Parafrasi, Analisi e Commento di: "Il gelsomino notturno" di Giovanni Pascoli
1) Scheda dell'Opera
2) Introduzione
3) Testo e Parafrasi puntuale
4) Parafrasi discorsiva
5) Figure Retoriche
6) Analisi e Commento
7) Confronti
8) Domande e Risposte
Scheda dell'Opera
Autore: Giovanni Pascoli
Titolo dell'Opera: Canti di Castelvecchio
Prima edizione dell'opera: 1903
Genere: Poesia lirica
Forma metrica: Sei quartine di novenari a rima alternata (ABAB)
Introduzione
"Il gelsomino notturno" è una delle poesie più emblematiche di Giovanni Pascoli, scritta nel 1897 e pubblicata nella sua raccolta "Myricae". In questo componimento, il poeta esplora il tema della natura, del mistero e della malinconia, utilizzando il gelsomino come simbolo di bellezza effimera e di sensazioni profonde. La poesia si distingue per la sua musicalità e per la ricca presenza di immagini evocative che richiamano l'atmosfera notturna e i sentimenti di introspezione. Attraverso la descrizione di un giardino notturno, Pascoli invita il lettore a riflettere sul significato della vita, sull'amore e sulla fragilità dei momenti di felicità. La lirica diventa così un viaggio sensoriale e emozionale, dove il silenzio della notte si mescola ai profumi e ai suoni della natura, creando un legame intimo tra l'autore e il mondo circostante.
Testo e Parafrasi puntuale
1. E s'aprono i fiori notturni, 2. nell'ora che penso a' miei cari. 3. Sono apparse in mezzo ai viburni 4. le farfalle crepuscolari. 5. Da un pezzo si tacquero i gridi: 6. là sola una casa bisbiglia. 7. Sotto l'ali dormono i nidi, 8. come gli occhi sotto le ciglia. 9. Dai calici aperti si esala 10. l'odore di fragole rosse. 11. Splende un lume là nella sala. 12. Nasce l'erba sopra le fosse. 13. Un'ape tardiva sussurra 14. trovando già prese le celle. 15. La Chioccetta per l'aia azzurra 16. va col suo pigolìo di stelle. 17. Per tutta la notte s'esala 18. l'odore che passa col vento. 19. Passa il lume su per la scala; 20. brilla al primo piano: s'è spento... 21. È l'alba: si chiudono i petali 22. un poco gualciti; si cova, 23. dentro l'urna molle e segreta, 24. non so che felicità nuova. |
1. E così si aprono i fiori notturni [i gelsomini indicati dal titolo], 2. durante quelle ore in cui io sono solito pensare ai miei cari (durante la notte, quando rivolge il pensiero ai suoi cari morti). 3. Sono comparse tra quei fiori bianchi (i viburni) 4. le farfalle notturne. 5. Da un bel po' di tempo ormai i versi degli uccelli sono cessati: 6. solo in una casa in lontananza si sente ancora bisbigliare. 7. I piccoli uccelli (i nidi) dormono sotto le ali della madre 8. come gli occhi dormono sotto le ciglia. 9. Dai calici aperti dei fiori si spande nell'aria circostante 10. un odore simile a quello delle fragole rosse [mature]. 11. Lontano, nella sala è acceso un lume. 12. L'erba cresce sulle fosse dei morti. 13. Un'ape ritardataria continua a ronzare tornando all'alveare, 14. perché tutte le celle sono occupate dalle altre api. 15-16. La costellazione delle Pleiadi (la "Chioccetta") splende nel cielo azzurro e, come una chioccia nell'aia con i suoi pulcini, si trascina dietro le sue stelle. 17. Per tutta la notte si spande 18. il profumo dei fiori trasportato dal vento. 19. Si vede la luce ch'era accesa nel salotto salire su per la scala, 20. risplende al primo piano della casa, si è spenta... 21. Giunge l'alba, si chiudono infine i petali [del gelsomino] 22. un po' sgualciti [dal vento notturno]; germoglia, 23. dentro la parte interiore del fiore, molle e nascosta, dove stanno i semi, 24. una nuova felicità, perché è stata concepita una nuova vita. |
Parafrasi discorsiva
E così si aprono i fiori notturni [i gelsomini indicati dal titolo], durante quelle ore in cui io sono solito pensare ai miei cari (durante la notte, quando rivolge il pensiero ai suoi cari morti). Sono comparse tra quei fiori bianchi (i viburni) le farfalle notturne.
Da un bel po' di tempo ormai i versi degli uccelli sono cessati: solo in una casa in lontananza si sente ancora bisbigliare. I piccoli uccelli (i nidi) dormono sotto le ali della madre come gli occhi dormono sotto le ciglia.
Dai calici aperti dei fiori si spande nell'aria circostante un odore simile a quello delle fragole rosse [mature]. Lontano, nella sala è acceso un lume. L'erba cresce sulle fosse dei morti.
Un'ape ritardataria continua a ronzare tornando all'alveare, perché tutte le celle sono occupate dalle altre api. La costellazione delle Pleiadi (la "Chioccetta") splende nel cielo azzurro e, come una chioccia nell'aia con i suoi pulcini, si trascina dietro le sue stelle.
Per tutta la notte si spande il profumo dei fiori trasportato dal vento. Si vede la luce ch'era accesa nel salotto salire su per la scala, risplende al primo piano della casa, si è spenta...
Giunge l'alba, si chiudono infine i petali [del gelsomino] un po' sgualciti [dal vento notturno]; germoglia, dentro la parte interiore del fiore, molle e nascosta, dove stanno i semi, una nuova felicità, perché è stata concepita una nuova vita.
Figure Retoriche
Allitterazioni: v. 6, v. 10: Della "s": "là sola una casa bisbiglia". Della "r": "l'odore di fragole rosse". Vengono riprodotti fonicamente i rumori provenienti dalla casa e la fragranza dei gelsomini.
Anafore: vv. 10-18: "l'odore di fragole rosse. [...] l'odore che passa col vento.". Ripresa dello stesso termine a distanza di una strofa a indicare lo scorrere della notte insieme a quello dell'odore dei fiori.
Antonomasia: v. 15: "la Chioccetta". La costellazione delle Pleiadi viene chiamata con il suo nome popolare accostato alla forma (di una chioccia appunto) che essa ricorda.
Asindeti: vv. 19-20: "Passa il lume su per la scala; / brilla al primo piano: s'è spento...". Elenco dei luoghi domestici percorsi dal lume al presente, come se il poeta stesse assistendo dall'esterno della casa al movimento.
Ossimori: v. 5 "si tacquero i gridi": accostati i due termini opposti per indicare il silenzio profondo.
Enjambements: vv. 3-4, vv. 9-10, vv. 15-16, vv. 17-18, vv. 21-22: "viburni / le farfalle", "si esala /l'odore", "azzurra / va", "s'esala / l'odore", "i petali / un poco gualciti". Interruzioni ritmiche che si accoppiano al ritmo semplice della paratassi per indicare lo scorrimento dolce della notte accompagnato dal profumo dei fiori.
Metonimia: v. 6, v. 7: "casa", "nidi". Si utilizzano i due termini (il cui accostamento è una costante pascoliana) per indicare le persone e gli uccellini all'interno.
Sineddoche: v. 8, v. 12: "ciglia" (per "palpebre"). Gli occhi dormono propriamente sotto le palpebre, che li coprono e li proteggono, "fosse". Richiamo alle tombe e alla problematica funebre, sottotema del componimento.
Sinestesia: v. 10, v. 16: "l'odore di fragole rosse". Associazione della sensazione olfattiva a quella cromatica, e quindi visiva, e gustativa delle fragole, "pigolio di stelle". Figura che sorregge l'analogia dei due versi 15-16, le piccole stelle accompagnano la costellazione come se emettessero il verso dei pulcini.
Metafore: v. 13, v. 15, v. 23: "un'ape tardiva sussurra". L'ape che svolazza viene immaginata sola e in ritardo, "aia azzurra". Il cielo descritto come un'aia su cui si stagliano le Pleiadi "urna". Accostamento simbolico tra il centro del fiore, l'utero femminile e l'urna cineraria, che riunifica i temi del componimento.
Similitudini: v. 8: "come gli occhi sotto le ciglia". Il nido copre e ripara i piccoli uccellini come le palpebre fanno con l'occhio umano.
Onomatopea: v. 6, v. 13, v. 16: "bisbiglia", "sussurra", "pigolio". Termini che riproducono i lievi rumori notturni, come il ronzio, il bisbigliare soffocato e così via.
Antitesi: vv. 5-6: "Da un pezzo si tacquero i gridi / là sola una casa bisbiglia". Opposizione tra il silenzio assoluto del paesaggio naturale e il rumore tenue delle voci umane.
Personificazione: v. 6, v. 13: "una casa bisbiglia". Vengono messe in bocca alla casa quelle che sono propriamente le azioni delle persone all'interno, "un'ape tardiva sussurra". L'ape non produce il ronzio che le sarebbe proprio ma un suono umano.
Reticenza: v. 20: "s'è spento...". Il poeta tace ciò che accade nel buio della camera da letto.
Analogie: vv. 15-16, vv. 22-24, vv. 21-22: "la Chioccetta per l'aia azzurra / va col suo pigolio di stelle". Simbologia costruita sul nome popolare della costellazione che richiama quella della chioccia, "si cova, / dentro l'urna molle e segreta / non so che felicità nuova", "petali / un poco gualciti". Analogia in tre termini che richiama contemporaneamente la fecondazione primaverile del fiore e l'unione dei due sposi, allo stesso tempo vi viene associato il tema funebre, con l'urna che contiene la vita a venire (il feto) e quella andata via (le ceneri dei defunti).
Analisi e Commento
Storico-letterario
Il gelsomino notturno è una lirica composta da Giovanni Pascoli e pubblicata per la prima volta nel 1903 nei Canti di Castelvecchio. Si tratta di un canto celebrativo per le nozze dell'amico del poeta Gabriele Briganti ed essa evoca, come Pascoli stesso ammette in una nota, il concepimento di un figlio durante la prima notte di matrimonio.
I canti di Castelvecchio sono la seconda maggiore raccolta poetica dell'autore, nella quale egli si propone di continuare il programma avviato nella prima, Myricae (1891): ai paesaggi quotidiani e rurali si accompagnano i temi ossessivi della tragedia familiare e personale del poeta e problematiche costanti della poesia pascoliana quali l'eros e la morte. La raccolta è studiata secondo un susseguirsi di componimenti il cui ordine evoca quello delle stagioni e di conseguenza del tempo naturale della vita e della morte. Il titolo della raccolta richiama quello dei Canti leopardiani, che furono insieme fonte d'ispirazione e bersaglio della critica pascoliana, e si riferisce al comune di Castelvecchio Pascoli (comune toscano che oggi prende il nome dal poeta), nel quale egli aveva acquistato la villa Cardosi-Carrara, nella quale egli risiedeva quando compose la raccolta.
In Il gelsomino notturno troviamo una descrizione impressionistica di un paesaggio notturno nel quale si stagliano immagini naturali e umane, colte attraverso i loro aspetti multisensoriali (cromatici, olfattivi, sonori). L'immagine dei «fiori notturni», i gelsomini, che apre e chiude la lirica, denota una circolarità tematica unitaria che a livello esclusivamente letterale consiste nella narrazione di ciò che avviene durante una notte. L'allusività pascoliana è tuttavia da leggere attraverso una simbologia erotica legata al concepimento e una contemporanea invocazione del tema della morte.
Tematico
Il componimento si apre con una "E" iniziale che sembra alludere a qualcosa di non esplicitato, nascosto. L'inno di Pascoli, pur essendo concepito in celebrazione di una unione matrimoniale, non contiene esclusivamente elementi gioiosi. I "fiori notturni" che si aprono rappresentano un'allusione erotica a ciò che sta avvenendo nella casa che "bisbiglia", ossia la fecondazione. Tutto lo scorrimento delle strofe è inoltre accompagnato dal riferimento all'odore dei gelsomini che si esala per tutta la notte portato dal vento sino all'alba, quando i "petali un poco gualciti" del fiore si riferiscono implicitamente alla perdita della verginità.
Queste immagini contengono il lato celebrativo della poesia e ne rappresentano il lato legato alla vita che si rinnova in un'atmosfera primaverile. Tuttavia questo meccanismo è costantemente contrappuntato da immagini legate all'immagine del poeta stesso e delle sue tragedie interiori. Egli è infatti escluso dalle gioie della coppia di sposi, che vagheggia da lontano cogliendone le minime sensazioni. Già dal secondo verso egli dichiara che le ore in cui essi si ritrovano in casa sono quelle in cui egli è solito rivolgere il pensiero ai suoi cari defunti (notoriamente il padre assassinato, la madre e i fratelli). È egli stesso quindi quell'"ape tardiva" che tornando all'alveare trova tutte le celle occupate. I lutti familiari gli impediscono di costruire anche per se stesso un nido capace di ripararlo dalla crudeltà del mondo esterno. In tal senso vanno dunque interpretati i costanti riferimenti agli elementi funerari ("le fosse", "l'urna") e al "nido" (le "ali", le "celle", la "Chioccetta", il "pigolio di stelle"). Distaccarsi dai propri defunti è impossibile perciò per il poeta, in quanto significherebbe per lui tradire quanto vi è e vi è stato di più sacro nella sua vita. In Pascoli e in particolare all'interno di questa lirica amore e morte si legano in un cerchio indissolubile: le immagini di morte nascondono il segreto della vita. Come avviene nell'analogia che chiude la lirica (vv. 23-24), al termine "urna" possono essere associati significati opposti e simultaneamente validi: essa è contemporaneamente il recipiente che contiene le ceneri dei morti, l'ovario del fiore dal quale germoglierà nuova vita e l'ovulo femminile umano fecondato durante la notte all'interno della casa.
Gli elementi semantici e sensoriali della poesia, posti tra loro in opposizione (luce/oscurità; rumore/ silenzio; riparo/esclusione) riconducono costantemente al rapporto complementare tra vita e morte. La tensione tra questi elementi simbolici e metafisici è fondamentale per comprendere l'intimità psicologica e personale del poeta nascosta all'interno del silenzioso e idilliaco quadro notturno.
Stilistico
Il gelsomino notturno è un inno composto di sei quartine di novenari a rima alternata (ABAB). Data l'occasione in cui fu composto esso è associabile al genere poetico tradizionale dell'epitalamio, ossia il canto celebrativo delle nozze risalente alla poesia greca e latina, sebbene il riferimento al matrimonio e all'unione tra i due sposi sia solo implicitamente contenuto nella simbologia erotica legata ai gelsomini.
Il testo si presenta come l'elenco di una serie di quadri naturali notturni apparentemente slegati tra loro. Il legame è infatti suggerito attraverso un susseguirsi di analogie che rinviano ai temi di amore e morte a cui il poeta allude. A fornire quest'impressione è soprattutto il procedimento adottato a livello ritmico. Attraverso l'utilizzo degli enjambements "viburni / le farfalle" (vv. 3-4); "si esala /l'odore" (vv. 9-10); "azzurra / va" (vv. 15-16); "s'esala / l'odore" (vv. 17-18); "i petali / un poco gualciti" (vv. 21-22), "dell'asindeto" vv.19-20, "Passa il lume su per la scala; / brilla al primo piano: s'è spento..." e soprattutto di una paratassi fondata su frasi semplici e brevissime, si viene a creare una spezzatura cadenzata che riproduce lo scorrere del tempo durante tutta la notte e una sorta di descrizione in terza persona e in presa diretta da parte del poeta (testimoniata dall'utilizzo del presente nei versi citati nell'asindeto).
Egli è perciò vicinissimo emotivamente a quanto avviene nella casa, ma essendone irrimediabilmente escluso, non può che osservarla dall'esterno. Come sempre avviene in Pascoli, vi è poi una speciale attenzione per la costruzione fonica del componimento: le immagini notturne sono accompagnate dai rumori e gli odori che vi scorrono dentro, resi attraverso l'utilizzo di allitterazioni ("s" v.6. "là sola una casa bisbiglia"; "r" v.10 "l'odore di fragole rosse": vengono riprodotti fonicamente i rumori provenienti dalla casa e la fragranza dei gelsomini) e espressioni onomatopeiche ("bisbiglia" (v. 6); "sussurra" (v. 13); "pigolio" (v. 16)).
Confronti
Anche in Il gelsomino notturno è presente la problematica pascoliana per eccellenza, ossia quella del "nido": il luogo simbolico e rifugio protettivo in cui si racchiudono gli affetti famigliari. Notoriamente la vita dell'autore fu sconvolta dall'omicidio del padre Ruggero Pascoli, avvenuta il 10 agosto 1867 per mano di ignoti. Tale avvenimento fu poi la causa della rovina politica ed economica della famiglia e alla radice di ulteriori lutti che sconvolsero tutta l'esistenza del poeta. Il trauma gli impedì quindi di costruire legami umani poiché egli avvertiva costantemente la desiderata quanto ossessiva presenza dei propri cari defunti attorno a sé. La metafora è formulata da Pascoli nella sua lirica più celebre, X agosto, in cui egli rievoca la notte dell'omicidio paterno e paragona l'uomo assassinato mentre rincasa portando bambole alle sue sorelle (Ida e Mariù) a una rondine uccisa mentre torna al nido portando nel becco il cibo per i suoi piccoli.
Il fare poetico che egli utilizza per evocare questi temi, di natura intima e autobiografica, è tuttavia costantemente legato all'utilizzo del simbolismo. Secondo la poetica che egli dichiara nel saggio Il fanciullino (1897) gli oggetti semplici e quotidiani del mondo rurale possono essere colti nel loro mistero e nella loro purezza da coloro (i poeti) che sono in grado di risvegliare all'interno del proprio animo la capacità di stupirsi e meravigliarsi tipici di un ragazzino (da qui il titolo del saggio). In Il gelsomino notturno vediamo applicata perfettamente questa logica: nessuno dei temi principali della poesia (il lutto, l'eros, il matrimonio) è esplicitamente menzionato e tuttavia attraverso figure quali l'analogia siamo capaci di ricondurre le allusioni al loro bersaglio e reindirizzare le immagini verso un senso concreto estremamente preciso. L'utilizzo di elementi simbolici accostato all'affrontare problematiche allo stesso tempo intime e metafisiche colloca Pascoli nel pieno della stagione decadente a cavallo tra Ottocento e Novecento e in continuità con i capofila di questa corrente letteraria (i poeti maledetti francesi di metà XIX secolo, ossia Baudelaire, Verlaine e Rimbaud).
Soffermandoci un attimo sull'analogia finale tra "urna" cineraria, ovario del gelsomino e ovulo femminile, cogliamo un riferimento che Pascoli fa all'Ugo Foscolo del carme Dei sepolcri:
1. All'ombra de' cipressi e dentro l'urne
2. confortate di pianto è forse il sonno
3. della morte men duro? Ove piú il Sole
4. per me alla terra non fecondi questa
5. bella d'erbe famiglia e d'animali,
(Sotto l'ombra dei cipressi e all'interno delle tombe consolate dal pianto di chi ci è caro è forse il riposo della morte meno doloroso? Nel momento in cui il sole più non renderà vividi i colori ai miei occhi di questo creato armonioso di flora e fauna)
Il carme foscoliano si apre con una serie di interrogative retoriche che introducono un legame tra le urne e le tombe, le piante che vi sorgono intorno e la fecondazione (simbolo della vita rinnovata). Il tema della lirica è quello dell'importanza della venerazione dei defunti – soprattutto degli eroi patriottici – nella costruzione di un'identità nazionale e di un futuro, associato all'armonia del mondo naturale. A distanza di un secolo, vediamo che Pascoli rielabora la tematica della venerazione dei cari estinti in una chiave che ha totalmente perso i connotati idealistici civili e nazionali che erano propri di Foscolo. Il legame con le "urne" dei propri cari è per Pascoli sì qualcosa di dolce, ma anche qualcosa che gli impedisce di stringere nuove relazioni e rinnovare se stesso e la propria condizione. L'armonia del mondo naturale, la felicità dei "gelsomini notturni" appartiene solo agli altri, è un qualcosa che egli può osservare e descrivere da vicino, di cui può emozionarsi empatizzando ma mai provare in prima persona.
Domande e Risposte
Di quale raccolta fa parte il componimento?
Il componimento fa parte de I canti di Castelvecchio, pubblicati nel 1903.
Qual è il tema principale della lirica?
Il tema principale della lirica è la descrizione di un concepimento avvenuto durante una prima notte di nozze.
Qual è la forma metrica del componimento?
Il gelsomino notturno è un inno di sei quartine in novenari
In quale occasione fu composto?
Il gelsomino notturno fu composto da Pascoli in occasione delle nozze dell'amico Gabriele Briganti.
A cosa allude il poeta nominando "la Chioccetta" (v.15)?
Pascoli utilizza il nome popolare della costellazione delle Pleiadi.
Quale figura tipicamente pascoliana è contenuta nella parola "pigolìo" (v.15)?
La figura in questione è un'espressione onomatopeica.
Fonti: libri scolastici superiori