Ernst Troeltsch - Metodo storico e metodo dogmatico


Immagine Ernst Troeltsch
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Il saggio "Metodo storico e metodo dogmatico in teologia" prende ispirazione dalla critica che il teologo Friedrich Niebergall aveva rivolto a Troeltsch nell'articolo "Sull'assolutezza del cristianesimo". In tale articolo, già dal titolo, emerge un'espressione destinata a diventare un punto focale della riflessione di Troeltsch: l'assolutezza del cristianesimo. Fino a quel momento, Troeltsch non aveva ancora affrontato in modo sistematico la pretesa del cristianesimo di essere l'unica religione vera e autentica, e quindi "assoluta". Le obiezioni di Niebergall spingono dunque Troeltsch a riflettere in maniera sistematica sulla questione del metodo.


Lettura


L'effetto del metodo storico che si trova chiaramente sotto gli occhi di tutti. Esso relativizza tutto e ogni cosa, ma non nel senso che debba essere con ciò escluso ogni criterio di valore e il risultato finale debba essere uno scetticismo nichilista, quanto piuttosto nel senso che ogni momento e ogni formazione della storia può essere pensata solo in connessione con le altre e, da ultimo, con il tutto, e che pertanto ogni elaborazione di criteri di valore non può muovere dal fatto singolo e isolato, ma solo dalla visione complessiva del tutto. Questa relativizzazione e questo sguardo sulla totalità procedono di pari passo, così come, d'altro canto, sono sempre insieme anche nell'applicazione pratica del metodo.

Ed è proprio in ragione del fatto che questo spirito della ricerca storica si è a poco a poco insinuato in ogni poro della teologia storica, in ragione del fatto che anche il cristianesimo può essere interpretato solo alla stregua di una grandezza che si trova in connessione con il tutto e in questa connessione va spiegata e valutata, in ragione cioè del fatto che solo le ricerche ispirate a questa idea hanno sortito come effetto vere conoscenze storiche, mentre tutte le obiezioni contrarie rappresentano solo modi di arginare il metodo o di correggerne singoli esiti, ma non un principio autonomo e peculiare: dunque, è in ragione di tutto ciò che il vecchio metodo dogmatico risulta impraticabile da chiunque sia provvisto di senso storico.

È da qui, e soltanto da qui, che prendono le mosse tutte le teorie analoghe a quelle che ho esposto. La logica interna del metodo, una volta applicato, obbliga a procedere in avanti e tutti i rimedi cui la teologia fa appello con l'intento di rendere questi metodi innocui, oppure di coartarli in un ambito circoscritto, si dissolvono tanto più tra le mani con quanta più urgenza e curiosità ci si lascia convincere della plausibilità di quel metodo. Queste conseguenze devono riguardare proprio il biblista e specialmente nel suo lavoro concreto. È sufficiente leggere le discussioni relative all'idea del Regno di Dio o alla consapevolezza messianica per accorgersi, pur nell'impossibilità pressoché totale di accettare qualcuna di queste teorie, che, con un metodo che ha dovuto produrre tali problematiche, e che, proprio in virtù di queste, ha promosso la comprensione storica, è comunque impossibile estrarre dal guscio un qualsiasi nocciolo che non appartenga alla storia. Oppure, viceversa, è sufficiente gettare uno sguardo sull'apparato incredibilmente complicato che Zahn ha predisposto ai fini di annullare gli esiti del metodo storico per accorgersi che, per un verso, con esso non si è sortito alcun effetto in ordine al principio, ma si contrappongono soltanto esiti contro esiti e non metodo contro metodo e che, per altro verso, difficilmente si potrà costruire su una deduzione tanto intricata quel rapporto con la tradizione, ad un tempo ingenuo, antico e sicuro, che è stato il presupposto del vecchio metodo dogmatico.

Se così stanno le cose, non resta che la seguente conseguenza: con il metodo storico si devono fare seriamente i conti, non soltanto riconoscendo l'incertezza relativa di tutte le conoscenze storiche e quindi concependo il legame della fede religiosa con singoli fatti storici come nient'altro che un legame mediato e relativo; non soltanto sottoponendo, in modo inequivocabile e risoluto, la storia ebraico-cristiana a tutte le conseguenze di un metodo meramente storico, senza alcuna paura o timidezza nei confronti dei risultati; ma soprattutto prendendo in considerazione l'intreccio del cristianesimo con la storia generale e dedicandosi al compito di una sua analisi e valutazione solo a partire dal grande contesto della storia complessiva. Il metodo storico deve essere portato avanti in teologia con piena e spassionata coerenza.

Nasce dunque l'esigenza di una costruzione della teologia su un metodo storico, di storia universale, e, dato che qui ne va del cristianesimo inteso come religione e come etica, su un metodo di storia delle religioni.


Guida alla lettura


1) Qual è, secondo Troeltsch, l'effetto evidente del «metodo storico»?
Secondo Troeltsch, l'effetto evidente del metodo storico è che "relativizza tutto e ogni cosa". Questo non significa che debba escludere ogni criterio di valore portando a uno scetticismo nichilista, piuttosto che ogni momento e formazione della storia può essere compreso solo in connessione con le altre e, in ultima analisi, con il tutto. Pertanto, l'elaborazione di criteri di valore non può partire da fatti singoli e isolati ma solo da una visione complessiva del tutto.

2) In che cosa si differenzia dal «metodo dogmatico»?
Il testo evidenzia diverse differenze tra il "metodo storico" e il "metodo dogmatico":

Relativizzazione dei valori: Il metodo storico relativizza tutto, non nel senso di escludere ogni criterio di valore portando a uno scetticismo nichilista ma considerando ogni momento e formazione della storia in connessione con il tutto. Al contrario, il metodo dogmatico si basa su criteri di valore fissi e assoluti, che non tengono conto di questa relativizzazione.
Connessione con la totalità storica: Il metodo storico implica che ogni elaborazione di criteri di valore deve muovere dalla visione complessiva della storia, mentre il metodo dogmatico tratta i fatti isolatamente, senza questa connessione complessiva.
Applicazione pratica e conoscenza storica: Il metodo storico, applicato alla teologia, porta a una comprensione storica del cristianesimo in connessione con il tutto della storia universale. Questo metodo è visto come più capace di produrre vere conoscenze storiche. Il metodo dogmatico, invece, risulta impraticabile per chi possiede un senso storico e si basa su presupposti fissi che non tengono conto della storia complessiva.
Effetti e rimedi: Il metodo storico obbliga a procedere in avanti e i tentativi della teologia di rendere innocuo questo metodo o di limitarlo si dissolvono rapidamente. Il metodo dogmatico, invece, tenta di annullare gli esiti del metodo storico ma senza riuscire a opporre un principio autonomo e peculiare.
Rapporto con la tradizione: Il vecchio metodo dogmatico si fondava su un rapporto con la tradizione che era ingenuo, antico e sicuro. Con il metodo storico, invece, si riconosce l’incertezza relativa di tutte le conoscenze storiche e il legame della fede religiosa con i fatti storici viene visto come mediato e relativo.
Esigenza di coerenza: Il metodo storico deve essere applicato in teologia con piena e spassionata coerenza, portando a una costruzione della teologia basata sulla storia universale e sulla storia delle religioni. Il metodo dogmatico non richiede questa coerenza con la storia universale, essendo più statico e basato su principi assoluti.

3) In che cosa consiste il metodo della storia delle religioni?
Il metodo della storia delle religioni consiste nell'analizzare e valutare il cristianesimo all'interno del contesto più ampio della storia generale, trattandolo come una grandezza connessa con il tutto. Questo metodo richiede una visione complessiva che relativizza ogni momento e formazione storica, evitando di isolare singoli fatti. L'approccio storico deve essere applicato in maniera coerente e spassionata, considerando l'intreccio del cristianesimo con la storia complessiva e sottoponendo la storia ebraico-cristiana a tutte le conseguenze del metodo storico, senza timori rispetto ai risultati.


Guida alla Comprensione


1) Ricostruisci brevemente il senso della critica di Troeltsch al concetto di «assolutezza» del cristianesimo e in generale di ogni altra religione storica.
La critica di Troeltsch al concetto di «assolutezza» del cristianesimo si basa sull'applicazione del metodo storico alla teologia. Troeltsch ritiene che il metodo storico relativizzi tutto, il che significa che ogni momento e ogni formazione della storia devono essere pensati in connessione con il tutto, non isolatamente. Questo approccio porta a una visione complessiva della storia, rendendo impraticabile il vecchio metodo dogmatico che considerava il cristianesimo come l'unica religione vera e assoluta.

Troeltsch sostiene che, poiché il cristianesimo deve essere interpretato in relazione con la storia generale, esso non può essere considerato assoluto in senso dogmatico. Le teorie che tentano di mantenere questa assolutezza si dissolvono quando vengono applicati i principi del metodo storico. Il metodo storico, quindi, richiede che si facciano seriamente i conti con l'incertezza delle conoscenze storiche e che il legame della fede religiosa con fatti storici sia concepito come mediato e relativo.

In sintesi, Troeltsch critica l'idea di «assolutezza» del cristianesimo (e di ogni altra religione storica) perché, secondo il metodo storico, tutte le religioni devono essere comprese e valutate nel contesto della storia universale e non possono essere considerate uniche o assolute in senso esclusivo.

2) Che cosa differenzia questa posizione di Troeltsch da una posizione scettica o nichilista? Ricostruisci brevemente i concetti di «scetticismo» e «nichilismo» applicati alla filosofia morale e alla filosofia della religione.
La posizione di Troeltsch si differenzia da una posizione scettica o nichilista in quanto non esclude l'elaborazione di criteri di valore ma li considera relativi al contesto storico complessivo. Secondo Troeltsch, il metodo storico relativizza tutto ma non conduce a uno scetticismo nichilista; invece, implica che ogni momento e formazione della storia debbano essere compresi in relazione con il tutto.

Scetticismo

Filosofia morale: Lo scetticismo in filosofia morale mette in dubbio la possibilità di conoscere verità morali oggettive. Gli scettici morali sostengono che non possiamo avere conoscenze certe riguardo ai valori morali, e che le nostre convinzioni etiche sono spesso influenzate da pregiudizi culturali e personali.
Filosofia della religione: Nella filosofia della religione, lo scetticismo può assumere la forma del dubbio sulla possibilità di conoscere verità religiose o sull'esistenza di un Dio. Gli scettici religiosi mettono in dubbio la validità delle esperienze religiose e delle rivelazioni divine.

Nichilismo

Filosofia morale: Il nichilismo morale afferma che non esistono valori morali oggettivi e che la vita non ha un significato intrinseco. I nichilisti morali credono che concetti come il bene e il male siano illusioni senza alcuna base reale.
Filosofia della religione: Nella filosofia della religione, il nichilismo può comportare la negazione di qualsiasi significato o valore religioso. I nichilisti religiosi sostengono che la religione non offre verità ultime e che il mondo è privo di uno scopo o di un ordine superiore.

Differenze con la posizione di Troeltsch

Troeltsch, pur riconoscendo l'incertezza relativa delle conoscenze storiche e la necessità di vedere ogni fatto storico in relazione con il tutto, non approda a una visione nichilista. Invece, egli sostiene che il metodo storico, applicato coerentemente, promuove una comprensione storica più profonda e integra il cristianesimo nel contesto della storia generale. Pertanto, il metodo storico non elimina i criteri di valore ma li riformula nel quadro di una visione complessiva della storia, contrariamente al nichilismo che nega qualsiasi valore intrinseco o al puro scetticismo che dubita della possibilità di conoscere verità certe.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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