Parafrasi e Analisi: "Canto XVIII" - Purgatorio - Divina Commedia - Dante Alighieri


Immagine Dante Alighieri
1) Scheda dell'Opera
2) Introduzione
3) Testo e Parafrasi
4) Riassunto
5) Figure Retoriche
6) Analisi ed Interpretazioni
7) Passi Controversi

Scheda dell'Opera


Autore: Dante Alighieri
Prima Edizione dell'Opera: 1321
Genere: Poema
Forma metrica: Costituita da tre versi di endecasillabi. Il primo e il terzo rimano tra loro, il secondo rima con il primo e il terzo della terzina successiva.



Introduzione


Il Canto XVIII del Purgatorio di Dante Alighieri affronta il tema complesso e centrale della relazione tra amore, libero arbitrio e responsabilità morale. In questo canto, il poeta approfondisce la natura dell'amore, inteso come principio universale che muove ogni azione umana e che, in quanto tale, può indirizzarsi verso il bene o il male a seconda delle scelte dell'individuo. Attraverso un dialogo con Virgilio, Dante esplora il rapporto tra l'istinto naturale dell'amore, che è intrinseco all'anima umana, e la capacità della ragione di guidarlo verso fini virtuosi.

Il discorso si intreccia con riflessioni di carattere filosofico e teologico, che si ricollegano alle teorie scolastiche del tempo, in particolare alla visione aristotelica e tomista dell'essere umano come creatura dotata di intelletto e volontà. Il libero arbitrio emerge quindi come elemento fondamentale del percorso di redenzione, evidenziando come ogni anima sia chiamata a esercitare la propria libertà per orientare l'amore verso Dio e il bene supremo.

Questo canto rappresenta un momento cruciale nella struttura della seconda cantica, poiché prepara il lettore alla comprensione più profonda dei meccanismi spirituali che governano la purificazione delle anime nel Purgatorio, gettando le basi per ulteriori sviluppi etici e dottrinali nella narrazione.


Testo e Parafrasi


Posto avea fine al suo ragionamento
l'alto dottore, e attento guardava
ne la mia vista s'io parea contento;

e io, cui nova sete ancor frugava,
di fuor tacea, e dentro dicea: 'Forse
lo troppo dimandar ch'io fo li grava'.

Ma quel padre verace, che s'accorse
del timido voler che non s'apriva,
parlando, di parlare ardir mi porse.

Ond' io: «Maestro, il mio veder s'avviva
sì nel tuo lume, ch'io discerno chiaro
quanto la tua ragion parta o descriva.

Però ti prego, dolce padre caro,
che mi dimostri amore, a cui reduci
ogne buono operare e 'l suo contraro».

«Drizza», disse, «ver' me l'agute luci
de lo 'ntelletto, e fieti manifesto
l'error de' ciechi che si fanno duci.

L'animo, ch'è creato ad amar presto,
ad ogne cosa è mobile che piace,
tosto che dal piacere in atto è desto.

Vostra apprensiva da esser verace
tragge intenzione, e dentro a voi la spiega,
sì che l'animo ad essa volger face;

e se, rivolto, inver' di lei si piega,
quel piegare è amor, quell' è natura
che per piacer di novo in voi si lega.

Poi, come 'l foco movesi in altura
per la sua forma ch'è nata a salire
là dove più in sua matera dura,

così l'animo preso entra in disire,
ch'è moto spiritale, e mai non posa
fin che la cosa amata il fa gioire.

Or ti puote apparer quant' è nascosa
la veritate a la gente ch'avvera
ciascun amore in sé laudabil cosa;

però che forse appar la sua matera
sempre esser buona, ma non ciascun segno
è buono, ancor che buona sia la cera».

«Le tue parole e 'l mio seguace ingegno»,
rispuos' io lui, «m'hanno amor discoverto,
ma ciò m'ha fatto di dubbiar più pregno;

ché, s'amore è di fuori a noi offerto
e l'anima non va con altro piede,
se dritta o torta va, non è suo merto».

Ed elli a me: «Quanto ragion qui vede,
dir ti poss' io; da indi in là t'aspetta
pur a Beatrice, ch'è opra di fede.

Ogne forma sustanzïal, che setta
è da matera ed è con lei unita,
specifica vertute ha in sé colletta,

la qual sanza operar non è sentita,
né si dimostra mai che per effetto,
come per verdi fronde in pianta vita.

Però, là onde vegna lo 'ntelletto
de le prime notizie, omo non sape,
e de' primi appetibili l'affetto,

che sono in voi sì come studio in ape
di far lo mele; e questa prima voglia
merto di lode o di biasmo non cape.

Or perché a questa ogn' altra si raccoglia,
innata v'è la virtù che consiglia,
e de l'assenso de' tener la soglia.

Quest' è 'l principio là onde si piglia
ragion di meritare in voi, secondo
che buoni e rei amori accoglie e viglia.

Color che ragionando andaro al fondo,
s'accorser d'esta innata libertate;
però moralità lasciaro al mondo.

Onde, poniam che di necessitate
surga ogne amor che dentro a voi s'accende,
di ritenerlo è in voi la podestate.

La nobile virtù Beatrice intende
per lo libero arbitrio, e però guarda
che l'abbi a mente, s'a parlar ten prende».

La luna, quasi a mezza notte tarda,
facea le stelle a noi parer più rade,
fatta com' un secchion che tuttor arda;

e correa contra 'l ciel per quelle strade
che 'l sole infiamma allor che quel da Roma
tra ' Sardi e ' Corsi il vede quando cade.

E quell' ombra gentil per cui si noma
Pietola più che villa mantoana,
del mio carcar diposta avea la soma;

per ch'io, che la ragione aperta e piana
sovra le mie quistioni avea ricolta,
stava com' om che sonnolento vana.

Ma questa sonnolenza mi fu tolta
subitamente da gente che dopo
le nostre spalle a noi era già volta.

E quale Ismeno già vide e Asopo
lungo di sé di notte furia e calca,
pur che i Teban di Bacco avesser uopo,

cotal per quel giron suo passo falca,
per quel ch'io vidi di color, venendo,
cui buon volere e giusto amor cavalca.

Tosto fur sovr' a noi, perché correndo
si movea tutta quella turba magna;
e due dinanzi gridavan piangendo:

«Maria corse con fretta a la montagna;
e Cesare, per soggiogare Ilerda,
punse Marsilia e poi corse in Ispagna».

«Ratto, ratto, che 'l tempo non si perda
per poco amor», gridavan li altri appresso,
«che studio di ben far grazia rinverda».

«O gente in cui fervore aguto adesso
ricompie forse negligenza e indugio
da voi per tepidezza in ben far messo,

questi che vive, e certo i' non vi bugio,
vuole andar sù, pur che 'l sol ne riluca;
però ne dite ond' è presso il pertugio».

Parole furon queste del mio duca;
e un di quelli spirti disse: «Vieni
di retro a noi, e troverai la buca.

Noi siam di voglia a muoverci sì pieni,
che restar non potem; però perdona,
se villania nostra giustizia tieni.

Io fui abate in San Zeno a Verona
sotto lo 'mperio del buon Barbarossa,
di cui dolente ancor Milan ragiona.

E tale ha già l'un piè dentro la fossa,
che tosto piangerà quel monastero,
e tristo fia d'avere avuta possa;

perché suo figlio, mal del corpo intero,
e de la mente peggio, e che mal nacque,
ha posto in loco di suo pastor vero».

Io non so se più disse o s'ei si tacque,
tant' era già di là da noi trascorso;
ma questo intesi, e ritener mi piacque.

E quei che m'era ad ogne uopo soccorso
disse: «Volgiti qua: vedine due
venir dando a l'accidïa di morso».

Di retro a tutti dicean: «Prima fue
morta la gente a cui il mar s'aperse,
che vedesse Iordan le rede sue.

E quella che l'affanno non sofferse
fino a la fine col figlio d'Anchise,
sé stessa a vita sanza gloria offerse».

Poi quando fuor da noi tanto divise
quell' ombre, che veder più non potiersi,
novo pensiero dentro a me si mise,

del qual più altri nacquero e diversi;
e tanto d'uno in altro vaneggiai,
che li occhi per vaghezza ricopersi,

e 'l pensamento in sogno trasmutai.
Aveva in ultimo messo fine al suo ragionamento
il mio eccelso maestro, Virgilio, ed osservava attentamente
il mio sguardo per capire se ero contento della spiegazione ricevuta;

ed io, che ero ancora stimolato da un nuovo desiderio di sapere,
non dicevo nulla apertamente, ma pensavo dentro di me: "Forse
potrebbe infastidirsi per il mio continuo domandare".

Ma quel mio padre sincero, che sia accorse
della mia timida volontà che non veniva espressa apertamente,
con le sue parole mi diede infine il coraggio di parlare a mia volta.

Dissi perciò: "Maestro, il mio vedere la verità, la mia conoscenza
si rinorza a tal punto nella luce del tuo sapere, che riesco a distinguere
chiaramente ogni argomento che il tuo ragionamento suddivide o analizza.

Perciò ti prego, mio dolce ed amato padre,
di spiegarmi meglio cosa sia l'amore al quale riconduci
ogni modo di agire corretto ma anche, al contrario, sbagliato."

Mi disse allora: "Indirizza verso di me tutta la sagace forza
della tua intelligenza e ti sarà così evidente
l'errore che commettono i ciechi che vogliono diventare guide.

L'anima umana, che nasce già pronta, predisposta per amare,
è attratta e si muove verso ogni cosa che le piace, non appena
la bellezza della cosa stessa rende attiva questa sua predisposizione.

La vostra capacità di imparare ottiene l'immagine della cosa
dalla realtà oggettiva e la sviluppa poi dentro di voi
così da indurre infine l'animo a rivolgersi verso di essa;

e se, una volta rivolto verso di essa, ne è anche attratto,
allora quell'attrazione è amore, quella è la predisposizione naturale
verso il piacere che per la prima volta si attiva dentro di voi.

Poi, così come il fuoco si muove verso l'alto per la sua stessa essenza
che lo spinge naturalmente a salire fino al punto,
la sfera del fuoco, dove può durare di più potendosi unire al suo elemento,

allo stesso modo l'animo umano posseduto dall'amore inizia a desiderare
ciò che gli piace, atteggiamento che è un movimento spirituale e non smette
fintanto che la cosa amata gli può procurare piacere, procurare gioia.

Adesso ti può finalmente apparire chiaro quanto siano lontane
dalla verità le persone che credono ciecamente
che ogni tipo di amore sia di per sé una cosa che merita lode;

potrebbe anche essere che la sua sostanza ci appaia
sempre positiva, ma non tutti i suggelli sono buoni
solo perché è di buona qualità la cera con cui sono stati fatti."

"La tua spiegazione e l'attenzione con cui l'ho seguita"
risposi a Virgilio, "mi hanno infine reso chiaro il concetto di amore,
ma questa nuova conoscenza mi ha riempito di molti altri dubbi;

perché, se il nostro amore viene stimolato solo da cose esterne a noi
e l'anima non può essere mossa se non dall'impulso ad amare,
alla fine, sia che agisca in modo giusto che sbagliato, non ne ha di colpe."

E Virgilio allo a me: "Quanto di questo argomento può comprendere
la ragione, io ti posso dire; da quel punto in avanti devi però aspettare
l'arrivo di Beatrice, perché diviene un argomento di fede.

Ogni forma che dà sostanzia, che è divisa
dalla materia ma è comunque ad essa unita,
possiede in sé una proprietà, una caratteristica propria, particolare,

che non può essere percepita se non è attiva, e non dà nemmeno
mai segno della sua esistenza se non attraverso i suoi effetti, allo stesso
modo in cui sono le foglie verdi a segnalarci che una pianta è viva.

Perciò, da dove provenga la conoscenza
delle nozioni primarie, quelle innate, l'uomo non lo può sapere,
e non può nemmeno sapere da dove provenga l'amore per i beni che desideriamo,

che sono entrambi innati in voi uomini così come è un sapere innato
nelle api l'arte di produrre il miele; e questa prima vostra tendenza
non può essere ovviamente meritevole di lode e di rimprovero.

Ora, affinché a questa prima vostra inclinazione si accordi ogni altra,
la volontà razionale è stata donata agli uomini come bene innato,
e deve stare a guardia delle porta del vostro consenso.

Ed è il modo in cui agisce la vostra volontà razionale che vi può fare
meritare delle lodi, a seconda che essa
accetti e selezioni stimoli d'amore giusti o sbagliati.

I filosofi, coloro che con i loro ragionamenti riuscirono ad andare fino
in fondo all'argomento, riuscirono infine a scoprire questa innata libertà
dell'uomo; e lasciarono così in eredità all'umanità la filosofia morale.

Pertanto, ammesso che sia da una necessità naturale
che nasce ogni impulso d'amore in voi uomini,
avete poi comunque il potere di trattenerlo, di non farlo screscere.

Questa nobile facoltà umana è definita da Beatrice
come libero arbitrio, fai pertanto bene attenzione
a ricordartelo, se dovesse iniziare a parlartene."

La luna, passata quasi la mezzanote,
con la sua luce ci faceva apparire le stelle meno fitte, meno numerose,
simile ad un grosso secchio molto luminoso;

e saliva in alto nel cielo in direzione contraria a quella
illuminata dal sole quando chi abita a Roma
lo vede scendere oltre l'orizzonte tra la Sardegna e la Corsica.

E quell'anima gentile grazie alla quale Pietole viene nominata più
(è più famosa) di qualsiasi altro centro del mantovano,
aveva già posto a terra il peso del mio carico (aveva svolto il suo compito);

perciò io, che il ragionamento limpido e chiaro
ricevuto in risposta alle mie questioni avevo già assimilato,
mi sentivo come un uomo che preso dalla sonnolenza ha perso la lucidità.

Ma questa mia sonnolenza mi fu subito cancellata
da una folla di anime che alle nostre spalle
si stava già muovendo nella nostra direzione.

E così come i fiumi Ismeno e Asopo avevano già visto in passato
lungo le loro sponde una folla (di Tebani) occupata in riti sfrenati,
con l'obiettivo di fare ottenere ai Tebani i favori del dio Bacco,

allo stesso modo lungo quella cornice procedono con lunghe falcate,
per quel poco che riuscii a vedere di quella folla,
anime stimolate dalla buona volontà e dall'amore misurato.

In poco tempo ci fu vicina, perché si muoveva di corsa
tutta quella gran folla di anime;
e due di loro, davanti alle altre, gridavano piangendo:

"Maria corse in fretta verso la montagna;
e Giulio Cesare, per soggiogare la città di Lerida,
attaccò la città di Marsiglia e poi corse subito in Spagna."

"Presto, presto, facciamo in modo di non perdere tempo
a casua di uno scarso amore", gridavano le altre anime dietro di loro,
"facciamo in modo che il desiderio di agire bene rinnovi in noi la Grazia."

"O anime che con l'energica volontà di fare che avete adesso
compensate la trascuratezza e la inattività che forse un tempo
avete dimostrato, per scarso amore, nel compiere azioni giuste,

costui, che è ancora in vita, e state certi che non vi dico una bugia,
vuole salire, non appena il sole torna a risplendere; diteci pertanto
da quale pate è più vicino il passaggio alla cornice successiva."

Questa furono le parole pronunciate dalla mia guida Virgilio;
ed una di quelle anime disse allora in risposta: "Vieni
dietro a noi e troverai il passaggio che cerchi.

Noi abbiamo una tale voglia di muoverci,
da non riuscire a stare fermi; perdonaci pertanto
se può sembrare scortese il nostro giusto comportamento.

In vita io sono stato l'abate del monastero di San zeno a Verona
al tempo in cui era imperatore Federico Barbarossa,
che viene ancora ricordato con dolore da Milano.

E c'è qualcuno (Alberto della Scala) con un piede già nella fossa,
che sta quasi per morire, che piangerà per l'offesa commessa contro
quel monastero, e rimpiangerà di averlo avuto tra i suoi domini;

perché suo figlio, menomato nel corpo
ma ancora di più nella mente e che non è neanche nato da sua moglie,
ha messo al posto del priore legittimo (il suo vero figlio)."

Non so dire se pronunciò qualcosa d'altro o se invece tacque,
tanto si era già allontanta da me dopo le ultime parole;
ma solo queste parole riuscii ad udire e mi fece piacere ricordarle.

E Virgilio, che mi veniva in aiuto ogni volta che ne avevo bisogno,
mi disse: "Guarda da questa parte, puoi vedere due anime
che vengono verso di noi criticando aspramente la pigrizia nell'amare."

Da dietro a tutte le altre anime dicevano:
"La gente (gli ebrei) davanti alla quale si aprirono le acque del mare,
morì prima che Giordano vedesse i suoi eredi.

E quelle persone che non riuscirono a sopportare
fino alla fine i rischi incontrati dal figlio di Anchise, Enea,
si condannarono da soli ad una vita senza gloria."

Poi, quando furono infine tanto lontane da noi
quelle anime da non poter essere più viste,
nella mia testa nacque un nuovo pensiero,

a partire dal quale ne nacquero poi molti altri diversi;
e comincià così a vagare dall'uno all'altro tanto
che i miei occhi persero di forza

ed i miei pensieri si trasformarono in sogni.



Riassunto


La Natura dell'Amore (vv. 1-39)
Dante si interroga sulla natura dell'amore, chiedendo a Virgilio un chiarimento. L'amore, infatti, appare all'origine sia delle virtù che dei vizi umani. Virgilio risponde spiegando che l'amore è un'attrazione naturale dell'anima verso ciò che le piace. Tuttavia, sebbene l'intenzione sia sempre positiva, non sempre lo è il modo in cui si agisce sotto il suo influsso.

Amore e Libero Arbitrio (vv. 40-75)
Un nuovo dubbio assale Dante: se l'amore nasce inevitabilmente dalle cose esterne che attirano l'anima, gli esseri umani possono davvero essere responsabili delle loro azioni? Virgilio chiarisce che l'uomo, dotato di ragione, possiede il libero arbitrio, che gli permette di discernere tra ciò che è bene e ciò che è male, assumendosi così la responsabilità delle proprie scelte.

Gli Accidiosi (vv. 76-105)
A notte fonda, Dante, stanco, è sul punto di addormentarsi, quando un gruppo di anime irrompe improvvisamente. Si tratta degli accidiosi, che corrono instancabili guidati da due spiriti. Questi gridano esempi di sollecitudine, incoraggiando tutti gli altri a dedicarsi con impegno e zelo.

L'Abate di San Zeno (vv. 106-129)
Virgilio domanda indicazioni per raggiungere la scala che conduce alla cornice successiva. Una delle anime, continuando a correre, indica la direzione. Si presenta come l'abate di San Zeno vissuto al tempo di Federico Barbarossa e predice la morte e il pentimento di Alberto della Scala, colpevole di aver imposto con la forza il proprio figlio illegittimo come abate del monastero.

Esempi di Accidia Punita (vv. 130-138)
Il gruppo degli accidiosi si allontana, chiuso da due spiriti che urlano esempi di accidia punita, tratti uno dalle Sacre Scritture e l'altro dalla tradizione virgiliana.

Dante Si Addormenta (vv. 139-145)
Tornato il silenzio, Dante viene sopraffatto dalla stanchezza e si addormenta lentamente, fino a sprofondare nel sonno e iniziare a sognare.


Figure Retoriche


v. 1: "Posto avea": Anastrofe.
v. 2: "Attento guardava": Anastrofe.
vv. 16-17: "Luci de lo 'ntelletto": Enjambement.
vv. 28-31: "Poi, come 'l foco movesi in altura per la sua forma ch'è nata a salire là dove più in sua matera dura, così l'animo preso entra in disire": Similitudine.
vv. 29-30: "È nata a salire là dove più in sua matera dura": Perifrasi.
v. 38: "Sempre esser": Anastrofe.
v. 50: "È da matera ed è con lei unita": Antitesi.
v. 54: "Come per verdi fronde in pianta vita": Similitudine.
vv. 58-59: "Sono in voi sì come studio in ape di far lo mele": Similitudine.
v. 67: "Color che ragionando andaro al fondo": Perifrasi.
v. 78: "Fatta com'un secchion che tuttor arda": Similitudine.
v. 85: "Aperta e piana": Endiadi.
v. 87: "Stava com'om che sonnolento vana": Similitudine.
vv. 88-89: "Mi fu tolta / subitamente": Enjambement.
vv. 91-96: "E quale Ismeno già vide e Asopo lungo di sè di notte furia e calca, pur che i Teban di Bacco avesser uopo, cotal per quel giron suo passo falca, per quel ch'io vidi di color, venendo, cui buon volere e giusto amor cavalca": Similitudine.
v. 92: "Furia e calca": Endiadi.
v. 106: "Fervore aguto": Anastrofe.
v. 112: "Parole furon queste": Anastrofe.
vv. 113-114: "Vieni / di retro": Enjambement.
v. 117: "Villania nostra": Anastrofe.
v. 121: "Ha già l'un piè dentro la fossa": Metafora. Per dire che è già quasi morente.
v. 123: "Tristo fia": Anastrofe.
v. 125: "Mal nacque": Perifrasi.Per dire che è un figlio illegittimo, fu un figlio bastardo.
vv. 133-134: "Fue / morta": Enjambement.
v. 135: "Le rede sue": Anastrofe.


Analisi ed Interpretazioni


Il Canto XVIII del Purgatorio presenta una struttura speculare rispetto al precedente, formando una sorta di dittico: a una prima parte didascalica segue una sezione narrativa, invertendo l'ordine del Canto XVII. Entrambe le sezioni sono intervallate dall'indicazione dell'ora, con la descrizione della posizione della luna in cielo. Virgilio completa il discorso iniziato nel Canto precedente sull'ordinamento morale del Purgatorio, spiegando la natura dell'amore e il suo rapporto con il libero arbitrio. Dante desidera comprendere nel dettaglio questa inclinazione naturale dell'animo, e Virgilio fornisce una spiegazione filosofica ispirata ad Aristotele e alla Scolastica: l'amore, innato nell'anima umana, si attiva attraverso gli oggetti esterni che attraggono il desiderio, trasformando la potenzialità in atto. Questo porta Dante a interrogarsi: se l'amore è una forza naturale, come può l'uomo esserne moralmente responsabile?

Virgilio risponde chiarendo che l'amore in sé, inteso come disposizione innata, è sempre lodevole, ma la responsabilità morale emerge nella scelta dell'oggetto amato, che deve essere guidata dalla ragione. Questa posizione critica l'idea medievale della forza irresistibile dell'amore, propria della trattatistica amorosa di Andrea Cappellano e della tradizione poetica provenzale, siciliana e stilnovistica, che Dante stesso aveva sostenuto in passato. Virgilio esclude l'idea che l'uomo sia schiavo di un impulso incontrollabile, affermando invece che il libero arbitrio permette di orientare correttamente l'amore, distinguendo tra virtù e peccato. Questo principio rappresenta un'evoluzione rispetto al pensiero espresso nel Canto XVI da Marco Lombardo, che aveva ridimensionato il determinismo astrale.

La revisione dantesca dello Stilnovo è centrale: la concezione romantica dell'amore come forza invincibile viene sottoposta a un'analisi critica. Dante riconosce che il libero arbitrio avrebbe potuto impedire a Francesca e Paolo, condannati tra i lussuriosi (Inf. V), di abbandonarsi al piacere. Quella passione, ispirata da modelli letterari come Guinizzelli e Cappellano, li aveva indotti a subordinare la ragione all'istinto, portandoli alla dannazione. Questo processo critico culminerà nell'incontro con Bonagiunta (Canto XXIV), dove Dante definirà il concetto di Dolce Stil Novo, e con Guinizelli (Canto XXVI), collocato tra i lussuriosi per le implicazioni della sua poesia sull'amore.

La seconda parte del Canto XVIII si concentra sulla descrizione della pena degli accidiosi nella quarta cornice. I penitenti, che corrono gridando esempi di sollecitudine e accidia punita tratti dalla Bibbia e dal mondo classico, occupano uno spazio narrativo ridotto rispetto ad altre cornici. Questa scelta può essere motivata da esigenze strutturali, poiché Dante riserva maggiore attenzione a peccati più rilevanti nel contesto morale del suo tempo, come l'avarizia, che sarà esplorata nei Canti successivi. Tra gli accidiosi, Dante incontra l'abate di San Zeno, ma l'episodio è breve e non approfondisce le loro storie personali, evocando un parallelismo con i pusillanimi dell'Antinferno (Inf. III).

In definitiva, il Canto XVIII rappresenta un momento chiave nel percorso dottrinale e narrativo del Purgatorio. La riflessione sull'amore anticipa l'apparizione di Beatrice e i dialoghi del Paradiso, dove la guida teologica completerà il discorso di Virgilio, chiarendo i legami tra ragione, fede e libero arbitrio. La revisione dello Stilnovo, che sottolinea la necessità di subordinare le passioni alla ragione, costituisce una pietra miliare nel pensiero morale e poetico di Dante.


Passi Controversi


I verbi parta e descriva al v. 12 sono tipici della terminologia filosofica scolastica e significano rispettivamente "separare con il ragionamento" e "esporre in modo analitico una tesi". Alcuni manoscritti riportano varianti come porti o descriva, ma queste versioni sono considerate poco probabili.

Il verso 21 (tosto che dal piacere in atto è desto) si interpreta come "non appena viene posto in atto da ciò che procura piacere". Al v. 22, l'apprensiva si riferisce alla facoltà conoscitiva umana, mentre l'intenzione al v. 23 rappresenta la percezione dell'oggetto osservato.

L'espressione di novo al v. 27 può essere intesa sia come "in modo prevalente" che come "per la seconda volta". Per quanto riguarda fin che al v. 33, è plausibile che significhi "per tutto il tempo che" piuttosto che "fino al momento in cui".

Nei vv. 38-39 si sottolinea, con una metafora, che anche se la cera fosse perfetta, l'impronta da essa generata potrebbe non esserlo: in senso figurato, l'amore come predisposizione potenziale è positivo, ma può deviare quando si concretizza in azione.

L'espressione non va con altro piede al v. 44 indica che l'anima non può fare a meno di seguire la propria inclinazione naturale verso l'amore. La forma sustanzial del v. 49 si riferisce all'anima, distinta dalla materia ma allo stesso tempo ad essa legata. La specifica virtute al v. 51 rappresenta la disposizione innata dell'anima, che si manifesta solo attraverso le azioni.

Le prime notizie menzionate al v. 56 sono i principi primi, ossia gli assiomi indimostrabili utilizzati dalla ragione. L'affetto de' primi appetibili al v. 57 indica l'amore innato dell'anima verso i beni fondamentali desiderabili.

Il verbo vigliare al v. 66, di origine toscana, significa "separare il grano dalle impurità". Nei vv. 76-78, si descrive il sorgere della luna, specificando che il suo chiarore offusca le stelle. Il termine tarda non si riferisce alla luna, ma alla mezzanotte già trascorsa. La luna, vicina all'ultimo quarto, viene paragonata a un paiolo di rame per il suo aspetto, tondo in basso e scuro in alto.

Il v. 83 menziona Pietola, oggi Andes, un piccolo centro nel mantovano, luogo natale di Virgilio. Al v. 91, Ismeno e Asopo, due fiumi della Beozia, sono evocati in relazione ai riti orgiastici dei Tebani in onore di Bacco.

Il verbo falca al v. 94 è probabilmente usato con il significato di "curvare" e si riferisce al modo in cui gli accidiosi corrono, piegando il proprio movimento come cavalli. Il v. 120 fa riferimento alla distruzione di Milano ad opera del Barbarossa nel 1162, mentre al v. 121 si parla di Alberto della Scala, morto nel 1301, ricordato dall'abate di San Zeno.

Infine, i vv. 139-145 descrivono in modo dettagliato il momento del passaggio dalla veglia al sonno, quando i pensieri perdono coerenza e le immagini si succedono senza ordine logico.

Fonti: libri scolastici superiori

Ultimi Articoli:

avatarParafrasi e analisi - divina commedia - canto XXI di dante alighieri 26-11-2024
avatarParafrasi e analisi - divina commedia - canto XX di dante alighieri 24-11-2024
avatarParafrasi e analisi - divina commedia - canto XIX di dante alighieri 24-11-2024
avatarParafrasi e analisi - divina commedia - canto XVIII di dante alighieri 24-11-2024
avatarParafrasi e analisi - divina commedia - canto XVII di dante alighieri 23-11-2024
avatarParafrasi e analisi - divina commedia - canto XVI di dante alighieri 23-11-2024
avatarParafrasi e analisi - divina commedia - canto XV di dante alighieri 23-11-2024
avatarParafrasi e analisi - divina commedia - canto XIV di dante alighieri 22-11-2024
avatarParafrasi e analisi - divina commedia - canto XIII di dante alighieri 21-11-2024
avatarParafrasi e analisi - divina commedia - canto XII di dante alighieri 20-11-2024
avatarParafrasi e analisi - divina commedia - canto XI di dante alighieri 19-11-2024
avatarParafrasi e analisi - divina commedia - canto X di dante alighieri 17-11-2024
avatarParafrasi e analisi - divina commedia - canto IX di dante alighieri 17-11-2024
avatarParafrasi e analisi - divina commedia - canto VIII di dante alighieri 16-11-2024
avatarParafrasi e analisi - divina commedia - canto VII di dante alighieri 16-11-2024
avatarParafrasi e analisi - divina commedia - canto VI di dante alighieri 14-11-2024
avatarParafrasi e analisi - divina commedia - canto V di dante alighieri 13-11-2024
avatarParafrasi e analisi - divina commedia - canto IV di dante alighieri 12-11-2024
avatarParafrasi e analisi - divina commedia - canto III di dante alighieri 10-11-2024
avatarParafrasi e analisi - divina commedia - canto II di dante alighieri 10-11-2024

Commenti:


Commenti Verificati Tutti i Commenti