Parafrasi, Analisi e Commento di: "La Madre" di Giuseppe Ungaretti


Immagine Giuseppe Ungaretti
1) Scheda dell'Opera
2) Introduzione
3) Testo e Parafrasi puntuale
4) Parafrasi discorsiva
5) Figure Retoriche
6) Analisi e Commento
7) Confronti
8) Domande e Risposte

Scheda dell'Opera


Autore: Giuseppe Ungaretti
Titolo dell'Opera: Sentimento del tempo
Edizioni dell'opera: 1933
Genere: Poesia lirica
Forma metrica: Endecasillabi e settenari



Introduzione


La poesia La madre di Giuseppe Ungaretti è un'intensa riflessione sull'amore materno, composta nel 1930 e inclusa nella raccolta Sentimento del tempo. In questi versi, Ungaretti rende omaggio alla figura della madre, evocando una preghiera che supera il piano terreno e si proietta in una dimensione spirituale. Il poeta si rivolge alla madre come a una presenza sacra e inaccessibile, carica di amore e di protezione, e immagina un incontro con lei nell'aldilà, dove finalmente potranno condividere la pace e l'eternità. La poesia si sviluppa con un tono intimo e accorato, caratterizzato da un linguaggio semplice e profondamente evocativo, che riesce a trasmettere la commozione e il legame indissolubile tra madre e figlio.


Testo e Parafrasi puntuale


1. E il cuore quando d'un ultimo battito
2. avrà fatto cadere il muro d'ombra,
3. per condurmi, Madre, sino al Signore,
4. come una volta mi darai la mano.

5. In ginocchio, decisa
6. sarai una statua davanti all'Eterno,
7. come già ti vedeva
8. quando eri ancora in vita.

9. Alzerai tremante le vecchie braccia,
10. come quando spirasti
11. dicendo: Mio Dio, eccomi.

12. E solo quando m'avrà perdonato,
13. ti verrà desiderio di guardarmi.

14. Ricorderai d'avermi atteso tanto,
15. e avrai negli occhi un rapido sospiro.
1. E quando il mio cuore con il suo ultimo battito
2. avrà fatto cadere il muro misterioso della morte
3. per condurmi, o madre, al cospetto del Signore,
4. tu mi darai la mano come al tempo dell'infanzia.

5. In ginocchio, decisa,
6. tu resterai immobile come una statua ad attendere il giudizio dell'Eterno,
7. nello stesso atteggiamento in cui Dio ti poteva vedere
8. quando eri ancora in vita.

9. Solleverai le tue braccia anziane tremanti,
10. come quando moristi
11. dicendo: "Eccomi, mio Dio".

12. E solo quando (Dio) m'avrà perdonato,
13. ti verrà il desiderio di guardarmi.

14. Ti ricorderai di avermi atteso a lungo,
15. e avrai negli occhi un sospiro di serenità.



Parafrasi discorsiva


E quando il mio cuore con l'ultimo colpo sferrato dal suo battito avrà finalmente abbattuto il muro che vela ai nostri occhi il mistero della morte per condurmi, o madre, al cospetto del Signore, tu mi darai la mano come facevi quando ero solo un bambino.

In ginocchio, decisa, tu pregherai immobile come una statua ad attendere il giudizio dell'Eterno, nello stesso atteggiamento in cui Dio ti poteva vedere quando eri ancora in vita.

Solleverai le tue braccia anziane tremanti, come hai fatto nel momento della tua morte dicendo: "Eccomi, mio Dio".

E solo quando (Dio) mi avrà perdonato, ti verrà il desiderio e avrai il coraggio di guardarmi nuovamente in viso.

Ti ricorderai di avermi atteso a lungo, e avrai negli occhi un sospiro di serenità e sollievo.


Figure Retoriche


Allitterazioni: Della "r": (lungo tutto il componimento) richiama il ritmo lento del respiro, della serenità negli ultimi anni della vita e della morte, come espresso nell'ultimo verso.

Analogie: vv. 1-2: "E il cuore quando d'un ultimo battito / avrà fatto cadere il muro d'ombra". Viene evocata l'immagine del battito del cuore come quella di una palla demolitrice che abbatte un muro, al di là del quale si trova il regno dei morti.

Anastrofi: v. 1-2, v. 4: "E il cuore quando d'un ultimo battito/ avrà fatto cadere il muro d'ombra", "come una volta mi darai la mano". Inversioni ritmiche che creano clima poetico e quasi solenne, per l'introduzione alla scena descritta.

Antonomasia: v. 3, v. 6: "Signore", "Eterno". Appellativi con i quali ci si riferisce a Dio e i suoi attributi.

Apostrofi: v. 3, v. 11: "Madre". La poesia è formalmente rivolta alla madre del poeta, alla quale egli si rivolge dandole del tu, "Mio Dio". La madre si rivolge, grazie alla sua fede profonda, direttamente a Dio nel momento della morte.

Enjambements: vv. 1-2, vv. 5-6, vv. 7-8, vv. 10-11: "battito / avrà", "decisa / sarai", "vedevo / quando", "morte / dicendo". Interruzioni ritmiche che danno alla poesia andamento cadenzato e solenne.

Metafore: v. 6: "sarai una statua davanti all'Eterno". La preghiera della madre dinnanzi a Dio ricorda l'immagine sacra della Madonna.

Metonimia: v. 9: "le vecchie braccia". L'aggettivo riferito alle braccia ci dà informazioni sull'età della madre nel momento della morte.

Personificazione: vv. 1-2: "E il cuore quando d'un ultimo battito / avrà fatto cadere il muro d'ombra". Il cuore è descritto come un essere pensante che conduce il poeta al suo destino.

Prosopopea: v. 11: "Mio Dio, eccomi". Il poeta utilizza il discorso diretto per riportare le ultime parole pronunciate dalla madre, in sua presenza, prima di morire.

Similitudini: v. 4, vv. 7-8, vv. 10-11: "come una volta mi darai la mano.", "come già ti vedeva / quando eri ancora in vita", "come quando spirasti / dicendo". Le tre figure ripercorrono i tre momenti vissuti insieme da madre e poeta (infanzia, età adulta, morte della madre).

Sinestesia: v. 15: "e avrai negli occhi un rapido sospiro". Fusione delle immagini visive e sonore, con gli occhi che sembrano sospirare nel loro essere sollevati dal giudizio divino positivo sul figlio.


Analisi e Commento


Storico-letterario

Ungaretti scrisse il componimento nel 1930, a quattro anni dalla morte della madre Maria Lunardini, figura a cui era molto legato dato che era stata lei, grazie a una vita di sacrifici, ad averlo cresciuto e avergli permesso di frequentare la prestigiosa università di Alessandria d'Egitto, città in cui il poeta era nato, per poi intraprendere la carriera poetica. Il poeta aveva infatti perso il padre, ammalatosi e deceduto durante la costruzione del canale di Suez, in tenera età. La madre fu scritta due anni dopo la conversione del poeta e il suo ritorno alla fede cristiana.

La lirica si trova nella raccolta Sentimento del tempo, che raccoglie i componimenti redatti nel corso degli anni '20, pubblicata nel 1933. Il libro presenta al suo interno una forte nota paesaggistica, soprattutto su Roma e il Lazio, che sostituiscono gli scenari parigini e di guerra trincea che animano l'altra grande raccolta ungarettiana, L'allegria, in cui confluisce tutta la produzione giovanile ma che viene pubblicata nella sua forma completa appena due anni prima rispetto a Sentimento del tempo. Il tema della guerra lascia quindi spazio a riflessioni di carattere più generale sullo scorrere del tempo, sull'attesa della morte, sulla solitudine dell'uomo di fronte al dolore, problematiche già del resto trattate nella produzione precedente ma che qui acquistano un tono più intimo e esistenziale. Dal punto di vista metrico, il poeta ritorna al verso strutturato e alla sintassi tradizionale – dopo l'esperienza di sperimentazione dell'altra raccolta, dove trovavano spazio una estrema frammentazione della parola e la totale assenza di punteggiatura.

In La madre Ungaretti immagina il momento in cui, dopo che il suo cuore avrà smesso di battere facendo cadere l'ostacolo terreno (muro d'ombra) che impedisce agli esseri umani di vedere l'aldilà, egli si ritroverà al cospetto del Signore e ad accompagnarlo e pregare per la sua salvezza ritroverà la figura femminile con la quale è cresciuto e che è per lui simbolo di ritrovato senso religioso.

Tematico

Il componimento si apre con un'analogia molto profonda che ci spiega la concezione che Ungaretti ha della vita, il suo "Sentimento del tempo". Il battito del cuore, e dunque la durata della vita stessa, è descritto come una lunga e incessante opera di abbattimento del "muro d'ombra" (v.2) che copre agli esseri umani l'aspetto e il significato della morte. Quando il muro finalmente cadrà egli, si immagina, rivedrà la madre che gli darà la mano come al tempo dell'infanzia.

Evocando il percorso verso il giudizio di Dio, Ungaretti evoca il ricordo, attraverso l'utilizzo delle similitudini che chiudono le prime tre strofe, dei momenti condivisi con la madre. Il primo è appunto quello del viaggio mano della mano; il secondo è la figura femminile che, come fosse una statua sacra della Madonna, in attesa del giudizio divino verso l'amato figlio, si inginocchia in preghiera ad intercedere per lui presso il Signore, mantenendo lo stesso atteggiamento che aveva quando era ancora in vita e si raccoglieva in preghiera. In un ultimo slancio, essa innalza le mani al cielo, come aveva fatto nel momento appena precedente alla sua morte, sotto gli occhi del poeta, avanzando a braccia aperte verso il suo posto nei cieli. Infine, come vediamo nelle ultime due strofe, essa si volterà a guardarlo e potrà tirare un respiro di sollievo ed estrema serenità e pace solo quando sarà sicura di aver garantito al suo pargoletto il perdono divino. La donna mostra un atteggiamento profondamente cristiano sia perché accetta serenamente la propria morte, sia perché prega per intercedere per il figlio.

È evidente in questo componimento il sentito cammino di conversione compiuto da Ungaretti e il suo profondo sentimento cristiano, che egli accomuna all'accompagnamento costante, in vita e in morte, della donna che lo aveva ispirato con la sua fede inossidabile. Nella poesia La madre la morte è vista come un evento positivo, il momento in cui si può finalmente vedere la verità attraverso la luce divina e si possono ritrovare le persone care.

Stilistico

La madre è composta di endecasillabi e settenari sciolti, ossia privi di rima, liberamente alternati, divisi in due quartine iniziali e due distici in chiusura, con una terzina nel mezzo a far da collante tra la prima e la seconda parte del componimento. La lunghezza delle strofe è quindi gradualmente ridotta da Ungaretti a simboleggiare il tempo e la lunghezza del cammino verso la fede, la morte e la salvezza che giunge lentamente e solennemente a conclusione.

È questa una delle problematiche costanti di Sentimento del tempo, in cui cambia la stessa impostazione metrica e stilistica delle liriche rispetto a quelle dell'Allegria. Esse non sono più il frutto di illuminazioni improvvise, ma il risultato di una riflessione più profonda e maturata nel corso dello scorrere della vita e del tempo che porta a una ricerca del senso stesso dell'esistenza, nascosto dietro il muro d'ombra (v. 2) costituito dalle effimere apparenze del mondo. Il concetto è inoltre sottolineato anche a livello fonico, grazie a una lunga allitterazione della lettera -r- che percorre l'intera lirica. Ciò richiama il ritmo lento del respiro, lo scorrere in serenità degli ultimi anni della vita e infine il desiderato arrivo della morte, come espresso nell'ultimo verso.

Dal punto di vista sintattico vediamo perciò un ritorno da parte di Ungaretti a forme di poesia più tradizionale rispetto alla sua produzione precedente (ad esempio la famosa poesia Mattino era composta dai soli due versi "M'illumino / d'immenso"). La punteggiatura – di cui Ungaretti aveva fatto a meno nelle poesie sulla Prima Guerra Mondiale – torna a essere utilizzata dal poeta e il periodare, comunque di tipo paratattico e molto semplice, coincide di fatto con la suddivisione delle strofe. Esso è spesso interrotto da virgole, punti e enjambement regolari (vv. 1-2 "battito / avrà", vv. 5-6 "decisa / sarai", vv. 7-8 "vedevo / quando", vv. 10-11: "morte / dicendo") la cui alternanza conferisce al componimento un andamento lento e solenne, qual è quello appropriato nel descrivere il viaggio verso la presenza e il giudizio di Dio di cui il componimento tratta tanto letteralmente quanto a livello metaforico.


Confronti


A seguito della conversione, il pensiero del poeta in Sentimento del tempo subisce un'evoluzione che lo porta a sviluppare con profondità differente problematiche che erano state da lui già parzialmente esplorate all'interno della raccolta L'allegria. Vediamo ad esempio i versi finali di Sono una creatura:

9. Come questa pietra
10. è il mio pianto
11. che non si vede

12. La morte
13. si sconta
14. vivendo

La poesia è scritta da Ungaretti nel 1916, mentre egli si trova in trincea sul fronte di guerra del Carso durante il primo conflitto mondiale. Egli paragona il suo essere "una creatura" – concetto di natura religiosa e riferito al Cantico delle creature di San Francesco d'Assisi – alla durezza "inanimata" della pietra di montagna. Negli ultimi versi vediamo che egli considera la vita come una pena che si sconta nel tempo che conduce alla morte, la quale rappresenta una liberazione dai dolori dell'esistenza. In La madre vediamo espresso un concetto analogo, che però porta a una concezione totalmente differente: la vita (il battito del cuore) è un percorso che porta pian piano ad abbattere il "muro d'ombra" e la morte diventa quindi un evento che porta pace e serenità. Le miserie della vita sono solo disgrazie apparenti che scompaiono nel momento in cui ci si trova di fronte alla verità divina. La riconciliazione con Dio è realizzata attraverso un viaggio nell'aldilà, tema presente in letteratura da tempo immemorabile (già dall'Odissea di Omero e poi nell'Eneide di Virgilio), verso l'incontro con Dio, mediato dall'intercessione di una donna-angelo, come avveniva già per Dante, accompagnato da Beatrice nell'ultima tappa del suo viaggio tra i regni ultraterreni nel Paradiso all'interno della Divina Commedia.

Infine, è necessario menzionare altri due illustri contemporanei del poeta che dedicarono dei componimenti alla madre nel momento della sua morte, come fece Ungaretti. Si tratta di Eugenio Montale, che onora la donna illustrandone anch'egli il senso religioso e la pietà nei versi che chiudono il componimento ("solo questo ti pone nell'eliso / folto d'anime e voci in cui tu vivi; / e la domanda che tu lasci è anch'essa / un gesto tuo, all'ombra delle croci."), e Salvatore Quasimodo, che associa, come Ungaretti, il "Sentimento del tempo" alla figura materna:

Quel sorriso m'ha salvato da pianti e da dolori.
E non importa se ora ho qualche lacrima per te,
per tutti quelli che come te aspettano,
e non sanno che cosa. Ah, gentile morte,
non toccare l'orologio in cucina che batte sopra il muro
tutta la mia infanzia è passata sullo smalto
del suo quadrante, su quei fiori dipinti:
non toccare le mani, il cuore dei vecchi.
Ma forse qualcuno risponde? O morte di pietà,
morte di pudore. Addio, cara, addio, mia dolcissima mater.


Domande e Risposte


In quale raccolta compare la poesia La madre?
La madre fa parte di Sentimento del tempo (1933).

Qual è il tema principale del componimento?
Il tema del componimento è la figura della madre del poeta associata alla sua conversione religiosa.

Qual è la forma metrica della lirica?
La madre è composta di due quartine, una terzina e due distici finali in endecasillabi e settenari alternati.

In quale città vissero insieme Ungaretti e la madre?
Ungaretti nacque e crebbe orfano di padre ad Alessandria d'Egitto.

Che cosa divide la vita e la morte secondo Ungaretti?
La vita e la morte sono separate da un "muro d'ombra" secondo il poeta.

Quale avvenimento influenza profondamente questa lirica e Sentimento del tempo?
L'avvenimento che influenza il pensiero del poeta in questa raccolta è la conversione cristiana.

Fonti: libri scolastici superiori

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