Parafrasi, Analisi e Commento di: "Al cor gentil rempaira sempre amore" di Guido Guinizzelli


Immagine Guido Guinizzelli
1) Scheda dell'Opera
2) Introduzione
3) Testo e Parafrasi puntuale
4) Parafrasi discorsiva
5) Figure Retoriche
6) Analisi e Commento
7) Confronti
8) Domande e Risposte

Scheda dell'Opera


Autore: Guido Guinizzelli
Titolo dell'Opera: Rime
Data: Seconda metà del XIII secolo
Genere: Poesia lirica
Forma metrica: Canzone di sei strofe, composte di dieci versi endecasillabi e settenari. Schema delle rime ABAB cDc, EdE.



Introduzione


"Al cor gentil rempaira sempre amore" è una celebre poesia di Guido Guinizzelli, considerata uno dei capolavori del Dolce Stil Novo, corrente letteraria italiana del XIII secolo. Scritta nel periodo della sua massima attività poetica, questa lirica rappresenta un manifesto degli ideali stilnovisti, celebrando l'amore come sentimento nobile che può albergare solo in un cuore gentile e puro. Attraverso un linguaggio raffinato e un uso sapiente delle immagini poetiche, Guinizzelli esalta l'amore come forza spirituale che eleva l'animo umano, mettendone in luce la dimensione etica e morale. La poesia è una riflessione profonda sul legame indissolubile tra amore e nobiltà d'animo, e la sua influenza è stata determinante per i successivi sviluppi della letteratura italiana, ispirando poeti come Dante Alighieri e Guido Cavalcanti.


Testo e Parafrasi puntuale


1. Al cor gentil rempaira sempre amore
2. come l'ausello in selva a la verdura;
3. né fe' amor anti che gentil core,
4. né gentil core anti ch'amor, natura:
5. ch'adesso con' fu 'l sole,
6. sì tosto lo splendore fu lucente,
7. né fu davanti 'l sole;
8. e prende amore in gentilezza loco
9. così propïamente
10. come calore in clarità di foco.

11. Foco d'amore in gentil cor s'aprende
12. come vertute in petra prezïosa,
13. che da la stella valor no i discende
14. anti che 'l sol la faccia gentil cosa;
15. poi che n'ha tratto fòre
16. per sua forza lo sol ciò che li è vile,
17. stella li dà valore:
18. così lo cor ch'è fatto da natura
19. asletto, pur, gentile,
20. donna a guisa di stella lo 'nnamora.

21. Amor per tal ragion sta 'n cor gentile
22. per qual lo foco in cima del doplero:
23. splendeli al su' diletto, clar, sottile;
24. no li stari' altra guisa, tant'è fero.
25. Così prava natura
26. recontra amor come fa l'aigua il foco
27. caldo, per la freddura.
28. Amore in gentil cor prende rivera
29. per suo consimel loco
30. com' adamàs del ferro in la minera.

31. Fere lo sol lo fango tutto 'l giorno:
32. vile reman, né 'l sol perde calore;
33. dis'omo alter: «Gentil per sclatta torno»;
34. lui semblo al fango, al sol gentil valore:
35. ché non dé dar om fé
36. che gentilezza sia fòr di coraggio
37. in degnità d'ere'
38. sed a vertute non ha gentil core,
39. com'aigua porta raggio
40. e 'l ciel riten le stelle e lo splendore.

41. Splende 'n la 'ntelligenzïa del cielo
42. Deo crïator più che ['n] nostr'occhi 'l sole:
43. ella intende suo fattor oltra 'l cielo,
44. e 'l ciel volgiando, a Lui obedir tole;
45. e con' segue, al primero,
46. del giusto Deo beato compimento,
47. così dar dovria, al vero,
48. la bella donna, poi che ['n] gli occhi splende
49. del suo gentil, talento
50. che mai di lei obedir non si disprende.

51. Donna, Deo mi dirà: «Che presomisti?»,
52. sïando l'alma mia a lui davanti.
53. «Lo ciel passasti e 'nfin a Me venisti
54. e desti in vano amor Me per semblanti:
55. ch'a Me conven le laude
56. e a la reina del regname degno,
57. per cui cessa onne fraude».
58. Dir Li porò: «Tenne d'angel sembianza
59. che fosse del Tuo regno;
60. non me fu fallo, s'in lei posi amanza».
1. Nel cuore nobile l'amore trova sempre riparo,
2. come l'uccello nel bosco torna fra il verde;
3. la natura (v. 4) non creò l'amore prima del cuore nobile,
4. né il cuore nobile prima dell'amore:
5. non appena fu creato il sole,
6. subito lo splendore risplendette,
7. e non risplendette prima della creazione del sole;
8. e l'amore prende posto nella nobiltà d'animo
9. in modo così naturale
10. come il calore nel chiarore del fuoco.

11. Il fuoco dell'amore si accende nel cuore nobile
12. come le proprietà positive in una pietra preziosa,
13. in cui la proprietà non discende dalla stella
14. prima che il sole la renda una cosa nobile;
15. dopo che il sole (v. 16) ha tirato fuori,
16. grazie alla sua forza, ciò che in lei è vile,
17. la stella le dà valore:
18. così, il cuore che è stato reso dalla natura,
19. eletto puro e nobile,
20. è fatto innamorare dalla donna, simile alla stella che lo irradia.

21. L'amore dimora nel cuore nobile per la stessa ragione
22. per la quale il fuoco sta in cima alla torcia ("doplero");
23. lì, chiaro e sottile, splende a suo piacimento;
24. non gli si adatterebbe un altro modo di essere, dal tanto che è indomabile.
25. L'indole cattiva dell'uomo non nobile invece
26. va contro l'amore, come fa l'acqua, essendo fredda (v. 27: "per la freddura"), con il fuoco,
27. che è caldo.
28. L'amore prende dimora nel cuore nobile,
29. come in un luogo che gli è simile,
30. come il diamante nel minerale del ferro.

31. Il sole colpisce il fango per tutto il giorno:
32. eppure, esso resta vile e il sole non perde il suo calore;
33. dice l'uomo superbo: "Sono nobile di stirpe";
34. lo paragono al fango, (paragono, invece) al sole la vera nobiltà:
35. perché non si deve credere
36. che la nobiltà risieda al di fuori del cuore,
37. nella dignità ereditata,
38. se non si ha un cuore nobile incline alla virtù,
39. come l'acqua si lascia attraversare dal sole
40. ed il cielo contiene le stelle e la loro luminosità.

41. Splende nell'intelligenza angelica
42. Dio creatore, più di quanto risplenda il sole ai nostri occhi:
43. essa conosce il suo creatore al di là del suo moto celeste
44. e, facendo girare il cielo, comincia ad ubbidirgli;
45. e allo stesso modo che subito segue
46. il giusto compimento del disegno di Dio,
47. così dovrebbe ispirargli, in verità,
48. la bella donna, dopo che risplende agli occhi
49. del suo innamorato, un desiderio naturale ("talento")
50. che non si stanca mai di obbedire alla sua volontà.

51. Donna, Dio mi dirà: "Che presunzione hai avuto?"
52. Quando la mia anima starà davanti a Lui.
53. "Hai attraversato il cielo e sei giunto fino a me
54. e hai preso me come termine di paragone per un amore vano:
55. perché le lodi si addicono solo a Me
56. e alla regina del vero regno (la Madonna),
57. grazie alla quale svanisce ogni inganno".
58. Potrò rispondergli: "Aveva l'aspetto di un angelo
59. del Tuo regno;
60. non commisi un peccato, se indirizzai a lei il mio amore".



Parafrasi discorsiva


Nel cuore nobile l'amore trova sempre riparo, come l'uccello nel bosco torna fra il verde; la natura non creò l'amore prima del cuore nobile, né il cuore nobile prima dell'amore: non appena fu creato il sole, subito lo splendore risplendette, e non risplendette prima della creazione del sole e l'amore prende posto nella nobiltà d'animo in modo così naturale come il calore nel chiarore del fuoco.

Il fuoco dell'amore si accende nel cuore nobile come le proprietà positive in una pietra preziosa, in cui la proprietà non discende dalla stella prima che il sole la renda una cosa nobile; dopo che il sole ha tirato fuori, grazie alla sua forza, ciò che in lei è vile, la stella le dà valore: così, il cuore che è stato reso eletto dalla natura, puro e nobile, è fatto innamorare dalla donna, simile alla stella che lo irradia.

L'amore dimora nel cuore nobile per la stessa ragione per la quale il fuoco sta in cima alla torcia; lì, chiaro e sottile, splende a suo piacimento; non gli si adatterebbe un altro modo di essere, dal tanto che è indomabile. L'indole cattiva dell'uomo non nobile invece va contro l'amore, come fa l'acqua, essendo fredda, con il fuoco, che è caldo. L'amore prende dimora nel cuore nobile, come in un luogo che gli è simile, come il diamante nel minerale del ferro.

Il sole colpisce il fango per tutto il giorno: eppure, esso resta vile e il sole non perde il suo calore; dice l'uomo superbo: "Sono nobile di stirpe"; lo paragono al fango, (paragono, invece) al sole la vera nobiltà: perché non si deve credere che la nobiltà risieda al di fuori del cuore, nella dignità ereditata, se non si ha un cuore nobile incline alla virtù, come l'acqua si lascia attraversare dal sole ed il cielo contiene le stelle e la loro luminosità.

Dio creatore splende nell'intelligenza angelica più di quanto risplenda il sole ai nostri occhi: essa conosce il suo creatore al di là del suo moto celeste e, facendo girare il cielo, comincia ad ubbidirgli; e allo stesso modo che subito segue il giusto compimento del disegno di Dio, così in verità la bella donna, dopo che risplende agli occhi del suo innamorato, dovrebbe ispirargli tal desiderio di non staccarsi mai dall'obbedienza a lei.

Quando la mia anima starà davanti a Lui, Dio mi dirà: "Che presunzione hai avuto? Hai attraversato il cielo e sei giunto fino a me e hai preso me come termine di paragone per un amore vano: perché le lodi si addicono solo a Me e alla regina del vero regno (la Madonna), grazie alla quale svanisce ogni inganno". Potrò rispondergli: "Aveva l'aspetto di un angelo del Tuo regno; non commisi un peccato, se indirizzai a lei il mio amore".


Figure Retoriche


Allitterazioni: v. 1, v. 10, v. 12, v. 35, v. 47, v. 51: della "r": "al cor gentil rempaira sempre amore", della "l": "l'ausello in selva, sole, splendore, lucente... sol, lì, vile, stella, li, valore...", della "c": "come", "calore", "clarità", della "p": "petra preziosa", della "d": "dé dar", "dar dovria", "Donna Deo". Le parole scelte dal poeta invocano la dolcezza del suono e dell'amore in parallelo alla "gentilezza", tema centrale del componimento".

Anadiplosi: vv. 10-11, vv. 43-44, vv. 54-55: "foco. // Foco [...]", "'l cielo. / ‘l ciel", "Me [...] / Me". La ripetizione è utilizzata dal poeta come concatenazione del ragionamento e del parallelismo tra l'amore e il cor gentile.

Anafore: vv. 2-10-12-30-39, vv. 9-18-25-47, vv. 21 e 28, vv. 3-4-7: "come...come...come...com'", "così", "Amor...amore", "né...nè".
La figura è utilizzata con valore logico, Guinizzelli pone una serie di esempi (positivi e negativi) per spiegare la concordanza tra la natura dell'amore e quello della "gentilezza".

Anastrofi: v. 11, vv. 3-4, v. 30, v. 31, v. 58: "Foco d'amore in gentil cor s'aprende", "né fe' amor anti che gentil core / né gentil core anti che amor, natura", "del ferro in la miniera", "Fere lo sol lo fango tutto 'l giorno", "d'angel sembianza". L'inversione gioca sul ritmo del componimento conferendo alla poesia andamento dolce e delicato, come la lingua che si vuole usare per parlare degli argomenti trattati.

Asindeti: v. 23: "splendeli al su' diletto, clar, sottile". La natura del fuoco (d'amore) è descritta attraverso tre attributi che lo inquadrano sia fisicamente che moralmente.

Chiasmi: vv. 3-4, vv. 26-27, v. 46: "né fe' amor anti che gentil core, / né gentil core anti ch'amor, natura". La figura sottolinea l'identità tra amor e cuor gentile, nati e creati nello stesso momento, "l'aigua il foco / caldo, per la freddura.". Alla stessa maniera si sottolinea il contrasto ossimorico tra amore e cuore volgare incrociando temperatura e natura di acqua e fuoco, "giusto Deo beato compimento". L'incatenamento tra la santità di Dio e il giusto ossequio alla sua figura è sottolineato dalla disposizione dei termini nella figura.

Climax: v. 19: "asletto, pur, gentile,": le caratteristiche del cuore disposto ad amare sono elencate in un crescendo che porta alla "gentilezza", qualità che ne racchiude la purezza e l'unicità.

Enjambements: vv. 25-26, vv. 26-27, vv. 48-49: "natura / recontra", "foco / caldo", "splende / del suo gentil". La figura spezza il ritmo armonico e dolce del componimento ed evidenzia le qualità di calore, naturalezza e luce legate alla gentilezza.

Figura etimologica: vv. 20-21, vv. 40-41, v. 56: "'nnamora / Amor", "plendore / splende", "reina regname". Il poeta utilizza questa forma di ridondanza per evidenziare la natura concatenate tra divinità, amore e gentilezza.

Iperbole: v. 50: "che mai di lei obedir non si disprende.". La sottomissione alla donna-angelo del poeta è infinita e illimitata.

Metafore: vv. 5-7: "ch'adesso con' fu 'l sole, / sì tosto lo splendore fu lucente, / né fu davanti 'l sole;". La luce del sole e il sole stesso nascono nello stesso momento e sono complementari l'uno all'altro senza che da uno derivi l'altra.

Metonimia: v. 8: "gentilezza". Si indica con il termine l'essere umano capace di essere nobile.

Perifrasi: v. 43, v. 56: "suo fattore" (Dio), "regina del reame degno" (Maria). Le figure sacre vengono nominate con dei giri di parole che ne richiamano gli attributi religiosi classici.

Personificazione: v. 28: "Amore". Il sentimento è descritto come un personaggio, che richiama il dio classico.

Prosopopea: v. 33, vv. 51-57, vv. 58-60: "dis'omo alter: «Gentil per sclatta torno»". Il discorso diretto ironizza sulla presunzione di chi si crede nobile unicamente per il prestigio della propria casata, "«Che presomisti?» [...] / «Lo ciel passasti e 'nfin a Me venisti / e desti in vano amor Me per semblanti: / ch'a Me conven le laude / e a la reina del regname degno, / per cui cessa onne fraude».", "«Tenne d'angel sembianza / che fosse del Tuo regno; / non me fu fallo, s'in lei posi amanza».". L'ultima strofa è occupata da un immaginario dialogo del poeta con Dio, al quale egli giustifica la natura angelica ed eletta del suo amore.

Similitudini: v. 2, vv. 9-10, v. 12, v. 20, vv. 21-22, vv. 26-27, v. 30, v. 34, vv. 39-40, vv. 41-42, vv. 47-48: "come l'ausello in selva a la verdura", "così propiamente / come calore in clarità di foco", "come vertute in petra preziosa", "a guisa di stella", "per tal ragion sta ‘n cor gentile / per qual lo foco...", "come fa l'aigua il foco / caldo per la freddura", "com'adamas del ferro in la minera", "lui semblo al fango, al sol gentil valore", "com'aigua porta raggio / e il ciel riten le stelle e lo splendore", "Splende 'n la 'ntelligenzïa del cielo / Deo crïator più che ['n] nostr'occhi 'l sole", "così dar dovria, al vero, la bella donna,".
La figura è ricorrentissima nel componimento e mette in risalto, a mo' di spiegazione semplice, il concetto centrale: la nobiltà d'animo è la casa naturale del vero amore, così come i vari elementi naturali elencati sono la casa naturale su cui si irradia la luce di Dio.


Analisi e Commento


Storico-letterario

La lirica Al cor gentil rempaira sempre amore di Guido Guinizzelli è di datazione incerta ma è collocabile senza dubbio alcuno nella seconda metà del XIII secolo, età in cui visse il poeta bolognese.

Guinizzelli si rifà alla tradizione lirica provenzale e alla poesia siculo-toscana e questa specifica canzone è considerata – pur senza che essa sia stata concepita in questa chiave dall'autore – il manifesto programmatico del Dolce Stil Novo, adottato poi dai grandi poeti fiorentini come Guido Cavalcanti e Dante Alighieri. Proprio dantesca è la denominazione della corrente letteraria (Purgatorio XXIV, nel dialogo con il rimatore guittoniano Bonagiunta Orbicciani) sviluppatasi sulle orme dell'esempio di Guinizzelli in Toscana. La problematica principale del componimento è la concatenazione stretta tra la "gentilezza" e la disposizione all'amore stilnovista. Con "gentilezza", Guinizzelli e gli stilnovisti intendono quella nobiltà d'animo che non deriva dalla schiatta ma dal valore umano e sensibile dell'individuo: si può essere fatti di materia vile come il fango anche se si discende da una famiglia nobile e di sangue purissimo.

Guinizzelli, in realtà, riprende un tema già ampiamente trattato dalla poesia cortese, ma la sua rivendicazione di poetica e umanità possiede dei tratti fortemente innovativi dal punto di vista sociale ed autobiografico. L'autore è infatti di origine borghese ed esercita la professione di giudice. Nella società comunale italiana del Duecento questo ceppo ispirava a legittimare il prestigio sociale raggiunto nell'organizzazione cittadina e cercava di elaborare una visione della nobiltà che si confaceva al proprio status: è l'altezza d'ingegno ciò che fa l'individuo nobile e gli permette di accedere alle cariche governative. L'intelletto umano è figlio diretto di una disposizione del cuore verso l'amore vero e puro, di natura metafisica e spirituale, che eleva e raffina l'anima. Solo chi è capace di concepire tale tipo di amore è perciò definibile come "gentile" e, data la natura di amore comune a questo tipo di cuore, può essere capace di scrivere poesie d'amore nello stile "dolce" prefigurato dall'autore.

Tematico

La struttura di Al cor gentil rempaira sempre amore è di natura argomentativa, che a tratti prende l'aspetto di un vero e proprio trattato filosofico in poesia, sia nella forma sia nel contenuto poiché l'autore infarcisce la trattazione del tema della gentilezza di paragoni di carattere scientifico e morale. Secondo la formula classica della trattatistica medievale, il carattere del sentimento amoroso che Guinizzelli vuole spiegare è posto in relazione di analogia con uno del mondo fisico, così da poter esemplificare, attraverso il frequentissimo ricorso alle similitudini (ogni strofa è infatti governata da un paragone, eccetto l'ultima), al pubblico a cui egli si rivolge i propri concetti in maniera chiara. Questa particolare struttura è appunto ciò che fa del componimento una sorta di manifesto per la poetica Stilnovista.

Con l'affermazione vigorosa che apre il componimento viene affermata l'identità assoluta tra l'amore e il cuore gentile, che sono inscindibili: Guinizzelli espone infatti, attraverso un chiasmo (vv.3-4), come la luce e il sole siano nati esattamente nello stesso istante, così come la "gentilezza" d'animo e l'amore sono naturalmente legati perché figli dello stesso momento. La seconda strofa rafforza e ribadisce questa concatenazione, sottolineando che la donna oggetto d'amore libera l'uomo da ogni bassezza e lo eleva. Il termine di paragone è questa volta minerale: la luce delle stelle infonde alla pietra vile le qualità che la rendono una pietra preziosa, così come l'uomo dal cuore gentile è disposto ad essere irradiato dalla luce della donna angelica che egli ama. La terza strofa pone invece il paragone con il fuoco e procede all'argomentazione per contrasto, descrivendo l'incontro del calore d'amore con la natura dell'uomo volgare, che agisce sul sentimento come fa l'acqua gelida sul fuoco. Dopo esser passato in rassegna su questi esempi, Guinizzelli enuncia poi il tema centrale del componimento nella quarta strofa: la nobiltà d'animo non è ereditaria, come afferma in una prosopopea l'uomo altezzoso (v. 33), ma dipende dalla sensibilità e la disposizione d'animo di ognuno verso Dio e verso l'amore. La quinta strofa poi lega all'argomentazione e presenta l'altro tema fondamentale delle concezioni stilnovistiche, quello della donna-angelo, che, con la propria bellezza, suscita nell'amato il bene e la virtù. il paragone è perciò di natura teologica: come le intelligenze celesti, di angeli e beati, rivolgono con obbedienza lo sguardo verso Dio così l'amante deve assoggettarsi con assoluta devozione all'amata. La donna comparata ad un angelo è per l'appunto messaggero di Dio, presenza divina in terra la cui bellezza va cercata al di là delle apparenze fisiche: pertanto, amarla ed obbedirle è come amare e obbedire a Dio. Questo è infine proprio l'argomento dell'ultima strofa, dove il poeta, rivolgendosi con un'apostrofe (v. 51) alla donna, immagina un dialogo ultraterreno con Dio che lo rimprovera per aver distolto l'amore dal suo cospetto e averlo indirizzato verso un amore profano. La risposta del poeta però giustifica davanti al creatore il proprio comportamento come lontano dal peccato, in quanto la donna aveva le sembianze di un angelo ed era creatura del regno dei cieli.

Ciò che rende Al cor gentil rempaira sempre amore fortemente innovativa è l'organicità della teoria esposta sull'amore e la natura umana: la "gentilezza" è la facoltà irrinunciabile, potenza, in mancanza della quale l'amore non può mai essere vero e puro, cioè atto, secondo la terminologia aristotelica cui si ispirava la logica medievale. La donna-angelo è l'elemento di raccordo e motore tra i due concetti, colei che innesca il processo di passaggio dalla potenza all'atto (tecnicamente, sempre riprendendo il linguaggio aristotelico, la "causa efficiente").

Stilistico

Dal punto di vista metrico, Al cor gentil rempaira sempre amore è uno dei primi esempi italiani di canzone, forma che Guinizzelli rielabora ispirandosi ai poeti della Scuola Siciliana e alla lirica provenzale, composta di sei strofe di dieci versi alternati di endecasillabi e settenari, seguendo lo schema rimico ABAB cDc, EdE.

Il tentativo di fondere nel proprio volgare gli influssi linguistici delle precedenti tradizioni poetiche è riscontrabile soprattutto sul piano lessicale: gallicismi come «rempaira», «rivera», «asletto» e forme come «core» e i sostantivi astratti in -anza («amanza») e in -ura («verdura», «freddura») sono infatti derivazioni dirette della lirica provenzale e siciliana. Allo stesso tempo, Guinizzelli cerca però di discostarsi dalla ricercata varietà proto-barocca di Guittone d'Arezzo, il maggiore dei poeti pre-Stilnovisti della metà del Duecento. Si riscontrano poi forme tipicamente bolognesi come «dise» e «presomisti». Il supporto linguistico del latino («laude», «fraude») è utilizzato poi per conferire aulicità al testo, qualità necessaria perché esso possa trattare argomenti di natura filosofica, scientifica e teologica. La tradizione provenzale compare anche nell'utilizzo delle cosiddette cablas capfinidas, cioè del collegamento tra una stanza e l'altra tramite la ripetizione della stessa parola (o anadiplosi vv.10-11 "foco. // Foco [...]"; "'l cielo. / ‘l ciel" (vv.43-44); "Me [...] / Me" (vv. 54-55)) o l'impiego di termini legati da figura etimologica ("'nnamora / Amor" (vv. 20-21); "splendore / splende" (vv. 40-41); "reina regname" (v. 56) A parte la quinta stanza, complessa e di interpretazione incerta, la sintassi è abbastanza piana e lineare, soprattutto se confrontata con quella delle poesie precedenti.

La ricchezza di similitudini pone una costante insistenza a livello semantico nelle immagini legate ai concetti-chiave dell'argomentazione autoriale. Troviamo così l'amore sempre associato a elementi come il sole, la luce, le stelle, il calore e perciò relazionato all'"elevazione celeste" dell'animo "gentile" e innamorato. Si contrappone a queste immagini il campo semantico antitetico del "freddo", correlato alla terra e alla materia vile come quella del fango. Esemplare in questo senso è il paragone antitetico posto nella terza strofa: il fuoco (caldo) dell'«amor» quando incontra l'animo vile subisce l'effetto prodotto dall'acqua gelida, spegnendosi nell'aridità della «prava natura».


Confronti


Nella seconda strofa di Al cor gentil rempaira sempre amore Guinizzelli pone a paragone l'animo gentile che subisce l'innamoramento a quei minerali che posti per natura sotto l'influsso delle stelle diventano gioielli e pietre preziose (vv. 18-20 "così lo cor ch'è fatto da natura / asletto, pur, gentile, / donna a guisa di stella lo 'nnamora."). L'associazione della donna-angelo a una stella è frequente nella produzione del poeta bolognese, vediamo ad esempio Vedut'ho la lucente stella diana e Io voglio del ver la mia donna laudare:

1. Vedut'ho la lucente stella diana,
2. ch'apare anzi che 'l giorno rend'albore,
3. c'ha preso forma di figura umana;
4. sovr'ogn'altra me par che dea splendore:

("ho veduto la lucente stella del mattino / che appare prima del chiarore del giorno, / che ha preso forma di figura umana; mi pare che splenda più di ogni altra")

3. più che stella diana splende e pare,
4. e ciò ch'è lassù bello a lei somiglio.

("risplende più della stella del mattino, / e ciò che c'è di bello in cielo io lo assimilo a lei")

In entrambi gli esempi posti, e soprattutto nel secondo, vediamo appunto quale sia la concezione della donna amata da parte di Guinizzelli. La "stella diana" (ossia il pianeta Venere), visibile appena prima dell'alba, è ciò che il poeta assimila alla bellezza della donna, indicandone la natura celeste, divina e al di là delle percezioni terrene. Tale definizione di donna e di "gentilezza" è esattamente ciò che sarà spunto della produzione Stilnovistica di Dante, in particolare della Vita nova, in cui si sostituirà alla generica donna di Guinizzelli la figura luminosa e beata di Beatrice. La gratitudine del poeta fiorentino verso il suo modello è però testimoniata nel Purgatorio (XXVI), quando Dante incontra Guinizzelli e lo definisce "padre / mio e degli altri miei miglior che mai / rime d'amor usar dolci e leggiadre".

Un altro dei maggiori italiani prende invece a modello il tono giustificatorio dell'ultima strofa di Al cor gentil rempaira sempre amore per confessare la natura non peccaminosa del proprio amore:

7. i' che l'esca amorosa al petto avea,
8. qual meraviglia se di sùbito arsi?
9. Non era l'andar suo cosa mortale,
10. ma d'angelica forma; e le parole
11. sonavan altro che, pur voce umana;
12. uno spirto celeste, un vivo sole
13. fu quel ch'i' vidi [...]

Si tratta della risposta che Francesco Petrarca dà a se stesso in Erano i capei d'oro a l'aura sparsi in relazione alla sofferenza religiosa che egli prova nel sentire il morso dell'amore per Laura. Rifacendosi a Guinizzelli e alle concezioni stilnovistiche, che tuttavia egli poi rielabora in forma totalmente originale nell'evoluzione spirituale del Canzoniere, Petrarca fa riferimento al proprio cor gentile ("i' che l'esca amorosa al petto avea") per comprendere come la forma angelica, sovrumana e celeste di Laura sia rimasta tanto impressa nel suo tormentato animo.


Domande e Risposte


Qual è il tema principale del componimento?
Il tema principale del componimento è la natura concatenata di amore e animo "gentile".

A che epoca risale la poesia?
La poesia è di datazione incerta, ma sicuramente essa fu scritta e pubblicata nella seconda metà del Duecento.

Qual è la forma metrica del componimento?
Al cor gentil rempaira sempre amore è una canzone di sei strofe di dieci versi alternati di endecasillabi e settenari con schema rimico ABAB cDc, EdE.

Di quale movimento poetico la poesia è considerata manifesto?
La poesia è considerata manifesto poetico del Dolce Stil Novo.

In quale cantica della Commedia Dante definisce lo stile della poesia derivata da Guinizzelli?
Dante definisce il "dolce stil novo" nel canto XXIV del Purgatorio, conversando con Bonagiunta Orbicciani.

Quale concetto fa da legame tra "amore" e "gentilezza" nella logica esposta da Guinizzelli?
È la donna-angelo a fare da legame tra i due concetti nella logica del componimento e nella teoria amorosa di Guinizzelli e gli Stilnovisti in generale.

Fonti: libri scolastici superiori

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