Sigmund Freud - Principio del piacere e felicità


Immagine Sigmund Freud
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Nel libro "Il disagio della civiltà", Freud esamina attentamente i pro e i contro dell'appartenenza alla società, partendo dall'analisi delle nostre pulsioni più profonde. Egli si mette nei panni dell'individuo, mosso dal desiderio di cercare la felicità seguendo il "principio del piacere". Tuttavia, giunge alla conclusione che questo principio, pur dominante nella nostra psiche, è impraticabile poiché in contrasto con la stessa natura del piacere. Tra le alternative proposte come compromesso, vi sono modelli di saggezza e tecniche per mitigare il dolore. Infine, suggerisce che la sublimazione, richiesta dalla società, potrebbe offrire nuove e più raffinate strategie di felicità, caratterizzate da un piacere meno intenso ma più autonomo e duraturo.


Lettura


Ci chiederemo quindi, meno ambiziosamente, che cosa, attraverso il loro comportamento, gli uomini stessi ci facciano riconoscere come scopo e intenzione della loro vita, che cosa pretendano da essa, che cosa desiderino ottenere in essa. Mancare la risposta è quasi impossibile: tendono alla felicità, vogliono diventare e rimanere felici. Questo desiderio ha due facce, una metà positiva e una negativa: mira da un lato all'assenza del dolore e del dispiacere, dall'altro all'accoglimento di sentimenti intensi di piacere. Nella sua accezione più stretta la parola «felicità» viene riferita solo al secondo aspetto. Conformemente a questa bipartizione delle mete l'attività degli uomini si sviluppa in due direzioni, secondo che cerchi di raggiungere – in misura prevalente o addirittura esclusiva – l'uno o l'altro obiettivo.

Come si vede, molto semplicemente, il programma del principio di piacere stabilisce lo scopo dell'esistenza umana. Questo principio domina il funzionamento dell'apparato psichico fin dall'inizio; non può sussistere dubbio sulla sua efficacia, eppure il suo programma è in conflitto con il mondo intero, tanto con il macrocosmo quanto con il microcosmo. È assolutamente irrealizzabile, tutti gli ordinamenti dell'universo si oppongono ad esso; potremmo dire che nel piano della Creazione non è incluso l'intento che l'uomo sia «felice».

Quel che nell'accezione più stretta ha nome felicità, scaturisce dal soddisfacimento, perlopiù improvviso, di bisogni fortemente compressi e per sua natura è possibile solo in quanto fenomeno episodico. Qualsiasi perdurare di una situazione agognata dal principio di piacere produce soltanto un sentimento di moderato benessere; siamo così fatti da poter godere intensamente soltanto dei contrasti, mentre godiamo pochissimo di uno stato di cose in quanto tale. Le nostre possibilità di essere felici sono dunque già limitate dalla nostra costituzione. Provare infelicità è assai meno difficile.

La sofferenza ci minaccia da tre parti: dal nostro corpo che, destinato a deperire e a disfarsi, non può eludere quei segnali di allarme che sono il dolore e l'angoscia, dal mondo esterno che contro di noi può infierire con forze distruttive inesorabili e di potenza immane, e infine dalle nostre relazioni con altri uomini. La sofferenza che trae origine dall'ultima fonte viene da noi avvertita come più dolorosa di ogni altra; propendiamo a considerarla in certo qual modo un ingrediente superfluo, quantunque possa essere non meno fatalmente inevitabile della sofferenza di provenienza diversa.

Nessuna meraviglia se, sotto la pressione di queste possibilità di soffrire, gli uomini sogliono ridurre la loro pretesa di felicità, così come, sotto l'influsso del mondo esterno, anche lo stesso principio di piacere si trasformò nel più modesto principio di realtà; nessuna meraviglia se ci riteniamo felici per il solo fatto di scampare all'infelicità, di sopportare la sofferenza, se, nel senso più generale, il compito di evitare il dolore relega sullo sfondo quello di procurarsi il piacere.

La riflessione insegna che è possibile tentare di portare a termine questo compito per vie molto diverse; tutte queste vie sono state raccomandate dalle varie scuole della saggezza del vivere e percorse dagli uomini. Il soddisfacimento sfrenato di tutti i bisogni si propone come la condotta di vita più seducente del mondo; ciò significa però anteporre il godimento alla prudenza e, dopo non molto, implica il proprio castigo. Gli altri metodi intesi massimamente a evitare il dispiacere si diversificano secondo la fonte di dispiacere cui accordano prevalente attenzione. Esistono metodi radicali e metodi moderati, metodi unilaterali e metodi concernenti contemporaneamente più aspetti.

La volontaria solitudine, il distanziarsi dagli altri sono il riparo più immediato contro il tormento che possono arrecarci le relazioni con gli altri uomini. La felicità conseguibile in tal modo è, ovviamente, quella della quiete. Contro il temuto mondo esterno non possiamo difenderci che stornandocene in qualche modo, se vogliamo portare a termine questo compito da soli. C'è naturalmente un altro modo migliore: con l'aiuto della tecnica, guidata dalla scienza, passare in quanto membri della comunità umana ad aggredire la natura e ad assoggettarla al volere umano. Si lavora allora con tutti per il bene di tutti.

I metodi più interessanti di prevenzione della sofferenza sono però quelli che cercano d'influire sullo stesso organismo che soffre. Dopo tutto ogni sofferenza non è che sensazione, sussiste nella sola misura in cui la proviamo e la proviamo solo perché il nostro organismo è fatto in un determinato modo.
Il più rozzo, ma anche il più efficace metodo per influire sull'organismo è quello chimico: l'intossicazione.

Non credo che qualcuno sia in grado di penetrarne il meccanismo, ma è un fatto che esistono sostanze estranee al corpo la cui presenza nel sangue e nei tessuti ci procura immediatamente sensazioni piacevoli, alterando in pari tempo le condizioni della nostra vita senziente al punto da renderci incapaci di accogliere moti spiacevoli. [...] Gli effetti prodotti dagli inebrianti nella lotta per conquistare la felicità e per difendersi dalla miseria vengono considerati talmente benefici che gli individui e i popoli hanno loro riservato un posto ben preciso nella loro economia libidica. Dobbiamo ad essi non solo l'acquisto immediato di piacere, ma anche una parte, ardentemente agognata, d'indipendenza dal mondo esterno.

Con l'aiuto dello «scacciapensieri» sappiamo dunque di poterci sempre sottrarre alla pressione della realtà e trovare riparo in un mondo nostro, che ci offre condizioni sensitive migliori. Annoto che proprio questa caratteristica degli inebrianti ne costituisce in pari tempo il pericolo e la dannosità. Per colpa loro in talune circostanze si sciupano inutilmente grandi ammontari di energia che potrebbero essere utilizzati per il miglioramento della sorte umana.

La complicata struttura del nostro apparato psichico consente però anche [di esercitare sull'organismo] tutta una serie di altri influssi. Come il soddisfacimento pulsionale è fonte di felicità, cosi il mondo esterno è causa di grave sofferenza quando ci fa vivere in condizioni disagiate, quando ricusa di saziare i nostri bisogni. Possiamo dunque sperare di liberarci di parte della sofferenza agendo su tali moti pulsionali. Questo tipo di difesa dal dolore non riguarda più l'apparato sensitivo, in quanto tenta di esercitare un ferreo dominio sulle fonti interne dei bisogni. In forma estrema ciò accade allorché le pulsioni vengono mortificate, secondo quanto insegna la saggezza orientale e la pratica dello Yoga. Se la cosa riesce, ne deriva indubbiamente anche la rinuncia ad ogni altra attività (è la vita stessa a esser sacrificata), ossia, in modo diverso, si ottiene ancora una volta soltanto la felicità della quiete.

Il medesimo cammino viene da noi percorso, sia pure in vista di mete più modeste, quando miriamo soltanto al governo della vita pulsionale. Prevalgono allora le istanze psichiche superiori che si sono assoggettate al principio di realtà. Questo caso non esige alcuna rinuncia all'intento del soddisfacimento; una certa protezione contro la sofferenza viene ottenuta per il fatto che, quando le pulsioni sono signoreggiate, il mancato loro soddisfacimento non viene sentito così dolorosamente come quando esse non hanno subito inibizioni di sorta. Ciò comporta tuttavia anche un'innegabile riduzione delle possibilità di godimento.

Il senso di felicità derivante dal soddisfacimento di un moto pulsionale selvaggio, che l'Io non controlla in alcun modo, è incomparabilmente più intenso di quello che si ottiene saziando una pulsione addomesticata. L'irresistibilità degli impulsi perversi, e forse in genere il fascino del proibito, trovano qui una spiegazione economica.

Un'altra tecnica per sottrarsi al dolore ricorre agli spostamenti della libido, che il nostro apparato psichico consente e in virtù dei quali la funzione dell'apparato acquista tanta duttilità. Si tratta di dislocare le mete pulsionali in modo tale che esse non possano soggiacere alla frustrazione ad opera del mondo esterno. A ciò presta il suo aiuto la sublimazione delle pulsioni. Viene ottenuto il massimo allorché si riesce ad accrescere in misura sufficiente il piacere tratto dalle fonti del lavoro psichico e intellettuale. Il destino può allora nuocerci limitatamente.

Un soddisfacimento del genere, la gioia che ad esempio prova l'artista nel creare e dar corpo alle immagini della sua fantasia, o quella del ricercatore che risolve problemi e scopre il vero, ha una qualità particolare, che certamente un giorno riusciremo a caratterizzare in termini metapsicologici. Per ora possiamo dire soltanto, in modo figurato, che questa gioia ci sembra «più fine e più elevata» ma che, a paragone di quella derivante da moti pulsionali più rozzi, primari, che siano stati saziati, la sua intensità è minore: non scuote la nostra esistenza corporale. La debolezza di questo metodo sta però nel fatto che non è applicabile universalmente, essendo accessibile solo a pochi. Presuppone particolari disposizioni, o doti, che non tutti hanno.


Guida alla lettura


1) Definisci il programma del principio del piacere, con i suoi due possibili obiettivi.
Il programma del principio del piacere, come definito nel testo, stabilisce lo scopo dell'esistenza umana. Questo principio domina il funzionamento dell'apparato psichico fin dall'inizio. Esso mira principalmente a due obiettivi:

Assenza del dolore e del dispiacere: Questo rappresenta una metà positiva del desiderio di felicità, dove l'individuo cerca di evitare il dolore e il dispiacere, cercando così la soddisfazione.
Accoglimento di sentimenti intensi di piacere: Questa è l'altra metà del desiderio di felicità, dove l'individuo cerca il piacere e il godimento attraverso esperienze positive e soddisfacenti.

Questi due obiettivi rappresentano le direzioni principali in cui si sviluppa l'attività degli esseri umani, secondo che cerchino prevalentemente uno o l'altro obiettivo.

2) Quali sono le fonti della sofferenza psichica?
Le fonti della sofferenza psichica, secondo il testo fornito, sono principalmente tre:

Il corpo umano, che è destinato a deperire e a disfarsi, e che quindi non può eludere i segnali di allarme come il dolore e l'angoscia.
Il mondo esterno, che può infliggere sofferenza con forze distruttive inesorabili e di potenza immane.
Le relazioni con gli altri esseri umani, dalle quali può derivare una sofferenza particolarmente dolorosa, anche se tendiamo a considerarla in qualche modo un ingrediente superfluo rispetto alle altre fonti di sofferenza.

Queste tre fonti di sofferenza possono minacciare la felicità umana e sono discusse nel testo fornito.

3) Su quali principi si basano in generale i precetti filosofici di saggezza? E la pratica dello Yoga?
I precetti filosofici di saggezza si basano su diversi principi, come quello di ridurre la pretesa di felicità e di trovare un equilibrio tra evitare il dolore e cercare il piacere. Questi precetti riflettono una comprensione della natura umana e delle sue tendenze verso la felicità e la sofferenza. La pratica dello Yoga, invece, implica spesso il distanziamento dagli altri e la volontaria solitudine come rifugio contro il tormento delle relazioni interpersonali. Entrambi i concetti si concentrano sulla gestione delle pulsioni e sulla ricerca di una forma di felicità che vada oltre il soddisfacimento immediato dei desideri.

4) Cataloga le risposte strategiche elaborate dalla cultura umana per consentire la ricerca della felicità.
Le risposte strategiche elaborate dalla cultura umana per consentire la ricerca della felicità, come discusso nel testo, includono:

Saggezza e tecniche artificiali di riduzione del dolore: Queste soluzioni, proposte come compromesso, cercano di mitigare il dolore e l'infelicità attraverso modelli di saggezza e tecniche artificiali.
Sublimazione: Viene suggerita la possibilità che la sublimazione richiesta dalla civiltà possa offrire nuove e raffinate strategie di felicità. La sublimazione implica la trasformazione dei desideri o degli impulsi in attività socialmente accettabili e culturalmente produttive, come l'arte, la scienza o altre forme di espressione creativa.
Intossicazione: Una delle strategie menzionate è l'uso di sostanze inebrianti per procurare sensazioni piacevoli e per scappare temporaneamente dalla realtà. Tuttavia, viene anche evidenziato il pericolo e la dannosità di tale approccio.
Solitudine e distanziamento: La volontaria solitudine e il distanziamento dagli altri vengono discussi come un modo per proteggersi dal tormento delle relazioni umane, cercando una felicità basata sulla quiete.
Governo della vita pulsionale: Si parla anche di istanze psichiche superiori che si assoggettano al principio di realtà, permettendo una certa protezione contro la sofferenza attraverso l'inibizione delle pulsioni, anche se ciò comporta una riduzione delle possibilità di godimento.
Sublimazione delle pulsioni: La sublimazione delle pulsioni viene suggerita come una tecnica per spostare le energie pulsionali verso attività socialmente utili e gratificanti, come l'arte o l'intelletto, consentendo un soddisfacimento meno diretto ma più duraturo.
Spostamenti della libido: Si discute anche della possibilità di sottrarsi al dolore attraverso gli spostamenti della libido, dislocando le mete pulsionali in modo che non possano essere frustrate dal mondo esterno.
Soddisfacimento di moti pulsionali attraverso il lavoro psichico e intellettuale: Si menziona il soddisfacimento derivante dalle attività intellettuali e creative come l'arte e la ricerca scientifica, che può offrire una gioia più sottile e duratura rispetto al soddisfacimento dei bisogni più primari e rozzi.

Queste sono le strategie discusse nel testo che la cultura umana ha elaborato per consentire la ricerca della felicità.

5) Perché il piacere derivante da pulsioni selvagge è più intenso?
Il piacere derivante da pulsioni selvagge è più intenso perché l'Io non controlla tali impulsi in alcun modo. Questo significa che quando questi impulsi vengono soddisfatti, il senso di gratificazione è più potente perché non è stato influenzato da processi di controllo o repressione. Questo concetto è espresso nel testo quando si afferma che "Il senso di felicità derivante dal soddisfacimento di un moto pulsionale selvaggio, che l'Io non controlla in alcun modo, è incomparabilmente più intenso di quello che si ottiene saziando una pulsione addomesticata."

6) Perché il piacere derivante da sublimazione è più tranquillo e durevole?
Il piacere derivante dalla sublimazione è più tranquillo e durevole perché è legato alla soddisfazione delle pulsioni attraverso attività psichiche e intellettuali più elevate, come l'arte o la ricerca scientifica. Questo tipo di soddisfazione, sebbene meno intenso in termini fisici rispetto al soddisfacimento diretto dei bisogni primari, come la fame o il sesso, è più duraturo e stabile nel tempo. Viene descritto nel testo come una gioia più fine e elevata, che non agita profondamente l'esistenza corporea come i moti pulsionali più primari. Tuttavia, questa forma di soddisfazione è accessibile solo a pochi, poiché richiede particolari disposizioni o doti che non tutti possiedono.


Guida alla Comprensione


1) Perché il programma massimo del principio del piacere è irrealizzabile? Rispondi facendo riferimento alla fisiologia del desiderio.
Il programma massimo del principio del piacere è considerato irrealizzabile perché entra in conflitto con la fisiologia del desiderio. Freud spiega che il principio del piacere, dominante nell'apparato psichico umano fin dall'inizio, mira all'assenza del dolore e al conseguimento di sentimenti intensi di piacere. Tuttavia, questo desiderio è limitato dalla nostra costituzione: il piacere intenso è possibile solo come fenomeno episodico, mentre la perdurante situazione desiderata dal principio del piacere porta solo a un moderato benessere. Questo perché siamo predisposti a godere intensamente dei contrasti, mentre ciò che permane produce meno piacere. Inoltre, la sofferenza minaccia l'essere umano da diverse fonti: dal corpo, dal mondo esterno e dalle relazioni con gli altri. Pertanto, il desiderio di massimizzare il piacere, come proposto dal principio del piacere, si scontra con la realtà della nostra esperienza sensibile e delle nostre relazioni con il mondo.

2) In che senso il principio di realtà si può considerare al servizio del principio del piacere? Quali modifiche gli impone?
Il principio di realtà si può considerare al servizio del principio del piacere nel senso che modifica e adatta le aspirazioni e le azioni dell'individuo in modo da massimizzare il piacere nel contesto delle limitazioni e delle sfide del mondo esterno. Secondo Freud, il principio di realtà impone modifiche al principio del piacere nel senso che spinge l'individuo a considerare non solo il soddisfacimento immediato dei desideri ma anche le conseguenze a lungo termine delle proprie azioni e la necessità di adattarsi alle realtà esterne. Questo significa che l'individuo deve bilanciare i propri desideri e le proprie aspirazioni con le restrizioni e le richieste imposte dall'ambiente circostante, cercando di massimizzare il piacere nel contesto delle limitazioni della realtà.

3) Valuta i vantaggi legati ai diversi percorsi consigliati per la ricerca di felicità, soffermandoti sulla diversità dei loro obiettivi e delle loro concezioni del piacere (soddisfazione fisica, quiete della mente, realizzazione nell'azione sociale, realizzazione personale).
I vantaggi legati ai diversi percorsi per la ricerca della felicità delineati nel testo sono molteplici e riflettono varie concezioni del piacere:

Soddisfazione fisica e piacere immediato: Un approccio consiste nel cercare il piacere attraverso il soddisfacimento dei bisogni fisici e pulsionali in modo sfrenato. Questo percorso offre un'intensa gratificazione immediata ma porta spesso a conseguenze negative a lungo termine, come il castigo o la riduzione delle possibilità di godimento nel tempo.
Quietanza e isolamento: Altri individui cercano la felicità attraverso la ritirata dalla società e l'isolamento, cercando la quiete e la tranquillità emotiva. Questo approccio offre un rifugio dal dolore delle relazioni interpersonali ma può limitare le opportunità di crescita e di connessione con gli altri.
Realizzazione nell'azione sociale: C'è anche chi cerca la felicità nell'azione sociale e nell'impegno per il bene comune. Questo percorso implica lavorare insieme agli altri per migliorare le condizioni di vita e ottenere una soddisfazione derivante dall'aiuto reciproco e dalla realizzazione di obiettivi condivisi.
Realizzazione personale attraverso la sublimazione: Infine, vi è la possibilità di perseguire la felicità attraverso la realizzazione personale e la sublimazione delle pulsioni. Questo implica trasformare i desideri e le pulsioni in attività creative o intellettuali che portano una gioia più sottile ma più duratura, contribuendo così alla realizzazione individuale e al benessere emotivo.

Ciascuno di questi percorsi ha i suoi vantaggi e le sue limitazioni, e la scelta dipende dalle preferenze individuali, dalle capacità e dalle circostanze di vita di ciascun individuo.

4) Spiega in che senso la prospettiva della sublimazione è obbligatoria per la ricerca di felicità dell'uomo civile.
La prospettiva della sublimazione è essenziale per la ricerca di felicità dell'uomo civile perché offre una via di compromesso tra il principio del piacere, sempre presente nella vita psichica, e le esigenze della realtà esterna. Secondo Freud, il principio del piacere, se lasciato libero di agire senza limitazioni, è irrealizzabile e in conflitto con il mondo intero. Tuttavia, la sublimazione propone un modo per trasformare queste energie pulsionali in forme socialmente accettabili e culturalmente apprezzate.

Nel testo si menziona che la sublimazione consiste nell'accrescere il piacere derivante dalle fonti del lavoro psichico e intellettuale. Questo significa che anziché cercare soddisfazione attraverso il soddisfacimento diretto delle pulsioni primarie, l'individuo canalizza le sue energie in attività creative, artistiche o intellettuali. Questo processo consente all'individuo di ottenere un senso di realizzazione e gratificazione, pur mantenendo un adattamento sociale e un equilibrio con le esigenze della realtà esterna.

Quindi, la sublimazione offre una via per la ricerca della felicità che è più compatibile con le esigenze della civiltà, poiché permette all'individuo di esprimere i suoi desideri e le sue pulsioni in modi che contribuiscono al benessere sociale e personale, senza compromettere eccessivamente la sua integrazione nella società.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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