Richard Hare - L'arcangelo e il prolet
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione
Introduzione
Dopo anni di studi focalizzati prevalentemente su problematiche di metaetica, ossia l'analisi del linguaggio morale, Richard Mervyn Hare pubblica nel 1981 "Il pensiero morale". In questo lavoro, Hare si occupa anche di etica normativa, cercando di indicare come dovremmo comportarci. L'obiettivo è dimostrare come le norme del senso comune, che abitualmente guidano la nostra vita, debbano essere integrate e, se necessario, corrette da un ragionamento di tipo utilitaristico. Come emerge dal brano proposto, Hare confronta due fonti indipendenti di giudizio morale: il "pensiero intuitivo" e il "pensiero critico".
Il pensiero intuitivo si basa su principi prima facie, ovvero criteri immediati influenzati principalmente dalla nostra formazione e dalla nostra disposizione caratteriale, che utilizziamo per distinguere il bene dal male. Il pensiero critico, invece, consiste in procedure di comparazione volte a individuare il criterio che meglio risponde alle esigenze di universalità e imparzialità del giudizio. Hare personifica queste due modalità di pensiero nelle figure dell'arcangelo e del prolet, sottolineando l'importanza di bilanciare entrambi i modi di operare. Questo equilibrio serve ad evitare sia l'arroganza di considerarsi superiori al pensiero comune, sia la tendenza a non mettere in discussione principi che ci sembrano ovvi per abitudine o autorità.
Lettura
Ci dobbiamo chiedere, a questo punto, quale sia la relazione tra i due livelli del pensiero morale e in che modo possiamo determinare quando utilizzare uno o l'altro livello. Ma in primo luogo è il caso di chiarire che il pensiero morale critico e quello intuitivo non rappresentano procedimenti rivali, come molte delle discussioni tra utilitaristi ed intuizionisti sembrano presupporre. Sono elementi di una struttura comune, ciascuno con il proprio ruolo da svolgere. Ma in che modo sono collegati?
Consideriamo due casi estremi di persone o esseri, di cui uno utilizzi unicamente il pensiero morale critico mentre l'altro unicamente quello intuitivo. In primo luogo, consideriamo un essere con capacità di pensiero sovrumane, conoscenza sovrumana e nessuna debolezza umana: lo definirò arcangelo [...].
L'arcangelo userà solo il pensiero critico per formulare principi universali adatti alla circostanza. Questo «osservatore ideale» o «prescrittore ideale» è simile al «chiaroveggente» del mio testo Il linguaggio della morale, ma aggiunge alle sue capacità di predizione tutte le qualità sovrumane elencate sopra. Egli avrà bisogno di utilizzare unicamente il pensiero critico: di fronte ad una situazione inedita, sarà in grado di definire immediatamente tutte le sue proprietà, incluse le conseguenze di opzioni alternative di azione, e formulerà un principio universale (forse persino uno altamente specifico) come regola d'azione in quella determinata situazione, senza essere influenzato dal ruolo che egli stesso può svolgervi.
Infatti, privo di preferenza per se stesso come delle altre debolezze umane, egli agirà in base al principio che lo ha spinto ad agire. Lo stesso varrà per altri tipi di parzialità (per esempio, rispetto a un proprio amico o familiare) che difficilmente possono essere definite debolezze, ma che sono escluse dal pensiero critico per ragioni che spiegherò in seguito, sebbene giochino un ruolo essenziale nel pensiero intuitivo [...]. Un arcangelo di questo genere non avrà alcun bisogno del pensiero intuitivo: ogni cosa sarà decisa secondo ragione in un istante. Allo stesso modo, quindi, non avrà bisogno di solidi principi generali, delle buone disposizioni, delle intuizioni che guidano noi tutti.
D'altra parte, consideriamo una persona che presenti queste debolezze umane a un altissimo grado. Non solo, come la maggior parte di noi, dovrà generalmente contare su intuizioni e solidi principi prima facie e su buone disposizioni; sarà completamente incapace di pensare criticamente (per non parlare di pensiero critico cauto o ben fondato), anche se ci fosse il tempo per formularlo. Questo tipo di persona, visto che deve trovare quei principi prima facie di cui ha bisogno, dovrà acquisirli da altre persone tramite educazione o imitazione: definiamolo prolet (seguendo George Orwell in 1984).
Sebbene l'arcangelo e il prolet rappresentino una versione eccessiva, rispettivamente, della classe più alta e di quella più bassa della Repubblica di Platone, non è certo mia intenzione suddividere la razza umana in arcangeli e prolet: noi tutti condividiamo le caratteristiche di entrambi, ad un grado limitato e mutevole nel tempo.
Il nostro problema, quindi, è questo: «Quando dobbiamo pensare come arcangeli e quando come prolet?». Una volta posta la domanda in questo modo, la risposta diventa ovvia: dipende da quanto ciascuno di noi, in un'occasione particolare o in generale, assomiglia a uno o all'altro personaggio. Non c'è una risposta filosofica alla questione: dipende dalla capacità di pensiero e dal carattere che ciascuno, allo stato attuale, crede di possedere.
Dobbiamo conoscere noi stessi in modo da sapere fino a che punto possiamo fidarci della nostra capacità di agire come arcangeli, senza finire nel campo degli arcangeli caduti di Milton.
Una cosa, comunque, è certa: non possiamo tutti quanti, allo stesso tempo, comportarci come prolet (come vorrebbero gli intuizionisti), se poniamo che un sistema di principi prima facie debba esistere. Per selezionare i principi prima facie, e per risolvere i conflitti fra loro, il pensiero critico è necessario. Se non pensiamo che gli uomini possano fare ciò, dovremmo invocare un Dio alla Butler affinché lo faccia per noi e riveli il risultato alle nostre coscienze. Ma in che modo, poi, saremmo in grado di distinguere la voce di Dio da quella delle nostre balie (nel caso le avessimo avute)?
Guida alla lettura
1) Quali sono i due livelli considerati da Hare fonti del giudizio morale?
I due livelli considerati da Hare fonti del giudizio morale sono:
Il pensiero intuitivo: Si basa su principi prima facie, cioè sui criteri immediati dipendenti in gran parte dalla nostra formazione e disposizione caratteriale che usiamo per valutare il bene e il male.
Il pensiero critico: Consiste in procedure di comparazione finalizzate a rintracciare il criterio che meglio soddisfa le istanze di universalità e di imparzialità di giudizio.
2) Che cosa sono i principi prima facie?
I principi prima facie sono criteri immediati che utilizziamo per valutare il bene e il male, dipendenti in gran parte dalla nostra formazione e disposizione caratteriale. Sono alla base del "pensiero intuitivo" e ci orientano abitualmente nella nostra esistenza.
3) Chi è e come ragiona l'arcangelo?
L'arcangelo, secondo Richard Mervyn Hare, è un essere con capacità di pensiero sovrumane, conoscenza sovrumana e privo delle debolezze umane. Utilizza esclusivamente il pensiero critico per formulare principi universali adatti alle circostanze, valutando immediatamente tutte le proprietà di una situazione e le conseguenze delle azioni alternative. Agisce in base ai principi che formula, senza essere influenzato da parzialità o preferenze personali. In quanto tale, l'arcangelo non ha bisogno del pensiero intuitivo né di solidi principi generali, intuizioni o buone disposizioni che guidano gli esseri umani comuni.
4) Chi è e come ragiona il prolet?
Il prolet, secondo Hare, è una persona che presenta le debolezze umane a un altissimo grado. Questa persona deve generalmente contare su intuizioni, solidi principi prima facie e buone disposizioni ma è completamente incapace di pensare criticamente. Il prolet acquisisce i suoi principi prima facie da altre persone tramite educazione o imitazione. Questo tipo di persona deve trovare i principi necessari per la propria guida morale attraverso l'influenza e l'apprendimento dagli altri, poiché non può formularli autonomamente tramite il pensiero critico.
5) Quale sistema di riferimento è da preferire nelle situazioni concrete?
Nelle situazioni concrete, il sistema di riferimento da preferire dipende da quanto ciascuno di noi, in un'occasione particolare o in generale, assomiglia a un arcangelo o a un prolet.
L'arcangelo rappresenta un essere con capacità di pensiero sovrumane e nessuna debolezza umana, che utilizza solo il pensiero critico per formulare principi universali adatti alla circostanza. Il prolet, invece, rappresenta una persona con forti debolezze umane che deve contare su intuizioni e principi prima facie acquisiti da altri tramite educazione o imitazione.
La risposta alla domanda "quando dobbiamo pensare come arcangeli e quando come prolet?" dipende dalla capacità di pensiero e dal carattere che ciascuno, allo stato attuale, crede di possedere. Non c'è una risposta filosofica univoca: bisogna conoscere se stessi per sapere fino a che punto possiamo fidarci della nostra capacità di agire come arcangeli.
Inoltre, il pensiero critico è necessario per selezionare i principi prima facie e per risolvere i conflitti fra loro, poiché non possiamo tutti comportarci sempre come prolet.
Guida alla Comprensione
1) Spiega perché Hare distingue i due sistemi di giudizio.
Richard Mervyn Hare distingue i due sistemi di giudizio, il pensiero morale critico e quello intuitivo, per illustrare come ciascuno contribuisca in modo complementare alla formazione delle decisioni morali. Il pensiero critico è descritto come un processo razionale e universale, capace di formulare principi morali generali e di valutare le conseguenze delle azioni in modo imparziale. Questo approccio è rappresentato dall'"arcangelo", un essere ipotetico con capacità razionali elevate e privo di parzialità personali.
Dall'altro lato, il pensiero intuitivo si basa su principi prima facie, cioè su criteri immediati che dipendono dalla nostra formazione e disposizione caratteriale. Questo approccio è rappresentato dal "prolet", che si affida a intuizioni consolidate e a principi morali apparentemente ovvi, senza necessariamente analizzare le loro implicazioni universali.
Hare evidenzia che entrambi i sistemi hanno un ruolo da svolgere nel processo decisionale morale: il pensiero critico per la sua capacità di formulare principi generali e il pensiero intuitivo per la sua prontezza nell'affrontare situazioni immediate. La distinzione tra i due sistemi aiuta a comprendere come integrare e bilanciare queste approcci diversi per prendere decisioni etiche informate e giuste.
2) Analizza separatamente i rischi di assumere come riferimento l'arcangelo o il pensiero intuitivo comune e spiega in che modo è possibile far intervenire l'uno a correzione dell'altro.
Per rispondere alla tua domanda basandomi sul testo che mi hai fornito:
Rischi di assumere l'arcangelo come riferimento:
L'arcangelo rappresenta un ideale di pensiero critico perfetto, privo di qualsiasi forma di parzialità umana. Il rischio di assumere l'arcangelo come riferimento è quello di alienarsi dal comune sentire umano e di perdere di vista le considerazioni emotive e relazionali che sono importanti per la vita quotidiana. L'arcangelo agisce solo secondo principi universali e razionali, senza tener conto delle relazioni personali o delle implicazioni emotive delle sue azioni. Ciò potrebbe portare a decisioni che, pur razionali, potrebbero essere percepite come fredde o disumane dalle persone comuni.
Rischi di assumere il pensiero intuitivo comune come riferimento:
Il pensiero intuitivo comune si basa su principi prima facie e su intuizioni immediate, spesso influenzate dalla formazione e dalle disposizioni personali. Il rischio qui è di cadere in decisioni che non sono universali o imparziali ma che sono fortemente influenzate da preferenze personali, emozioni o bias cognitivi. Questo può portare a giudizi morali che non tengono conto della universalità e dell'imparzialità richieste in determinate situazioni etiche.
Correzione reciproca tra arcangelo e pensiero intuitivo:
Richard Hare suggerisce che entrambi i livelli di pensiero morale, critico e intuitivo, hanno un ruolo da svolgere. Mentre l'arcangelo rappresenta l'ideale del pensiero critico, è importante comprendere che nessuno può operare esclusivamente su quel livello. Il pensiero intuitivo, sebbene possa essere influenzato da parzialità e intuizioni immediate, rappresenta il modo in cui molte persone prendono decisioni morali nella vita quotidiana. La correzione reciproca avviene quando il pensiero critico interviene per guidare e correggere il pensiero intuitivo, assicurando che le decisioni siano non solo immediate ma anche universalmente applicabili e razionalmente fondate. D'altra parte, il pensiero intuitivo può intervenire correggendo un eccesso di rigidità razionale del pensiero critico, aggiungendo elementi umani e relazionali che possono essere cruciali nelle situazioni etiche complesse.
In sintesi, la complementarità tra arcangelo (pensiero critico) e pensiero intuitivo comune sta nel bilanciare l'universalità e l'imparzialità con le necessità emotive e relazionali umane nelle decisioni morali.
3) Qual è, a tuo parere, il rischio che Hare teme di più, confrontandosi con i teorici del pensiero intuitivo?
Richard Mervyn Hare, nel suo testo "Il pensiero morale", sembra preoccuparsi principalmente del rischio di creare una divisione netta e contrapposta tra il pensiero critico e quello intuitivo. Egli teme che questa dicotomia possa portare a una sottovalutazione dell'importanza reciproca di entrambi i modi di pensare morale, suggerendo invece che entrambi siano componenti essenziali di un quadro più ampio.
Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori