Parafrasi e Analisi: "Canto XXXII" - Paradiso - Divina Commedia - Dante Alighieri

1) Scheda dell'Opera
2) Introduzione
3) Testo e Parafrasi
4) Riassunto
5) Analisi ed Interpretazioni
6) Passi Controversi
Scheda dell'Opera
Autore: Dante Alighieri
Prima Edizione dell'Opera: 1321
Genere: Poema
Forma metrica: Costituita da tre versi di endecasillabi. Il primo e il terzo rimano tra loro, il secondo rima con il primo e il terzo della terzina successiva.
Introduzione
Il Canto XXXII del Paradiso di Dante Alighieri si colloca nella parte finale del viaggio ultraterreno del poeta, all'interno dell’Empireo, la dimensione eterna e immutabile della gloria divina. In questo canto, Dante continua a contemplare la grandiosa visione della Candida Rosa, la mistica rappresentazione della Gerusalemme celeste, nella quale si dispongono le anime dei beati.
Attraverso le parole di San Bernardo, guida dell'ultima parte del Paradiso, il poeta approfondisce la disposizione delle anime nella Rosa Celeste, evidenziando il ruolo privilegiato della Vergine Maria e la gerarchia spirituale che governa la beatitudine eterna. L’ordine delle anime, che riflette il misterioso disegno divino, diventa occasione per una riflessione sulla grazia, sulla predestinazione e sul destino dei bambini morti senza battesimo.
Questo canto, denso di misticismo e simbolismo teologico, prepara Dante all’ultima e suprema visione che concluderà il suo viaggio: la contemplazione diretta di Dio, apice della conoscenza e della beatitudine eterna.
Testo e Parafrasi
Affetto al suo piacer, quel contemplante libero officio di dottore assunse, e cominciò queste parole sante: «La piaga che Maria richiuse e unse, quella ch’è tanto bella da’ suoi piedi è colei che l’aperse e che la punse. Ne l’ordine che fanno i terzi sedi, siede Rachel di sotto da costei con Bëatrice, sì come tu vedi. Sarra e Rebecca, Iudìt e colei che fu bisava al cantor che per doglia del fallo disse ‘Miserere mei‘, puoi tu veder così di soglia in soglia giù digradar, com’ io ch’a proprio nome vo per la rosa giù di foglia in foglia. E dal settimo grado in giù, sì come infino ad esso, succedono Ebree, dirimendo del fior tutte le chiome; perché, secondo lo sguardo che fée la fede in Cristo, queste sono il muro a che si parton le sacre scalee. Da questa parte onde ‘l fiore è maturo di tutte le sue foglie, sono assisi quei che credettero in Cristo venturo; da l’altra parte onde sono intercisi di vòti i semicirculi, si stanno quei ch’a Cristo venuto ebber li visi. E come quinci il glorïoso scanno de la donna del cielo e li altri scanni di sotto lui cotanta cerna fanno, così di contra quel del gran Giovanni, che sempre santo ‘l diserto e ‘l martiro sofferse, e poi l’inferno da due anni; e sotto lui così cerner sortiro Francesco, Benedetto e Augustino e altri fin qua giù di giro in giro. Or mira l’alto proveder divino: ché l’uno e l’altro aspetto de la fede igualmente empierà questo giardino. E sappi che dal grado in giù che fiede a mezzo il tratto le due discrezioni, per nullo proprio merito si siede, ma per l’altrui, con certe condizioni: ché tutti questi son spiriti asciolti prima ch’avesser vere elezïoni. Ben te ne puoi accorger per li volti e anche per le voci püerili, se tu li guardi bene e se li ascolti. Or dubbi tu e dubitando sili; ma io discioglierò ‘l forte legame in che ti stringon li pensier sottili. Dentro a l’ampiezza di questo reame casüal punto non puote aver sito, se non come tristizia o sete o fame: ché per etterna legge è stabilito quantunque vedi, sì che giustamente ci si risponde da l’anello al dito; e però questa festinata gente a vera vita non è sine causa intra sé qui più e meno eccellente. Lo rege per cui questo regno pausa in tanto amore e in tanto diletto, che nulla volontà è di più ausa, le menti tutte nel suo lieto aspetto creando, a suo piacer di grazia dota diversamente; e qui basti l’effetto. E ciò espresso e chiaro vi si nota ne la Scrittura santa in quei gemelli che ne la madre ebber l’ira commota. Però, secondo il color d’i capelli, di cotal grazia l’altissimo lume degnamente convien che s’incappelli. Dunque, sanza mercé di lor costume, locati son per gradi differenti, sol differendo nel primiero acume. Bastavasi ne’ secoli recenti con l’innocenza, per aver salute, solamente la fede d’i parenti; poi che le prime etadi fuor compiute, convenne ai maschi a l’innocenti penne per circuncidere acquistar virtute; ma poi che ‘l tempo de la grazia venne, sanza battesmo perfetto di Cristo tale innocenza là giù si ritenne. Riguarda omai ne la faccia che a Cristo più si somiglia, ché la sua chiarezza sola ti può disporre a veder Cristo». Io vidi sopra lei tanta allegrezza piover, portata ne le menti sante create a trasvolar per quella altezza, che quantunque io avea visto davante, di tanta ammirazion non mi sospese, né mi mostrò di Dio tanto sembiante; e quello amor che primo lì discese, cantando ‘Ave, Maria, gratïa plena‘, dinanzi a lei le sue ali distese. Rispuose a la divina cantilena da tutte parti la beata corte, sì ch’ogne vista sen fé più serena. «O santo padre, che per me comporte l’esser qua giù, lasciando il dolce loco nel qual tu siedi per etterna sorte, qual è quell’ angel che con tanto gioco guarda ne li occhi la nostra regina, innamorato sì che par di foco?». Così ricorsi ancora a la dottrina di colui ch’abbelliva di Maria, come del sole stella mattutina. Ed elli a me: «Baldezza e leggiadria quant’ esser puote in angelo e in alma, tutta è in lui; e sì volem che sia, perch’ elli è quelli che portò la palma giuso a Maria, quando ‘l Figliuol di Dio carcar si volse de la nostra salma. Ma vieni omai con li occhi sì com’ io andrò parlando, e nota i gran patrici di questo imperio giustissimo e pio. Quei due che seggon là sù più felici per esser propinquissimi ad Agusta, son d’esta rosa quasi due radici: colui che da sinistra le s’aggiusta è il padre per lo cui ardito gusto l’umana specie tanto amaro gusta; dal destro vedi quel padre vetusto di Santa Chiesa a cui Cristo le chiavi raccomandò di questo fior venusto. E quei che vide tutti i tempi gravi, pria che morisse, de la bella sposa che s’acquistò con la lancia e coi clavi, siede lungh’ esso, e lungo l’altro posa quel duca sotto cui visse di manna la gente ingrata, mobile e retrosa. Di contr’ a Pietro vedi sedere Anna, tanto contenta di mirar sua figlia, che non move occhio per cantare osanna; e contro al maggior padre di famiglia siede Lucia, che mosse la tua donna quando chinavi, a rovinar, le ciglia. Ma perché ‘l tempo fugge che t’assonna, qui farem punto, come buon sartore che com’ elli ha del panno fa la gonna; e drizzeremo li occhi al primo amore, sì che, guardando verso lui, penètri quant’ è possibil per lo suo fulgore. Veramente, ne forse tu t’arretri movendo l’ali tue, credendo oltrarti, orando grazia conven che s’impetri grazia da quella che puote aiutarti; e tu mi seguirai con l’affezione, sì che dal dicer mio lo cor non parti». E cominciò questa santa orazione: |
Dopo aver fissato il suo sguardo a lungo sull’oggetto del suo amore, quell’anima contemplativa assunse spontaneamente il compito di istruirmi e iniziò con parole sante, dicendo: “Quella ferita che segnò l’umanità, il peccato originale, e che Maria sanò e guarì, fu causata dalla bellissima donna che sta ai piedi della Vergine, Eva. Ancora più in basso, nel terzo gradino sotto di lei siede Rachele con Beatrice, come tu puoi ben vedere. Di gradino in gradino, dall’alto verso il basso tu puoi vedere Sara e Rebecca, Giuditta e Ru, bisavola del re David, che dopo la sua colpa compose il salmo ‘Miserere’, nell’ordine che io seguo nel nominartele una ad una. E dal settimo gradino in giù, come d’altronde dal primo al sesto, si susseguono donne del Vecchio Testamento, tagliando tutti i petali del fiore con una linea verticale; poiché esse costituiscono una sorta di muro che separa i beati della rosa mistica in base alla loro fede in Cristo, a seconda che essa fosse rivolta al futuro o al passato. Da questa parte in cui la rosa ha tutti i seggi occupati, sono seduti coloro che attesero con fede la futura venuta di Cristo; dall’altra parte, dove puoi notare dei seggi vuoti, stanno coloro che rivolsero il loro sguardo di fede a Cristo dopo la sua venuta. E come da questo lago il seggio glorioso di Maria e gli altri che sono collocati al di sotto di esso costituiscono una simile divisione, allo stesso modo dall’altra parte la stessa funzione è svolta dal seggio di San Giovanni che, da sempre colmo di Spirito Santo, affrontò il deserto e il martirio e visse due anni nel Limbo prima che Cristo lo facesse ascendere al cielo; e sotto di lui ebbero in sorte di costituire questa specie di parete divisoria Francesco, Benedetto e Agostino, insieme ad altri di gradino in gradino fino al più basso. Ora considera la straordinaria Provvidenza divina, che accoglie in questo Paradiso entrambi gli atteggiamenti della fede, quello dell’attesa del Messia e quello della fede in Cristo incarnato, morto e risorto. E sappi che tutte le anime che sono sedute da quel gradino che taglia a metà le due pareti divisorie fino alla base, non sono qui per meriti personali, ma per meriti altrui e in certe particolari condizioni; poiché tutti costoro sono anime sciolte dal peccato prima ancora che fossero in grado di scegliere liberamente il bene o il male. Te ne puoi accorgere con facilità dai loro volti e dalle voci infantili, se li osservi e li ascolti con attenzione. Ora sei colto dal dubbio e per questo taci, ma io ti aiuterò a districare il tuo ragionamento. Dentro questo regno non può aver luogo niente di casuale, così come non possono sussistere sensazioni umane, come dolore, fame o sete; poiché tutto ciò che vedi è stabilito sin dall’eternità, così da avere una perfetta corrispondenza tra merito e giusta ricompensa, come un anello che aderisce perfettamente al dito che lo indossa. Perciò queste anime che sono giunte precocemente alla vita eterna non hanno ottenuto diverse condizioni di beatitudine, più o meno intense, senza motivo. Dio, che appaga questo regno della sua pace e con un amore e una gioia così grandi che nessuno oserebbe desiderarne di più, quando, in un atto di amore gratuito, crea le anime, concede loro diversi gradi di grazia secondo la sua imperscrutabile volontà; e qui ti basti considerare il fatto in sé. E questo è chiaramente espresso nella Sacra Scrittura, quando i gemelli Esaù e Giacobbe, figli di Isacco che cominciarono a litigare già nel ventre della madre. Perciò è giusto che la luce di Dio diventi degna corona sul capo dei beati, a seconda del grado di grazia assegnato ad ognuno alla nascita. Perciò essi, senza aver acquisito alcun merito durante la loro vita, occupano gradi diversi di beatitudine solo per aver ricevuto alla nascita una maggiore o minore capacità di vedere Dio. Nelle prime età del mondo, da Adamo ad Abramo, era sufficiente l’innocenza e la fede dei genitori perché i bambini ottenessero la salvezza eterna. Poi, dopo Abramo, per i maschi diventò necessario essere coincisi per ottenere la possibilità di accedere al cielo con le loro anime innocenti. Ma dopo che si entrò nell’era cristiana, i bambini innocenti che non avessero il battesimo di Cristo furono relegati nel Limbo. Ma ora voltati a guardare il volto di Maria, poiché solo la sua luce può renderti capace di contemplare Cristo.” Ed io vidi sopra di lei scendere tanta grazia, ad opera degli angeli creati per volare attraverso quel cielo e distribuire la gloria di Dio, che tutto ciò che io avevo visto fino ad allora non mi aveva turbato molto, né mi aveva mostrato un’immagine così vicina a quella di Dio; e quell’angelo che per primo era disceso sulla Terra ad annunciare a Maria la nascita di Cristo, cantando ‘Ave Maria, piena di grazia’, aprì le sue ali davanti a lei, in atto di omaggio. Da ogni parte la corte del Paradiso rispose a quel canto, in modo tale che ogni anima ed ogni angelo divennero ancora più luminosi. “O santo padre che per esaudire il mio desiderio hai accettato di scendere quaggiù, lasciando il luogo beato che occupi per volontà divina, chi è quell’angelo che contempla con tanta gioia gli occhi di Maria, così pieno d’amore che sembra ardere come una fiamma?” Con queste parole feci appello ancora una volta alla sapienza di san Bernardo, che si adornava della luce che emanava da Maria come la stella del mattino deriva la sua luce dal sole. Ed egli mi rispose:” Quell’angelo possiede tutto il decoro e tutta la gioia di un angelo e di un’anima insieme; e noi tutti desideriamo che sia così poiché lui è Gabriele, che consegnò a Maria la palma della vittoria, quando il Figlio di Dio volle assumere natura umana. Ma ora seguimi con gli occhi, mentre io ti parlo, e osserva le nobili anime che abitano presso questo regno di giustizia e pietà. Coloro che siedono lassù, vicinissimi a Maria e per questo ricchi di un maggior grado di beatitudine, sono per così dire le due radici di questa rosa: colui che siede alla sua sinistra è Adamo, per la cui audacia l’umanità patisce tanto dolore, alla sua destra invece vedi San Pietro, a cui Cristo affidò le chiavi di questo regno. E accanto a lui siede San Giovanni evangelista, che prima di morire ebbe in visione la rivelazione dei terribili eventi a cui sarebbe andata incontro la Chiesa negli ultimi tempi del mondo; accanto agli altri invece sta Mosè, sotto la cui guida gli Ebrei, ingrati, volubili e indisciplinati, usciti dall’Egitto, vissero nel deserto nutrendosi di manna. Di fronte a san Pietro puoi vedere Anna, la madre di Maria, tanto beata nel contemplare sua figlia che non distoglie gli occhi neppure per cantare Osanna; e di fronte ad Adamo siede Lucia, che spinse Beatrice a venirti in aiuto, quando stavi precipitando nella selva del peccato. Ma poiché passa in fretta il tempo che ti assorbe nella contemplazione dei misteri divini, noi porremo fine al nostro discorso, come un buon sarto che adatta la veste a quanta stoffa possiede; e volgeremo i nostri occhi a Dio, nostro amore maggiore, in modo che, contemplandolo, tu possa penetrare la luce del mistero divino per quanto è possibile all’intelletto umano. Ma affinché tu, usando le tue sole forze, non ti allontani da lui, credendo invece si avvicinarti, è necessario che con la preghiera invochiamo la grazia da Maria, che è la sola che può aiutarti; e tu mi seguirai anche con il cuore, in modo che il suo sentimento sia perfettamente corrispondente alle mie parole”. E cominciò la sua santa preghiera dicendo così: |
Riassunto
vv. 1-48 – L'Ordinamento dei Beati nella Candida Rosa
San Bernardo guida Dante nella contemplazione della struttura della rosa celeste, dove i beati sono disposti secondo un preciso ordine divino. Al centro della composizione, nella posizione più elevata, siede Maria. Subito al di sotto di lei si trovano Eva, Rachele, Beatrice e altre figure femminili della tradizione ebraica, tra cui Sara, Rebecca, Giuditta e Ruth. Questa disposizione segna una chiara separazione tra coloro che appartengono al Vecchio Testamento, collocati sulla sinistra, e i santi del Nuovo Testamento, che invece occupano la parte destra, ormai quasi del tutto riempita. Sulla sponda opposta a Maria, si erge la figura di san Giovanni Battista, con sotto di lui san Francesco, san Benedetto, sant’Agostino e altri santi non esplicitamente nominati.
vv. 49-84 – L'Innocenza dei Bambini
Analogamente, un’altra linea di demarcazione viene tracciata da questi santi, al di sotto della quale si trovano i bambini che, privi di meriti personali, hanno ottenuto la beatitudine unicamente per effetto della grazia divina. San Bernardo, accorgendosi del dubbio che nasce nella mente di Dante, spiega che la misericordia di Dio assegna a ciascuno di essi una diversa misura di gloria, secondo un criterio che resta imperscrutabile alla mente umana.
vv. 85-99 – L'Esaltazione di Maria
San Bernardo esorta Dante a fissare il proprio sguardo sulla luminosa figura della Vergine Maria, affinché possa ricevere la forza necessaria per accedere alla visione suprema di Cristo. Mentre il poeta contempla la straordinaria bellezza del volto di Maria, un angelo si avvicina, intonando con voce soave il canto dell’"Ave Maria".
vv. 100-114 – L’Arcangelo Gabriele
Dante, colpito dalla presenza dell’angelo, chiede chi sia quella creatura celeste così radiosa. San Bernardo gli risponde che si tratta dell’arcangelo Gabriele, il messaggero divino che annunciò a Maria il mistero della sua maternità.
vv. 115-138 – Le Anime più Elevate della Corte Celeste
San Bernardo continua a indicare a Dante le anime più vicine a Maria nella gerarchia celeste: alla sua sinistra siedono Adamo e Mosè, mentre alla sua destra si trovano san Pietro e san Giovanni. In posizione speculare, di fronte a san Pietro, appare sant’Anna, la madre della Vergine, completamente assorta nella contemplazione della figlia. Di fronte ad Adamo si trova invece santa Lucia, la stessa che, nella selva oscura, intercedette per Dante spingendo Beatrice a soccorrerlo e a guidarlo nel suo viaggio ultraterreno.
vv. 139-151 – La Preghiera a Maria per l'Intercessione
Il tempo concesso a Dante sta per esaurirsi ed è giunto il momento di elevarsi fino alla visione ultima di Dio. Per compiere un passo così grande, il poeta ha bisogno dell’aiuto di Maria. San Bernardo, consapevole di ciò, si rivolge a lei con una supplica fervente, invocandone l’intercessione affinché Dante possa ottenere la grazia necessaria per raggiungere il culmine della sua esperienza mistica.
Analisi ed Interpretazioni
Il Canto rappresenta un momento di pausa descrittiva e didascalica, prima che Dante possa accedere alla visione di Dio nel Canto successivo. In questa sezione, San Bernardo assume il ruolo di guida al posto di Beatrice e inizia a spiegare a Dante la disposizione dei beati nella rosa celeste, un tema centrale di questo episodio. Si tratta dell'ultima grande panoramica sulle anime beate del poema, anche se molti dei personaggi descritti sono già stati presentati o evocati in precedenza, con alcune assenze che hanno suscitato domande, come quella di San Domenico e San Paolo, non citati nel contesto.
La disposizione dei beati nella rosa segue schemi simmetrici e un simbolismo che è intrinseco alla Commedia e alla cultura medievale del tempo di Dante, anche se queste idee possono sembrare lontane dalla sensibilità del lettore moderno. Bernardo mostra a Dante che l'anfiteatro celeste è diviso in due semicerchi: uno a sinistra di Maria, con i beati dell'Antico Testamento, che è già completo, e uno a destra, con i beati del Nuovo Testamento, che è ancora in fase di completamento. La linea divisoria tra i due settori è formata da una serie di beati posti in colonna, sotto la Vergine (seduta al punto più alto della rosa) e San Giovanni Battista (di fronte a lei).
Ai piedi di Maria siedono alcune donne dell'Antico Testamento, tra cui Eva, la quale ha causato il peccato originale, che è stato redento dalla Vergine con la nascita di Cristo. Sotto San Giovanni Battista si trovano i santi fondatori delle principali Regole monastiche, come San Francesco, San Benedetto e Sant'Agostino (anche se quest'ultimo è solo brevemente menzionato, nonostante la sua importanza nella teologia dantesca). Accanto a Maria ci sono anche Adamo, il primo uomo, e San Pietro, che ha il ruolo di fondatore della Chiesa sulla Terra. In questa configurazione, San Pietro e Adamo sono visti come le "radici" della rosa celeste.
Ai lati di Adamo e San Pietro ci sono Mosè, che ha guidato il popolo ebraico fuori dall'Egitto, e San Giovanni Evangelista, che ha scritto l'Apocalisse e ha avuto un rapporto speciale con Cristo. Sulla stessa linea si trovano Santa Lucia e Sant'Anna, che sono posti simmetricamente rispetto alle figure di Adamo e Pietro.
Una delle questioni teologiche più complesse trattate in questo canto riguarda la questione del numero dei beati: secondo San Bernardo, i beati del Nuovo Testamento saranno pari in numero a quelli dell'Antico Testamento, sebbene i cristiani dovrebbero essere più numerosi. Dante si rifà a una dottrina cristiana che sostiene che il numero finale dei beati sarà uguale a quello degli angeli ribelli. Si ipotizza che tra questi beati possano esserci anche anime che hanno ricevuto una grazia speciale da parte di Dio, come nel caso di Rifeo.
Un'altra divisione importante all'interno della rosa è rappresentata da una linea orizzontale che separa i beati "adulti" da quelli che sono bambini, morti prematuramente, i quali non hanno guadagnato la beatitudine per merito proprio ma grazie alla fede dei loro genitori. Questo solleva la problematica della predestinazione dei bambini, oggetto di dibattito teologico all'epoca. La risposta di Bernardo sottolinea che il giudizio divino è imperscrutabile e che il grado di grazia assegnato a ogni anima, inclusi i bambini, dipende da ragioni insondabili per l'intelletto umano.
Bernardo approfondisce anche la salvezza dei bambini, affermando che, nei primi tempi dell'umanità, la salvezza dei bambini avveniva grazie alla fede dei genitori, mentre con l'introduzione della circoncisione e poi del battesimo, le modalità di salvezza sono cambiate. La discussione si chiude con la necessità di accettare l'imperscrutabilità del giudizio divino.
In questo Canto, la figura di Maria è centrale. La sua posizione nella rosa celeste è quella più alta, e la disposizione dei beati dipende dal suo ruolo di mediatrice e dalla sua centralità nella storia della salvezza. Il Canto si conclude con la preparazione di San Bernardo a rivolgersi a Maria con una preghiera che consentirà a Dante di assistere alla visione finale di Dio, un momento di suprema conoscenza che segnerà la conclusione del suo viaggio spirituale.
Passi Controversi
La maggior parte dei manoscritti al verso 1 presenta le letture "L'affetto" o "L'effetto", che però generano una struttura sintattica complessa. La versione comunemente accettata, "Affetto", collega il verbo a san Bernardo e sembra avere un valore concessivo, come se significasse «nonostante fosse preso dal suo piacere», riferendosi alla contemplazione di Maria.
I versi 4-6 fanno riferimento a Eva, seduta ai piedi di Maria, la quale è stata responsabile del peccato originale, poi guarito dalla Vergine con la nascita del Redentore. L'espressione "richiuse e unse" è un esempio di hysteron-proteron, poiché descrive un'azione che avviene prima di un'altra, pur essendo cronologicamente successiva. Maria, infatti, prima sanò e poi ricucì la ferita, come Eva prima causò e poi aprì la piaga, suggerendo che l'azione di Maria seguì quella di Eva.
Nel verso 7, "sedi" è usato al plurale per indicare "seggio" o "sedile", con riferimento al terzo ordine in cui si trova il seggio di Rachele. Il verso 9 ricorda che Beatrice è accanto a Rachele, come già menzionato in Inf. II, 102.
I versi 10-12 alludono a figure femminili dell'Antico Testamento: Sara, moglie di Abramo e madre di Isacco; Rebecca, moglie di Isacco e madre di Giacobbe; Giuditta, che uccise Oloferne re degli Assiri; Ruth, bisavola di Davide, che scrisse il Salmo Miserere mei per espiare l'uccisione del marito di Betsabea, Uria (II Samuele 11, 2-16).
Il verso 18 fa riferimento alla divisione dei petali (o chiome) della rosa, che simboleggiano i seggi delle donne. Nei versi 25-26, si dice che alla destra di Maria i semicircoli sono intervallati da seggi vuoti, un'immagine che forse rappresenta l'assenza di alcune presenze.
I versi 31-33 richiamano la figura di san Giovanni Battista, che visse nel deserto e fu martirizzato da Erode (Matteo 14, 3-9). Poiché morì circa due anni prima di Cristo, rimase nel Limbo fino ad allora. I tre santi citati al verso 35 non sono i fondatori degli ordini monastici principali, ma piuttosto le figure che stabilirono le Regole monastiche (i Domenicani, ad esempio, seguivano la Regola agostiniana). L'assenza di san Domenico potrebbe spiegarsi con questo, mentre la mancanza di san Paolo potrebbe essere dovuta al fatto che egli è uno dei santi non nominati e situati sotto gli altri.
I versi 44-45 parlano dei bambini beati che sono morti prematuramente, prima di poter scegliere liberamente tra il bene e il male. Il termine "asciolti" potrebbe riferirsi a essere «liberati dal peccato originale» o «dalla condizione corporea». Al verso 49, "sili" è un neologismo dantesco che significa «stai in silenzio», derivato dal latino "silere". Il verso 57 potrebbe rappresentare un detto proverbiale, in cui Bernardo sottolinea che ciò che Dante vede corrisponde perfettamente al volere divino.
La "festinata gente" nei versi 58 si riferisce ai fanciulli che, essendo morti prematuramente, sono giunti velocemente al Cielo. Al verso 61, "pausa" è sinonimo di "posa", mentre "àusa" al verso 63 significa "osa", da "audere". I versi 67-69 richiamano la figura biblica di Esaù e Giacobbe, i due gemelli che fin da prima della nascita erano in conflitto, un contrasto che san Paolo interpreta come simbolo dell'imperscrutabilità del giudizio divino (Romani 9, 11-13).
Nel verso 70-72 si suggerisce che la grazia divina faccia splendere una luce, l'aureola, in modo diverso a seconda di quanto preordinato da Dio. Forse c'è un rimando anche a Esaù e Giacobbe, rispettivamente dai capelli rossi e neri. Al verso 76, i "secoli recenti" indicano le prime generazioni dell'umanità, da Adamo ad Abramo.
L'espressione "a l'innocenti penne" al verso 80 è interpretata come una metafora per l'innocenza dei fanciulli, ma potrebbe anche riferirsi al membro virile, come accennato in Inf. XX, 45. Il verso 84, "là giù", fa riferimento al Limbo, dove sono confinati i bambini che sono morti senza il battesimo perfetto. Nei versi 83-87, la parola "Cristo" rima con se stessa, un esempio di rima identica già presente in altri canti (ad esempio in XII, 71-75 e XIV, 104-108).
Nel verso 103, "gioco" è un provenzalismo per "gioia" o "letizia", mentre "abbelliva" al verso 107 deriva dal verbo provenzale "abellir", come nella poesia di Arnaut Daniel (Purg. XXVI, 140). Il verso 112 si riferisce all'iconografia tradizionale dell'arcangelo Gabriele, spesso raffigurato mentre offre un ramo di palma a Maria durante l'Annunciazione. La palma simboleggia la vittoria.
Nel verso 129, "Agusta" è un epiteto riferito a Maria, che nel mondo romano veniva attribuito alla moglie dell'imperatore, come segno di maestà. I versi 121-123 fanno riferimento al primo padre, Adamo, mentre i versi 124-126 si riferiscono a san Pietro. I versi 127-130 alludono a Giovanni Evangelista, che nell'Apocalisse ha ricevuto la visione profetica dei difficili tempi che attendevano la Chiesa, descritta come la "bella sposa di Cristo", unita a Lui attraverso il martirio.
I versi 131-132 evocano Mosè e gli Ebrei, che erano spesso indecisi e disobbedienti, come testimoniato dai loro comportamenti nelle scritture. I versi 137-138 fanno riferimento a Santa Lucia che ha spinto Beatrice ad aiutare Dante (Inf. II, 97 ss.). Il verso 139, "il tempo... che t'assonna", potrebbe semplicemente indicare il fatto che Dante è ancora soggetto al normale flusso del tempo, fatto di sonno e veglia, piuttosto che a un'esperienza mistica.
Nel verso 145, "ne" introduce una finalità negativa, come in «affinché tu non...». Il verso 151 si conclude in modo sospensivo, in attesa della preghiera che Bernardo pronuncerà all'inizio del canto successivo.
Fonti: libri scolastici superiori