Parafrasi, Analisi e Commento di: "I Fiumi" di Giuseppe Ungaretti


Immagine Giuseppe Ungaretti
1) Scheda dell'Opera
2) Introduzione
3) Testo e Parafrasi puntuale
4) Parafrasi discorsiva
5) Figure Retoriche
6) Analisi e Commento
7) Confronti
8) Domande e Risposte

Scheda dell'Opera


Autore: Giuseppe Ungaretti
Titolo dell'Opera: L'Allegria
Edizioni dell'opera: Il primo nucleo di poesie (tra le quali I fiumi) esce nel 1916 con il titolo Il Porto sepolto; nel 1919 esce l'edizione Allegria di naufragi ed infine, nel 1931, tutte le poesie confluiscono nell'Allegria che vede la sua redazione finale nel 1942
Genere: Poesia lirica
Forma metrica: Versi liberi. I vv. 1-2 possono essere letti come endecasillabi, mettendo in atto gli usuali processi di sinalefe e dialefe



Introduzione


"I fiumi" è una poesia di Giuseppe Ungaretti, scritta il 16 agosto 1916 durante la Prima Guerra Mondiale, mentre l'autore era soldato al fronte. Il testo fa parte della raccolta L'Allegria e rappresenta uno dei momenti più intensi di riflessione e introspezione del poeta, che si trova immerso nell'acqua del fiume Isonzo. La poesia è un viaggio simbolico attraverso quattro fiumi — il Serchio, il Nilo, la Senna e l'Isonzo — che rappresentano le tappe fondamentali della vita e dell'identità dell'autore: l'infanzia, le radici familiari, la giovinezza e l'esperienza tragica della guerra. Attraverso questa immersione, Ungaretti trova un senso di appartenenza e di continuità che lo collega alla natura e al corso della storia umana, esprimendo insieme il senso di precarietà e la ricerca di pace in un momento di profonda solitudine e vulnerabilità.


Testo e Parafrasi puntuale


Cotici il 16 agosto 1916

1. Mi tengo a quest'albero mutilato
2. abbandonato in questa dolina
3. che ha il languore
4. di un circo
5. prima o dopo lo spettacolo
6. e guardo
7. il passaggio quieto
8. delle nuvole sulla luna

9. Stamani mi sono disteso
10. in un'urna d'acqua
11. e come una reliquia
12. ho riposato

13. L'Isonzo scorrendo
14. mi levigava
15. come un suo sasso

16. Ho tirato su
17. le mie quattr'ossa
18. e me ne sono andato
19. come un acrobata
20. sull'acqua

21. Mi sono accoccolato
22. vicino ai miei panni
23. sudici di guerra
24. e come un beduino
25. mi sono chinato a ricevere
26. il sole

27. Questo è l'Isonzo
28. e qui meglio
29. mi sono riconosciuto
30. una docile fibra
31. dell'universo

32. Il mio supplizio
33. è quando
34. non mi credo
35. in armonia

36. Ma quelle occulte
37. mani
38. che m'intridono
39. mi regalano
40. la rara
41. felicità

42. Ho ripassato
43. le epoche
44. della mia vita

45. Questi sono
46. i miei fiumi

47. Questo è il Serchio
48. al quale hanno attinto
49. duemil'anni forse
50. di gente mia campagnola
51. e mio padre e mia madre

52. Questo è il Nilo
53. che mi ha visto
54. nascere e crescere
55. e ardere d'inconsapevolezza
56. nelle estese pianure

57. Questa è la Senna
58. e in quel suo torbido
59. mi sono rimescolato
60. e mi sono conosciuto

61. Questi sono i miei fiumi
62. contati nell'Isonzo

63. Questa è la mia nostalgia
64. che in ognuno
65. mi traspare
66. ora ch'è notte
67. che la mia vita mi pare
68. una corolla
69. di tenebre
1. Mi aggrappo a quest'albero privato dei rami [a causa dello scoppio vicino di una bomba]
2. abbandonato in questa cavità [la dolina è tipica delle regioni carsiche]
3. che ha la malinconia silenziosa (il "languore")
4. di un circo
5. prima o dopo lo spettacolo [quindi si riferisce ad un circo vuoto]
6. e guardo
7. il passaggio tranquillo e lento
8. delle nuvole in cielo che coprono a tratti la luna.

9. Stamattina mi sono disteso
10. in una pozza d'acqua tra le radure [l'utilizzo della parola urna in relazione alla successiva reliquia suggerisce il valore sacrale del gesto dell'immersione]
11. e come un oggetto sacro e segreto (una "reliquia")
12. ho riposato.

13. Ho sognato che il fiume Isonzo scorrendo
14. mi levigava
15. come fa con i sassi del suo fondale.

16-17. Mi sono rialzato sollevando ciò che resta del mio corpo disfatto dalla permanenza al fronte
18. e me ne sono andato
19-20. camminando con difficoltà sull'acqua, passando sui sassi del fiume, come un acrobata che cammina sulla corda.

21. Mi sono accovacciato
22. vicino ai miei panni che avevo lasciato sulla riva
23. sporcati dalla mia vita di soldato
24. e come un nomade che vive nel deserto (un "beduino")
25. mi sono chinato a ricevere
26. il sole per asciugarmi e tornare nel mondo.

27. Questo è l'Isonzo
28. e qui, più che in ogni altro luogo,
29. mi sono riconosciuto [in guerra il poeta ha modo di approfondire se stesso]
30. come una piccola, docile parte [una "fibra" come quelle che compongono un grande tessuto"]
31. del tutto, dell'universo.

32. Ciò che più mi tormenta
33-35. è quando non riesco a sentirmi in armonia con questo tutto

36. Ma quelle invisibili
37. mani [si riferisce alle acque del fiume che, personificate, sono come mani]
38. che mi accarezzano bagnandomi
39. mi donano
40. I miei pochi momenti
41. Di autentica felicità-

42. Ho ripercorso con la memoria
43. Gli anni passati
44. della mia vita

45. Questi sono
46. i fiumi che hanno segnato la mia esistenza [vedi il Commento per la spiegazione dei diversi fiumi]

47. Questo è il fiume Serchio
48. al quale hanno attinto
49-51. i miei avi, gente semplice e contadina, come mio padre e mia madre

52. Questo è il Nilo, il fiume d'Egitto,
53. In riva al quale
54. Sono nato e cresciuto
55. e ho iniziato ad incendiarmi di inconsapevolezza [si riferisce all'età adolescenziale]
56. nell'estese pianure che lo circondano.

57. Questa è la Senna di Parigi,
58. e nella città bagnata dalle sue acque torbide
59. Ho rimescolato le mie convinzioni e i miei ideali
60. Conoscendo me stesso per la prima volta.

61. Questi sono tutti i miei fiumi
62. rievocati dall'immersione nell'Isonzo

63. Questa è la mia nostalgia
64. Che nel ricordo di ognuno di essi
65. mi si fa manifesta
66. ora che è notte
67. E che la mia vita mi sembra
68. una corolla
69. di tenebre [la corolla è la parte che avvolge il cuore del fiore, e in questo caso richiama l'idea della morte e della precarietà della vita, in particolare nella situazione di guerra di cui è protagonista Ungaretti].



Parafrasi discorsiva


[vv. 1-8] Mi aggrappo a quest'albero privato dei rami [a causa dello scoppio vicino di una bomba], abbandonato in questa cavità [la dolina è tipica delle regioni carsiche], che ha la malinconia silenziosa (il "languore") di un circo prima o dopo lo spettacolo [quindi si riferisce ad un circo vuoto] e guardo il passaggio tranquillo e lento delle nuvole in cielo che coprono a tratti la luna.

[vv. 9-12] Stamattina mi sono disteso in una pozza d'acqua tra le radure [l'utilizzo della parola urna in relazione alla successiva reliquia suggerisce il valore sacrale del gesto dell'immersione] e come un oggetto sacro e segreto (una "reliquia") ho riposato.

[vv. 13-15] Ho sognato che il fiume Isonzo scorrendo mi levigava come fa con i sassi del suo fondale.

[vv. 16-20] Mi sono rialzato sollevando ciò che resta del mio corpo disfatto dalla permanenza al fronte e me ne sono andato camminando con difficoltà sull'acqua, passando sui sassi del fiume, come un acrobata che cammina sulla corda.

[vv. 21-26] Mi sono accovacciato vicino ai miei panni che avevo lasciato sulla riva sporcati dalla mia vita di soldato e come un nomade che vive nel deserto (un "beduino") mi sono chinato a ricevere il sole per asciugarmi e tornare nel mondo.

[vv. 27-31] Questo è l'Isonzo e qui, più che in ogni altro luogo, mi sono riconosciuto [in guerra il poeta ha modo di approfondire se stesso] come una piccola, docile parte [una "fibra" come quelle che compongono un grande tessuto] del tutto, dell'universo.

[vv. 32-35] Ciò che più mi tormenta è quando non riesco a sentirmi in armonia con questo tutto.

[vv. 36-41] Ma quelle invisibili mani [si riferisce alle acque del fiume che, personificate, sono come mani] che mi accarezzano bagnandomi mi donano i miei pochi momenti di autentica felicità.

[vv. 42-44] Ho ripercorso con la memoria gli anni passati della mia vita.

[vv. 45-46] Questi sono i fiumi che hanno segnato la mia esistenza [vedi il Commento per la spiegazione dei diversi fiumi].

[vv. 47-51] Questo è il fiume Serchio al quale hanno attinto i miei avi, gente semplice e contadina, come mio padre e mia madre.

[vv. 52-56] Questo è il Nilo, il fiume d'Egitto, in riva al quale sono nato e cresciuto e ho iniziato ad incendiarmi di inconsapevolezza [si riferisce all'età adolescenziale] nell'estese pianure che lo circondano.

[vv. 57-60] Questa è la Senna di Parigi, e nella città bagnata dalle sue acque torbide ho rimescolato le mie convinzioni e i miei ideali, conoscendo me stesso per la prima volta.

[vv. 61-62] Questi sono tutti i miei fiumi rievocati dall'immersione nell'Isonzo.

[vv. 63-69] Questa è la mia nostalgia che nel ricordo di ognuno di essi mi si fa manifesta, ora che è notte e che la mia vita mi sembra una corolla di tenebre [la corolla è la parte che avvolge il cuore del fiore, e in questo caso richiama l'idea della morte e della precarietà della vita, in particolare nella situazione di guerra di cui è protagonista Ungaretti].


Figure Retoriche


Enjambements: vv. 3-4, vv. 7-8, vv. 9-10, vv. 11-12, vv. 14-15, vv. 15-17, vv. 19-20, vv. 22-23, vv. 24-25, vv. 25-26, vv. 28-29, vv. 30-31, vv. 32-33, vv. 34-35, vv. 36-37, vv. 40-41, vv. 42-43, vv. 43-44, vv. 45-46, vv. 48-49, vv. 50-51, vv. 53-54, vv. 55-56, vv. 58-59, vv. 64-65, vv. 66-67, vv. 68-69. E' parte integrante del crepuscolarismo di Ungaretti l'assenza di punteggiatura. La spezzatura dei versi è metafora della frammentazione dell'esistenza e del linguaggio.

Personificazione: vv. 2-3, vv. 52-55: "abbandonato in questa dolina/ che ha il languore". La dolina carsina ha l'aspetto di un viso malinconico, "Questo è il Nilo/ che mi ha visto/ nascere e crescere/ e ardere d'inconsapevolezza". Il Nilo è descritto come un padre che ha visto il poeta nascere e diventare adulto.

Metafore: vv. 3-4, v. 10, vv. 30-31, vv. 36-38: "che ha il languore/ di un circo". La dolina ricorda il tendone di un circo vuoto, "in un'urna d'acqua". L'acqua della pozza è come un'urna dove si depongono resti sacri, "una docile fibra/ dell'universo". Il poeta paragona se stesso a una fibra che compone l'immenso tessuto dell'universo, "Ma quelle occulte/ mani/ che m'intridono" (metafora antropomorfica). Le acque dell'Isonzo accarezzano come fossero innumerevoli mani il corpo del poeta.

Metonimia: vv. 13-14: "L'Isonzo scorrendo/ mi levigava". Le onde scorrono sul corpo del poeta purificandolo.

Similitudini: v. 11, v. 15, v. 19, v. 24, vv. 67-69: "come una reliquia". Il poeta immerso nelle acque ritrova la sacralità della vita, "come un sasso". Le acque scorrono sul poeta come sui sassi del letto del fiume, "come un acrobata". Il poeta esce dall'acqua camminando sulle pietre che emergono cercando di mantenere l'equilibrio, "come un beduino". Il poeta si espone al sole cocente come i nomadi fanno nel deserto, "la mia vita mi pare / una corolla / di tenebre". Ungaretti paragona la sua vita presente in guerra a un insieme di petali oscuri che lo circondano e lo immergono nell'oscurità.

Sineddoche: v. 17, vv. 22-23: "le mie quattr'ossa". Il corpo del poeta, "panni / sudici di guerra". I panni sono sporchi dai combattimenti, come l'animo del poeta è consumato dalla permanenza in guerra.

Eufemismo: v. 17: "le mie quattr'ossa". Il corpo sfinito dalla vita militare è scarno e magrissimo.

Anafore: v. 45, v. 47, v. 52, v. 57, v. 61, v. 63: "Questi", "Questo", "Questo", "Questa", "Questi", "Questa". Figura che introduce l'elenco dei fiumi del passato e l'analogia con la nostalgia provata dal poeta.

Analogie: v. 1: "albero mutilato". L'albero privo di rami evoca i corpi mutilati dei soldati morti nelle trincee;

Polisindeti: vv. 50-51, vv. 53-55: "di gente mia campagnola / e mio padre e mia madre", "nascere e crescere e ardere d'inconsapevolezza". Il Serchio e il Nilo portano testimonianza delle origini di Ungaretti e della sua infanzia e adolescenza.

Iperbole: vv. 48-49: "hanno attinto / duemill'anni forse". Gli avi del poeta hanno vissuto in riva al Serchio da epoche lontanissime.


Analisi e Commento


Storico-letterario

I fiumi è una famosa poesia di Ungaretti e fa parte della raccolta Allegria di naufragi (uscita completa nel 1942), nella quale confluirono le prime due grandi raccolte dell'autore, Il porto sepolto e L'allegria.

Il componimento era parte delle opere uscite in Il porto sepolto del 1916, sezione che deve il titolo a un ricordo dell'infanzia del poeta ad Alessandria d'Egitto, dove arrivò la notizia di un porto sommerso dalle acque del mare, risalente a un'era anteriore persino a quella egizia e di cui si era persa ogni tipo di testimonianza. Questo era per Ungaretti metafora del mistero dell'esistenza, che paradossalmente, confrontato con la realtà tragica della Prima Guerra Mondiale a cui Ungaretti partecipa in questo periodo, porta a un'illogica vigoria, poi condensata nel titolo L'allegria (1931) della raccolta che ne costituisce il seguito.

Il tema principale di Il porto sepolto è appunto la tragica esperienza militare sul fronte del Carso, indicata a apertura di ogni poesia con data e luogo, a formare una sorta di diario di guerra. Nella lirica I fiumi, Ungaretti si discosta leggermente dal suo consueto stile crepuscolare per porre una riflessione su di sé e i ricordi che compongono il mosaico della sua personalità di uomo, di poeta e di autore di Il porto sepolto. Com'egli stesso afferma: «meglio di quanto potrei dirlo io in questo momento l'hanno detto i miei Fiumi, che è il vero momento nel quale la mia poesia prende insieme a me chiara coscienza di sé» (G. UNGARETTI, Vita d'un uomo. Tutte le poesie, Milano, Mondadori, 1974, p. 505). La lirica aiuta a comprendere la sua poetica e ci racconta aspetti molto interessanti delle sue vicende biografiche: «vi sono enumerate le quattro fonti che in me mescolarono le loro acque, i quattro fiumi il cui moto dettò i canti che allora scrissi» (Ivi, p. 517).

Tematico

L'intestazione "Cotici il 16 agosto 1916", tipica dei componimenti de Il porto sepolto, ci ricorda che ancora una volta è la tragedia della prima guerra mondiale la vera protagonista del componimento. Attraverso l'analogia dell'"albero mutilato" al v.1 il poeta evoca il paesaggio del fronte e la violenza della guerra. Mutilati, come l'albero privo di rami a cui il poeta si aggrappa, sono i cadaveri dei soldati nelle trincee del Carso. Nel momento in cui scrive il poeta è nascosto in una dolina: cavità tipica del terreno carsico, usata dai soldati come trincea, durante la prima guerra mondiale. Questa ci viene perciò descritta con una personificazione e una metafora che la paragona a un viso malinconico o a un circo senza spettatori, perché è il momento in cui le luci della ribalta sono spente prima o dopo l'esibizione dei circensi.

Essendo l'unico superstite, quando va a immergersi nel fiume per fare un bagno purificatore, il poeta si descrive attraverso una similitudine a una reliquia conservata in un'urna (l'urna d'acqua è l'atto simbolico della morte, se si legge la poesia come una discesa agli inferi). Dopo essersi alzato cammina in bilico sui sassi che sporgono dall'acqua, come farebbe un acrobata (riprende la metafora del circo attraverso una nuova similitudine) per riappropriarsi della sua uniforme, ormai ridotta a un ammasso di stracci "sudici di guerra" e come un beduino (similitudine che richiama un nomade arabo che vive nei deserti dell'Africa, terra in cui il poeta è nato) si prostra per ricevere il sole e asciugarsi.

Questo breve momento di pace porta il poeta a riflettere su di sé e sull'esistenza. L'Isonzo, ci dice Ungaretti, è il fiume in cui il poeta si riconosce fino in fondo come una parte piccolissima dell'universo ("una docile fibra dell'universo") e ritrova l'armonia con il tutto, al termine di un percorso di consapevolezza di essere comunque nella soavità dell'acqua, così come nell'angoscia che deriva dal vedere la devastazione del Carso.

Il fiume in cui si depura è la somma di tutti i fiumi che hanno visto la sua vita scorrere al loro fianco nel suo passato e che ne hanno temprato le esperienze, la crescita, le emozioni e l'identità. Utilizzando l'anafora (v. 45: "Questi"; v. 47: "Questo"; v. 52: "Questo"; v. 57: "Questa"; v. 61: "Questi"; v. 63: "Questa"), il poeta li passa dunque in rassegna, percorrendo una strada che si immerge nei secoli e nella propria interiorità attraverso il ricordo. Il fiume Serchio scorre a Lucca, la città originaria della famiglia del poeta, dove i suoi avi hanno vissuto per "duemill'anni"; il Nilo è il grande fiume egiziano che lo "ha visto nascere" perché il poeta nacque e visse ad Alessandria d'Egitto fino all'adolescenza, quando ancora non aveva piena consapevolezza di sé e del mondo; la Senna è ovviamente il fiume che bagna Parigi, città nella quale Ungaretti ha conosciuto il "torbido" malessere esistenziale (lo spleen di cui ha parlato Baudelaire), e ha acquisito consapevolezza come uomo e si è formato come letterato e poeta; l'Isonzo, infine, in cui l'esperienza giunge al termine e si raccoglie in tragedia è il fiume che scorre nel Carso devastato, su cui i fanti italiani combatterono dodici battaglie terribili contro gli Austriaci.

Come viene esplicitato nell'epifrasi che occupa la strofa finale, questi fiumi hanno un valore di «summa poetica (ed esistenziale), nei quali una tregua della saison en enfer [stagione all'inferno] dei combattimenti si concretizza nel gesto archetipico dell'uomo che affida la propria ansia di assoluto al flusso eracliteo del divenire (vv. 61-69)» (S. PAVARINI, Umberto Saba, Giuseppe Ungaretti, Salvatore Quasimodo. Poetica e poesia dell'ermetismo, in Storia della Letteratura Italiana: Il Novecento, tra le due guerre, Roma, Il Sole 24 ore S.p.A, 2005, pp. 451-543: 488). La guerra ("corolla / di tenebre", vv.68-69) mette l'uomo e il poeta a nudo e lo porta ad una maggiore consapevolezza di sé e dei suoi rapporti con la natura, a conoscere pienamente la condizione umana. I fiumi, metafora della vita che scorre e conduce a una foce, ricostruiscono la sua fibra e lo aiutano ad entrare in armonia con il creato e con se stesso, sebbene permanga un forte senso di nostalgia, tanto è che la poesia si chiude come è iniziata: il ritorno a un paesaggio notturno desolato, colmo di angoscia e di atrocità che sconvolge il poeta impegnato sul fronte.

Stilistico

I fiumi è una lirica in versi liberi (ossia senza numero sillabico fisso, sebbene i vv. 1-2 possano essere letti come endecasillabi, mettendo in atto gli usuali processi di sinalefe e dialefe) e sciolti (privi di rima), raccolti in strofe di lunghezza variabile che vanno da un minimo di 2 a un massimo di 8 versi.

I meccanismi stilistici sono quelli tipici della poesia ermetica e crepuscolare di cui Ungaretti fu uno dei maggiori esponenti: i versi sono ridotti a brevi sintagmi, i cosiddetti "versicoli" alla ricerca della cosiddetta parola "scavata", ed è del tutto assente la punteggiatura, tanto è vero che è altissimo il numero degli enjambements (vv. 3-4, vv. 7-8, vv. 9-10, vv. 11-12, vv. 14-15, vv. 15-17, vv. 19-20, vv. 22-23, vv. 24-25, vv. 25-26, vv. 28-29, vv. 30-31, vv. 32-33, vv. 34-35, vv. 36-37, vv. 40-41, vv. 42-43, vv. 43-44, vv. 45-46, vv. 48-49, vv. 50-51, vv. 53-54, vv. 55-56, vv. 58-59, vv. 64-65, vv. 66-67, vv. 68-69). La spezzatura dei versi è metafora della frammentazione dell'esistenza e del linguaggio.

L'indicazione del luogo e della data della composizione e il contenuto autobiografico sono poi elementi tipici di Il porto sepolto e sono presenti in tutte le poesie, scritte direttamente dalla trincea.

Dal punto di vista lessicale e semantico, il poeta fa larghissimo uso, in linea con i principi ermetici e decadenti da cui prende ispirazione, di figure visive quali la metafora, la similitudine, l'iperbole e l'analogia. L'"albero mutilato", il corpo-reliquia, il percorso da "acrobata" tra i sassi, le "mani" dell'Isonzo e appunto gli stessi fiumi elencati in opposizione alla "corolla di tenebre" della guerra sono immagini che rispecchiano lo stato interiore del poeta e la sua concezione di armonia con l'universo contemporanea all'angoscia e lo sgomento provati di fronte alla violenza del conflitto mondiale.


Confronti


Nelle poesie che occupano le due raccolte che nel loro insieme formano L'Allegria di naufragi, Ungaretti elabora originalmente una nuova sintassi lirica, che si situa in maniera originale tra le avanguardie poetiche del Primo Novecento.

Le rare parole campeggiano con forza sul foglio bianco, come accade nei suoi più conosciuti componimenti Mattino ("M'illumino / d'immenso") o Soldati ("Si sta / come d'autunno / sugli alberi / le foglie"). Ungaretti si pone, infatti, l'obiettivo di ritornare ad una significazione autentica, staccandosi nettamente dalla retorica della poesia dei poeti-vati, condividendo gli ideali poetici di Eugenio Montale, espressi nei Limoni, alla base dell'ermetismo, corrente letteraria a cui Ungaretti nel suo percorso poetico pure si avvicinò così come al crepuscolarismo di Guido Gozzano e Corrado Govoni, per poi trovare una propria strada autonoma.

Ne I fiumi è contenuta una rielaborazione della tradizione poetica tardo ottocentesca, poiché enunciando "i miei fiumi" come fonte del ricordo e simbolo dell'esistenza ancestrale, il poeta riesplora con l'occhio disincantato del nuovo secolo i concetti espressi da D'Annunzio nella grandissima poesia I miei pastori, in cui il poeta pescarese descriveva la transumanza nell'Abruzzo in cui aveva trascorso l'infanzia. Diversamente dalla gloria dei tempi naturali, celebrata da D'Annunzio, il paesaggio carsico di guerra descritto da Ungaretti è il simbolo della violenza dell'esistenza e dell'oscurità della natura umana, avvicinandosi alla simbologia del paesaggio arido delle Cinque Terre descritto da Eugenio Montale in Ossi di seppia. La metafora finale degli ultimi tre versi "la mia vita mi pare / una corolla / di tenebre" è molto simile a quella di Meriggiare pallido e assorto di Montale, in cui è descritto uno scarno paesaggio assolato delle Cinque Terre in estate e la vita e "il suo travaglio" sono paragonate a "una muraglia / che ha in cima aguzzi cocci di bottiglia". I due poeti condividono la concezione dolorosa dell'esistenza, condizionati dal fatto di aver vissuto in un'epoca segnata dalle due violentissime guerre mondiali con le loro ripetute atrocità e stragi.


Domande e Risposte


Di quale raccolta fa parte I fiumi?
I fiumi fa parte dell'Allegria di naufragi del 1942.

In che sezione della raccolta compare la poesia?
La poesia fa parte de Il porto sepolto, sezione pubblicata già nel 1916.

Qual è il tema principale del componimento?
Ungaretti evoca l'Isonzo e i fiumi delle città in cui ha vissuto e ne hanno segnato l'esistenza.

Dov'è ambientata la poesia?
La poesia è ambientata sul fronte del Carso durante la Prima Guerra Mondiale.

In quale fiume Ungaretti si immerge in questo componimento?
Ungaretti nel componimento racconta di immergersi nelle acque dell'Isonzo.

Di quale città era originario Ungaretti?
Ungaretti nacque e trascorse l'infanzia ad Alessandria d'Egitto.

Fonti: libri scolastici superiori

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