Analisi del Testo di: "La carriola" di Luigi Pirandello


Immagine Luigi Pirandello
1) Scheda dell'Opera
2) Introduzione
3) Trama
4) Personaggi
5) Temi principali
6) Riassunto
7) Analisi e Commento

Scheda dell'Opera


Autore: Luigi Pirandello
Titolo dell'Opera: Novelle per un anno
Data: La novella fu scritta nel 1917 e confluì successivamente nell'opera Novelle per un anno, che fu pubblicata in prima edizione nel 1922.
Genere: Prosa, racconto
Tempo della storia: Periodo indefinito nei primi decenni del Novecento



Introduzione


La carriola è un breve ma molto conosciuto racconto di Luigi Pirandello scritto e pubblicato nel 1917 e poi, incluso nelle Novelle per un anno, la foltissima schiera di racconti che lo scrittore siciliano pubblicò a partire dal 1884 su diverse riviste e quotidiani, in primis il Corriere della Sera. Il progetto pirandelliano delle Novelle per un anno era quello di redigere 24 libri da 15 novelle, il cui conto totale sarebbe ammontare a 360 e coprire quasi tutti i giorni dell'anno solare.

Pirandello ne pubblicò una prima versione, ben lungi dall'essere completa, nel 1922, raccogliendo numerose novelle già date alle stampe negli anni precedenti. L'accumulo di nuovi testi proseguì sino al giorno prima della morte dello scrittore, nel 1936. Il ciclo, proprio a causa della morte dell'autore, rimase perciò incompiuto e contò alla fine comunque l'importante numero di 246 racconti. In La carriola vediamo esplorato in prima persona quello che è il tema principe della scrittura pirandelliana, ossia la crisi d'identità, che l'Io-narrante affronta quando inizia a porsi di domande sulle etichette che la sua professione e la sua condizione familiare gli impongono di rispettare.


Trama


Un rispettato avvocato e professore di diritto, di ritorno da un viaggio di lavoro a Perugia, si trova prima a mettere in dubbio l'essenza dell'esistenza e poi la propria stessa identità una volta giunto davanti al campanello della propria casa, dove sono elencati i suoi titoli e lo attendono i membri della propria famiglia. Dopo una lunga riflessione che lo porta a constatare quanto siano ingannevoli le parole che designano la sua posizione e persino il rispetto che tutti comunemente gli portano, decide di concedersi, al riparo da occhi indiscreti, un attimo di assoluta irrazionalità e infantilismo. Si chiude nel proprio ufficio e solleva le gambe di un'anziana cagnolina facendole fare per qualche secondo il gioco della "carriola". Colmo di gioia per questo momento insensato, ritorna poi subito alla vita di tutti i giorni rimettendosi al lavoro.


Personaggi


Io-narrante: L'intero racconto è raccontato in prima persona dal personaggio che, nel corso della storia, offre dettagli su di sé. Si tratta di un rispettato ed eminente professore universitario e avvocato, da tutti rispettato nella città in cui vive e spesso chiamato per consulenze che lo portano a viaggiare e far conoscere il proprio nome negli ambienti più borghesi e rinomati della società. Dalla sua posizione di professionista e padre deriva la sua crisi d'identità, che lo porta a cercare attimi di irrazionalità e insensatezza una volta constatato quanto siano fallaci le etichette con cui la gente è solita etichettarlo.


Temi principali


Il tema principale di La carriola è quello centrale di Pirandello, ossia la crisi d'identità, raccontata dallo scrittore in molte delle Novelle per un anno così come nei suoi maggiori romanzi Uno, nessuno e centomila e nelle maggiori opere teatrali. Il protagonista si trova davanti a un oggetto insignificante (il citofono di casa) che reca incise una serie di etichette, maschere con le quali il protagonista si rende conto di dover fare i conti nel volto che mostra alla società. Le maschere sono la conseguenza diretta degli aspetti attraverso i quali l'individuo si mostra alla società, ossia la professione e la condizione familiare. Il protagonista avverte perciò il bisogno di rivendicare la propria individualità attraverso un atto consapevolmente insensato, così da poter sovvertire per un solo momento quell'attributo di saggezza e cultura che da tutti gli sono attribuite.


Riassunto


Il narratore pone inizialmente una riflessione rivolta ai lettori riguardo all'atto commesso. Sembrerebbe, dal tono misterioso delle sue parole, un qualche atto inconfessabile e violento del quale vorrebbe sfogare il racconto (parla infatti di una "vittima" ignara).

Stando a quanto dice di sé l'Io-narrante, si tratta di un rispettato professore di diritto e avvocato, che compiuta una consulenza nella città umbra, si avvia a prendere il treno per tornare verso casa. Osservando il paesaggio che scorre velocemente a lato della carrozza in corsa, il personaggio cade in una sorta di dormiveglia in cui vede prima un altro possibile se stesso colmo di vita e poi un accumulo di tutta la noia e lo squallore della routine delle normali vite umane.

Giunto a casa, l'avvocato si appresta ad aprire la porta, ma entra in una profonda crisi di identità leggendo i titoli accumulati prima del suo cognome sul campanello. Titoli che, secondo quanto dice, gli assicurano il profondo rispetto di chiunque e un'aspettativa di saggezza ormai inevitabile nei suoi confronti. Il professore riflette poi su quanto lo attendano con ansia sua moglie e i suoi quattro figli dietro quella porta che si appresta a varcare e a quanti obblighi e doveri lo costringano la sua condizione di marito e padre. Giunto al culmine della crisi d'identità conclude il ragionamento con queste amare parole "Io non avevo mai vissuto; non ero mai stato nella vita; in una vita, intendo, che potessi riconoscer mia, da me voluta e sentita come mia."

Nello sconforto di tali convinzioni, ormai radicate, il protagonista racconta del suo progetto di fuga da tutte quelle etichette da cui si sente avvinto. Sceglie come vittima una vecchia cagnolina che aveva preso l'abitudine di addormentarsi nel suo ufficio per evitare i giochi e il fracasso a cui la costringevano in casa i figli del professore. Dopo essersi assicurato di non poter esser visto da nessuno, il protagonista chiude la porta dell'ufficio a chiave e si avventa sulle zampe posteriori dell'animale, portandola in giro per l'ufficio per qualche minuto facendo il gioco della carriola. L'atto infantile e completamente irrazionale offre all'avvocato un momento di fuga dalla realtà e lo riporta in una dimensione di gioco. Concluso il suo progetto, egli torna ad aprire la porta dell'ufficio e mostrarsi uomo serioso, dedito ai doveri della professione, sotto gli occhi increduli della stessa cagnolina che lo osserva sbigottita.


Analisi e Commento


In La carriola Pirandello adopera una costruzione del racconto profondamente ricca di suspense, che porta a ingannare il lettore e indirizzarlo verso un'atmosfera quasi violenta e drammatica destinata ad essere capovolta in un finale dal tono umoristico. Le parole con cui l'Io-narrante apre il racconto sembrano il preludio a un raptus omicida che sta per compiersi su una vittima innocente e ignara, così come la dichiarazione d'intenti che segue la crisi d'identità rivolta verso la povera cagnolina addormentata nell'ufficio: "in punta di piedi mi reco all'uscio a spiare nel corridoio, se qualcuno non sopravvenga; chiudo l'uscio a chiave, per un momento solo; gli occhi mi sfavillano di gioja, le mani mi ballano dalla voluttà che sto per concedermi, d'esser pazzo, d'esser pazzo per un attimo solo, d'uscire per un attimo solo dalla prigione di questa forma morta, di distruggere, d'annientare per un attimo solo, beffardamente, questa sapienza, questa dignità che mi soffoca e mi schiaccia."

L'atto di ribellione alla realtà, invece, non ha nulla di violento, ma è un innocente gioco per bambini, che però, nella testa del protagonista, e di Pirandello, diventa simbolicamente il mezzo per togliersi di dosso l'identità sociale di uomo di cultura, serio, ricco e rispettato. Al riparo da occhi indiscreti, il protagonista diventa appunto ciò che le altre persone credono egli non possa essere mai, un essere umano irrazionale e giocherellone come tutti gli altri.

La trama della Carriola ricalca i principi letterari e filosofici esposti da Luigi Pirandello nel famoso saggio L'umorismo del 1911, in cui lo scrittore siciliano esponeva la propria dottrina riguardo al tema dell'identità. L'umorismo è quell'effetto scaturito dal "sentimento del contrario", ossia la percezione di come i fatti e le cose possano essere l'inverso di quanto comunemente le qualifica e ne stabilisce l'identità. Nella personalità umana in crisi, tema principe della sua scrittura, i personaggi come il professore de La carriola tentano di attuare una fuga dalla realtà una volta che il "sentimento del contrario" li fa rendere conto, spesso attraverso un avvenimento di poco conto nella vita di tutti i giorni, di essere vittima di una serie di attributi imposti loro dalle condizioni sociali e familiari in cui vivono. L'epilogo di questa crisi, come si vede benissimo in questo racconto, non è tuttavia tragico, ma sciolto in un'atmosfera appunto umoristica, che porta il personaggio e il lettore a constatare come l'individualità delle persone, la loro visione dei fatti e della realtà siano relative e mai determinabili con assoluta certezza.

Fonti: libri scolastici superiori

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