Parafrasi, Analisi e Commento di: "Non gridate più" di Giuseppe Ungaretti


Immagine Giuseppe Ungaretti
1) Scheda dell'Opera
2) Introduzione
3) Testo e Parafrasi puntuale
4) Parafrasi discorsiva
5) Figure Retoriche
6) Analisi e Commento
7) Confronti
8) Domande e Risposte

Scheda dell'Opera


Autore: Giuseppe Ungaretti
Titolo dell'Opera: Il dolore
Edizioni dell'opera: 1947
Genere: Poesia lirica
Forma metrica: La prima quartina è di novenari; la seconda è formata da un endecasillabo, due settenari e un novenario.



Introduzione


"Non gridate più" è una breve e intensa poesia di Giuseppe Ungaretti, scritta nel 1959 e parte della raccolta Il taccuino del vecchio. Questo componimento riflette la profonda angoscia e la disillusione dell'autore di fronte agli orrori della guerra e alla sofferenza umana. Attraverso pochi versi densi di significato, Ungaretti esprime un desiderio di pace e silenzio, invocando un'umanità capace di imparare dal dolore e di abbandonare le violenze che hanno devastato il mondo. Con uno stile scarno e diretto, l'autore si rivolge a chi è sopravvissuto alla guerra, chiedendo di non gridare più e di riflettere sul peso delle proprie azioni e sulla necessità di un silenzio che rispetti il dolore.


Testo e Parafrasi puntuale


1. Cessate d'uccidere i morti,
2. non gridate più, non gridate
3. se li volete ancora udire,
4. se sperate di non perire.

5. Hanno l'impercettibile sussurro,
6. non fanno più rumore
7. del crescere dell'erba,
8. lieta dove non passa l'uomo.
1. Smettete di uccidere [nuovamente] i morti [con le vostre urla],
2. smettete di gridare, non gridate più
3. se li volete ancora ascoltare,
4. se sperate di non morire presto anche voi.

5. [I morti] hanno ormai una voce fioca,
6. non fanno più rumore
7. dell'erba che cresce,
8. che può prosperare solo dove non passa l'uomo.



Parafrasi discorsiva


[vv. 1-4] Smettete di uccidere [nuovamente] i morti [con le vostre urla], smettete di gridare, non gridate più se li volete ancora ascoltare, se sperate di non morire presto anche voi.

[vv. 5-8] [I morti] hanno ormai una voce fioca, non fanno più rumore dell'erba che cresce, che può prosperare solo dove non passa l'uomo.


Figure Retoriche


Adynaton: v. 1: "uccidere i morti". Il poeta sottolinea con la figura il paradosso del continuare a tormentare chi è morto con la disperazione.

Allitterazioni: vv. 4-6, vv. 5-8: Della "p": "se sperate di non perire./ Hanno l'impercettibile sussurro,/ non fanno più rumore". Della "r" ed "s": lo studio fonico del componimento insiste su suoni che riproducono i colpi (delle armi sul fronte) e il silenzio dei morti e della morte.

Anafore: vv. 3-4: "se li volete ancora udire,/ se sperate di non perire". I versi si legano attraverso questa figura, che dà enfasi all'appello del poeta.

Enjambements: v. 2, v. 6: collocati in posizione simmetrica le due figure enfatizzano le parole chiave del componimento, "gridate" e "rumore".

Climax: vv. 3-4: "se li volete ancora udire,/ se sperate di non perire". La figura sottolinea con enfasi come la speranza di sopravvivenza sul fronte stia nel trovare coraggio nonostante la carneficina in atto.

Personificazione: vv. 7-8: "del crescere dell'erba/ lieta dove non passa l'uomo". L'erba, immagine della natura, è rappresentata come felice dove non è toccata dalla malvagità umana.

Sinestesia: vv. 6-7: "rumore / del crescere dell'erba". La figura accosta il rumore al silenzio, trasmettendo il messaggio dell'inesistenza del rumore prodotto da chi ormai è passato a miglior vita.

Litote: v. 8: "lieta dove non passa l'uomo". La negazione esprime con tono laconico e rassegnato la constatazione sulla crudeltà della guerra e degli esseri umani.


Analisi e Commento


Storico-letterario

Non gridate più compare nella raccolta Il dolore di Giuseppe Ungaretti, pubblicata nell'immediato secondo dopoguerra, nel 1947. Le liriche che la compongono furono composte tra il 1937 e il 1946 e sono divise in sei sezioni. Il tema che dà l'eloquente titolo alla raccolta è quello a cui il poeta vuol dare voce, ponendo una relazione stretta tra il proprio tormento personale (dovuto alla morte del fratello e del figlio di soli nove anni per un'appendicite negligentemente trascurata) e collettivo (provocato dalla tragica occupazione di Roma da parte dei tedeschi e, in generale, dall'esperienza bellica). Le varie parti della raccolta sono perciò accomunate dall'unico tema che è quello della sofferenza nel destino tutti gli uomini, nel privato come nella collettività, e può essere attenuata soltanto essendo solidali con gli altri esseri umani. Sebbene abbia tinte più tragiche rispetto alle prime e principali raccolte ungarettiane (L'allegria e Sentimento del tempo), Il dolore conserva i concetti di speranza collettiva pur nella comune tragedia che furono tipici del primo periodo poetico dell'autore.

Nel commento in nota a questa raccolta, Ungaretti, solitamente generoso nel commentare i propri scritti, si limitò a dire, probabilmente scosso dall'accumulo di esperienze dolorose: «So che cosa significhi la morte, lo sapevo anche prima; ma allora, quando mi è stata strappata la parte migliore di me, la esperimento in me, da quel momento, la morte. Il dolore è il libro che più amo, il libro che ho scritto negli anni orribili, stretto alla gola. Se ne parlassi mi parrebbe d'essere impudico. Quel dolore non finirà più di straziarmi». Ungaretti, inoltre, utilizza ora le misure metriche tradizionali e passa ad utilizzare un linguaggio più accessibile, diversamente da quanto sperimentato nelle liriche dell'Allegria, le sue più famose e conosciute.

Non gridate più, scritto nell'immediato dopoguerra, è rivolto a quanti hanno vissuto e superato, come dice lo stesso poeta, la «tragedia di questi anni», ossia la Seconda Guerra Mondiale, che con le sue stragi e genocidi fu persino più terribile della Prima, che il poeta visse da soldato in prima persona. Nonostante la serie d'imperativi l'intento del poeta non è quello di esprimere un ordine o un comando, ma quello di rivolgere una preghiera agli uomini, affinché salvino la stessa umanità, riscoprendo il valore della pietà.

Tematico

L'accorato appello di Ungaretti si rivolge con un "voi" impersonale a un pubblico indeterminato, costituito dall'intera umanità appena uscita dall'incubo della Seconda Guerra Mondiale.

Nella prima strofa, infatti, Ungaretti invita i vivi a cessare la violenza delle parole, una violenza che arriva a profanare le tombe. Gridando – gli uomini – non fanno altro che soffocare la voce debole dei morti, arrivando a cancellare il loro sacrificio, per cui il poeta invita, attraverso l'artificio dell'adýnaton («uccidere i morti»), a superare le divisioni e a fare silenzio per lasciar parlare chi non c'è più. L'enfasi del componimento è estremamente alta e sottolineata dall'anadiplosi del v. 2 che ripete le parole del titolo del componimento ("non gridate più, non gridate").

Il grido, che richiama appunto le grida dei tedeschi durante l'occupazione tra il 1943 e il 1945, è simbolo di barbarie e profanazione che si contrappone, infatti, alla muta presenza dei morti. I vivi, infatti, pur a guerra finita, gridano ed esprimono odio, mentre i morti sussurrano e trasmettono un messaggio di pace, sottolineato dalla sinestesia (vv. 6-7) che compara il rumore dei morti a quello – inudibile – dell'erba che cresce. Ungaretti teme che ormai ci sia un distacco troppo grande fra chi è ancora in vita e chi non c'è più e la sua sfiducia diviene evidente negli ultimi due versi, in cui l'immagine dell'erba che ha paura del passaggio dell'uomo rende evidente la disperazione di chi ha conosciuto le sue azioni terribili (gli orrori della Seconda guerra mondiale). La litote dell'ultimo verso esprime quindi una condanna senza appello della violenza umana, che rompe il silenzio della natura, tanto sconvolta da quanto accade nel mondo da essere felice solo lontano dagli esseri umani.

Sebbene i vivi possano ancora uccidere i morti con le proprie grida barbariche, Ungaretti mostra un messaggio di pace e lo affida proprio alla debole voce dei morti che possono restituire agli uomini la propria dignità.

Stilistico

Dal punto di vista metrico, Non gridate più si compone di una prima quartina di novenari e di una seconda è formata da un endecasillabo, due settenari e un novenario. Questa regolarità nell'isosillabismo (numero regolare di sillabe nei versi) non è affatto una peculiarità della poesia di Ungaretti, poeta celebre per la brevità delle sue composizioni (si pensi ai soli 2 versi "M'illumino / d'immenso" della famosa poesia Mattino), spesso costruite su versi brevissimi, anche di una sola parola, e grande valore lasciato agli spazi bianchi per rendere l'effetto di "parola scavata", ossia simbolica e potente.

Il mutamento di scelte estetiche, comune a tutta la raccolta Il dolore, è riscontrabile anche dal punto di vista sintattico. Ungaretti era solito ne L'allegria redigere componimenti senza l'utilizzo della punteggiatura, mentre adotta qui una sintassi estremamente regolare, in cui le pause coincidono con la spezzatura di strofe e versi, fatta l'eccezione per i due enjambement ai vv. 2-6 che pongono una sospensione sui due concetti chiave del componimento, "gridate" e "rumore".

Il fatto che la poesia ponga un forte contrasto tra le grida dei vivi e il silenzio dei morti porta Ungaretti all'utilizzo di vari termini legati alla sfera sensoriale dell'udito e all'utilizzo di figure foniche per lui inconsuete come l'allitterazione della "p" (vv. 4-6: "se sperate di non perire./ Hanno l'impercettibile sussurro,/ non fanno più rumore") o di "r" e "s" (vv. 5-8). Il poeta insiste su suoni che riproducono le grida e i colpi (delle armi sul fronte) e il silenzio dei morti e della morte.

È inoltre da segnalare la forte insistenza del poeta sulle figure metaforiche della ripetizione o dell'esagerazione, che danno l'effetto di enfasi richiesto alla problematica principale del componimento e della raccolta, Il dolore, come l'adynaton (v.1), l'anadiplosi (v.2), l'anafora e il climax (vv.3-4) o la litote (v. 8).


Confronti


La carriera poetica di Ungaretti copre un lungo periodo storico situato nella prima metà del XX secolo e si confronta in prima persona con le tragiche vicende belliche che colpirono il mondo intero e in particolare l'Italia e l'Europa.

Se alla Prima Guerra Mondiale il poeta partecipò come volontario e ci lasciò le straordinarie testimonianze de Il porto sepolto e Allegria di naufragi, poi confluite in un'unica raccolta dal titolo L'allegria (1931-42), Il dolore è una raccolta più tardiva e molto differente dal punto di vista dei contenuti. Il poeta, com'egli stesso affermò, "aveva già conosciuto la morte" proprio sul fronte del Carso della Prima Guerra Mondiale, dedicando a molti dei suoi commilitoni rimasti uccisi celebri liriche come Soldati ("Si sta / come d'autunno / sugli alberi / le foglie") o Fratelli, ma in questa seconda raccolta il sentimento della morte si fa più tragico perché toccato dai lutti personali e dallo spettacolo atroce del Secondo Conflitto, conseguenza diretta del primo e persino più crudele, con il suo razzismo e le sue deportazioni e stermini di massa.

Il silenzio dei morti, della poesia, dell'umanità è tema che accomuna lo sgomento della maggior parte dei poeti maggiori di questo periodo. Pensiamo ad esempio alla famosa poesia Alle fronde dei salici di Salvatore Quasimodo, che inizia con la celebre interrogativa retorica "E come potevamo noi cantare?" riferita appunto al silenzio dei poeti di fronte all'immane tragedia collettiva.

Lo stesso tema del silenzio è comune anche alla poesia di Eugenio Montale Non chiederci la parola, fondata sull'incapacità dei poeti, e in generale degli esseri umani, nel porre risposte a quanto accade nel mondo durante la prima metà del Novecento. La risposta di Montale assomiglia all'appello allo smettere di gridare e fare silenzio invocato da Ungaretti: "Codesto solo oggi possiamo dirti: / ciò che non siamo, ciò che non vogliamo."


Domande e Risposte


A quale raccolta appartiene Non gridate più?
Non gridate più fa parte della raccolta Il dolore.

Qual è il tema principale del componimento?
Il tema principale del componimento è un appello ai vivi di rispettare il silenzio dei morti.

A quali episodi biografici segue la raccolta di Ungaretti?
Ungaretti scrive Il dolore dopo la perdita del fratello e del figlio di soli nove anni.

A quale evento storico si riferisce il componimento?
Il componimento fu scritto appena dopo la fine dell'occupazione tedesca durante la Seconda Guerra Mondiale.

Qual è la forma metrica della poesia?
Non gridate più si compone di una prima quartina di novenari e di una seconda è formata da un endecasillabo, due settenari e un novenario.

Attraverso quale figura retorica il poeta enfatizza il titolo del componimento?
Il poeta ripete il titolo del componimento al v.2 con un'anadiplosi.

Fonti: libri scolastici superiori

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