Parafrasi, Analisi e Commento di: "Inno a Satana" di Giosuè Carducci

1) Scheda dell'Opera
2) Introduzione
3) Testo e Parafrasi puntuale
4) Parafrasi discorsiva
5) Figure Retoriche
6) Analisi e Commento
7) Confronti
8) Domande e Risposte
Scheda dell'Opera
Autore: Giosuè Carducci
Titolo dell'Opera: Poesie
Prima edizione dell'opera: 1869 sulla rivista bolognese Il popolo (ma l'inno è stato composto nel 1863)
Genere: Poesia lirica
Forma metrica: Strofette di quinari sdruccioli e piani. I versi piani rimano secondo lo schema abcb
Introduzione
"Inno a Satana" è una poesia scritta da Giosuè Carducci nel 1863 e pubblicata per la prima volta nel 1865. Questo componimento, caratterizzato da uno spirito provocatorio e polemico, rappresenta una celebrazione del progresso, della ribellione contro l'oppressione religiosa e dell'esaltazione della libertà di pensiero. Carducci, utilizzando la figura di Satana come simbolo di ribellione contro le autorità clericali e l'oscurantismo, sfida apertamente le convenzioni del suo tempo. L'Inno è quindi un'opera di rottura, un manifesto di emancipazione intellettuale e spirituale, che rispecchia le tensioni culturali e ideologiche dell'Italia post-unitaria.
Testo e Parafrasi puntuale
1. A te, de l'essere 2. Principio immenso, 3. Materia e spirito, 4. Ragione e senso; 5. Mentre ne' calici 6. Il vin scintilla 7. Sí come l'anima 8. Ne la pupilla; 9. Mentre sorridono 10. La terra e il sole 11. E si ricambiano 12. D'amor parole, 13. E corre un fremito 14. D'imene arcano 15. Da' monti e palpita 16. Fecondo il piano; 17. A te disfrenasi 18. Il verso ardito, 19. Te invoco, o Satana, 20. del convito. 21. Via l'aspersorio 22. Prete, e il tuo metro! 23. No, prete, Satana 24. Non torna in dietro! 25. Vedi: la ruggine 26. Rode a Michele 27. Il brando mistico, 28. Ed il fedele 29. Spennato arcangelo 30. Cade nel vano. 31. Ghiacciato è il fulmine 32. A Geova in mano. 33. Meteore pallide, 34. Pianeti spenti, 35. Piovono gli angeli 36. Da i firmamenti. 37. Ne la materia 38. Che mai non dorme, 39. Re de i fenomeni, 40. Re de le forme, 41. Sol vive Satana. 42. Ei tien l'impero 43. Nel lampo tremulo 44. D'un occhio nero, 45. O ver che languido 46. Sfugga e resista, 47. Od acre ed umido 48. Pròvochi, insista. 49. Brilla de' grappoli 50. Nel lieto sangue, 51. Per cui la rapida 52. Gioia non langue, 53. Che la fuggevole 54. Vita ristora, 55. Che il dolor proroga 56. Che amor ne incora. 57. Tu spiri, o Satana, 58. Nel verso mio, 59. Se dal sen rompemi 60. Sfidando il dio 61. De' rei pontefici, 62. De' re crüenti: 63. E come fulmine 64. Scuoti le menti. 65. A te, Agramainio, 66. Adone, Astarte, 67. E marmi vissero 68. E tele e carte, 69. Quando le ioniche 70. Aure serene 71. Beò la Venere 72. Anadiomene. 73. A te del Libano 74. Fremean le piante, 75. De l'alma Cipride 76. Risorto amante: 77. A te ferveano 78. Le danze e i cori, 79. A te i virginei 80. Candidi amori, 81. Tra le odorifere 82. Palme d'Idume, 83. Dove biancheggiano 84. Le ciprie spume. 85. Che val se barbaro 86. Il nazareno 87. Furor de l'agapi 88. Dal rito osceno 89. Con sacra fiaccola 90. I templi t'arse 91. E i sogni argolici 92. A terra sparse? 93. Te accolse profugo 94. Tra gli dèi lari 95. La plebe memore 96. Ne i casolari. 97. Quindi un femineo 98. Sen palpitante 99. Empiendo, fervido 100. Nume ed amante, 101. La strega pallida 102. D'eterna cura 103. Volgi a soccorrere 104. L'egra natura. 105. Tu a l'occhio immobile 106. De l'alchimista, 107. Tu de l'indocile 108. Mago a la vista, 109. Del chiostro torpido 110. Oltre i cancelli, 111. Riveli i fulgidi 112. cieli novelli. 113. A la Tebaide 114. Te ne le cose 115. Fuggendo, il monaco 116. Triste s'ascose. 117. O dal tuo tramite 118. Alma divisa, 119. Benigno è Satana; 120. Ecco Eloisa. 121. In van ti maceri 122. Ne l'aspro sacco: 123. Il verso ei mormora 124. Di Maro e Flacco 125. Tra la davidica 126. Nenia ed il pianto; 127. E, forme delfiche, 128. A te da canto, 129. Rosee ne l'orrida 130. Compagnia nera, 131. Mena Licoride, 132. Mena Glicera. 133. Ma d'altre imagini 134. D'età più bella 135. Talor si popola 136. L'insonne cella. 137. Ei, da le pagine 138. Di Livio, ardenti 139. Tribuni, consoli, 140. Turbe frementi 141. Sveglia; e fantastico 142. D'italo orgoglio 143. Te spinge, o monaco, 144. Su 'l Campidoglio 145. E voi, che il rabido 146. Rogo non strusse, 147. Voci fatidiche, 148. Wicleff ed Husse, 149. A l'aura il vigile 150. grido mandate: 151. S'innova il secolo 152. Piena è l'etade. 153. E già già tremano 154. Mitre e corone: 155. Dal chiostro brontola 156. La ribellione, 157. E pugna e prèdica 158. Sotto la stola 159. Di fra' Girolamo 160. Savonarola. 161. Gittò la tonaca 162. Martin Lutero: 163. Gitta i tuoi vincoli, 164. Uman pensiero, 165. E splendi e folgora 166. Di fiamme cinto; 167. Materia, inalzati: 168. Satana ha vinto. 169. Un bello e orribile 170. Mostro si sferra, 171. Corre gli oceani, 172. Corre la terra: 173. Corusco e fumido 174. Come i vulcani, 175. I monti supera, 176. Divora i piani; 177. Sorvola i baratri; 178. Poi si nasconde 179. Per antri incogniti, 180. Per vie profonde 181. Ed esce; e indomito 182. Di lido in lido 183. Come di turbine 184. Manda il suo grido, 185. Come di turbine 186. L'alito spande: 187. Ei passa, o popoli, 188. Satana il grande. 189. Passa benefico 190. Di loco in loco 191. Su l'infrenabile 192. Carro del foco. 193. Salute, o Satana, 194. O ribellione, 195. O forza vindice 196. De la ragione! 197. Sacri a te salgano 198. Gl'incensi e i vóti! 199. Hai vinto il Geova 200. De i sacerdoti |
1. A te, che di tutto ciò che esiste 2. Sei il principio infinito e grandissimo, 3. Che sei un'entità materiale e spirituale 4. Che sei insieme ragione e sensazione, 5. Mentre all'interno dei calici 6. La luce si riflette sfavillando sulla superficie del vino 7. Come fa l'anima dell'essere umano 8. Negli occhi, 9. Mentre qualcosa di simile a un sorriso 10. Compare sulla terra e sul sole 11. Ed essi sembrano scambiarsi 12. Dolci parole d'amore, 13. E un brivido come quello di un terremoto scende, 14. Generato dalla loro misteriosa stretta da amanti, 15. Dai monti ed esulta 16. La vallata fertile, 17. Sale verso di te senza più inibizioni 18. la mia poesia ambiziosa, 19. ti invoco, Satana, 20. Sovrano del baccanale. 21. Prete, metti via l'aspersorio e le tue formule, 22. sono inutili! 23. No, prete, Satana 24. non sarà scacciato questa volta! 25. Guarda e ammira: la ruggine 26. corrode all'arcangelo Michele 27. la sacra spada (con cui scacciò gli angeli ribelli) 28. e l'arcangelo che rimase fedele a Dio 29-30. cade nel vuoto come un uccello spennato. 31-32. Il fulmine incandescente che Geova (il Dio ebraico) teneva in mano si è ghiacciato. 33. Come stelle cadenti offuscate, 34. come pianeti senza luce 35. cadono gli angeli 36. dal cielo. 37. Nel magma formato dagli elementi 38. che scorre senza mai fermarsi, 39-41. vive solo Satana (= v. 41), re dei fenomeni naturali, re delle forme. 42. A lui appartiene il potere 43. nel bagliore tremolante 44. di un sensuale occhio nero, 45. sia che umido dal piacere 46. Fugga dallo sguardo e resista, 47. sia che pungente e languido 48. Provochi e insista nella seduzione. 49. Brilla nel vino 50-56. Rosso color del sangue, cosicché la brevissima gioia che dà sollievo alla vita che finisce rapidamente, che allontana il dolore travasando nel cuore l'amore, non si dissolve. 57. O Satana, il tuo respiro risuona 58. nei miei versi, 59. se essi mi escono fuori dal petto 60. sfidando il dio 61. dei papi malvagi 62. e dei sovrani violenti 63. e come un fulmine 64. risvegli le menti. 65-68. Per te vissero Agramainio, Adone, Astarte e in tuo onore si crearono statue, pitture e opere letterarie, 69-72. quando Venere nascendo dalle acque rese felici con la sua incantevole sensualità i cieli tranquilli della Ionia. 73-76. Per opera tua i cedri del Libano erano scossi dal vento quando Venere, la dea di Cipro, resuscitò dai morti il suo defunto amante Adone; 77-80. per te si moltiplicavano i balli e i canti esagitati, a te erano consacrati i primi amori innocenti e puri 81. tra le profumate 82. palme di Idume 83. dove si infrangono 84. le onde di Cipro. 85-88. A cosa giovò se i rozzi cristiani ammansirono il furore dei banchetti durante i quali si svolgevano i riti osceni 89. e con una fiaccola sacra 90. incendiarono i tuoi templi 91-92. e distrussero buttandole a terra le statue greche? 93-96. Il popolo, fedele ai culti antichi, ti accolse fuggiasco nelle case di campagna in mezzo agli dei protettori della casa. 97-100. Quindi agitando un seno di donna, dio ed amante appassionato, 101-104. induci la strega, serva tua dalla carnagione pallida, eternamente preoccupata di adempiere ai tuoi rituali, a venire in aiuto agli uomini malati. 105-112. Tu riveli cieli nuovi e splendenti all'alchimista con l'occhio fisso e immobile nella concentrazione sui suoi esperimenti, alla vista del mago insoddisfatto di quel semplicemente gli appare davanti agli occhi, oltre i cancelli del loro chiuso laboratorio. 113-116. Il monaco triste e spaventano si nascose a Tebaide, scappando da te che lo perseguitavi nei fenomeni naturali. 117-120. Anima divisa per mezzo di te, Satana è benevolo; ecco qui Eloisa. 121. Inutilmente ti flagelli con il cilicio 122. Sotto la ruvida tunica di sacco: 123. Satana bisbiglia nelle tue orecchie i versi 124. di Virgilio (Publio Virgilio Marone) e Orazio (Quinto Orazio Flacco) 125-132. tra la cantilena dei salmi di David e i lamenti religiosi che intoni per penitenza; e ti canta, tra le tonache nere, forme classiche del color rosa della carne, porta Liconide e Glicera. 133-136. Ma capita talvolta che la cella del monaco insonne si riempia di immagini dell'età antica, migliore di quella attuale. 137-144. Satana risveglia, dai libri di storia concitati scritti da Livio, tribuni, consoli repubblicani eloquentissimi e folle agitate in tumulto; e con la mente piena di orgoglio italico, monaco, spinge anche te con la fantasia sul Campidoglio (a tentare di restaurare la Repubblica romana). 145-152. E voi, Wycliffe e Huss, voci profetiche sul destino degli uomini, che il fuoco rabbioso non distrusse, spargete attraverso l'aria il vostro grido di risveglio; è un'epoca di rinnovamento, i tempi sono maturi. 153. E immediatamente cominciano a tremare 154. I papi con le loro mitre e le corone dei re: 155. dall'interno della chiesa, nei conventi, nasce 156. la ribellione 157. e combatte e parla al popolo 158. attraverso (sotto la stola) 159. il frate Girolamo 160. Savonarola. 161. Fu scomunicato quando rinunciò all'abito monastico (gettò la tonaca) 162. Martin Lutero, 163. Getta come lui le tue catene e sii libero, 164. pensiero dell'uomo, 165. e risplendi e fulmina chi ti opprime 166. circondato dal fuoco; 167. Tu, materia, alzati in piedi, 168. Satana ha vinto. 169-188. La macchina a vapore, come un mostro bellissimo e terribile si slancia, oltrepassa i continenti e gli oceani: fiammeggiante e fumante come i vulcani, valica le montagne, inghiotte correndo le pianure; passa sopra le voragini, poi sembra sparire in grotte segrete, in gallerie profonde; poi esce e, indomabile, come una tempesta emette un grido di tuono; come una tempesta soffia intorno a sé un vento impetuoso: sfila davanti ai vostri occhi, o popoli, il grande Satana. 189. Passa benefico 190. di luogo in luogo 191-192. su un carro di fuoco che non si può fermare. 193. Ti saluto, o Satana, 194. o ribellione, 195. o forza vendicatrice 196. della ragione. 197-200. Salgano a te i sacri incensi e i buoni propositi! Hai sconfitto il Dio che predicano i sacerdoti! |
Parafrasi discorsiva
[vv. 1-20] A te, che di tutto ciò che esiste sei il principio infinito e grandissimo, che sei un'entità materiale e spirituale che sei insieme ragione e sensazione, mentre all'interno dei calici la luce si riflette sfavillando sulla superficie del vino come fa l'anima dell'essere umano negli occhi, mentre qualcosa di simile a un sorriso compare sulla terra e sul sole ed essi sembrano scambiarsi dolci parole d'amore, e un brivido come quello di un terremoto scende, generato dalla loro misteriosa stretta da amanti, dai monti ed esulta la vallata fertile, sale verso di te senza più inibizioni la mia poesia ambiziosa, ti invoco, Satana, Sovrano del baccanale.
[vv. 21-64] Prete, metti via l'aspersorio e le tue formule, sono inutili! No, prete, Satana non sarà scacciato questa volta! Guarda e ammira: la ruggine corrode all'arcangelo Michele la sacra spada (con cui scacciò gli angeli ribelli) e l'arcangelo che rimase fedele a Dio cade nel vuoto come un uccello spennato. Il fulmine incandescente che Geova (il Dio ebraico) teneva in mano si è ghiacciato. Come stelle cadenti offuscate, come pianeti senza luce cadono gli angeli dal cielo. Nel magma formato dagli elementi che scorre senza mai fermarsi, vive solo Satana (= v. 41), re dei fenomeni naturali, re delle forme. A lui appartiene il potere nel bagliore tremolante di un sensuale occhio nero, sia che umido dal piacere fugga dallo sguardo e resista, sia che pungente e languido provochi e insista nella seduzione. Brilla nel vino rosso color del sangue, cosicché la brevissima gioia che dà sollievo alla vita che finisce rapidamente, che allontana il dolore travasando nel cuore l'amore, non si dissolve. O Satana, il tuo respiro risuona nei miei versi, se essi mi escono fuori dal petto sfidando il dio dei papi malvagi e dei sovrani violenti e come un fulmine risvegli le menti.
[vv. 65-76] Per te vissero Agramainio, Adone, Astarte e in tuo onore si crearono statue, pitture e opere letterarie, quando Venere nascendo dalle acque rese felici con la sua incantevole sensualità i cieli tranquilli della Ionia. Per opera tua i cedri del Libano erano scossi dal vento quando Venere, la dea di Cipro, resuscitò dai morti il suo defunto amante Adone; per te si moltiplicavano i balli e i canti esagitati, a te erano consacrati i primi amori innocenti e puri tra le profumate palme di Idume dove si infrangono le onde di Cipro.
[vv. 77-112] A cosa giovò se i rozzi cristiani ammansirono il furore dei banchetti durante i quali si svolgevano i riti osceni e con una fiaccola sacra incendiarono i tuoi templi e distrussero buttandole a terra le statue greche? Il popolo, fedele ai culti antichi, ti accolse fuggiasco nelle case di campagna in mezzo agli dei protettori della casa. Quindi agitando un seno di donna, dio ed amante appassionato, induci la strega, serva tua dalla carnagione pallida, eternamente preoccupata di adempiere ai tuoi rituali, a venire in aiuto agli uomini malati. Tu riveli cieli nuovi e splendenti all'alchimista con l'occhio fisso e immobile nella concentrazione sui suoi esperimenti, alla vista del mago insoddisfatto di quel semplicemente gli appare davanti agli occhi, oltre i cancelli del loro chiuso laboratorio.
[vv. 113-168] Il monaco triste e spaventato si nascose a Tebaide, scappando da te che lo perseguitavi nei fenomeni naturali. Anima divisa per mezzo di te, Satana è benevolo; ecco qui Eloisa. Inutilmente ti flagelli con il cilicio sotto la ruvida tunica di sacco: Satana bisbiglia nelle tue orecchie i versi di Virgilio (Publio Virgilio Marone) e Orazio (Quinto Orazio Flacco) tra la cantilena dei salmi di David e i lamenti religiosi che intoni per penitenza; e ti canta, tra le tonache nere, forme classiche del color rosa della carne, porta Liconide e Glicera. Ma capita talvolta che la cella del monaco insonne si riempia di immagini dell'età antica, migliore di quella attuale. Satana risveglia, dai libri di storia concitati scritti da Livio, tribuni, consoli repubblicani eloquentissimi e folle agitate in tumulto; e con la mente piena di orgoglio italico, monaco, spinge anche te con la fantasia sul Campidoglio (a tentare di restaurare la Repubblica romana). E voi, Wycliffe e Huss, voci profetiche sul destino degli uomini, che il fuoco rabbioso non distrusse, spargete attraverso l'aria il vostro grido di risveglio; è un'epoca di rinnovamento, i tempi sono maturi. E immediatamente cominciano a tremare i papi con le loro mitre e le corone dei re: dall'interno della chiesa, nei conventi, nasce la ribellione e combatte e parla al popolo attraverso (sotto la stola) il frate Girolamo Savonarola. Fu scomunicato quando rinunciò all'abito monastico (gettò la tonaca) Martin Lutero, getta come lui le tue catene e sii libero, pensiero dell'uomo, e risplendi e fulmina chi ti opprime circondato dal fuoco; tu, materia, alzati in piedi, Satana ha vinto.
[vv. 169-200] La macchina a vapore, come un mostro bellissimo e terribile si slancia, oltrepassa i continenti e gli oceani: fiammeggiante e fumante come i vulcani, valica le montagne, inghiotte correndo le pianure; passa sopra le voragini, poi sembra sparire in grotte segrete, in gallerie profonde; poi esce e, indomabile, come una tempesta emette un grido di tuono; come una tempesta soffia intorno a sé un vento impetuoso: sfila davanti ai vostri occhi, o popoli, il grande Satana. Passa benefico di luogo in luogo su un carro di fuoco che non si può fermare. Ti saluto, o Satana, o ribellione, o forza vendicatrice della ragione. Salgano a te i sacri incensi e i buoni propositi! Hai sconfitto il Dio che predicano i sacerdoti!
Figure Retoriche
Anafore: vv. 39-40, vv. 55-56, vv. 1, 17, 73, 77, 79, vv. 105-107, vv. 131-132, vv. 171-172, vv. 183, 185, vv. 187, 189: "re", "che", "a te", "Tu", "mena", "corre", "come di turbine", "passa". Le ripetizioni spesso posizionate ripetitivamente a inizio verso accentuano il tono enfatico di inno e preghiera alla divinità diabolica e sono spesso riferite ad essa.
Anadiplosi: vv. 22-23: "Prete, [...] / No, prete". La ripetizione pone enfasi sull'avversario designato dal poeta, cioè la religione.
Anastrofi: vv. 1-2, vv. 5-6, v. 12, vv. 31-32, vv. 49-50, vv. 53-54, v. 67, vv. 73-74, vv. 75-76, v. 90, vv. 93-95, vv. 107-108, vv. 109-110, vv. 138-141, vv. 149-150, v. 152, v. 166: "de l'essere / principio immenso", "ne' calici / il vin scintilla", "d'amor parole", "ghiacciato è il fulmine / a Geova in mano", "de' grappoli / nel lieto sangue", "la fuggevole / vita ristora", "e marmi vissero", "del Libano / fremean le piante", "de l'alma Cipride / risorto amante", "i templi t'arse", "te accolse [...] / la plebe", "de l'indocile / mago a la vista", "del chiostro torpido / oltre i cancelli", "ardenti / tribuni [...] sveglia", "il vigile / grido mandate", "piena è l'etate", "di fiamme cinto". la figura contribuisce a creare ritmo musicale e solenne al componimento, accentuando il suo carattere sacrale.
Antitesi: vv. 3-4, v. 169: "materia e spirito / ragione e senso". La figura riunisce nella figura di Satana le qualità umane di materia corporea e razionale; "Un bello e orribile". Riferito alla macchina a vapore e insieme a Satana, ne incarna il fascino irresistibile e malvagio.
Apostrofi: vv. 19, 57, 193, vv. 22, 23, vv. 75-76, v. 118, v. 143, vv. 147-148, v. 164, v. 167, v. 187: "o Satana", "prete", "de l'alma Cipride / risorto amante", "alma divisa", "o monaco", "voci fatidiche, Wiclef e Husse", "uman pensiero", "materia", "o popoli". Invocazioni dirette di Satana, a cui sono indirizzate le lodi o ai concetti "diabolici" da egli scatenati.
Asindeti: vv. 65-66, vv. 175-177: "Agramainio, / Adone, Astarte,". Elenco che indica figure che consacrarono, secondo il mito, la propria vita al dispotismo, la lussuria e la malvagità, concetti tradizionalmente legati alla figura di Satana dalla cristianità, "I monti supera,/ divora i piani; / sorvola i baratri;". L'elenco privo di congiunzioni sottolinea la velocità con la quale il treno attraversa gli spazi e collega i mondi.
Chiasmi: vv. 3-4, vv. 61-62, vv. 175-176: "materia e spirito / ragione e senso". Vicinanza e comunanza degli elementi in causa, che sono appunto interscambiabili nel simbolo di Satana, "De' rei pontefici, / De' re crüenti". Inversione che fa gioco di parole tra rei/re e indica la malvagità dei sovrani del mondo, "i monti supera / divora i piani". I monti e le pianure si rimpiccioliscono nell'ottica di essere sovrastati dalla macchina a vapore.
Climax: vv. 33-36: "Meteore pallide, / pianeti spenti, / piovono gli angeli / da i firmamenti.". La caduta degli angeli è descritta partendo dal basso verso l'alto nell'ordine tradizionale dei cieli (così com'è descritto anche nel Paradiso dantesco)
Endiadi: v. 157, v. 165, v. 173: "e pugna e prèdica". Sostantivi accoppiati che indicano il carattere combattivo e rivoluzionario delle prediche di Savonarola, "E splendi e fòlgora". Il pensiero umano è visto come una luce che risplende ma anche come un fulmine che distrugge chi non lo segue, "Corusco e fumido". Qualità associate all'immagine della locomotiva spaventosa che spinge.
Domanda retorica: vv. 85-92: "Che val se barbaro / il nazareno / furor de l'agapi / dal rito osceno / con sacra fiaccola / templi t'arse / e i sogni argolici / terra sparse?". Figura che introduce la storia di Satana e la sua sopravvivenza nel corso dei secoli nonostante la distruzione dei suoi simboli sempre portata avanti dai cristiani.
Iperbole: vv. 175-177: "I monti supera, / divora i piani; / sorvola i baratri;". Figura che ingigantisce il viaggio della macchina a vapore, che con la sua velocità rende piccoli oceani e continenti.
Metafore: vv. 16-17, vv. 33-34, v. 35, vv. 43-44, v. 50, vv. 169-170: "palpita / fecondo il piano". La pianura si prepara ad accogliere Satana che esce dal monte come un'amante, "meteore pallide / pianeti spenti", "piovono gli angeli". Gli angeli luminosi sono descritti, dopo la sconfitta, come corpi celesti morenti, "nel lampo tremulo / d'un occhio nero". La seduzione dell'occhio femminile è paragonata a un lampo, "lieto sangue". Il vino è paragonato al sangue che fuoriesce dai grappoli d'uva, "un bello e orribile / mostro". La macchina a vapore è un mostro allo stesso tempo bellissimo e terrificante.
Metonimia: v. 44, v. 59, v. 91, v. 104: "occhio nero". Con l'occhio ci si riferisce all'intero viso femminile, "sen". Si indica il petto e il cuore come sede delle emozioni, "segni argolici". I simboli sono usati per indicare le statue greche, "l'egra natura". La natura è menzionata per indicare l'intero corpo malato.
Parallelismi: vv. 45-48: "O ver che languido / sfugga e resista, / od acre ed umido / pròvochi, insista.". La struttura sintattica ripetuta indica l'ambivalenza della seduzione dell'occhio femminile, sia che esso sia pudico sia che esso sia provocante.
Perifrasi: vv. 2-3, vv. 39-40, vv. 75-76: "de l'essere / principio immenso", "Re de i fenomeni, / Re de le forme". Appellativi enfatici e di esaltazione rivolti alla divinità maligna, "de l'alma Cipride / risorto amante". Figura che indica Adone e in brevissimo il mito di cui è protagonista.
Personificazione: vv. 9-12, v. 136, vv. 163-164, v. 167, v. 183-186: "sorridono / la terra e il sole / e si ricambiano / d'amor parole". La terra e il sole sono descritti come due innamorati che stanno per unirsi, "insonne cella". Alla cella è associata la patologia umana dell'insonnia, "gitta i tuoi vincoli, uman pensiero". Al pensiero astratto sono collegate catene materiali, "materia, innalzati". La materia è descritta come un prigioniero o un servo invitato a liberarsi, "come di turbine / manda il suo grido / come di turbine / l'alito spande". La locomotiva ha qualità umane o animali associate alla parola e al respiro.
Poliptoti: vv. 161-163: "Gittò [...] gitta". L la figura pone un parallelismo tra Lutero e il pensiero umano: il poeta invita la razionalità a comportarsi come fece Lutero con il suo abito da monaco.
Polisindeti: vv. 67-68: "e marmi [...] / e tele e carte". L'elenco con congiunzione indica la grande copia di opere artistiche legate a Satana nei secoli.
Similitudini: vv. 6-8, vv. 63-64, vv. 173-174, vv. 183-186: "scintilla / sì come l'anima / ne la pupilla". Lo spirito di Satana è visibile nel vino come le emozioni umane traspaiono dallo sguardo, "come fulmine / scuoti le menti". L'azione di Satana sul pensiero è violenta come quella di un fulmine, "corusco e fumido / come i vulcani". Lo sbuffo della locomotiva è paragonato alle eruzioni dei vulcani, "come di turbine [...] / l'alito spande". Il rumore e il vento prodotto dalla macchina a vapore è simile a quello prodotto da un uragano o una tromba d'aria.
Sineddoche: v. 8, v. 18, vv. 67-68, v. 84, v. 86, v. 122, v. 136, v. 137, v. 154, v. 154: "pupilla". Con la pupilla si intende lo sguardo umano, "il verso", "e marmi [...] / e tele e carte". Si indicano le opere artistiche con il materiale di cui sono fatti gli oggetti su cui esse sono composte, "spume". Ci si riferisce alle onde e per estensione al mare che circonda l'isola di Cipro, "il nazareno". Con l'attributo tradizionalmente associato a Cristo si indica l'intera cristianità nel corso dei secoli, "aspro sacco". La tunica monastica è scomoda e indicata con il materiale di cui è fatta, paragonata a qualcosa che dà fastidio alla libertà, "insonne cella". La cella contiene propriamente il monaco tormentato al suo interno, che non riesce a dormire, "pagine", "mitre", "corone". Si indicano i sovrani designati con il copricapo simbolo del loro potere.
Analisi e Commento
Storico-letterario
Giosuè Carducci scrisse di getto l'Inno a Satana nel 1863, in occasione di un brindisi di nozze per un amico. Passato qualche anno, nel 1869, la poesia fu pubblicata sulla rivista bolognese Il popolo con lo pseudonimo spesso utilizzato dall'autore di Enotrio Romano. Il componimento appartiene alla fase giovanile della produzione di Carducci, in cui egli utilizzò l'esaltazione del mondo classico per adottare toni di forte polemica e invettiva contro il grigiore politico e culturale dell'Italia sua contemporanea e la Chiesa, il Papa e l'oscurantismo religioso. L'Inno a Satana è perciò un'opera molto provocatoria, dal tono ribelle e battagliero e porta i segni del profilo del giovane Carducci: laico, democratico, anticlericale, cultore della scienza e del progresso, tutti valori illuministici di materialismo e sensualità incarnati nella figura di Satana, simbolo di una nuova religiosità razionalistica e immanente, che mescola arbitrariamente diverse idee e visioni del mondo: da Savonarola, a Hus, a Lutero. Adottando in alcuni luoghi toni dissacratori se non addirittura blasfemi Carducci intende scandalizzare i borghesi e la loro mentalità, da lui considerata chiusa, ipocrita, immobilista e moralista. La polemica antireligiosa è inoltre fortemente contestualizzata nell'unificazione risorgimentale dell'Italia: la composizione dell'inno è infatti collocata tra la seconda guerra d'Indipendenza e la breccia di Porta Pia (1870), nel momento in cui l'unico territorio mancante all'agognata unità nazionale è appunto quello dello Stato Pontificio.
Carducci attacca appunto le ideologie religiose dominanti e ben espresse in quegli anni dal Sillabo di Pio IX. Gli ambienti ecclesiastici e reazionari bollavano infatti come opera di Satana tutto ciò che questo componimento descrive come aspetti positivi della vita: le gioie terrene, le bellezze della natura, la libertà di pensiero, che invece il Cristianesimo condanna senza appello, puntando piuttosto alla vita ultraterrena. Satana rappresenta la materialità (contrapposta allo "spirito"), il piacere concreto e terreno, l'ebbrezza vitale, lo spirito della modernità che ormai tutto pervade ed esalta l'intelligenza umana e la potenza creatrice della ragione. Di questa modernità, della sua velocità, della sua portata rivoluzionaria e della forza della materia, negli ultimi versi è simbolo l'immagine della locomotiva. Con il passare degli anni, tuttavia, l'autore abiurerà le sue idee giovanili, definendo addirittura quest'inno "una volgare chitarronata" e abbraccerà via via posizione sempre più moderate fino al pressoché totale accostamento all'ideologia monarchica e religiosa.
Tematico
Il componimento si apre con un incipit di tipo proemiale (vv.1-20), simile a quelli tipici dell'epica omerica o virgiliana, in cui il poeta invita la divinità ad ispirare i suoi versi. La divinità in questione è appunto quella a cui l'inno è rivolto, Satana, e dunque la sua chiamata in causa si trasforma appunto in un'invocazione qual è quella che avviene nei Sabba, le cerimonie demoniache tenute dalle streghe secondo le credenze popolari antiche, in cui venivano svolti rituali diabolici e orgiastici animati dal vino. Dedicata dunque la sua preghiera alla divinità del male, in tutto il resto del componimento Carducci sorvola l'intera storia dell'umanità associando via via tutta una serie di fenomeni di ribellione, lussuria e celebrazione del corpo e della materia simbolicamente alla figura di Satana.
Il primo punto toccato dal poeta (vv.21-64) è la biblica battaglia tra Lucifero e Dio, il cui esito è ribaltato da Carducci. Tradizionalmente infatti l'angelo ribelle viene scagliato da Geova sul fondo degli inferi, mentre nella narrazione di Carducci è Satana ad avere la meglio, ghiacciando le folgori del Signore e facendo cadere come "meteore pallide, / pianeti spenti" (vv.33-34) gli arcangeli suoi nemici. La narrazione passa poi alla mitologia greca (vv.65-84), nella quale la presenza di Satana è individuata nel mito della nascita di Venere e del suo amore per Adone, associando quindi al dio del male la gioia dell'amore e del piacere carnale, della fertilità e della sensualità. L'interrogativa retorica dei vv. 85-92 introduce una lunga sezione dell'inno in cui è trattato l'inutile tentativo della cristianità di soffocare le manifestazioni materiali di Satana, sempre legate alle qualità razionali e corporee umane. Nel Medioevo e poi nella modernità il culto del demonio è sopravvissuto, secondo Carducci, oltre che negli ambienti popolari di streghe, alchimisti e astronomi, in seno alla chiesa stessa: nei chiostri conventuali dove i monaci, oppressi dai voti di castità e povertà e soffocando i loro istinti naturali, hanno potuto incontrare gli scritti della civiltà classica, dove sensualità e materialismo erano esaltati, finendo per animare in sé uno spirito di ribellione. Vengono perciò elencate una serie di figure monastiche che con la loro opera e la loro azione hanno schiuso il pensiero umano alla modernità e al progresso, dagli amanti medievali Abelardo ed Eloisa, ai riformatori eresiarchi come Wyclif e Jan Hus sino allo scismatico Martin Lutero. Questo passaggio prelude al trionfo di Satana nell'età contemporanea che chiude il componimento (vv.169-200). Il demonio è associato alla macchina a vapore che nel secolo XIX diventa mezzo di trasporto sconvolgente, capace di collegare in maniera rapida paesi tra loro distantissimi. Descritta come un mostro "bello e orribile", appunto come Satana, essa è il simbolo del progresso e della ragione che, nonostante l'oscurantismo di secoli governati da "mitre e corone" (papi e re), è riuscito infine a trionfare e cambiare il mondo.
Sebbene l'Inno a Satana contenga elementi poi apertamente sconfessati dallo stesso autore, è possibile riconoscere al suo interno alcuni delle tematiche che sono in realtà costanti nel pensiero classicista carducciano. Razionalità, sensualità e materialismo sono caratteristiche che egli attribuisce al defunto mondo classico. È la riscoperta dei classici, avvenuta lentamente e osteggiata nell'arco del Medioevo e nei secoli dei sovrani assoluti, che ha dato infine luogo alle rivoluzioni e al progresso del secolo XIX. Ciò che egli chiama Satana è appunto l'insieme di queste qualità sempre destinate a trionfare perché insite nell'animo umano e inalienabili, sebbene i potenti e le istituzioni religiose abbiano costantemente tentato di soffocarle.
Stilistico
L'inno a Satana, come suggerito appunto dal titolo, è un inno, composizione in forma strofica che tratta di un argomento considerato elevato, sarebbe a dire politico, storico, celebrativo o religioso. Carducci sceglie come forma metrica la strofetta di quinari alternati sdruccioli e piani. I versi sdruccioli (con accento sulla terzultima sillaba) sono sciolti, mentre quelli piani (con accento sulla penultima) sono in rima tra loro, cosicché lo schema rimico generale è ABCB.
La brevità del verso quinario conferisce alla poesia un ritmo veloce e incalzante, che è molto adatto all'intento fortemente polemico. L'operazione provocatoria condotta da Carducci a livello stilistico consiste sostanzialmente nell'adottare le formule tradizionali dell'inno o della preghiera per invocare ed esaltare la divinità maligna per eccellenza. Il poeta usa infatti una serie di figure proprie della poesia religiosa, che conferiscono alla lirica un andamento solenne. Queste sono l'anastrofe "de l'essere / principio immenso" (vv. 1-2); "ne' calici / il vin scintilla" (vv. 5-6); "d'amor parole" (v. 12); "ghiacciato è il fulmine / a Geova in mano" (vv. 31-32); "de' grappoli / nel lieto sangue" (vv. 49-50); "la fuggevole / vita ristora" (vv. 53-54); "e marmi vissero" (v. 67); "del Libano / fremean le piante" (vv. 73-74); "de l'alma Cipride / risorto amante" (vv. 75-76); "i templi t'arse" (v. 90); "te accolse [...] / la plebe" (vv. 93-95); "de l'indocile / mago a la vista" (vv. 107-108); "del chiostro torpido / oltre i cancelli" (vv. 109-110); "ardenti / tribuni [...] sveglia" (vv. 138-141); "il vigile / grido mandate" (vv. 149-150); "piena è l'etate" (v. 152), l'apostrofe ("o Satana" (vv. 19, 57, 193); "prete" (vv. 22, 23); "alma divisa" (v. 118); "o monaco" (v. 143); "voci fatidiche, Wiclef e Husse" (vv. 147-148); "uman pensiero" (v. 164); "materia" (v. 167); "o popoli" (v. 187) e la perifrasi ("de l'essere / principio immenso" (vv.2-3); "Re de i fenomeni, / Re de le forme" (vv.39-40) "de l'alma Cipride / risorto amante" (vv.75-76).
Allo stesso modo, come spesso accade nelle preghiere e i canti liturgici, sono ampiamente sfruttate figure di ripetizione come l'anafora ("re" (vv. 39-40); "che" (vv. 55-56); "a te" (vv. 1, 17, 73, 77, 79); "Tu" (vv.105-107) "mena" (vv. 131-132); "corre" (vv. 171-172); "come di turbine" (vv. 183, 185); "passa" (vv. 187, 189), l'anadiplosi ("Prete, [...] / No, prete" (vv.22-23) e il poliptoto ("Gittò [...] gitta" (vv.161-163). L'insieme di questi artifici retorici crea pathos intorno alla figura evocata e onnipresente del diavolo, conferendo all'inno l'andamento cantilenante tipico dei rituali religiosi arcani e oscuri.
Carducci sceglie un lessico sempre aulico ed elevato, che ben si accosta alle tematiche alte tipiche dell'inno. La stessa scelta è effettuata a livello sintattico, in cui il periodare, ricalcato su quello della poesia classica è sempre ipotattico e perciò costituito di lunghe frasi inframezzate da ricche subordinate e incisi, che riequilibrano la forma metrica generale, improntata invece sulla rapidità e la brevità delle strofe.
Confronti
L'inno a Satana rappresenta la figura che Carducci designò in se stesso nell'età giovanile, poi abbandonata definitivamente per posizioni molto più moderate, sia in campo politico che letterario. Vediamo un esempio di tale mutamento in alcuni versi di Comune rustico:
8. Erra tra i vostri rami il pensier mio
9. sognando l'ombre d'un tempo che fu.
10. Non paure di morti ed in congreghe
11. diavoli goffi con bizzarre streghe,
12. ma del comun la rustica virtù
13. accampata a l'opaca ampia frescura
14. veggo ne la stagion de la pastura
15. dopo la messa il giorno de la festa.
La maturità dell'autore vede un abbandono deciso delle tematiche diaboliche e rivoluzionarie legate al romanticismo e un'idealizzazione della civiltà medievale (che nell'Inno a Satana è quella dell'oscurantismo di re e papi crudeli). La lode del progresso e della velocità della macchina a vapore è appunto completamente ribaltata in componimenti tardivi come Il bove:
9. Da la larga narice umida e nera
10. Fuma il tuo spirto, e come un inno lieto
11. Il mugghio nel sereno aer si perde;
Come la locomotiva, anche il bove esala fumo dalle narici, ma il suo è l'andamento possente, lento, solenne e rassicurante del mondo rurale, opposto appunto alla fretta e la mostruosità del mondo cittadino e moderno incarnato da Satana e la macchina a vapore "bella e orribile".
La figura di Satana, come d'altronde testimonia anche la rassegna posta in campo in questo stesso componimento, è patrimonio dell'intera letteratura europea sin dagli albori della cristianità. Impossibile non menzionare qui la figura di Lucifero nell'Inferno dantesco: l'arcangelo caduto è posizionato da Dante sul fondo dell'inferno e descritto come un enorme mostro con tre teste e gigantesche ali di pipistrello che ghiacciano il lago di Cocito dove scontano la loro pena i traditori. Nella bocca del Re degli Inferi sono maciullati per l'eternità i tre grandi traditori della storia: Bruto, Cassio e Giuda. La pena per la ribellione a Dio viene descritta nel grande poema inglese Paradiso perduto di John Milton, il cui protagonista è appunto Satana, simbolo di rivolta titanica contro tutti i poteri, al quale è messa in bocca la celeberrima frase "meglio regnare all'Inferno che servire in Paradiso". Nell'età romantica la figura di Satana come simbolo di razionalità e liberazione dall'oscurantismo fu resa celebre dal Faust di Goethe, il cui eroe vende l'anima a Mefistofele, il diavolo, in cambio della conoscenza dell'intero universo. Sulla scia di quest'opera vi furono poi recuperi della figura di Satana come simbolo di liberazione sessuale, politica e spirituale analoghi a quelli carducciani da parte dei cosiddetti poeti maledetti francesi (Baudelaire, Rimbaud, Verlaine) e in Italia da autori come Iginio Tarchetti o Arrigo Boito, che fecero parte del movimento della Scapigliatura, al quale Carducci viene spesso accostato in questo periodo della sua produzione.
Domande e Risposte
Dove fu pubblicato l'Inno a Satana?
L'Inno a Satana fu pubblicato sulla rivista Il popolo nel 1869.
Qual è il tema principale del componimento?
Il tema principale del componimento è l'esaltazione di ribellione, sensualità e progresso incarnati nella figura di Satana.
Qual è la forma metrica del componimento?
L'Inno a Satana è un inno in strofette (quartine) di quinari sdruccioli e piani con schema rimico ABCB.
In quale occasione fu composto?
La poesia fu scritta di getto per un brindisi a un matrimonio di un amico di Carducci nel 1863.
Chi sono i bersagli polemici principali di Carducci?
I bersagli principali di Carducci sono sovrani e papi, accusati di oscurantismo e dispotismo.
Qual è il simbolo diabolico del progresso che la poesia celebra?
Il simbolo del progresso celebrato è la macchina a vapore.
Fonti: libri scolastici superiori