione per i suoi desideri edipici nei confronti della madre. Questa paura della castrazione porta alla formazione del Super-Io, l'istanza psichica che rappresenta la coscienza morale internalizzata, derivante dalla internalizzazione delle norme e delle restrizioni parentali. Il Super-Io si sviluppa come risultato della risoluzione del complesso di Edipo nel maschietto, poiché il bambino interiorizza le norme e le aspettative sociali per evitare la castrazione simbolica.
4) Quale minaccia sente più fortemente la bambina?
La bambina sente più fortemente la minaccia della perdita d'amore, che si manifesta attraverso l'educazione e l'intimidazione esterna. Questa minaccia contribuisce al crollo dell'organizzazione genitale infantile e al sorgere del Super-Io nella bambina.
5) Quali sentimenti prova la bambina, secondo Freud, confrontandosi con l'anatomia del maschio?
Secondo Freud, la bambina prova sentimenti di inferiorità confrontandosi con l'anatomia del maschio. Ella si rende conto che il suo organo sessuale, la clitoride, è "troppo piccolo" rispetto al pene maschile, il che lo percepisce come uno svantaggio e un motivo di inferiorità.
Guida alla Comprensione
1) Raccogliendo gli elementi presenti nel testo, spiega le difficoltà della bambina ad accettare un'identità femminile.
Le difficoltà della bambina nell'accettare un'identità femminile possono essere comprese attraverso diversi elementi presenti nel testo. In primo luogo, la bambina interpreta la mancanza del pene come una perdita dovuta all'evirazione, percependola come uno svantaggio e un motivo di inferiorità rispetto ai maschi. Questo la porta a desiderare segretamente di possedere un pene o di ricevere un bambino dal padre come un modo per compensare questa mancanza. Tuttavia, questo desiderio non si avvera mai, contribuendo alla persistenza di sentimenti di insoddisfazione e di non appartenenza al proprio genere. Inoltre, la bambina attribuisce alle altre donne adulte genitalicamente completi, mascolini, mentre si vede come privata di questo attributo maschile, accentuando il senso di differenza e inadeguatezza. Questi conflitti interiori, insieme alla mancanza di una chiara comprensione del proprio sviluppo sessuale, rendono difficile per la bambina accettare appieno la sua identità femminile.
2) Spiega la soluzione prospettata da Freud alla situazione edipica di amore per il padre della bambina, sottolineando il passaggio dall'invidia del pene al desiderio di avere un figlio.
Freud suggerisce che nella situazione edipica della bambina, l'amore per il padre si trasforma da un desiderio di possedere il pene (invidia del pene) a un desiderio di avere un figlio dal padre. Questo passaggio avviene perché il desiderio del pene non si realizza mai, spingendo la bambina a cercare una forma di compensazione. La bambina, quindi, desidera ricevere un figlio dal padre come un modo per soddisfare il suo desiderio di maternità e come una forma di rivalsa per la mancanza del pene. Questa transizione rappresenta un tentativo della bambina di risolvere il complesso edipico, anche se Freud riconosce che il processo evolutivo nella bambina è ancora poco compreso e soggetto a incertezze.
Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori