Parafrasi, Analisi e Commento di: "Mio padre è stato per me 'l'assassino'" di Umberto Saba

1) Scheda dell'Opera
2) Introduzione
3) Testo e Parafrasi puntuale
4) Parafrasi discorsiva
5) Figure Retoriche
6) Analisi e Commento
7) Confronti
8) Domande e Risposte
Scheda dell'Opera
Autore: Umberto Saba
Titolo dell'Opera: Canzoniere, sezione Autobiografia
Data: 1923-24 (la raccolta Autobiografia del 1924 è confluita nel 1945 nella seconda edizione del Canzoniere, opera che contiene l'intera produzione poetica di Saba. L'ultima edizione, uscita postuma nel 1961, è suddivisa in 26 sezioni).
Genere: Poesia lirica
Forma metrica: Sonetto (due quartine e due terzine, per un totale di 14 versi) di endecasillabi. Schema delle rime: ABAB ABAB CDE CDE.
Introduzione
L'introduzione del testo "Mio padre è stato per me 'l'assassino'", scritto da Umberto Saba, rappresenta un momento chiave della produzione autobiografica e poetica del grande autore triestino. In questo componimento, Saba riflette sul rapporto conflittuale con la figura paterna, segnata dall'abbandono e dall'assenza, simbolo di un trauma che ha segnato profondamente la sua infanzia e la sua formazione personale. L'uso del termine "assassino" è una metafora potente che esprime il dolore e la frattura interiore provocata da questa assenza, ma anche un processo di riconciliazione con il passato e con se stesso, che caratterizza il percorso poetico di Saba.
Testo e Parafrasi puntuale
1. Mio padre è stato per me "l'assassino", 2. fino ai vent'anni che l'ho conosciuto. 3. Allora ho visto ch'egli era un bambino, 4. e che il dono ch'io ho da lui l'ho avuto. 5. Aveva in volto il mio sguardo azzurrino, 6. un sorriso, in miseria, dolce e astuto. 7. Andò sempre pel mondo pellegrino; 8. più d'una donna l'ha amato e pasciuto. 9. Egli era gaio e leggero; mia madre 10. tùtti sentìva della vìta i pesi. 11. Di mano ei gli sfuggì come un pallone. 12. "Non somigliare – ammoniva – a tuo padre". 13. Ed io più tardi in me stesso lo intesi: 14. erano due razze in antica tenzone. |
1. Ho chiamato mio padre "l'assassino" (il mascalzone) 2. fino ai miei vent'anni, quando finalmente l'ho conosciuto. 3-4. Solo allora ho potuto comprendere che egli era innocente come un bambino e che il mio dono (l'animo sensibile e il talento per la poesia) l'ho ricevuto da lui. 5-6. Aveva gli occhi azzurrini come me e, benché povero, aveva sempre in volto un sorriso dolce e furbo. 7. Per tutta la sua andò sempre peregrinando in diversi luoghi; 8. più di una donna l'ha amato e nutrito come una moglie. 9-10. Egli era gioioso e di spirito leggero; mia madre, al contrario, avvertiva su di sé tutti i pesi della vita. 11. Egli le sfuggì di mano come un pallone sfugge dalle mani di un bambino che gioca. 12. (Mia madre) Mi ammoniva dicendo: "Non somigliare a tuo padre". 13. Ed io più tardi lo compresi con la mia riflessione: 14. Non potevano convivere perché erano di due razze differenti, da sempre in lotta tra di loro. |
Parafrasi discorsiva
[vv. 1-4] Ho chiamato mio padre "l'assassino" (il mascalzone) fino ai miei vent'anni, quando finalmente l'ho conosciuto. Solo allora ho potuto comprendere che egli era innocente come un bambino e che il mio dono (l'animo sensibile e il talento per la poesia) l'ho ricevuto da lui.
[vv. 5-8] Aveva gli occhi azzurrini come me e, benché povero, aveva sempre in volto un sorriso dolce e furbo. Per tutta la sua andò sempre peregrinando in diversi luoghi; più di una donna l'ha amato e nutrito come una moglie.
[vv. 9-11] Egli era gioioso e di spirito leggero; mia madre, al contrario, avvertiva su di sé tutti i pesi della vita. Egli le sfuggì di mano come un pallone sfugge dalle mani di un bambino che gioca.
[vv. 12-14] (Mia madre) Mi ammoniva dicendo: "Non somigliare a tuo padre". Ed io più tardi lo compresi con la mia riflessione: Non potevano convivere perché erano di due razze differenti, da sempre in lotta tra di loro.
Figure Retoriche
Diafore: v. 4: "il dono ch'io ho da lui l'ho avuto". Il poeta riconosce la somiglianza di carattere tra sé e il padre.
Metonimia: v. 5: "sguardo azzurrino" anziché "occhi azzurrini" (l'astratto per il concreto). Sia il padre che il poeta hanno gli occhi azzurri
Antitesi: v. 6, vv. 9-10: "un sorriso, in miseria", "dolce e astuto". Il poeta assimila il suo sorriso nelle sofferenze a quello del padre, "Egli era gaio e leggero; mia madre / tùtti sentìva della vìta i pesi".
Vengono comparati esplicitamente i caratteri dei genitori del poeta.
Enallage: v. 7: "pellegrino", l'aggettivo viene utilizzato in funzione di avverbio e narra l'attitudine "girovaga" del padre del poeta.
Allitterazioni: v. 4, v. 7, v. 10, v. 14: "e che il dono ch'io ho da lui l'ho avuto", "Andò sempre pel mondo pellegrino", "tùtti sentìva della vìta i pesi", "erano due razze in antica tenzone".
Enjambements: vv. 1-2, 3-4, 5-6, 9-10, 13-14.
Metafore: v. 3, v. 14: "egli era un bambino" riferito a un uomo adulto, per segnalare la sua aura di innocenza, "erano due razze in antica tenzone".
Il conflitto fra i due genitori assume la portata di una lotta atavica, all'interno della quale la "razza" va intesa sia in senso etnoantropologico (la madre era di origine ebraica, il padre di nobile famiglia veneziana), sia in senso psicologico, come carattere o temperamento personale.
Similitudini: v. 11: "Di mano ei gli sfuggì come un pallone". Il padre che abbandona il nucleo familiare è paragonato ad un pallone che sfugge dalle mani della madre.
Anastrofi: v. 4, v. 12: "da lui l'ho avuto", "Non somigliare – ammoniva – a tuo padre". Le inversioni danno ritmo fonico regolare ai versi.
Iperbato: v. 6, v. 10, v. 11: "un sorriso, in miseria, dolce e astuto", "tùtti sentìva della vìta i pesi", "Di mano ei gli sfuggì". La sintassi è resa complessa a sottofondo del lessico e la struttura semplice del componimento.
Perifrasi: v. 4: "e che il dono ch'io ho da lui l'ho avuto". Il poeta si riferisce alla sensibilità poetica, derivata, secondo lui, dal carattere del padre.
Endiadi: v. 6, v. 8, v. 9: "dolce e astuto", "amato e pasciuto", "gaio e leggero". Figura sempre riferita al padre per descrivere il carattere sfuggente ma buono.
Prosopopea: v. 12: "Non somigliare – ammoniva – a tuo padre". Il poeta riporta le parole esatte degli ammonimenti della madre contro il padre.
Epifrasi: v. 14: "erano due razze in antica tenzone". La frase conclude la poesia e dà spiegazione alla separazione dei genitori del poeta.
Analisi e Commento
Storico-letterario
Mio padre è stato per me "l'assassino" è un testo poetico contenuto nella sezione Autobiografia del Canzoniere di Umberto Saba.
La raccolta, il cui titolo riprende l'illustre precedente petrarchesco, fu pubblicata in una prima edizione nel 1921 dopo due anni di circolazione manoscritta e poi ristampata e arricchita sino all'ultima edizione, pubblicata postuma con all'interno gran parte della produzione poetica dell'autore nel 1961. "Autobiografia" era originariamente una raccolta indipendente, che entrò poi a far parte del Canzoniere a partire dalla seconda edizione dell'opera (1945). All'edizione del 1948 fu allegata la Storia e cronistoria del Canzoniere, una guida dell'opera redatta dallo stesso autore in terza persona a funzione esplicativa per il lettore, illuminante riguardo le sfumature psicanalitiche della ricerca poetica di Saba. Nella raccolta Autobiografia, pubblicata per la prima volta nel 1924 sulla rivista "Primo Tempo" di Torino, Saba ripercorre le tappe essenziali della propria esistenza e ragiona attorno alle figure familiari che la segnarono in maniera indelebile, immettendo un'autoanalisi basata sui suoi studi di psicoanalisi e delle teorie di Freud sull'inconscio e lo sviluppo infantile. Il poeta, assumendo la prospettiva freudiana, decide di sondare gli abissi del proprio passato e di riportare a galla mediante la forma conciliatoria della poesia i suoi traumi più profondi, in un incessante esercizio di autoconfessione.
Il titolo della lirica nonché il primo verso rimandano proprio a Freud e il celeberrimo complesso di Edipo, dinamica psicanalitica che descrive il conflitto inconscio tra padri e figli nel periodo infantile, che comporta l'angoscia di castrazione e persino il ruolo del «parricidio primigenio» nell'origine delle civiltà e delle religioni (Si rimanda in particolare a Sigmund Freud, L'interpretazione dei sogni (1899); Totem e tabù (1913); Il disagio della civiltà (1929). Le Opere di Freud sono state pubblicate in Italia da Bollati Boringhieri (Torino)). Il nomignolo affibbiato al padre nel cruento titolo del componimento ("l'assassino") non rimanda tuttavia ad alcuna dinamica inconscia del poeta né fa riferimento ad un qualche trauma: è la madre di Saba, Felicita Rachele Cohen, ad apostrofare in questo modo il marito Ugo Edoardo Poli, che l'aveva abbandonata quando il piccolo Umberto non era ancora nato. Così per tutta l'infanzia e l'adolescenza il poeta poté apprendere informazioni sul padre solo per interposta persona, attraverso lo sguardo sofferente e distorto della madre, che accusava l'uomo di aver "ucciso", appunto, il tentativo di formare una famiglia. Raggiunta la maturità dei vent'anni, Saba avrà modo di conoscere finalmente di persona il padre e l'immagine a tinte fosche dipintagli dalla madre gli si rivelerà menzognera. Il padre gli si mostrerà nel suo vero volto, con i pregi e i difetti di qualunque essere umano, che il poeta trova per alcuni versi molto simili ai propri.
Tematico
Introdotto il tema con il primo verso, che dà il titolo alla poesia e ne presenta il tema principale, ossia la percezione distorta subita da Saba sulla figura paterna a causa del rancore della madre, il poeta presenta l'occasione della sua riflessione, scaturita dal momento del primo incontro con il genitore, mai conosciuto sino ai 20 anni.
Saba individua le inaspettate affinità fra se stesso e il padre, che vengono elencate nelle due quartine del sonetto: si tratta di somiglianze di tipo fisico come gli occhi azzurri (metonimia al v. 5) e il sorriso al tempo stesso dolce e astuto, ma anche di profonde analogie caratteriali, in particolare l'animo sensibile e l'inclinazione verso la poesia, il "dono" (v.4) di cui il poeta va fiero e che riconosce essere derivato dalla natura di suo padre. Lo spirito irrequieto che ha indotto il padre a spostarsi di continuo, amando più donne e incominciando più volte a mettere su famiglia, senza mai portare a termine il proposito iniziale, è qualcosa che non viene condannato da Saba, il quale riconosce un misto di naturalezza e furbizia nella figura che gli era sempre stata sottratta. Descrivere il padre anche nelle sue debolezze permette a Saba di colmare il grande vuoto di un'assenza (si ricordi che per Freud non vi è bisogno infantile più intenso di quello di essere protetti da un padre (S. Freud, Il disagio della civiltà, Opere X, 1978, p. 565.)) con il ritratto di un uomo concreto, autentico, tangibile in tutte le sue contraddizioni.
Nelle due terzine il poeta concentra la propria riflessione sul repentino abbandono della famiglia da parte di suo padre e le ragioni degli anatemi lanciati su di lui dalla madre. Con un'analisi lucida ed essenziale nella sua onestà intellettuale, il poeta prende coscienza con l'antitesi dei vv. 9-10 ("Egli era gaio e leggero; mia madre / tùtti sentìva della vìta i pesi") dell'insormontabile distanza caratteriale che lo teneva separato da sua madre. La leggerezza e l'allegria di lui si scontravano di continuo con il temperamento grave, votato al tragico, di lei, così che nessuno dei due avrebbe potuto mitigare delle differenze tanto sostanziali, concetto che il poeta esprime con la metafora di un pallone naturalmente sfuggito dalle mani della madre (v. 11). Al dodicesimo verso il poeta riporta, attraverso una prosopopea, una frase della madre: il severo monito a "non somigliare al padre", un imperativo che in passato non aveva mai inteso fino in fondo e che soltanto ora il poeta è in grado di comprendere nell'intimo della propria interiorità.
Le colpe imputate al padre durante tutta l'infanzia e l'adolescenza sono dunque giustificate, poiché nell'empatia dell'età adulta, il poeta percepisce che l'uomo ha agito secondo la propria natura, incline a godere della vita nella sua contingenza e ad allontanare le responsabilità. Egli non avrebbe potuto fare altrimenti, così come la madre non avrebbe potuto fare a meno di provare tanto astio nei suoi confronti: sono come destinati a trovarsi l'uno contro l'altra – sia per temperamento che per modi di vivere, costumi, educazione – e, proprio come due combattenti in «antica tenzone», il loro conflitto diventa agli occhi del poeta una lotta atavica e perpetua, concetto espresso nell'ultimo verso del componimento, facendo riferimento anche alle origini dei genitori (nobile veneziano il padre, di origine ebraica la madre).
Stilistico
In Mio padre è stato per me "l'assassino" Umberto Saba utilizza una forma metrica tradizionale, quella del sonetto di endecasillabi con schema ritmico ABAB ABAB CDE CDE, ispirandosi al modello petrarchesco dell'intero suo Canzoniere.
Dal punto di vista ritmico, Saba, com'è per lui prassi abituale, attua un profondo studio fonico del componimento per conferire ai propri versi un andamento piano e regolare. Troviamo un folto numero di enjambement (vv. 1-2; 3-4; 5-6; 9-10;13-14) e un sapiente utilizzo di figure come l'allitterazione (v. 4: "e che il dono ch'io ho da lui l'ho avuto"; v.7: "Andò sempre pel mondo pellegrino"; v.10: "tùtti sentìva della vìta i pesi."; v.14: "erano due razze in antica tenzone").
Anche il lessico è, per puntuale scelta dell'autore, piano e dimesso, vicino alla lingua della quotidianità, con poche eccezioni desunte dalla tradizione letteraria ("pellegrino", "pasciuto", "tenzone"), e con l'utilizzo in alcuni casi di un linguaggio tratto direttamente dal parlato, come accade nella citazione "l'assassino" del v. 1 o nella prosopopea "Non somigliare a tuo padre" del v. 12.
Nella sintassi, al contrario, le anastrofi (v. 4: "da lui l'ho avuto"; v. 12: "Non somigliare – ammoniva – a tuo padre") e gli iperbati (v. 6: "un sorriso, in miseria, dolce e astuto"; v.10: "tùtti sentìva della vìta i pesi"; v. 11: "Di mano ei gli sfuggì") rivelano una chiara ascendenza letteraria che conduce alla complessità del periodo. L'utilizzo del "che" polivalente al secondo verso potrebbe ricalcare, tuttavia, gli usi di una lingua più umile e popolare.
Il contrasto tra aspetto formale regolare – ritmo, musicalità, metro e lessico – e complessità estrema della sintassi è anch'esso un modo per evidenziare la concezione psicanalitica che Saba ha di sé e dell'essere umano in generale: l'apparente regolarità e stabilità dell'uomo adulto è costruita su un complesso groviglio di scissioni interiori, traumi e impulsi infantili e primordiali, che nel loro intreccio freudianamente diviso tra l'inconscio, il super-Io e la razionalità adulta formano una personalità fortemente sfumata e individualmente caratterizzata.
Confronti
Le vicende familiari legate all'infanzia di Saba segnarono profondamente la vita del poeta, che utilizzò la poesia e in particolare la sezione "Autobiografia" del Canzoniere per fornire un ritratto psichico di sé affrontato con la maturità degli anni nella sua completezza. Nella poesia La mia infanzia fu povera e beata compare di nuovo un riferimento al rapporto tormentato che il poeta ebbe con la madre, rea di averlo prima lasciato alle cure di una balia, alla quale il poeta fu affezionatissimo e dalla quale poi la madre lo separò improvvisamente, e poi a quelle di una zia che svolse per lui la funzione di madre.
Alla radice di questa moltiplicazione delle figure materne stava appunto l'abbandono precoce del padre narrato in Mio padre è stato per me "l'assassino", a seguito del quale la madre di Umberto Saba faceva fatica a portare avanti la sua educazione e in generale le sorti del nucleo familiare. Come descrive in questo stesso componimento, furono soltanto la maturità e l'illuminazione delle teorie freudiane a fornire a Saba il superamento dei traumi nati dalla separazione dei genitori, vista da uomo adulto come l'impossibilità di una convivenza tra "due razze in eterna lotta" e perciò incompatibili.
L'assenza paterna è uno dei temi per eccellenza della poesia di Giovanni Pascoli, sebbene per il poeta romagnolo le vicende familiari furono tinte di una vena decisamente più tragica. "L'assassino" evocato da Saba fu per Pascoli un assassino reale, che uccise il padre nella notte di San Lorenzo quando il poeta era ancora bambino. La morte, narrata nella celebre lirica X agosto e in generale in tutta la poesia pascoliana, fu alla radice delle tormentate vicende emotive ed economiche della famiglia Pascoli e l'assenza della figura paterna una tragedia che condizionò irrimediabilmente l'esistenza del poeta. A differenza di Pascoli, che vide in quell'assenza la manifestazione della malvagità del mondo, Saba cercò attraverso la teoria psicanalitica, e la terapia a cui egli stesso si sottopose, di porre un sistema razionale a rimedio della sofferenza interiore e inconscia che permettesse al proprio animo sensibile la ricerca di una "pace" successiva alle sofferenze, concetto centrale di una delle sue più conosciute poesie all'interno del Canzoniere, Neve.
Domande e Risposte
Di quale raccolta fa parte Mio padre è stato per me l'assassino?
Mio padre è stato per me l'assassino fa parte del Canzoniere di Umberto Saba.
In quale sezione dell'opera è inserito il componimento?
Il componimento è inserito nella sezione "Autobiografia".
Qual è il tema centrale della lirica?
Il tema centrale della lirica è una descrizione del carattere del padre del poeta.
Qual è la forma metrica del componimento?
Mio padre è stato per me l'assassino è un sonetto di endecasillabi ABAB CDE CDE.
A quanti anni Saba poté finalmente incontrare suo padre?
Saba conobbe suo padre solo a vent'anni compiuti.
Da chi veniva il nomignolo "l'assassino" affibbiato al padre del poeta?
La madre del poeta chiamava il padre "l'assassino" a seguito dell'abbandono della famiglia da parte di lui.
Fonti: libri scolastici superiori