Parafrasi, Analisi e Commento di: "Meriggiare pallido e assorto" di Eugenio Montale


Immagine Eugenio Montale
1) Scheda dell'Opera
2) Introduzione
3) Testo e Parafrasi puntuale
4) Parafrasi discorsiva
5) Figure Retoriche
6) Analisi e Commento
7) Confronti
8) Domande e Risposte

Scheda dell'Opera


Autore: Eugenio Montale
Titolo dell'Opera: Ossi di seppia
Prima edizione dell'opera: 1925 (ma la poesia è stata composta probabilmente nel 1916)
Genere: Poesia lirica
Forma metrica: Tre quartine e una strofa di cinque versi. Si alternano novenari, decasillabi ed endecasillabi. Parole in rima: "assorto-orto", "sterpi-serpi", "veccia-intreccia(no)"-verso ipermetro, "formiche-biche", "palpitare-mare", "scricchi-picchi". Consonanze: "abbaglia-meraviglia-travaglio-muraglia-bottiglia".



Introduzione


"Meriggiare pallido e assorto" è una delle poesie più celebri di Eugenio Montale, inclusa nella sua prima raccolta poetica, Ossi di seppia (1925). In questa poesia, Montale cattura il senso di inquietudine esistenziale e la distanza tra l'uomo e il mondo che lo circonda, attraverso l'immagine di un paesaggio aspro e soleggiato, tipico della Liguria. Il verbo "meriggiare", che richiama il riposo durante le ore calde del pomeriggio, si intreccia con riflessioni sul senso di isolamento e sullo scorrere inesorabile del tempo. Il linguaggio scarno e preciso, unitamente alle immagini naturali, evoca un'atmosfera di solitudine e riflessione, tipica della poetica montaliana.


Testo e Parafrasi puntuale


1. Meriggiare pallido e assorto
2. presso un rovente muro d'orto,
3. ascoltare tra i pruni e gli sterpi
4. schiocchi di merli, frusci di serpi.

5. Nelle crepe del suolo o su la veccia
6. spiar le file di rosse formiche
7. ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano
8. a sommo di minuscole biche.

9. Osservare tra frondi il palpitare
10. lontano di scaglie di mare
11. mentre si levano tremuli scricchi
12. di cicale dai calvi picchi.

13. E andando nel sole che abbaglia
14. sentire con triste meraviglia
15. com'è tutta la vita e il suo travaglio
16. in questo seguitare una muraglia
17. che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
1. Passare il pomeriggio ("meriggiare"), con il viso pallido (per il caldo e la luce del sole) e riflessivo,
2. vicino a un recinto di un giardino arroventato dal sole,
3. ascoltare tra i rovi e le sterpaglie
4. Il canto rumoroso dei merli, il fruscio dei serpenti che strisciano.

5. Nelle crepe del terreno o sulla pianta della veccia
6. Sporgersi a osservare le file di formiche rosse,
7. che in un attimo si dividono e si sparpagliano e appena dopo si riuniscono,
8. in cima ai piccolissimi mucchietti di terra dei formicai.

9. Guardare attentamente tra i rami il movimento regolare
10. in lontananza delle onde che si accavallano,
11. mentre si alzano tremolanti friniti
12. di cicale dalle alture prive di vegetazione.

13. E procedendo verso il sole che abbaglia la vista,
14. percepire con uno stupore malinconico
15. Come davvero la vita intera e la sua sofferenza,
16. Siano come un cammino attraverso una lunga muraglia
17. che ha in cima cocci di vetro taglienti di una bottiglia rotta.



Parafrasi discorsiva


Passare il pomeriggio ("meriggiare"), con il viso pallido (per il caldo e la luce del sole) e riflessivo, vicino a un recinto di un giardino arroventato dal sole, ascoltare tra i rovi e le sterpaglie il canto rumoroso dei merli, il fruscio dei serpenti che strisciano.

Nelle crepe del terreno o sulla pianta della veccia sporgersi a osservare le file di formiche rosse, che in un attimo si dividono e si sparpagliano e appena dopo si riuniscono, in cima ai piccolissimi mucchietti di terra dei formicai.

Guardare attentamente tra i rami il movimento regolare in lontananza delle onde che si accavallano, mentre si alzano tremolanti friniti di cicale dalle alture prive di vegetazione.

E procedendo verso il sole che abbaglia la vista, percepire con uno stupore malinconico come davvero la vita intera e la sua sofferenza, siano come un cammino attraverso una lunga muraglia che ha in cima cocci di vetro taglienti di una bottiglia rotta.


Figure Retoriche


Allitterazioni: Della "r": "pResso", "tRa i pRuni", "meRli", "fRusci", "cRepi", "intRecciano", "fRondi", "scRicchi", "spiaR le file di Rosse foRmiche/ ch'oRa si Rompono ed oRa si intRecciano". Del gruppo "tr": "menTRe", "TRemuli", "TRiste", "Travaglio". Della "c": "sCriCChi di CiCale dai Calvi piCChi". Di "c" e "z": "Che ha in Cima CoCCi aguZZi", di "s" e "sc": "<em>SchioCChi di merli, fruSCi di Serpi".
L'intero componimento presenta una profonda strutturazione fonica su consonanti aspre e dure che accentuano i suoni secchi del paesaggio e del significato della poesia espresso poi esplicitamente nell'ultima strofa.

Analogie: vv. 9-10, vv. 11-12: "il palpitare / lontano di scaglie di mare". L'andirivieni della marea è paragonato al battito di un cuore e l'intero mare sotto il sole cocente a un animale con carapace, come potrebbe essere una tartaruga o un crostaceo. "si levano tremuli scricchi / di cicale dai calvi picchi". I picchi delle alture prive di vegetazione sono paragonati a teste calve.

Climax: v. 5, v. 8, v. 12, v. 16: "crepe del suolo", "minuscole biche", "calvi picchi", "muraglia": la poesia fa partire la sua descrizione dal di sotto del livello del terreno e man mano innalza la sua prospettiva sino ad arrivare alla cima della muraglia finale.

Enjambements: vv. 9-10, vv. 10-11: "palpitare / lontano di scaglie di mare", "scricchi / di cicale". La figura isola le parole caricandole di pathos.

Epifrasi: vv. 13-17: "E andando nel sole che abbaglia / sentire con triste meraviglia / com'è tutta la vita e il suo travaglio / in questo seguitare una muraglia / che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.".
L'ultima strofa rompe stilisticamente con il resto del componimento (ha un verso in più ed è introdotta dal gerundio) per isolare e valorizzare il giudizio finale che riassume il senso dell'intero componimento.

Iperbato: vv. 15-16: "com'è tutta la vita e il suo travaglio / in questo seguitare una muraglia". Inversione sintattica che crea rallentamento sulla metafora finale portando a isolarne il significato e farvi riflettere sopra il lettore.

Metafore: vv. 15-17: "com'è tutta la vita e il suo travaglio / in questo seguitare una muraglia / che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.". L'asprezza della vita è accostata, attraverso l'utilizzo della tecnica del correlativo oggettivo, a un cammino sulla cima di una muraglia piena di vetri rotti.

Onomatopea: v. 4, v. 4, v. 11: "schiocchi", "fruscii", "scricchi". I termini riproducono i suoni prodotti dagli animali della riviera ligure (uccelli, serpenti e cicale).

Ossimori: v. 13: "triste meraviglia". Il paesaggio suscita nel poeta la metafora finale, che è una rivelazione stupefacente ma allo stesso tempo malinconica.

Parallelismi: v. 7: "ch'ora si rompono e ora s'intrecciano". La figura riassume il movimento della fila di formiche rosse che si disfa e si riallinea continuamente.

Sineddoche: v. 13: "e andando nel sole", (il tutto x la parte) propriamente il cammino non è verso il sole ma verso la luce prodotta dal suo raggio che illumina il terreno.

Sinestesia: vv. 9-10: "palpitare / lontano di scaglie di mare". Il mare e la marea vengono descritti accostando il rumore che essi producono e il loro aspetto visivo.


Analisi e Commento


Storico-letterario

Meriggiare pallido e assorto è una delle prime poesie a essere state composte da Eugenio Montale, probabilmente nel 1916, e compare all'interno della raccolta Ossi di seppia (1925), più precisamente nella sezione "Ossi brevi". La lirica ha il valore emblematico di introdurre il tema-chiave dell'intera raccolta, ossia l'estate infiammata che rende tutto arido e secco.

Ossi di seppia è la prima raccolta in versi di Montale ed è estremamente importante all'interno della tradizione letteraria italiana a causa della sua originalità e del suo carattere di collegamento e rinnovamento di temi e forme tradizionali. Si tratta a tutti gli effetti di un rovesciamento parodico dell'Alcyone dannunziano, raccolta in cui il poeta abruzzese descrive il viaggio "panico" (= di fusione erotica e emotiva dell'uomo con la natura) di un'estate idilliaca. Anche quello di Montale è il diario di un'estate, ma dominato dal tema del "male di vivere". Il titolo delle raccolta infatti allude agli scheletri delle seppie, "inutili macerie" di una vita che fu che galleggiano e sono trascinate a riva dalla corrente, perché "rifiutate" dal mare, che, peraltro, è il principale protagonista della raccolta.

Meriggiare pallido e assorto, come suggerisce lo stesso titolo, racconta il pomeriggio di una calda e assolata giornata estiva, in cui tutto sembra essere sospeso in un momento di immobilità. La calura e la luce accecante rendono la vita statica e tutto ciò che si muove lo fa molto lentamente e a fatica. Il paesaggio ligure delle Cinque Terre, arido e scarno, è quello descritto in tutta la raccolta: nonostante i numerosi echi verbali di D'Annunzio, siamo lontanissimi dal panismo. Lo stesso D'Annunzio è autore della poesia Meriggio in Alcyone, ma il caldo era in quel caso il tramite privilegiato per raggiungere l'estasi panica, (il poeta afferma infatti enfaticamente "il mio nome è meriggio"). In Meriggiare pallido e assorto la luce fortissima e abbagliante del sole è appunto ciò che non permette di vedere nulla.

Tematico

Dal punto di vista contenutistico Meriggiare pallido e assorto segue una progressione fondata sui predicati in infinito che reggono le varie strofe sino allo scioglimento finale. A parte il primo ("meriggiare"), che compare nel titolo e nel primo verso a indicare il contesto significante in cui la poesia è ambientata, gli altri verbi sono collegati al campo semantico delle sensazioni (ascoltare-spiare-osservare-sentire), seguendo uno schema che va man mano a creare una corrispondenza tra il paesaggio percepito, ossia ascoltato e osservato, e quello interno del poeta, propriamente "sentito" internamente. L'ultima strofa ha quindi funzione di epifrasi, in quanto, grazie all'utilizzo della tecnica del correlativo oggettivo (il descrivere metaforicamente un concetto astratto attraverso un'immagine reale e concreta), esplicita il significato dell'intera lirica e paragona il tempo della vita (il "seguitare", v. 16) a un percorso sulla cima di una muraglia cosparsa di vetri rotti.

L'aridità della natura è dunque l'emblema di una condizione esistenziale di prigionia, solitudine e abbandono, di assenza di ogni slancio vitale. La vita umana è simile a quella delle formiche rosse che il poeta "spia" mentre si muovono incessantemente in fila e poi disperse senza meta. Il paesaggio (simboleggiato dal "muro d'orto" e poi dalla "muraglia") è chiuso, non comunica con l'uomo e non è fatto per l'uomo, è solo un tramite verso qualcosa di indefinito, che dovrebbe essere in grado di rompere la monotonia della vita quotidiana ma che tuttavia rimane sempre misterioso e insondabile, incapace di offrire risposte soddisfacenti. Il travaglio della vita resta, in definitiva, indecifrabile (l'uso del verbo "spiar" al v. 6, ad esempio, indica la ricerca di un segreto). La verità, essenza metafisica delle cose, è metaforicamente collocata nelle "scaglie di mare": si trova perciò letteralmente al di là dell'ostacolo, della "muraglia" (emblema della limitatezza della condizione umana) sovrastata dai "cocci aguzzi di bottiglia" (emblemi dei dolori e delle sofferenze della vita).

Il muro su cui si ritorna ben due volte nel corso della breve poesia è perciò simbolo di qualcosa di concreto ed è l'unica cosa di cui si può davvero parlare: ciò significa che la parola poetica non è in grado di raggiungere la dimensione metafisica, di cui gli oggetti descritti in modo realistico costituiscono appunto il "correlativo oggettivo", anche se continua incessantemente a cercarla. Vi sono evidenti corrispondenze tra la descrizione realistica delle prime strofe e quella metaforica dell'ultima: la "muraglia" del penultimo verso riprende il "rovente muro d'orto" del secondo, in posizione quasi simmetrica, i "cocci aguzzi di bottiglia" (v. 17) sono i "pruni" (v. 3) spinosi.

Stilistico

Meriggiare pallido e assorto si compone di tre quartine e un pentastico (una strofa di cinque versi). All'interno del componimento si alternano novenari, decasillabi ed endecasillabi: le quartine seguono lo schema rimico AABB CDCD EEFF in cui le parole in rima sono "assorto-orto"; "sterpi-serpi"; "veccia-intreccia(no)" (verso 7 ipermetro); "formiche-biche"; "palpitare-mare"; "scricchi-picchi", mentre negli ultimi cinque versi i termini finali sono tutti in consonanza "abbaglia-meraviglia-travaglio-muraglia-bottiglia".

È peculiare e in questo componimento l'uso dei verbi all'infinito ("meriggiare", v. 1; "ascoltare", v. 3; "spiar", v. 6; "osservare", v. 9; "sentire", v. 14), interrotti soltanto da un gerundio ("andando", v. 13). Ciò accentua la sensazione di una continuità informe e conferisce alla poesia una valenza universale e non personale: anche il poeta non partecipa alla scena che sta descrivendo, sembra quasi scomparire e diventare anche lui un'entità indeterminata.

Il componimento, dal principio alla fine, è accuratamente studiato dal punto di vista fonico attraverso un massiccio utilizzo di allitterazioni (Della "r": "pResso", "tRa i pRuni", "meRli", "fRusci", "cRepi", "intRecciano", "fRondi", "scRicchi", "spiaR le file di Rosse foRmiche/ ch'oRa si Rompono ed oRa si intRecciano", Del gruppo "tr": "menTRe", "TRemuli", "TRiste", "Travaglio". Della "c": "sCriCChi di CiCale dai Calvi piCChi". Di "c" e "z": "Che ha in Cima CoCCi aguZZi". Di "s" e "sc": "SchioCChi di merli, fruSCi di Serpi") e onomatopee ("schiocchi", v. 4, "fruscii", v. 4, "scricchi", v. 11). Montale sceglie perciò di insistere sui suoni aspri e duri per riprodurre i rumori del paesaggio arido e assolato e nello stesso momento associarvi quello che è per lui l'aspetto della vita, un cammino tra lo scricchiolio continuo dei cocci di bottiglia. Tra paesaggio e concetto si realizza perciò anche a livello sonoro la corrispondenza che è parte della tecnica del correlativo oggettivo.

Per quanto riguarda la sintassi, Montale compie una precisa scelta volta ad isolare l'epifrasi contenuta nell'ultima strofa (che si isola inoltre, come già detto, per il numero dei versi, per la presenza della consonanza che sostituisce la rima e per l'utilizzo dell'unico gerundio ad accompagnare gli infiniti del resto del testo). Nelle quartine il periodare, a parte per la presenza di alcuni enjambement ("palpitare / lontano di scaglie di mare", vv. 9-10, "scricchi / di cicale", vv. 10-11), coincide sostanzialmente con la versificazione ed ha un andamento semplice e regolare. L'ultima strofa è invece caratterizzata da un'inversione sintattica forte in iperbato ("com'è tutta la vita e il suo travaglio / in questo seguitare una muraglia", vv. 15-16) che l'effetto di rallentare il ritmo e creare enfasi sulla sentenza enunciata negli ultimi versi a proposito del valore della vita.


Confronti


In Meriggiare pallido e assorto molte sono le suggestioni di poeti precedenti profondamente rielaborate da Montale. Il già citato D'Annunzio, che Montale definisce ironicamente "poeta laureato" nel componimento I limoni, e le atmosfere di Alcyone sono per Ossi di seppia sia oggetto di parodia che di ispirazione. Ad esempio, vediamo nella Pioggia nel pineto:

33. Odi? La pioggia cade
34. su la solitaria
35. verdura
36. con un crepitìo che dura
37. e varia nell'aria
38. secondo le fronde
39. più rade, men rade.
40. Ascolta. Risponde
41. al pianto il canto
42. delle cicale
43. che il pianto australe
44. non impaura,
45. né il ciel cinerino.
46. E il pino
47. ha un suono, e il mirto
48. altro suono, e il ginepro
49. altro ancóra, stromenti
50. diversi
51. sotto innumerevoli dita.

D'Annunzio crea una riproduzione del suono della pioggia sul bosco attraverso onomatopee e allitterazioni, proprio come Montale fa per descrivere l'aridità delle Cinque Terre: egli dunque utilizza lo stesso artificio poetico per restituire tuttavia atmosfere radicalmente opposte a quelle dell'idillio dannunziano. Ulteriore fonte di ispirazione, soprattutto per il primo Montale, è poi il Dante dell'Inferno o delle rime petrose "aspre e chiocce", indirizzate non a Beatrice o una donna-angelo, ma a una donna crudele chiamata perciò Petra, descritta perciò con versi dalla musicalità stridula.

La costruzione fonica e la precisione quasi scientifica nel descrivere realisticamente gli oggetti riconducono alla poetica del Fanciullino di Pascoli, che si concentrava sugli oggetti semplici e quotidiani per trovarvi dentro il mistero dell'esistenza. La "meraviglia" del fanciullino è ora "triste" (v. 14) per Montale, o comunque indifferente, come accade ad esempio nel componimento Spesso il male di vivere ho incontrato, dove il poeta enuncia che l'unico bene della vita è "il prodigio / che schiude la divina Indifferenza", ossia quell'esistenza che si adatta a se stessa senza porsi domande sul senso della vita. Questa tipologia di pensiero rimanda infine a uno dei modelli dichiarati di Ossi di seppia, il Leopardi dei Canti e delle Operette morali: il "muro d'orto" del v. 2 ricorda la siepe dell'Infinito (l'orto richiama anche il giardino del male descritto nello Zibaldone), ma qui è un ostacolo che impedisce anche il piacere dell'immaginazione, che preclude lo "sguardo" verso ogni possibilità di salvezza e verso ogni speranza. Rispetto a Leopardi, Montale rinuncia alla protesta, alla ribellione, rimane in una condizione di perplessità, di disorientamento e di impotenza. Altra lirica leopardiana molto vicina a Meriggiare pallido e assorto è A se stesso, una delle più amare poesie leopardiane, in cui l'autore piange l'ultima vittima della "strage delle illusioni", ossia l'amore, dopo aver scoperto di non essere ricambiato da Fanny Targioni Tozzetti, donna di cui si era invaghito durante il suo periodo fiorentino. A se stesso, come Meriggiare pallido e assorto, fa ricorso alla figura dell'epifrasi per esplicitare la percezione dell'autore sull'esistenza e gli esseri umani:

9.Amaro e noia
10. La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo
[...] 16. E l'infinita vanità del tutto.


Domande e Risposte


In quale raccolta compare la poesia?
Meriggiare pallido e assorto fa parte di Ossi di seppia (1925).

In quale sezione della raccolta compare?
La poesia fa parte della sezione "Piccoli ossi".

Qual è il tema principale del componimento?
Il tema principale del componimento è l'aridità dell'esistenza e la sua durezza.

Qual è la forma metrica della lirica?
Meriggiare pallido e assorto è divisa in tre quartine di novenari, decasillabi ed endecasillabi alternati in schema rimico AABB CDCD EEFF e un pentastico legato da consonanze.

Qual è il paesaggio descritto dalla poesia?
Meriggiare pallido e assorto descrive il paesaggio delle Cinque Terre in Liguria.

Di quale celebre raccolta poetica Ossi di seppia è una sorta di parodia?
Ossi di seppia è un rovesciamento parodico dell'Alcyone di D'Annunzio.

Fonti: libri scolastici superiori

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