Analisi del Testo di: "Il sentiero dei nidi di ragno" di Italo Calvino


Immagine Italo Calvino
1) Scheda dell'Opera
2) Premessa
3) Trama
4) Personaggi
5) Riassunto
6) Analisi e Commento

Scheda dell'Opera


Autore: Italo Calvino
Titolo dell'Opera: Sentiero dei nidi di ragno
Data: 1947
Genere: Romanzo
Narratore: Eterodiegetico
Punto di vista: Focalizzazione interna
Tempo della storia: Anni della Resistenza



Premessa


"Il sentiero dei nidi di ragno", pubblicato per la prima volta nel 1947, è il romanzo d'esordio di Italo Calvino, una delle figure più influenti della letteratura italiana del XX secolo. Questo libro rappresenta un affresco vivido e toccante della Resistenza italiana durante la Seconda Guerra Mondiale, visto attraverso gli occhi di un bambino, Pin. Calvino ci introduce in un mondo in cui l'innocenza dell'infanzia si intreccia con le crude realtà della guerra, delineando un percorso di crescita e di scoperta personale.

Il romanzo non si limita a raccontare le vicende belliche ma esplora anche temi universali come l'amicizia, il coraggio e la ricerca di un'identità. Attraverso una scrittura che combina realismo e immaginazione, Calvino riesce a trasmettere la complessità delle emozioni umane in un contesto storico difficile, offrendo al lettore una prospettiva unica e profonda sulla resistenza partigiana.

"Il sentiero dei nidi di ragno" è un'opera fondamentale per comprendere non solo il percorso letterario di Calvino ma anche una parte significativa della storia italiana. Con la sua capacità di evocare immagini potenti e di raccontare storie commoventi, questo romanzo continua a essere un punto di riferimento per lettori di tutte le età, invitandoli a riflettere sulle sfide e sui valori umani in tempi di conflitto.


Trama


Il sentiero dei nidi di ragno racconta la storia di Pin, ragazzino cresciuto – insieme alla sorella prostituta - in un ambiente povero d'una città di mare della Riviera, il quale decide di unirsi ad una banda di partigiani sbandati. Sono, infatti, gli anni dell'occupazione tedesca e della Resistenza, a cui Pin prenderà parte per sottrarsi alla sua solitudine.


Personaggi


Pin: giovane che vive nel quartiere povero di un porto di mare insieme alla sorella prostituta. Poche sono le indicazione fisiche del protagonista: «ha due braccine smilze smilze ed è il più debole di tutti» e «le lentiggini gli divorano la faccia». È emarginato dai ragazzi della sua età per la sua condizione e si trova bene con gli adulti del bar del suo paese, che gli chiedono di raccontare barzellette o di cantare. Per essere accettato usa un linguaggio volgare e spettegola con loro. Nemmeno nel mondo degli adulti, però, Pin riesce ad inserirsi a causa della sua giovane età. Nonostante l'apparenza di ragazzo sicuro di sé, è in realtà fragile e bisognoso di affetto. Si rifugia dunque in un luogo vicino al torrente, un sentiero in cui i ragni fanno il loro nido, che diventa nel suo immaginario un luogo favoloso e fiabesco, conosciuto solamente da lui, anche se Pin vorrebbe mostrarlo a qualcuno che sia un vero amico. Le esperienze vissute, la visione della guerra, del tradimento e della morte ci mostrano, alla fine del romanzo, un personaggio sicuramente più maturo e responsabile dell'inizio.

Sorella di Pin: è la prostituta del paese, chiamata «la nera del carrugio lungo», anche per il suo aspetto scimmiesco. Ha in affidamento il ragazzo, ma non se ne cura minimamente. Con il suo mestiere spera di poter condurre una vita lontana dalla miseria. Si dà sia ai partigiani che ai fascisti, da cui è molto ricercata, e per questo è considerata da Pin come una traditrice e disprezzata. È anche a causa della vita della sorella che il ragazzo è deriso dai compagni.

Lupo Rosso: partigiano che Pin incontra in prigione e che lo aiuterà a scappare. Robusto di corporatura, ha un volto livido e i capelli rossi. È noto per le sue scorrerie contro i tedeschi e per il suo grande coraggio. Ha una passione per le armi e si professa comunista leninista. I due si ritroveranno successivamente all'interno della stessa banda.

Cugino: è un partigiano, grosso fisicamente, con «baffi rossicci e gli occhi azzurri e un'aria da mascherone per la sua bocca maldentata e il naso spiaccicato sulla faccia». È buono e ingenuo. Non ha simpatia per le donne, che reputa la causa di tutti i mali, probabilmente per il fatto che mentre era in guerra veniva tradito dalla compagna. Incontra Pin in un bosco e decide di portarlo con lui e non abbandonarlo. Agli occhi del ragazzo sarà l'amico tanto desiderato: non è attratto, a differenza degli altri, dalla sorella e si mostra interessato al sentiero dei nidi di ragno.

Dritto: comandante del distaccamento. È un giovane magro e malato, con uno strano movimento delle narici. Nonostante i problemi di salute, dirige il gruppo in modo preciso. È lui a rendersi conto che il loro distaccamento è considerato il più inaffidabile, aspetto che emerge nei discorsi del commissario Kim.

Kim: commissario incaricato di indagare dopo l'incendio del casolare in cui vive la banda partigiana. Calvino affida a questo personaggio il compito, nel capitolo IX, di esporre le ragioni ideologiche e politiche che sono alla base della Resistenza e che coincidono con le idee sostenute dall'autore in quegli anni.

Mancino: anziano cuoco del distaccamento, sposato con Giglia. Possiede un falchetto di nome Babeuf.

Giacinto lo stagnino, Conte: altri componenti della banda


Riassunto


Pin è un giovane povero, dalla voce rauca e con lentiggini rosse e nere, che vive in un quartiere portuale della Riviera insieme alla sorella prostituta. È considerato l'amico dei grandi, in quanto non ha amici della sua età: i compagni con cui vorrebbe giocare lo deridono per la sua situazione.

Cresciuto in fretta in questo ambiente ostile, sperimenta ben presto la solitudine e per questo si rifugia nell'immaginazione e nel fiabesco, che si concretizzano nella scoperta del luogo in cui i ragni fanno il nido.

In un'osteria incontra Comitato, un capo partigiano che gli dà l'incarico di rubare la pistola P38 ad un soldato tedesco che la sorella frequenta. Pin riesce a sottrarla e nasconderla nel suo luogo segreto. Viene catturato per questo furto e in prigione incontra Lupo Rosso, con cui decide di rimanere rinunciando alla possibilità di arruolarsi nelle Brigate nere.

Riescono a fuggire e si separano per poi darsi appuntamento alla sera, ma Lupo Rosso non si presenta. Pin decide allora di recarsi dove i ragni fanno il nido e sulla strada incontra un altro partigiano, Cugino, che gli offre un pezzo di pane e lo conduce in collina, presso l'accampamento di una banda partigiana. Il gruppo è mal organizzato e composto da vagabondi, ladri e venditori di borsa nera. Qui ritrova Lupo Rosso.

Pin entra a far parte del distaccamento del Dritto e racconta della pistola nascosta, ma nessuno gli crede, tranne Pelle, che dice di conoscere il luogo in cui i ragni fanno il nido e scommette con Pin che troverà l'arma.

Il casolare in cui alloggiano però brucia. Il comandante Ferriera e il commissario partigiano Kim compaiono per indagare sull'accaduto. In quest'occasione Kim espone le ragioni ideologiche che stanno alla base della lotta partigiana e consiglia di appostarsi sui monti in vista del rastrellamento tedesco. Giunge anche la notizia del tradimento di Pelle e Pin è preoccupato soprattutto perché probabilmente aveva la sua pistola.

Il giorno seguente Pin decide di restare nell'accampamento con Giglia e Dritto (tra cui scopre una relazione) e di non prendere parte alla battaglia, che si conclude con una ritirata dei partigiani. Successivamente arriva Lupo Rosso che racconta l'uccisione di Pelle.

Pin, costretto ad allontanarsi dopo aver rivelato la tresca cantando, cerca di recuperare la P38, che non è più nel luogo in cui l'aveva nascosta e la ritrova nella casa della sorella, che scopre ricevere anche tedeschi.

Uscendo incontra Cugino e gli mostra il sentiero dei nidi di ragno. Il compagno è molto interessato e Pin finalmente si rende conto di aver trovato un vero amico, qualcuno che lo comprende. «E continuano, l'omone e il bambino, nella notte, in mezzo alle lucciole, tenendosi per mano».


Analisi e Commento


Calvino scrive nella prefazione a Il sentiero dei nidi di ragno che «il neorealismo non fu una scuola» ma «un insieme di voci in gran parte periferiche, una molteplice scoperta delle diverse Italie». Il romanzo si inserisce all'interno della corrente neorealista italiana per la presenza di elementi caratteristici, come un capitolo di dibattito politico-ideologico, in cui è evidente il clima di sostanziale fiducia nella storia. Tuttavia lo scopo dell'autore non è quello di descrivere una realtà sociale, quanto piuttosto la complessità della vita, con i suoi momenti di gioia e dolore, di vittorie e sconfitte, di coraggio e paura. È per paura che Pelle decide di tradire gli amici ed entrare nelle brigate fasciste.

In questo romanzo l'ideologia resta sottintesa e spetta al lettore individuarla. L'unico capitolo in cui è apertamente svelata è il IX, in cui il commissario Kim espone le ragioni ideali della lotta partigiana, con ingenua fiducia di rappresentare il giusto («qui si è nel giusto, là nello sbagliato [...] noi, nella storia, siamo dalla parte del riscatto, loro dall'altra»).

Attraverso il punto di vista del giovane Pin la descrizione della vita partigiana e delle sue lotte perde l'elemento retorico e si discosta dalla letteratura resistenziale di quegli anni.

Si tratta di un neorealismo sui generis anche per la componente fantastica e fiabesca che lo caratterizza. Il racconto risulta infatti sospeso tra realtà e immaginazione. Calligaris sottolinea i motivi che lo sguardo infantile di Pin evoca: gioco, incantesimo, fiaba, con i loro elementi meravigliosi e misteriosi. La Resistenza è vista da Pin come una fiaba a lieto fine, quando si allontana con il compagno Cugino in cui ha trovato l'amico tanto sognato.

Lo scopo dell'adozione di queste tecnica da parte dell'autore, insieme alla scelta di personaggi sbandati e non del tutto consapevoli delle ragioni delle loro azioni, è anche quello di non abbassarsi al livello di un facile populismo, lasciando comunque agli eventi il loro significato storico.

Lo stesso Calvino nel prologo afferma: «Inventai una storia che restasse in margine alla guerra partigiana, ai suoi eroismi e sacrifici, ma allo stesso tempo ne rendesse il colore, l'aspro sapore, il ritmo».

Il romanzo adotta modelli facilmente fruibili, secondo il procedimento della semplificazione delle forme narrative. Benussi individua, oltre all'elemento romanzesco e fiabesco, anche echi di romanzi americani, oltre che di film e fumetti. Lo stesso linguaggio adottato presenta numerosi motivi dialettali (trascrizione di canzoni, voci gergali e termini volgari).

La volontà è quella di dar vita ad una letteratura che sia accessibile anche al lettore "ingenuo", nell'ottica di uno scrittore populista politicamente impegnato.

Successivamente Calvino subirà una crisi ideologica e formale: si incrina la sua fiducia nella storia e l'elemento fiabesco risulta snaturato. Negli anni successivi egli sperimenta nuove forme espressive, contaminando anche vari generi, senza però venir meno all'intento di rivolgersi ad un pubblico vasto e a diversi livelli di lettura.

Fonti: libri scolastici superiori

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