Parafrasi, Analisi e Commento di: "Glauco" di Umberto Saba


Immagine Umberto Saba
1) Scheda dell'Opera
2) Introduzione
3) Testo e Parafrasi puntuale
4) Parafrasi discorsiva
5) Figure Retoriche
6) Analisi e Commento
7) Confronti
8) Domande e Risposte

Scheda dell'Opera


Autore: Umberto Saba
Titolo dell'Opera: Canzoniere
Data: 1900-1903, pubblicata per la prima volta nel 1921 (le Poesie dell'adolescenza e giovanili sono confluite nel Canzoniere, opera che contiene l'intera produzione poetica di Saba. L'ultima edizione, uscita postuma nel 1961, è suddivisa in 26 sezioni)
Genere: Poesia lirica
Forma metrica: Sonetto in endecasillabi con schema di rima: ABAB ABAB CDE CED.



Introduzione


"Glauco" è un componimento poetico scritto da Umberto Saba, presente nella raccolta "Trieste e una donna" (1910-1912). In questa poesia, Saba affronta uno dei temi ricorrenti della sua opera, ovvero il rapporto tra l'uomo e la natura, il passato e la memoria. Il protagonista, Glauco, è una figura che incarna il senso di malinconia e solitudine, evocando riflessioni sulla condizione umana e sul trascorrere del tempo. Il linguaggio utilizzato da Saba è semplice e diretto, ma allo stesso tempo capace di esprimere emozioni profonde e universali, in un intreccio tra esperienze personali e suggestioni mitologiche.


Testo e Parafrasi puntuale


1. Glauco, un fanciullo dalla chioma bionda,
2. dal bel vestito di marinaretto,
3. e dall'occhio sereno, con gioconda
4. voce mi disse, nel natìo dialetto:

5. Umberto, ma perché senza un diletto
6. tu consumi la vita, e par nasconda
7. un dolore o un mistero ogni tuo detto?
8. Perché non vieni con me sulla sponda

9. del mare, che in sue azzurre onde c'invita?
10. Qual è il pensiero che non dici, ascoso,
11. e che da noi, così a un tratto, t'invola?

12. Tu non sai come sia dolce la vita
13. agli amici che fuggi, e come vola
14. a me il mio tempo, allegro e immaginoso.
1. Glauco, un ragazzo dai capelli biondi,
2. vestito alla marinara (con i calzoni corti e i calzini tirati su sino al ginocchio)
3–4. e sereno nello sguardo, mi disse con voce
gioiosa, nel dialetto del suo paese natale:

5–7. "Umberto, ma perché lasci che la tua vita scorra via così, senza concederti alcun divertimento, e sembra che ogni tua frase nasconda un dolore o un mistero?
8. Perché non vieni (a giocare) con me sulla riva

9. del mare, che ci invita fra le sue onde azzurre?
10. Qual è il pensiero nascosto che non confessi,
11. e che ti allontana da noi, così, all'improvviso?

12. Tu non sai quanto sia dolce la vita
13. per gli amici da cui tieni lontano, e quanto velocemente per me
14. voli il mio tempo, fra l'allegria e le fantasticherie della giovinezza".



Parafrasi discorsiva


[vv. 1-4] Glauco, un ragazzo dai capelli biondi, vestito alla marinara (con i calzoni corti e i calzini tirati su sino al ginocchio) e sereno nello sguardo, mi disse con voce gioiosa, nel dialetto del suo paese natale:

[vv. 5-8] "Umberto, ma perché lasci che la tua vita scorra via così, senza concederti alcun divertimento, e sembra che ogni tua frase nasconda un dolore o un mistero? Perché non vieni (a giocare) con me sulla riva

[vv. 9-11] del mare, che ci invita fra le sue onde azzurre? Qual è il pensiero nascosto che non confessi, e che ti allontana da noi, così, all'improvviso?

[vv. 12-14] Tu non sai quanto sia dolce la vita per gli amici da cui tieni lontano, e quanto velocemente per me voli il mio tempo, fra l'allegria e le fantasticherie della giovinezza
".


Figure Retoriche


Allitterazioni: v. 1, v. 11, v. 14: "Glauco, un fanciullo dalla chioma bionda", "e che da noi, così a un tratto, t'invola", "a me il mio tempo, allegro e immaginoso". La figura sottolinea la leggerezza vitale del fanciullo.

Enjambements: vv. 3-4, 5-6, 8-9, 10-11, 12-13, 13-14.

Metafore: v. 9: le "azzurre onde" del mare rappresentano il flusso gioioso della vita giovanile.

Metonimia: v. 1, v. 2, v. 3, vv. 3-4: "chioma bionda", "bel vestito da marinaretto", "occhio sereno", "gioconda/voce". Glauco viene descritto attraverso dettagli in rilievo che lo distinguono dagli altri giovani, secondo un procedimento verbale che ricorda il cosiddetto "accusativo alla greca" (si ricordino i celebri esempi omerici "Achille piè veloce", "Andromaca braccio bianco" etc.).

Apostrofi: v. 5: "Umberto". Glauco rivolge il suo discorso al poeta chiamandolo per nome.

Iperbato: vv. 6-7, v. 9, vv. 10-11: "e par nasconda/ un dolore o un mistero ogni tuo detto", "che in sue azzurre onde c'invita", "Qual è il pensiero che non dici, ascoso,/ e che da noi, così a un tratto, t'invola?". La complessità sintattica fa da sfondo simbolico alla linearità apparente della forma metrica del sonetto.

Paronomasia: vv. 4-5: "dialetto" – "diletto". La figura pone un legame tra la naturalezza del dialetto e del divertimento.

Polisindeti: vv. 1-4: "un fanciullo dalla chioma bionda, / dal bel vestito di marinaretto, / e dall'occhio sereno, con gioconda / voce". Glauco è descritto nei dettagli del suo aspetto fisico in elenco (capelli, abbigliamento, occhi e voce).

Domanda retorica: vv. 5-11: "Umberto [...] / [...] all'improvviso?". Glauco pone tra la seconda quartina e la prima terzina una serie di domande al poeta per invitarlo a godersi la vita.

Reticenza: vv. 12-14: "Tu non sai come sia dolce la vita / agli amici che fuggi, e come vola / a me il mio tempo, allegro e immaginoso.". La poesia si conclude con l'affermazione – in negativo – di come il tempo trascorra dolce e veloce per chi sé capace di goderne appieno.


Analisi e Commento


Storico-letterario

Glauco è un componimento scritto da Umberto Saba e fa parte delle sue prime Poesie dell'adolescenza e giovanili, composte tra il 1900 e il 1903. Già da questi giovanili esordi si avverte la volontà da parte dell'autore di inserirsi all'interno della tradizione italiana senza rinunciare alla "semplicità" di un'ispirazione autentica. Da tale intento deriva poi la scelta del titolo Canzoniere per la raccolta che, pubblicata nel 1921, raccoglierà tutta la sua produzione sino all'ultima edizione – postuma – del 1961.

Nel Canzoniere si dispiegano tutti i nuclei poetici che caratterizzeranno gli ideali lirici di Umberto Saba: i riferimenti al vissuto autobiografico, le figure archetipiche dell'infanzia e dell'adolescenza, il conflitto tra un sentito amore per la vita e la consapevolezza dei propri tormenti psichici. I componimenti sono strutturati su un'impalcatura lineare e tradizionale volta ad accogliere l'"onestà" (La formula «poesia onesta» proviene da un intervento che Saba scrisse nel 1911 per la rivista "La voce" e, sebbene rifiutato dalla rivista, fu poi ritrovato tra le carte del poeta e pubblicato nel 1959 con il titolo Quello che resta da fare ai poeti.) di una parola che, sin dagli albori, ha tentato di scandagliare le verità profonde dell'essere umano.

Glauco, nome del fanciullo protagonista del componimento, è un nome parlante e sta ad evocare una pluralità di figure mitologiche, fra le quali ricordiamo la divinità marina di cui narra Ovidio nelle Metamorfosi (Ovidio, Metamorfosi, XIII, vv. 898-968.), un pescatore della Beozia che divenne immortale dopo aver mangiato un'erba miracolosa, ma che fu condannato per questo motivo a invecchiare per l'eternità. Nell'Iliade (Omero, Iliade, VI, 119-236 e XVI, 490-601.) omerica Glauco è invece il combattente alleato dei Troiani che tentò di strappare le armi al cadavere di Achille, gesto che gli costò a sua volta la vita prima della disputa tra Aiace e Ulisse; nella Biblioteca di Apollodoro (Apollodoro, Biblioteca, III, 3.) e nelle Favole di Igino (Igino, Favole, 136.), Glauco è inoltre il figlio di Minosse, il leggendario re di Creta e padre del Minotauro, morto bambino e risuscitato da Polido. Attraverso una serie di variazioni, il personaggio è sempre e comunque associato all'elemento marino (fluido, magico, in movimento) e a un rapporto perturbante di passaggio fra la vita e la morte. Si segnala, inoltre, il significato del termine solitamente associato al colore azzurro degli occhi, che Saba in alcuni luoghi del Canzoniere associa al padre come sinonimo di leggerezza e slancio vitale.

Tematico

La lirica è aperta dalla ripetizione del nome parlante e dalla descrizione in polisindeto dell'aspetto di Glauco. Vengono elencati nella prima quartina gli elementi che ne caratterizzano l'aspetto spensierato e giovanile (l'occhio sereno, il vestito da marinaretto, la voce gioiosa e la parlata dialettale).

Il giovane amico di Saba, con la sua bellezza tutta terrena e con l'ingenuità tipica di quegli anni, chiama a sé l'autore con l'apostrofe iniziale della seconda quartina, dalla quale si apre una prosopopea che occupa il componimento sino al termine. L'opposizione Glauco-Umberto crea una simmetria tra prima e seconda strofa e apre all'autoconfessione tipica delle liriche di Saba, questa volta condotta tramite le parole del ragazzo. Con una serie di interrogative retoriche tra la seconda e la terza strofa, Glauco chiede conto a Umberto della sua separazione dagli altri compagni. Il poeta, secondo il fanciullo, risulta infatti estraneo al "diletto" che dovrebbe accomunare le vite di tutti i ragazzi, e questa sua estraneità è dovuta a "un dolore o un mistero" che sembra celarsi dietro ogni sua frase o comportamento.

L'invito di Glauco si rivolge contro il tormento esistenziale e solitario del poeta, trasfigurato in un Umberto bambino, al quale il fanciullo tanta di spiegare la dolcezza della vita nell'ultima strofa. L'intero discorso di Glauco, ma in particolare la sezione che occupa l'ultima strofa, è costruito linguisticamente intorno a un "non detto": la reticenza (vv.12-14) finale induce l'autore ad allontanarsi dai compagni e l'amico a incalzare con un'interrogazione infinita, mentre si adombra il presentimento che l'invito di Glauco non riceverà risposta.

Il sistema della reticenza è uno dei cardini del pensiero di Sigmund Freud e della psicanalisi, allo studio della quale Saba si era dedicato sin dagli anni giovanili. Il non detto è lo strumento che avvia l'improvviso affiorare dei pensieri inconsci nei gesti della vita quotidiana. Il pensiero occulto ("ascoso") dell'Umberto di Glauco è di natura duplice: vale tanto un'ossessione del tempo e della morte quanto il delinearsi di un potenziale rapporto omoerotico – ovviamente represso – fra il soggetto e il giovane amico, in quel periodo storico inevitabilmente soggetto a discriminazione e repressione.

Stilistico

Glauco presenta una forma metrica estremamente tradizionale, in linea con il generale ideale poetico del Canzoniere, in cui confluiranno anche queste poesie giovanili. Si tratta di un sonetto in endecasillabi costituito da due quartine a rima alternata (ABAB ABAB) e due terzine a rima incrociata (CDE CED).

Dal punto di vista ritmico, la musicalità e la linearità del componimento risultano estremamente curate nella loro semplicità. Saba utilizza, come sua prassi comune, moltissimi enjambements (vv. 3-4; 5-6; 8-9; 10-11; 12-13; 13-14) e artifici fonetici come l'allitterazione (v.1: Glauco, un fanciullo dalla chioma bionda; v.11: e che da noi, così a un tratto, t'invola; v.14: a me il mio tempo, allegro e immaginoso.) o l'assonanza (v. 5: "Umberto" – "diletto"; v. 14: "tempo" - "allegro").

Nell'ideale di poesia "onesta" e dimessa tipico della scrittura di Saba, il lessico impiegato è estremamente semplice e lineare e ricalca in Glauco, attraverso l'originale utilizzo del discorso diretto libero che apre la prosopopea tra i vv. 5 e 14, addirittura le dinamiche del parlato, con le sue interrogative retoriche e reticenze.

Alla semplicità e simmetria di forma metrica, artifici ritmici e lessico impiegato si contrappone una complessità sintattica notevole, caratterizzata da numerose anastrofi e frequenti iperbati, che rendono il ragionamento condotto da Glauco, e per mezzo di lui dallo stesso poeta, estremamente sottile e arzigogolato, a descrivere la psiche contorta e sensibile dell'autore.

Concludendo con una somma degli elementi stilistici evidenziati, in Glauco abbiamo dunque rinvenuto elementi metrici, linguistici e stilistici di matrice chiaramente classica e tradizionale in una cornice sintattica "di sfondo" estremamente complessa. All'interno di essa si trovano i contenuti veicolati dall'autore, che si rivelano decisamente attuali e «contemporanei», avendo origine da uno scavo profondo negli abissi dell'io e da una coscienza mai conciliata del proprio tormento, di uomo e di poeta.


Confronti


Il personaggio di Glauco, creato da Saba secondo una costruzione zeppa di riferimenti mitologici, presenta una serie di tratti autobiografici. Se prendiamo ad esempio il componimento Mio padre è stato per me "l'assassino" è possibile trovare degli ampi tratti di comunanza tra Glauco, il padre del poeta e il poeta stesso:

1. Mio padre è stato per me "l'assassino",
2. fino ai vent'anni che l'ho conosciuto.
3. Allora ho visto ch'egli era un bambino,
4. e che il dono ch'io ho da lui l'ho avuto.
5. Aveva in volto il mio sguardo azzurrino,
6. un sorriso, in miseria, dolce e astuto.

Il poeta riconosce nel padre, incontrato a vent'anni dopo l'abbandono della famiglia, oltre che il suo stesso occhio azzurro ("glauco"), quella vitalità sensibile e spensierata che Saba definisce "il dono" e che è associato in tutto il Canzoniere alla creatività poetica. In Glauco troviamo dunque un alter-ego del poeta stesso che rappresenta la sua parte vitale in eterno conflitto con quella "ascosa" e segreta, di natura grave e malinconica, che il poeta identifica in Umberto nel suo Io-scisso analizzato secondo i dettami freudiani.

Inoltre, l'associazione della bellezza alla giovinezza, accoppiata a un perturbante desiderio omoerotico, rende Glauco un precursore degli innumerevoli Ragazzi di vita delle borgate romane esaltati da Pier Paolo Pasolini nella seconda parte del Novecento. Nei maggiori romanzi e poesie (Una vita violenta o Il pianto della scavatrice ad esempio) dell'intellettuale che condivide con Saba l'origine friulana, i ragazzi del sottoproletariato di borgata sono gli eroi simbolici della vita più autentica ed erotica che lotta per la sopravvivenza contro il disagio della civiltà prodotto dall'industrializzazione e l'urbanizzazione selvaggia delle metropoli moderne.

Nella natura di Umberto è invece evidentissima la forte ascendenza leopardiana che si propaga lungo la lirica: è da Leopardi che Saba prende in prestito la tematica della gioventù come epoca dell'immaginazione e dell'ingenuità, così come il contrasto fra le «favole antiche» del passato e l'«arido vero» del tempo presente, ma anche l'ineludibile separazione fra il poeta e il resto del consorzio umano, sin dall'età giovanile. Nelle due terzine, mentre Glauco invita il giovane Saba a seguirlo fra le "azzurre onde" del mare (metafora del flusso vitale e della spensieratezza gioiosa), la radicale distanza dell'autore è tratteggiata attraverso un lessico sempre più marcatamente leopardiano: "pensiero", "ascoso", "dolce", fino all'ultimo verso, nel quale lo stesso Glauco si dimostra cosciente della fugacità del tempo, sebbene il suo presente di fanciullo riesca ad essere "allegro e immaginoso". Si vedano in particolare i riferimenti espliciti ad alcuni dei testi più significativi dei Canti come La primavera, o delle favole antiche, Il pensiero dominante; A se stesso (in cui troviamo la celebre definizione della Natura Matrigna «il brutto/ poter che, ascoso, a comun danno impera», sino alla celeberrima A Silvia («e le sudate carte,/ ove il tempo mio primo/ e di me si spendea la miglior parte» (Leopardi, Canti, Napoli, Starita, 1835). In questi ultimi due casi è persino evidente la ripresa sabiana nell'utilizzo dell'aggettivo fra due virgole, in iperbato, al v. 10: «ascoso», e nell'allitterazione del v. 14: «a me il mio tempo».


Domande e Risposte


In quale raccolta compare Glauco?
Glauco è incluso nel Canzoniere di Umberto Saba già dall'edizione del 1921.

Di quale sezione della raccolta è parte il componimento?
Il componimento è una delle Poesie dell'adolescenza e giovanili.

Qual è il tema principale della lirica?
Il tema principale della lirica è la lotta tra la vitalità giovanile di Glauco e la malinconia segreta di Umberto, controfigura del poeta.

Qual è la forma metrica del componimento?
Glauco è un sonetto in endecasillabi in schema rimico ABAB ABAB CDE CED.

A quale elemento è associato mitologicamente il personaggio di Glauco?
Glauco è nella mitologia greco-romana spesso associato al mare.

Quale figura molto significativa nella scienza psicanalitica occupa l'ultima terzina?
Nell'ultima terzina si trova il pensiero di Glauco espresso con una reticenza.

Fonti: libri scolastici superiori

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